Ostraka - Forum di archeologia

Il mistero dei Cimmeri omerici

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*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 18:05




CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 15:56)
perché mai avrebbero dovuto condividere con i Greci queste informazioni? Erano rivali sul mercato mediterraneo.

Proprio questo è il punto. Se c'erano stati solo loro e loro non avevano interesse a dirlo ai greci Omero o i suoi contemporanei greci come potevano saperlo?
Ammettiamo anche che siano trapelate informazioni ad hoc, ingigantite e deformate dal fatto di essere notizie a pizzichi e bocconi, perchè ritenerle al giorno d'oggi in qualche modo reali?



CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 15:56)
Manfredi parla della sola colonizzazione della Magna Grecia. Vedo di spiegarmi meglio: non è che, una volta colonizzata la Magna Grecia, i luoghi dell'Odissea siano stati riutilizzati per altre esplorazioni (che ne so, nell'Atlantico per esempio). Sono state riproposte solo lì (con le eccezioni di Ogigia e dell'ingresso dell'Ade, che invece si trovavano già nell'Oceano). Anche qui, se ci fai caso, c'è una grossa differenza: Omero parla generalmente sempre di "mare" (può essere l'Egeo, lo Ionio, l'Adriatico, quello che uno vuole); ma per i Cimmeri dice con chiarezza "l'Oceano". E l'Oceano è il fiume che circonda le terre emerse, situato fuori da Gibilterra.

Con calma.
Quello che dici è vero. Ed è vero che Oceano è una connotazione precisa ma se parti dal presupposto che parlasse dell'Atlantico potresti cadere in errore. L'Oceano è tutta l'acqua che circonda le estremità delle terre emerse, ma se io non conosco queste estremità l'inizio dell'Oceano nelle mie conoscenze si riduce alle terre più lontane che conosco (o, essendo un poeta, che riesco a immaginare e questa cosa non è da sottovalutare). Manfredi parla della colonizzazione della Magna Grecia e questo è molto interessante perchè vuol dire che per quei naviganti quei posti erano in un certo senso già sconosciuti se, per tranquillità psicologica o altro, dovevano ambientarvi gli avvenimenti mitici. Quindi perchè credere che conoscessero Gibilterra o comunque terre molto più lontane?
Quando poi questa conoscenza arriva è giocoforza posizionarvi le vicende avvenute sulle sponde dell'Oceano. Il processo non mi sembra fissato da subito come dici.

Un controesempio ce lo protesti avere pensando al confine orientale delle terre emerse che risulta sempre vago e impreciso nella cultura antica perchè effettivamente mai raggiunto o esplorato in maniera adeguata
 
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view post Posted on 14/10/2010, 21:00
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CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 19:05)
Se c'erano stati solo loro e loro non avevano interesse a dirlo ai greci Omero o i suoi contemporanei greci come potevano saperlo? Ammettiamo anche che siano trapelate informazioni ad hoc, ingigantite e deformate dal fatto di essere notizie a pizzichi e bocconi, perchè ritenerle al giorno d'oggi in qualche modo reali?

Manfredi ipotizza (questo però limitatamente ai Cartaginesi) che queste isole venissero in qualche modo "pubblicizzate" dai loro esploratori per esaltare la loro fama di grandi navigatori, ma che al tempo stesso essi non fornissero mai indicazioni precise circa la loro ubicazione, intessendo i loro racconti di elementi di fantasia, come mostri marini e popoli ostili (forse per scoraggiare la concorrenza). Magari la stessa cosa potrebbero averla fatta i Fenici a suo tempo.

E comunque, Gibo, non dimenticarti che siamo in un ambiente di marinai!

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 19:05)
se parti dal presupposto che parlasse dell'Atlantico potresti cadere in errore. L'Oceano è tutta l'acqua che circonda le estremità delle terre emerse, ma se io non conosco queste estremità l'inizio dell'Oceano nelle mie conoscenze si riduce alle terre più lontane che conosco (o, essendo un poeta, che riesco a immaginare e questa cosa non è da sottovalutare). Manfredi parla della colonizzazione della Magna Grecia e questo è molto interessante perchè vuol dire che per quei naviganti quei posti erano in un certo senso già sconosciuti se, per tranquillità psicologica o altro, dovevano ambientarvi gli avvenimenti mitici. Quindi perchè credere che conoscessero Gibilterra o comunque terre molto più lontane?

