Ostraka - Forum di archeologia

Il mistero dei Cimmeri omerici

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view post Posted on 13/10/2010, 13:32
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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CITAZIONE (FGC @ 13/10/2010, 13:09)
Non mi sembra tu abbia reagito invece alla Meropide: in effetti è proprio quella la via per il nuovo continente, o almeno sembra la più breve e forse anche la più agevole

Confesso che inizialmente volevo risponderti anche su questo, ma poi ho deciso di lasciar perdere, più che altro perché Meropide, a che io ne sappia, è un continente immaginario come Atlantide.

Alcune informazioni si ritrovano in questo link: http://it.wikipedia.org/wiki/Meropide.

Qui si riporta, peraltro, il giudizio di uno studioso, tale Nesselrath, che evidenzia come Meropide non sia altro che una ripresa (esagerata e, per certi versi, comica) della favolosa isola descritta da Platone (e io la penso, tutto sommato, nello stesso modo). L'Oceano Atlantico, secondo gli antichi, era sede di innumerevoli isole. Alcune sono più verisimili, e dietro la loro descrizione si possono forse intravedere isole realmente esistenti; altre, invece, sembrano (più o meno palesemente) semplici invenzioni.
 
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view post Posted on 13/10/2010, 14:24
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CITAZIONE (FGC @ 13/10/2010, 13:09)
Ti stupisci dei 20.000 anni?
Avevo scritto qualche tempo fa in un'altra mail (chiedo scusa per l'auto-citazione): "Dei Fatti vale spesso molto di più la Memoria: sai quante volte mi sono chiesto da chi avessero preso gli Antichi quelle notizie su... eventi, che noi ora
riconosciamo, vecchi di circa 20.000 anni ? Quanto dura, poi, il Ricordo? Pensa a quella Caverna australiana, presso Darwin (la "Caverna [del Tempo] del Sogno" [?]), frequentata per più di 20.000 anni! E forse sarà perché noi vediamo la nostra breve Civiltà come la somma espressione di tutta la Storia, senza pensare che 80-100 secoli non sono che un centesimo delle vicende umane;

Non mi stupisco tanto del fatto che una nozione del genere possa esser rimasta nella memoria della gente, ma solo per il fatto che non sapevo di queste notizie in Plinio il Vecchio.

Come ho detto a Cerebia, però, bisogna forse anche considerare "in quale misura" quel ricordo è effettivo (nonché riscontrabile a livello storico). Un esempio (senza voler andare in offtopic) è quello del Diluvio Universale: si tratta di un fatto storico o di una semplice leggenda? I Greci fissavano il Diluvio (o meglio, l'ultimo Diluvio) ai tempi del re attico Cranao (intorno al 1'500 a.C., se consideriamo le cronologie ricostruite da Kerényi). Ma questo evento fino a che punto può essere considerato storico?
Lasciamo da parte Deucalione e Pirra per il momento.
Si può dimostrare che un re Cranao sia veramente esistito?
Ci sono tracce di un "diluvio" nell'archeologia greca dell'età del Bronzo?
Sono domande di non facile risposta. Quello del Diluvio potrebbe essere un mito giunto in Grecia dall'Oriente, come potrebbe riferirsi a un evento reale (vedi la teoria Ryan-Pitman, che però lo colloca nel Mar Nero, verso il 5'600 a.C.).

I dati lasciano presumere che qualcosa di reale in questo racconto possa forse esserci, ma è molto probabile che questa memoria non sia giunta ai Greci del V secolo a.C. nella sua interezza, essendo stata contaminata da elementi di pura fantasia (ideati da loro stessi o ereditati da altre culture limitrofe). Non dimentichiamo, poi, che i Greci inventavano continuamente nuovi miti (soprattutto in filosofia), e questo crea notevoli problemi, perché, non essendo quella greca una religione rivelata, non c'è una fonte sicura di riferimento, che stabilisca una versione ufficiale e canonica del mito. E' quindi difficile (soprattutto per noi) poter scindere con sicurezza i fatti reali dall'elemento favoloso, identificando questo (o un altro) mito con un particolare evento che interessò il Mediterraneo in un'epoca remota. Lo si può proporre come teoria; ma difficilmente ci si potrà spingere oltre.
 
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view post Posted on 13/10/2010, 15:19
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CITAZIONE (Perseo87 @ 13/10/2010, 15:24)
I dati lasciano presumere che qualcosa di reale in questo racconto possa forse esserci, ma è molto probabile che questa memoria non sia giunta ai Greci del V secolo a.C. nella sua interezza, essendo stata contaminata da elementi di pura fantasia (ideati da loro stessi o ereditati da altre culture limitrofe).

