CITAZIONE (*Gibo* @ 16/10/2010, 11:06)
Per quel che no so "prospettiva" è una parola della lingua italiana con una propria etimologia legata a quella che è la visione ottica.
http://www.manuali.it/glossario/Arte-Cultu...ettiva/2781.htmIn geometria è la scienza che insegna a rappresentare gli oggetti tridimensionali su una superficie bidimensionale, così che vi sia coincidenza fra l’ immagine prospettica e quella della visione diretta. Nell’ arte, però, il termine è usato per indicare i metodi per rappresentare la profondità spaziale.
Nel corso del tempo vi sono stati modi molto diversi fra loro per rappresentare la profondità dello spazio. Nel tentativo di definire la prospettiva si costruirono formule empiriche di rappresentazione fino a quanto nel Quattrocento fu fatto un salto fondamentale : il passaggio alla vera scienza della rappresentazione. Le regole dettate dal Brunelleschi sulla corretta costruzione prospettica: “ convergenza delle linee di profondità in un punto di fuga unificato, due punti di fuga nella prospettiva bifocale, calcolo scientifico degli intervalli di profondità, ecc. “ furono codificate nel trattato di Leon Battista Alberti e applicate dai grandi maestri. Dopo diversi studi approfonditi sul processo della visione, molti, a partire dagli Impressionisti, operando una revisione critica sulla concezione rinascimentale , si allontanano dall’ idea di una prospettiva come categoria assoluta. Altri hanno poi rifiutato la prospettiva come categoria sovrastorica. Tutt’ oggi se ne studiano gli sviluppi. Sull’ argomento fondamentale rimane lo studio di Erwin Panofsky ( 1927 ), La prospettiva come “forma simbolica”.
Mi sono permesso di copiare dal link.
Sebbene non la condivida del tutto, mi pare una definizione accettabile, se non altro perché sottolinea la critica moderna al concetto di prospettiva "geometrica" di Brunelleschi.
La resa prospettica è una convenzione (inclusa quella del Brunelleschi che noi accettiamo come dato scontato). Secondo me Duccio (e gli altri) hanno intenzione di rappresentare la realtà, per farlo adoperano una propria convenzione prospettica situando i personaggi in un momdo reale. Gli elementi architettonici sono funzionali ad essa (resa prospettica).
Sebbene mi conforti la tua affermazione che la discussione ti appaia stimolante, continuo a sospettare che stiamo dicendo la stessa cosa. Mi pare si sia d'accordo sul fatto che gli elementi architettonici sono funzionali alla volontà di rappresentare il racconto pittorico in un modo reale, salvo che si ha un concetto differente riguardo la prospettiva.
Direi che Cerebia non ha tutti i torti.
Inoltre vorrei ricordare che proprio gli studi più recenti sui meccanismi della visione (nel senso di percezione visiva) sono basati su una critica al concetto di geometria assoluta al di fuori del soggetto.
In definitiva, Duccio intendeva rappresentare la profondità (e secondo me ci riesce!).