Questo è vero, l'Oceano è un anello d'acqua che non ha né capo né coda. Però, generalmente, l'Oceano per i navigatori più antichi era l'Oceano Atlantico. E questo per un semplice motivo: qualunque marinaio avesse voluto raggiungere l'Oceano in età omerica, avrebbe necessariamente dovuto varcare Gibilterra. I Greci, inoltre, raggiunsero (e colonizzarono) le coste campane solo a partire dal 775 a.C. circa; i Fenici, invece, avevano già fondato Gades da circa un secolo... Anche i Micenei conoscevano il Tirreno e l'Adriatico: tracce della loro cultura si ritrovano anche in Sicilia e Sardegna, ma non mi pare si siano spinti oltre (quantomeno, non in base a tracce archeologiche o filologiche).

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 19:05)
Un controesempio ce lo protesti avere pensando al confine orientale delle terre emerse che risulta sempre vago e impreciso nella cultura antica perchè effettivamente mai raggiunto o esplorato in maniera adeguata

E' vero anche questo. Ma non dimenticare una cosa: rispetto all'Oceano Eoo, quello a Oriente, l'Oceano Atlantico è quello in cui c'è una concentrazione spropositata di isole che non è riportata per le altre coste del mondo. Da Sud a Nord, possiamo elencare le isole delle Esperidi, le Gorgadi, le Isole Beate, l'isola di Saturno, quella di Atlante, Ogigia, l'isola di Erizia, le Cassiteridi (e forse Fgc potrebbe allungare la lista). Che sia un caso che le immaginassero tutte a Ovest, lungo l'Africa e la Spagna? Inoltre, oltre alle fonti, abbiamo anche le tracce archeologiche: sulle sponde atlantiche ci sono diversi siti antichi di fondazione fenicia o punica... Quindi, con tutte le incertezze e le imprecisioni del caso, direi che le coste atlantiche era quasi sicuramente quelle più conosciute dagli antichi naviganti del Mediterraneo.
 
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*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 22:01




CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 22:00)
Manfredi ipotizza (questo però limitatamente ai Cartaginesi) che queste isole venissero in qualche modo "pubblicizzate" dai loro esploratori per esaltare la loro fama di grandi navigatori, ma che al tempo stesso essi non fornissero mai indicazioni precise circa la loro ubicazione, intessendo i loro racconti di elementi di fantasia, come mostri marini e popoli ostili (forse per scoraggiare la concorrenza). Magari la stessa cosa potrebbero averla fatta i Fenici a suo tempo.

"Ma come fanno i marinai?" si chiedevano Dalla e De Gregori :P ...

Non lo so. A me sembra una forzatura: ma quanto tempo avevano fenici e greci di scambiarsi pareri sulla navigazione così allegramente da mettersi a inventare le storie più strane?
Io dico che se i fenici c'erano arrivati avrebbero tenuto i greci lontani con le armi come hanno fatto nel mare sardo e non mettendo in giro storielle che non spaventerebbero nessun mercante esperto e interessato (altrimenti si sarebbero tenuti ben lontano anche dai luoghi dell'Odissea che, non dimentichiamocelo, erano costati la vita agli uomini e le navi e il carico di Ulisse)

CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 22:00)
qualunque marinaio avesse voluto raggiungere l'Oceano in età omerica, avrebbe necessariamente dovuto varcare Gibilterra. I Greci, inoltre, raggiunsero (e colonizzarono) le coste campane solo a partire dal 775 a.C. circa; i Fenici, invece, avevano già fondato Gades da circa un secolo...

Stai ancora partendo dal presupposto che sapessero che l'Oceano era là, ma questo non lo puoi fare se non ne hai le prove. Io sono di Grosseto, dal mare vicino casa mia riesco a vedere le isole dell'arcipelago toscano, ma se non avessi alcun tipo di informazione potrei pensare che la mia è la terraferma più a occidente e quelle sono isole dell'Oceano? Io dico di sì.

CITAZIONE (Perseo87 @ 14/10/2010, 22:00)
Che sia un caso che le immaginassero tutte a Ovest, lungo l'Africa e la Spagna? Inoltre, oltre alle fonti, abbiamo anche le tracce archeologiche: sulle sponde atlantiche ci sono diversi siti antichi di fondazione fenicia o punica...