A questo proposito volevo citare i frammenti di Cratere di Mallo, il quale affronta la localizzazione di questi Cimmeri. Nel frammento 53 chiama questo popolo "Cerberioi" e non "Cimmerioi", quindi il nome di questi uomini abitanti in prossimità dell'Ade era Cerberi, probabilmente in riferimento a Cerbero, e non Cimmeri. Gli antichi attribuiscono questa variante proprio a Cratere e che poi viene ripresa anche da Aristofane. I critici moderni ritengono che questa variazione sul nome fu espressamente voluta da Cratere per distinguere i Cimmeri storici da quelli omerici ma allo tesso tempo resta il dubbio se questo termine sia davvero un'invenzione di Cratere o sia eredità di tradizioni più antiche.
Nel frammento 54 si occupa ancora dei Cimmeri, che lui chiama comunque Cerberioi. Secondo l'astronomo Gemino, vissuto a cavallo del I sec. a.C. e il I d.C., Cratere riteneva che Omero, stando alle descrizioni, collocasse la terra dei Cimmeri vicino ad uno dei due Poli, dove ci sono 6 mesi di sole 6 sei mesi di notte, ma dove anche con il sole le nebbie sono così fitte da non permettere ai suoi raggi di attraversarle.
Cratere poi aveva anche delle sue teorie su come doveva essere la geografia omerica. Ad esempio, le peregrinazioni di Odisseo nel suo ritorno ad Itaca non avvennero nel Mediterraneo, ma nel Oceano esterno oltre le Colonne d'Ercole. Secondo la sua teoria geografica l'Oceano, come un fiume, abbracciava le terre emerse del globo e le divideva in 4 continenti perpendicolarmente, e questa stessa teoria era seguita, sempre secondo Cratere, anche da Omero.
Quindi per Cratere i Cimmeri si trovavano all'estremo nord in prossimità del Circolo Artico.
^_^
 
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view post Posted on 13/10/2010, 21:01
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CITAZIONE (Cerebia @ 13/10/2010, 16:19)
A questo proposito volevo citare i frammenti di Cratere di Mallo, il quale affronta la localizzazione di questi Cimmeri. Nel frammento 53 chiama questo popolo "Cerberioi" e non "Cimmerioi", quindi il nome di questi uomini abitanti in prossimità dell'Ade era Cerberi, probabilmente in riferimento a Cerbero, e non Cimmeri. [...] I critici moderni ritengono che questa variazione sul nome fu espressamente voluta da Cratere per distinguere i Cimmeri storici da quelli omerici ma allo tesso tempo resta il dubbio se questo termine sia davvero un'invenzione di Cratere o sia eredità di tradizioni più antiche.

Interessante questo riferimento al Cerbero. :)
Sarebbe davvero un ulteriore collegamento fra i Cimmeri e il regno dei morti.

CITAZIONE (Cerebia @ 13/10/2010, 16:19)
Nel frammento 54 si occupa ancora dei Cimmeri, che lui chiama comunque Cerberioi. Secondo l'astronomo Gemino, vissuto a cavallo del I sec. a.C. e il I d.C., Cratere riteneva che Omero, stando alle descrizioni, collocasse la terra dei Cimmeri vicino ad uno dei due Poli, dove ci sono 6 mesi di sole 6 sei mesi di notte, ma dove anche con il sole le nebbie sono così fitte da non permettere ai suoi raggi di attraversarle. [...] Quindi per Cratere i Cimmeri si trovavano all'estremo nord in prossimità del Circolo Artico.

Sulla collocazione effettiva dei Cimmeri e dell'Ade in prossimità del Circolo Polare Artico, invece, ho qualche dubbio. I Greci parlavano spesso di terre che non avevano mai visto in prima persona: di solito, nelle loro ricostruzioni geografiche, si basavano su racconti di marinai ed esploratori, fra quelli ritenuti più affidabili (come, per esempio, non fu inizialmente quello di Pitea). Pensiamoci un attimo: le Isole Britanniche furono raggiunte (e chiamate in questo modo) da Pitea di Marsiglia solo nel IV secolo a.C. I Fenici, però, pare viaggiassero nell'Oceano già quattro secoli prima dell'esploratore marsigliese... Dunque, per secoli i Greci non hanno avuto un'idea precisa della collocazione di queste isole, né delle rotte e del tempo necessario per raggiungerle (e non dimentichiamo, appunto, che certi scienziati alessandrini ritenevano il periplo di Pitea un falso). Ne risulta probabile, secondo me, che anche la loro posizione debba esser rimasta per molto tempo decisamente vaga; un'identificazione dell'isola dei Cimmeri con l'estrema terra a Nord del mondo (soprattutto in epoche più antiche) potrebbe anche esser stata, per questo motivo, del tutto arbitraria e priva di riscontro.
 
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FGC
view post Posted on 13/10/2010, 21:12




Ottime le considerazioni sul Diluvio e gli altri "miti" più o meno reali! E' in effetti proprio ciò che bisogna appunto opporre alle varie teorie più o meno argute su questo ed altri argomenti; e, cvd, altrettanto ottimo (non credevo !) l'intervento su Cratete (pagg. 220-221 del testo della Broggiato) che riporta infatti agli Iperborei (vedasi, come sempre, la silloge di Plinio che non prevede naturalmente le considerazioni di poco successive di Gemino di Rodi [riportate proprio dal Pétau, tra l'altro] né pare comunque offrire ai suoi lettori una Cosmologia di tal genere).
Tutto interessantissimo, ma poi?
Insomma: chi ha ragione, Gemino o Plinio? Omero pensava il mondo in maniera molto particolare (tanto da far toccare ai suoi Eroi i limiti del Mondo quasi a descrivere con le Storie d'Ilio la sua visione della Terra) oppure il pianeta che noi
abitiamo è come lo vedono - tra i vari - Ecateo, Strabone e Tolomeo?
Leggo adesso la tua, Perseo.
No, non mi fermerei alla diatriba - principalmente tra Strabone e Plinio (che non lo nomina mai ma pare indirettamente deriderlo per il suo "strabismo" geografico) - su Pitea, né escluderei esplorazioni dell'Atlantico settentrionale (naturalmente quantomeno per il commercio dello stagno) ben prima del IV secolo ad opera di Fenici e Micenei. La più o meno esatta collocazione delle regioni del mondo è dovuta (vedi Tolomeo, in particolare nel primo libro della sua Geografia) alla capacità di poter determinare le misure di paralleli e meridiani tramite le opportune osservazioni astronomiche. Non confondiamoci inoltre, se possibile, con i tuttora assurdi dubbi (ad esempio sull'identificazione Thule-Islanda) dei vari riduzionisti di turno.
 
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view post Posted on 13/10/2010, 22:42
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CITAZIONE (FGC @ 13/10/2010, 22:12)
Omero pensava il mondo in maniera molto particolare (tanto da far toccare ai suoi Eroi i limiti del Mondo quasi a descrivere con le Storie d'Ilio la sua visione della Terra) oppure il pianeta che noi abitiamo è come lo vedono - tra i vari - Ecateo, Strabone e Tolomeo?

Nessuno dei due ha (pienamente) ragione.

Omero parla, secondo me, di luoghi che ai suoi tempi erano noti solo "per fama" (e la relativa velocità con cui Odisseo riesce a percorrere la rotta Eèa-Ade/ Ade-Eèa potrebbe essere indicatore del fatto che il poeta non era a conoscenza dell'effettiva collocazione delle terre a cui si era ispirato, rispetto alla Grecia). I grandi geografi da te citati, invece, riescono pian piano a creare una mappa sempre più precisa dell'Ecumene, ma senza perdere quello che è il vizio tipico del geografo greco: da un lato allargano sì gli orizzonti già noti, ma dall'altro, arrivati nelle zone di confine (laddove in pochi sono giunti), si lasciano nuovamente andare alla fantasia (addirittura immaginando terre che non esistono!).

Forse, dunque, si può dire che sì, i geografi successivi hanno realizzato opere senza dubbio più raffinate e precise dei loro predecessori (grazie soprattutto, come dicevi, al sistema di meridiani e paralleli); ma è anche vero che permane in essi una certa tendenza a "teorizzare" alcuni aspetti delle regioni più remote del mondo, che non restituisce certo la reale immagine del nostro pianeta.

CITAZIONE (FGC @ 13/10/2010, 22:12)
non mi fermerei alla diatriba su Pitea, né escluderei esplorazioni dell'Atlantico settentrionale ben prima del IV secolo ad opera di Fenici e Micenei. Non confondiamoci inoltre, se possibile, con i tuttora assurdi dubbi dei vari riduzionisti di turno.

Io non mi sono fermato alla diatriba di Pitea (l'ho solo riportata per mostrare quanta insicurezza e scetticismo ci fossero già all'epoca), né escludo esplorazioni fenicie dell'Oceano Atlantico settentrionale prima del IV secolo a.C.: la leggenda delle Cassiteridi e il periplo di Imilcone sono testimonianze più che sufficienti (anche se solo letterarie) per poter presupporre questo tipo di spedizioni. Sono più scettico, confesso, sulle esplorazioni micenee dei medesimi luoghi (perché, per queste, non solo non ci sono tracce archeologiche, ma neppure letterarie). Non posso escluderle a priori, certo; ma non ho neppure materiale in base a cui mi senta di ipotizzarle.

Il mio non è riduzionismo (questo sia ben chiaro): io sono pronto a discutere sulla possibilità che un popolo sia arrivato in un determinato luogo, ma prima mi serve almeno qualche traccia (archeologica e non) su cui basarmi.
 
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lama su
view post Posted on 13/10/2010, 23:11




CITAZIONE (Perseo87 @ 12/10/2010, 19:48)
Lui ipotizza che questi Cimmeri omerici non fossero gli iranici del Mar Nero, ma una popolazione celtica stanziata nella zona della Bretagna, se non addirittura lungo le coste della Cornovaglia o nelle isole antistanti (le Isole Scilly, già identificate da altri studiosi con le mitiche Cassiteridi). L'ipotesi (che io trovo plausibile) è che i Greci conoscessero l'esistenza di queste isole tramite i racconti favolosi dei mercanti fenici, che già dal IX-VIII secolo a.C. battevano le rotte atlantiche, in cerca di stagno (verso Nord) e altri prodotti pregiati (verso Sud).

in effetti è secondo me probabile che nel mondo greco-romano vi fosse una tradizione secondo cui ulisse, nei suoi viaggi, sarebbe arrivato fino nel mare del nord.

Questo lo dico pensando ad un riferimento molto preciso (e molto poco conosciuto a quanto pare): Tacito, nella Germania, dice:
CITAZIONE
Ceterum et Ulixen quidam opinantur longo illo et fabuloso errore in hunc Oceanum delatum adisse Germaniae terras, Asciburgiumque, quod in ripa Rheni situm hodieque incolitur, ab illo constitutum nominatumque; aram quin etiam Ulixi consecratam, adiecto Laertae patris nomine, eodem loco olim repertam, monumentaque et tumulos quosdam Graecis litteris inscriptos in confinio Germaniae Raetiaeque adhuc exstare. Quae neque confirmare argumentis neque refellere in animo est: ex ingenio suo quisque demat vel addat fidem.

CITAZIONE
Alcuni sostengono che pure Ulisse sia giunto nelle terre germaniche, portato in questo Oceano dal suo lungo e favoloso peregrinare, e abbia fondato e dato il nome ad Asciburgio la quale è situata sulla riva del Reno ed è abitata ancora oggi; e inoltre che proprio in questo luogo in passato è stato ritrovato un altare consacrato ad Ulisse, in aggiunta al nome di suo padre Laerte, e che al confine tra la Germania e la Rezia tuttora esistono monumenti e tumuli con iscrizioni in caratteri greci. Queste sono cose che non ho in animo di confermare né di verificare: ciascuno può prestarvi fede o meno, a proprio piacimento.

da: http://locuslatus.wordpress.com/2010/04/19...nia-–-liber-i3/

La posizione di tacito sulla veridicità di queste informazioni è chiara (e la condivido), però indipendentemente dal fatto che sia vero o no, il passo dimostra che all'epoca vi era una tradizione che sosteneva quest'idea.

Ovviamente io non credo che ulisse sia mai arrivato in germania o in britannia, però secondo me non è affatto da escludere che un qualche marinaio anonimo pre-omerico vi sia arrivato (considerando appunto i rapporti commerciali dovuti allo stagno), e poi le sue gesta, raccontate e tramandate siano confluite nei canti degli aedi e siano infine state attribuite all'ulisse omerico, esploratore per eccellenza. Ricordiamoci che l'odissea raccoglie e uniforma in sé elementi tratte da varie fonti, e di certo il personaggio di ulisse è una sintesi di vari miti e racconti distillati in un unico personaggio.

Quanto invece alla confusione dei nomi fra cimbri e cimmeri, la cosa non mi stupirebbe affatto, in quanto nei testi omerici vi è un caso parallelo abbastanza evidente e significativo: gli Etiopi.

Nell'iliade si dice che gli etiopi sono alleati dei troiani, ma vi siete mai chiesti cosa ci fanno degli africani nell'egeo? Ebbene, semplicemente gli etiopi dell'iliade, probabilmente, non hanno nulla a che fare con l'africa.
La spiegazione è in realtà semplice: il vero nome degli etiopi e dell'etiopia, in varie lingue antiche (Egizio, ebraico,..) è "Kush", "Kushiti".
Ora nell'età del bronzo non vi erano etiopi nel vicino oriente, però vi erano dei gruppi di nomadi a nord dell'anatolia che si chiamavano "Kaska", e Babilonia era governata da una dinastia di stranieri venuti dalle montagne chiamati chiamati "Kassiti" (personalmente mi sembra che non sia da escludere che kaska e kassiti siano collegati in qualche modo).
All'epoca della guerra di troia dunque nella regione vi erano dei "kaska" e dei "kassiti", ma all'epoca in cui omero canta i suoi poemi questi popoli sono ormai scomparsi e dimenticati.
Mentre sempre all'epoca di omero la grecia riprende i contatti con l'oriente e con l'egitto ed è a conoscenza dell'esistenza dei "kushiti", cioè degli etiopi africani.

Cosa succede quindi: probabilmente per tradizione il nome di kaska/kassiti si è conservato nei cicli omerici, ma la memoria di tali popoli è andata persa e dunque sono stati reinterpretati come kushiti=etiopi in base alle conoscenze dell'epoca.

La cosa interessante è che questa identità fra kassiti e etiopi omerici trova una conferma in certe fonti (non ricordo se erodoto o altri) che ci parlano di un'etnia dell'impero persiano chiamata "kosseni" o "etiopi d'occidente": non sono altro che i discendenti dei kassiti che all'epoca abitavano in iran, nella regione di Susa.

Quindi se questo fraintendimento dei nomi di popoli è avvenuto in maniera così clamorosa tra kassiti e etiopi, potrebbe benissimo essere avvenuto anche fra cimbri e cimmeri.
Il procedimento sarebbe stato assolutamente identico (un popolo antico di cui si era persa memoria sostituito da un popolo più o meno omonimo e contemporaneo)


 
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view post Posted on 14/10/2010, 00:42
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CITAZIONE (lama su @ 14/10/2010, 00:11)
Questo lo dico pensando ad un riferimento molto preciso (e molto poco conosciuto a quanto pare): Tacito [...] non è affatto da escludere che un qualche marinaio anonimo pre-omerico vi sia arrivato

Il riferimento è senza dubbio interessante (confesso che non lo conoscevo e che mi ha sorpreso non poco!), però... non capisco perché ti venga da pensare proprio a qualche marinaio "pre-omerico".

Tacito è un autore che si colloca verso la fine del I secolo d.C., e il primo esploratore greco (di cui abbiamo notizia certa) a battere le rotte dell'Atlantico settentrionale è vissuto nel IV secolo a.C. (ci sono quindi circa 4 secoli in mezzo, in cui altri Greci avrebbero potuto raggiungere quelle terre ed erigere quei monumenti). Un altare dedicato a Ulisse e Laerte mi pare decisamente strano per genti greche, che generalmente non erano dedite al culto degli eroi (non escludo che l'altare sia esistito per davvero, ma forse poteva non essere greco). Stesso dicasi per le tombe con iscrizioni greche: il riferimento ai tumuli potrebbe farmi pensare anche alla tholos, ma non mi pare che in età micenea venissero incise epigrafi sulle tombe (e comunque tali epigrafi sarebbero state composte in Lineare A o B, non in greco).

CITAZIONE (lama su @ 14/10/2010, 00:11)
Quanto invece alla confusione dei nomi fra cimbri e cimmeri, la cosa non mi stupirebbe affatto, in quanto nei testi omerici vi è un caso parallelo abbastanza evidente e significativo: gli Etiopi. Nell'iliade si dice che gli etiopi sono alleati dei troiani, ma vi siete mai chiesti cosa ci fanno degli africani nell'egeo? Ebbene, semplicemente gli etiopi dell'iliade, probabilmente, non hanno nulla a che fare con l'africa. La spiegazione è in realtà semplice: il vero nome degli etiopi e dell'etiopia, in varie lingue antiche (Egizio, ebraico,..) è "Kush", "Kushiti".

Ricordo di aver letto qualcosa in proposito, non tanto sull'identificazione degli Etiopi con i Kushiti, quanto piuttosto sul fatto che, sia all'interno dell'Iliade, sia su pitture vascolari, personaggi come Memnone o Andromeda, pur essendo di stirpe etiope, hanno stranamente la pelle chiara.

CITAZIONE (lama su @ 14/10/2010, 00:11)
un'etnia dell'impero persiano chiamata "kosseni" o "etiopi d'occidente"

Gli "Etiopi d'Oriente" forse! ;)

Ho trovato che già in Omero si parla di una bipartizione degli Etiopi fra Oriente e Occidente, però non si accenna a questo etnico dei "Kosseni". Gli Etiopi d'Oriente ricorrono pure in Erodoto (VII, 70), ma anche qui niente Kosseni (sono comunque contrapposti agli Etiopi della Libia).

CITAZIONE (lama su @ 14/10/2010, 00:11)
Quindi se questo fraintendimento dei nomi di popoli è avvenuto in maniera così clamorosa tra kassiti e etiopi, potrebbe benissimo essere avvenuto anche fra cimbri e cimmeri. Il procedimento sarebbe stato assolutamente identico (un popolo antico di cui si era persa memoria sostituito da un popolo più o meno omonimo e contemporaneo)

Io avevo pensato che la cosa potesse essere avvenuta anche in senso opposto: gli originari Cimmeri potrebbero non esser stati quelli del Mar Nero, ma proprio quelli di Omero. Già noti attraverso il più famoso esempio della letteratura antica, potrebbero aver prestato il loro nome (per un'assonanza con l'etnico originale?) al popolo che, a causa degli Sciti, si trovava a dover migrare verso Sud (giungendo da una lontana regione del Nord, che poteva essere assimilata alla terra descritta da Omero).
 
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*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 08:17




Finora non mi sono inserito nella discussione per carenza di informazioni da aggiungervi ;) , però vorrei prendere un momento per fare un discorso più generale.
Voler analizzare la geografia omerica con questo atteggiamento così interessato a trovare la più larga veridicità possibile nelle sue parole rischia di diventare un bel pic-nic in un ginepraio. Non è come se noi oggi volessimo analizzare come assolutamente vera e fondata la geografia dantesca, o quella degli excursus geografici del Milione o di altri testi medievali infarciti di mirabilia di ogni sorta (paradossalmente per sottolinearne la veridicità, vedi Baudolino :D )?

Effettivamente il tempo che intercorre tra noi e questi testi è più o meno (a essere onesti molto meno) lo stesso che intercorre tra Omero o l'epoca di genesi del nucleo mitico e Tacito, o ancor più tardi gli autori che citava Perseo prima. Con l'aggravante anche che per noi si conservano testi di maggior rigore e precisione di epoche immediatamente successive oltre che dati archeologici e sotrici di vario tipo, assolutamente assenti.

Citare Manfredi poi mi sembra un'arma a doppio taglio, se non ricordo male. Nel suo "Mare greco" non è proprio lui a sostenere che l'assenza di riferimenti geografici nell'Odissea è funzionale alla possibilità di adagiarlo di volta in volta sulla geografia conosciuta? In modo che i primi naviganti a raggiungere un limite nuovo fossero confortati dal fatto che, già prima di loro,vi era passato Ulisse, ovvero un eroe appartenente alla loro stessa cultura. Ecco di conseguenza il fiorire di altari o tombe o altro legati al passaggio di Ulisse (o di Ercole, altro rappresentante "girovago" della cultura greca).

Di conseguenza quanto possiamo dire che la geografia omerica era nella testa di Omero e quanto invece nella testa dei suoi lettori, epoca dopo epoca (capacità di adattamento di un'opera che in un certo senso ne spiega la longevità)?
 
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view post Posted on 14/10/2010, 13:25
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Che dire, su chi abbia ragione tra Gemino e Plinio, non saprei, anche perché cercare dare una forma reale alla geografia di Omero è assai difficile. Però un elemento che ci può aiutare è la descrizione dello scudo di Achille che secondo gli autori moderni può essere esemplificativo di quale fosse l'idea del mondo conosciuto in Omero e contemporanei. Le terre emerse dell'Europa, Africa ed Asia che si affacciavano sul Mar Mediterraneo circondate dal Fiume Oceano. Il fatto che lui fosse oltre le Colonne d'Ercole, non impediva idealmente ai naviganti di portelo percorrere!
Aggiungo un'ulteriore informazione.
Strabone cita Posidonio il quale afferma che i Cimbri fossero gli antenati dei Cimmeri storici. Egli sostiene che i Cimbri erano ladri e nomadi, per cui si spostarono dall'Occidente fino alle coste del Bosforo che fu poi definito Cimmerio, poichè i Greci chiamavano Cimmeri i Cimbri.

Una breve digressione sui tumuli.
I tumuli in Germania, senza iscrizioni greche ^_^, sono attestati fin dalla protostoria e erano di tipo incineratorio. Qui venivano seppelliti guerrieri e capi militari, sempre sulla scia dei Campi d'Urne. Questo genere di sepolcreti è stato in uso fino ai primordi dell'Alto Medioevo, quando Carlo Magno per dissuadere la popolazione dal rituale della cremazione, pratica evidentemente considerata pagana, dovette indire la pena di morte. In questo modo stroncò questa consuetudine che esisteva da millenni.
Per quel che riguarda la tomba di Ulisse e di Laerte, potrebbe essere il risultato di un assimilazione tra personaggi della mitologi germanica che avevano caratteristiche affini a quelli greco-romani. Vi è un rilievo provinciale in cui Odino è raffigurato con l'iconografia romana di Giove, quindi a petto scoperto, con una bella barba ricciuta, chioma fluente.
Però anche Tacito dice che di prendere i tutto con beneficio di inventario.
:B):
 
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CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 09:17)
Voler analizzare la geografia omerica con questo atteggiamento così interessato a trovare la più larga veridicità possibile nelle sue parole rischia di diventare un bel pic-nic in un ginepraio. Non è come se noi oggi volessimo analizzare come assolutamente vera e fondata la geografia dantesca, o quella degli excursus geografici del Milione o di altri testi medievali infarciti di mirabilia di ogni sorta?

Ma infatti Gibo, qui nessuno (o almeno, non io) cerca di dare un'identificazione precisa della geografia omerica. Io sono partito dalla localizzazione dei Cimmeri nell'Odissea, in una terra che si affaccia sull'Oceano, sempre avvolta da una coltre di nebbia e tenebre. Una terra del genere, è ovvio, non esiste; ma, di fatto, i Fenici sembrerebbero aver viaggiato già dall'VIII secolo a.C. oltre Gibilterra (alla ricerca dello stagno delle mitiche Cassiteridi). Quindi ho semplicemente seguito l'ipotesi di Manfredi, immaginando possibile un'ispirazione di Omero a racconti di terre lontane, che in pochi avevano visitato e che già all'epoca erano forse diffusi (pur essendo a metà fra il mito e la realtà).

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 09:17)
Citare Manfredi poi mi sembra un'arma a doppio taglio, se non ricordo male. Nel suo "Mare greco" non è proprio lui a sostenere che l'assenza di riferimenti geografici nell'Odissea è funzionale alla possibilità di adagiarlo di volta in volta sulla geografia conosciuta? In modo che i primi naviganti a raggiungere un limite nuovo fossero confortati dal fatto che, già prima di loro,vi era passato Ulisse, ovvero un eroe appartenente alla loro stessa cultura. Ecco di conseguenza il fiorire di altari o tombe o altro legati al passaggio di Ulisse (o di Ercole, altro rappresentante "girovago" della cultura greca).

Io ho letto il saggio di cui parli, ma mi ricordavo una considerazione di Manfredi espressa in termini un po' diversi: questa idea l'autore la proponeva in riferimento alle prime esplorazioni della Magna Grecia da parte dei marinai euboici. Questo sarebbe stato il motivo per cui, ancora in età antica, si riteneva che le peregrinazioni di Odisseo fossero avvenute nel Tirreno: l'Odissea contiene infatti descrizioni abbastanza vaghe, che questi naviganti forse sfruttarono a loro favore, per far fronte ai timori che il mare sconosciuto poteva generare in loro (ecco che la Sicilia divenne la terra dei Ciclopi, lo Stretto di Messina quello di Scilla e Cariddi etc.).

Il fatto che venissero eretti altari a Odisseo ed Eracle, invece, proprio non me lo ricordo... Mi pare inoltre un po' strano, anche perché, ripeto, a che io ne sappia, fra i Greci non era molto diffuso il culto degli eroi. Anche il tempio di Ercole più remoto di tutto il Mediterraneo (quello di Ercole Gaditano, a Cadice) era un tempio romano, eretto su quello fenicio preesistente. Pensa che, mentre per i Romani Ercole era sepolto a Cadice, i Greci non avevano mai fornito una localizzazione della presunta tomba di Eracle (si conosceva il luogo della sua cremazione, ma non quello della sua sepoltura). Ma dov'è che parlava di questi altari?
 
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FGC
view post Posted on 14/10/2010, 13:56




Pieno accordo, ovviamente, con Lama che fa riferimento a passi pertinenti alla questione; semplicemente cerco di impostare la questione su chi abbia ragione adottando una diversa ottica: quella (ehm ...) pliniana.
Limitandoci al solo Ulisse bisogna notare che nella Storia Naturale tale Nome compare esplicitamente: a proposito delle ormai scomparse Itacesie di fronte a Pizzo Calabro, il Porto dell'Eroe che è Ognina - o Lognina - in Catania, lo scoglio nel
Falacro di Corfù dalla forma di nave ("scopulus in quem mutatam Ulixis navem a simili specie FABULA est"), a proposito di una portentosa guarigione (19mo libro dell'Odissea), riguardo il predominio delle arti magiche nell'inconsistente Odissea,
infine in alcune rappresentazioni artistiche; a questi c'è da aggiungere, sulla base di altre Fonti, la serqua di esplorazioni compiute dall'esule omerico e la lista di Città da lui fondate un po' ovunque (oltre Asciburgio - grazie a Lama!- è da segnalare almeno Olisipo: Lisbona, ed il fatto che, mentre Strabone [e forse Mela per la variazione nel
toponimo] ma poi Solino e Capella riportano tale tradizione, Plinio non ne parla affatto), in uno evidentemente coi Viaggi di Libero ed Ercole per affermare, magari soltanto a livello locale, una nobiltà d'origini come in definitiva afferma Gibo (c'è inoltre da aggiungere che piuttosto consolidato, cioè reputato in sostanza affidabile, è invece il nesso Argonauti-Istria-Eridano-Rodano-Gadir [e se si aggiunge il Tago forma quasi una via dell'oro] in Plinio, che - badando alle sue innumerevoli fonti - vi rimanda più o meno scopertamente svariate volte; e non parliamo dell'assimilazione tra Melqart ed Ercole da parte dei Fenici e la successiva naturale commistione nei Riti tra Puni, Greci e Romani!).
Giusto l'accenno agli Etiopi d'Omero che sono in genere indicati nei Kossaìoi di Strabone e Diodoro od i Cussii (e talvolta Cissii) di Plinio, abitanti dell'omonima regione tra Media e Susiana, pur se non dimenticherei quelli di Erodoto (in
particolare in Hist. 3,70 come giustamente scrive Perseo [ah! ovviamente non ti rimproveravo certo la diatriba o le riduzioni, vi accennavo come mio solito]) appunto provenienti dall'Asia e simili agli Indiani e l'etimo del nome (che significa in pratica: Mori) come anche le varie distinzioni tra essi nei colori (ad esempio i Mori Puri in Ptol., Geogr. 1,9,10) e la traduzione nella Septuaginta di Qush (indicante la Penisola araba) in Aithiopìa.
La trasformazione di molte denominazioni è appunto e comunque piuttosto frequente; se da un lato l'identificazione Cerberi/Cimmeri (per Cratete) e Cimbri/Cimmeri (per Strabone, Diodoro e Plutarco principalmente) è ben attestata ma discussa basta guardare alle migliaia di toponimi sconvolti nel passaggio da un Autore all'altro (vedi Ecateo oppure "soltanto" il ben più tardo Etymològicon tò Mèga), come se non esistessero abbastanza problemi di paleografia, specie in Latino, nei manoscritti più antichi.
Dunque chi ha ragione? Per me è nel giusto naturalmente la posizione assunta da...? (non ricordo il nome... sarà...? bah, non mi viene proprio in mente!), che comunque esamina i vari Miti selezionando nel suo testo le nozioni più verosimili o certe; le variazioni apportate da Cratete-Gemino (come propone benissimo Cerebia) sulla quadripartizione delle Terre (e grossomodo tra Ecumene, Antiecumene, Parecumene ed Antipodi) sembra più che altro inserirsi nella discussione (principalmente in Strabone, Marino e Tolomeo) sull'inclinazione delle ombre in alcuni punti del globo e conseguentemente sulla loro collocazione a sud od a nord dell'Equatore (ma è probabilmente tutta un'altra questione).
Le considerazioni infine fatte da Manfredi non possono che essere piuttosto prudenti.
 
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*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 14:14




CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 14:41)
di fatto, i Fenici sembrerebbero aver viaggiato già dall'VIII secolo a.C. oltre Gibilterra (alla ricerca dello stagno delle mitiche Cassiteridi).

Ammettendo questo dovremo ipotizzare lo scambio di informazione tra fenici e greci...


CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 14:41)
questa idea l'autore la proponeva in riferimento alle prime esplorazioni della Magna Grecia da parte dei marinai euboici. Questo sarebbe stato il motivo per cui, ancora in età antica, si riteneva che le peregrinazioni di Odisseo fossero avvenute nel Tirreno: l'Odissea contiene infatti descrizioni abbastanza vaghe, che questi naviganti forse sfruttarono a loro favore, per far fronte ai timori che il mare sconosciuto poteva generare in loro

Credo che sia esattamente quello che ho detto. E il problema è proprio quello: via via che le conoscenze geografiche si sono ampliate l'orizzonte geografico in cui si svolgono le vicende mitiche si allontanano. Così le vicende passano dal Tirreno alle isole Britanniche, ecc...
Per questo la ricostruzione della geografia omerica mi sembra un esercizio che può portare poco lontano, soprattutto se si vogliono usare fonti eccessivamente successive.

CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 14:41)
Il fatto che venissero eretti altari a Odisseo ed Eracle, invece, proprio non me lo ricordo...

Scusami, qui non sono stato chiaro, quello che intendevo dire era il fiorire di tracce del passaggio degli eroi greci connessi al viaggio via mare o via terra, non eretti dai naviganti quanto testimoniati o individuati da essi
 
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view post Posted on 14/10/2010, 14:56
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CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 15:14)
Ammettendo questo dovremo ipotizzare lo scambio di informazione tra fenici e greci...

Ma anche no! :P

I Fenici avevano scoperto una rotta che gli permetteva di avere accesso ai ricchi giacimenti di stagno dei Tartessi, in Spagna, e oltre, nelle mitistoriche Cassiteridi; perché mai avrebbero dovuto condividere con i Greci queste informazioni? Erano rivali sul mercato mediterraneo. E, a riprova di questo, secondo me, si vede come i Greci non abbiano mai avuto (specialmente fino al IV secolo a.C.) una conoscenza abbastanza precisa di quante e quali isole si trovavano nell'Atlantico settentrionale. Fino a Pitea, che per primo raggiunse questi luoghi, circolavano solo le notizie (molto vaghe) che i Fenici (e, dopo di loro, i Cartaginesi) lasciavano trapelare...

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 15:14)
Credo che sia esattamente quello che ho detto. E il problema è proprio quello: via via che le conoscenze geografiche si sono ampliate l'orizzonte geografico in cui si svolgono le vicende mitiche si allontanano. Così le vicende passano dal Tirreno alle isole Britanniche, ecc...

Secondo me è un po' diverso, invece. Manfredi parla della sola colonizzazione della Magna Grecia. Vedo di spiegarmi meglio: non è che, una volta colonizzata la Magna Grecia, i luoghi dell'Odissea siano stati riutilizzati per altre esplorazioni (che ne so, nell'Atlantico per esempio). Sono state riproposte solo lì (con le eccezioni di Ogigia e dell'ingresso dell'Ade, che invece si trovavano già nell'Oceano). Anche qui, se ci fai caso, c'è una grossa differenza: Omero parla generalmente sempre di "mare" (può essere l'Egeo, lo Ionio, l'Adriatico, quello che uno vuole); ma per i Cimmeri dice con chiarezza "l'Oceano". E l'Oceano è il fiume che circonda le terre emerse, situato fuori da Gibilterra. Quindi per questa collocazione c'è un riferimento abbastanza preciso fin da subito. L'isola dei Ciclopi la puoi riposizionare, quella dei Lestrigoni pure, Scilla e Cariddi idem, perché non sono collocati in luoghi precisi; ma per la terra dei Cimmeri c'è un riferimento (secondo me) difficilmente equivocabile, il che porta a ritenere che Omero fosse a conoscenza (anche solo per sentito dire) dell'esistenza di queste terre (a meno che non se le sia inventate, e, guarda caso, la sua invenzione abbia trovato una casuale corrispondenza nel mondo reale!).
 
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Pretoriano-
view post Posted on 14/10/2010, 15:51




Dire che Omero seguisse delle teorie sulla divisione dei continenti e quindi teorie geografiche mi fa riflettere; cio implicherebbe che Omero (o cmq i poeti che hanno composto le opere) dovesse avere delle conoscenze di geografia, non dobbiamo dimenticarci che era pur sempre un (o piu) poeta/i che raccontava a braccio le avventure, almeno inizialmente.
Per me i poeti usavano delle notizie vere, che magari avevano sentito dai naviganti, fenici o greci che fossero, che poi usavano per ambientarvi le vicende, questo perchè avrebbe dato concretezza ai racconti. Usare un luogo esotico, che nessuno conosceva, per raccontare una "favola" del resto chi dei greci di IX-VIII secolo conosceva quei posti? Nessuno, quindi vi si poteva ambientare di tutto. Si prendono un paio di voci sentite dai naviganti, si mescolano per bene e il gioco è fatto.

Volevo ricordare che per tutto il Medioevo c'erano tutta una serie di favole sull'estremo Oriente, uomini dalle forme strani, animali fantastici ecc... questo perchè non si conosceva, pochissimi erano le persone che l'avevano raggiunto, ed era il luogo ideale per ambiare favole e leggende.

Il fatto che Ulisse, cosi come anche Ercole, abbia raggiunto questo o quel luogo era un modo dei greci per affermare che loro erano già stati lì, conoscevano quelle terre,si tratta quindi propaganda, leggende che poi saranno usate per scopi politici. In definitiva mi appoggio quanto detto da Gibo.

Un bel po di tempo fa lessi il libro di J. Berard, sulla colonizzazione greca, nel capitolo che trattava della Campania riporta quanto detto da due geografi: uno che affermava che le sirene erano nella cuspide che va da Castellamare di Stabia a Positano, e l'altro che invece non era d'accordo e che anzi proprio per via di questo errore affermava che la geografia di Omero era "inventata", non reale.

Infine volevo dire che dire che i fenici navigavano già molto prima dell'VIII secolo fuori il Mediterraneo, basti pensare che Cadice venne fondata, secondo la tradizione nell'XI secolo a.C., in realtà tra la fine del X e gli inizi del IX secolo. Cartagine cme ricordate tutti nell'814, sempre secondo la tradizione. Quindi direi che i Fenici hanno avuto molto tempo, circa un secolo - il IX secolo- per raggiungere la Britannia. Se poi rivelassero o meno l'esistenza di quel posto ai greci è un altro discorso, anche se non mi stupirei se fossero stati gli stessi i fenici a far circolare la voce che vicino a quelle isole c'era l'ingresso dell'ade, per scoraggiare eventuali avventurieri greci.


 
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