Occorre sapere quando si è iniziato a credere a queste isole oltre Gibilterra (e non mi dire che erano poste nell'Oceano occidentale perchè ti ripeto se non sai all'epoca di Omero dove è che inzia l'Oceano questo non dimostra niente).

Poi vorrei anche aggiungere che giustamente dici che i fenici erano a Gades, i fenici scorrazzavano nel Mediterraneo occidentale e nell'Atlantico e sempre dei fenici sono le fondazioni che citi, però l'Odissea è un poema greco, non fenicio dunque continuare a citare i fenici obbliga a un passaggio logico che come ti ho detto in apertura del post mi sembra quantomeno forzato.
 
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FGC
view post Posted on 14/10/2010, 22:14




Alcune brevissime precisazioni mi sembrano d'obbligo, ed una sulle Sirene, un'altra su Ogigia.
E' notorio che le prime vengano rappresentate sostanzialmente come: abitanti di isole presso Scilla (in Omero) oppure presso la costa campana (da Virgilio; le varie considerazioni sui particolari che le contraddistinguono: numero e forma, se alate o meno, etc., si trovano nel commento di Servio); esse sono però collegate (in Apollonio Rodio) anche alle vicende degli Argonauti con Orfeo che le inganna; in ogni caso il fallimento del loro compito: impedire il passaggio in alcuni punti del mare, ne provoca la morte e la conseguente deriva dei corpi che spiaggiati si mutano in scogli (Plinio il Vecchio).
E' altrettanto ovvio poi che da Strabone in poi l'ambiente di tali vicende è indicato tra lo stretto di Messina e Napoli, comunque nella Magna Grecia.
Riguardo Ogigia: è l'isola di Calipso, posta nel mezzo delle acque alla distanza di otto giorni e notti di navigazione secondo Omero (e, come si è già scritto altrove ed è ben noto, con l'Orsa Maggiore alla sinistra di Ulisse, che si muove dunque verso Oriente), e viene segnalata principalmente nel Capo Lacinio (Plinio) ma anche in Gaulo (Callimaco per Strabone, che precisa comunque come già dai tempi di Eratostene si desse poco credito alla visione cosmologica dell'Odissea), cioè Gozo ossia tra Sicilia ed Africa; riprenderei però la tradizione di Plutarco nel Περί του εμφαινομένου προσώπου τω κύκλω της Σελήνης (De apparente facie in orbe Lunae) 26 che mi sembra piuttosto interessante: Ogigia (ne ho già scritto in altra occasione) è a cinque giorni di navigazione al Nord Ovest della Britannia, nel mezzo del pigro Mare di Saturno, il Dio imprigionatovi da Giove secondo un barbaro mito, ed oltre essa - a circa 5.000 Stadi - si trova un altro continente (con una baia che pare assomigliere a quella di San Lorenzo), ma soprattutto abitata da molto tempo da Greci anch'essi ormai imbarbariti, ed oltre ancora molte isole (con altri Greci) poste circa alla Latitudine di Thule, etc. In ogni modo si identifichino tali isole mi sembra chiaro che, seppur forse in maniera non del tutto circostanziata, verso il 71 d.C. (se è valida questa datazione dell'eclisse indicata nel testo) non era insolito pensare che degli Occidentali avessero visitato da tempo quelle regioni dell'Atlantico nordoccidentale.
 
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view post Posted on 14/10/2010, 23:37
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CITAZIONE (FGC @ 14/10/2010, 23:14)
Alcune brevissime precisazioni mi sembrano d'obbligo, ed una sulle Sirene, un'altra su Ogigia.
E' notorio che le prime vengano rappresentate sostanzialmente come: abitanti di isole presso Scilla (in Omero) oppure presso la costa campana (da Virgilio; le varie considerazioni sui particolari che le contraddistinguono: numero e forma, se alate o meno, etc., si trovano nel commento di Servio); esse

scusate per l'intromissione ed il probabile O.t.: di quanto secondo te, la geografia virgiliana è vicina o si discosta da quella omerica e magari esiodea? mi riferisco alle ambientazioni occidentali con i relativi riferimenti divini e geografici, per es. per me, è molto interessante il riferimento esiodeo alle isole dei beati abitate dai tirreni.

non tutte le isole fantastiche dei greci, credo, debbano essere collocate al di là delle colonne d'ercole: ugualmente per la "realtà " tartessica, termine con il quale, magari, si indicava una "koinè" del mediterraneo occidentale.
 
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view post Posted on 15/10/2010, 13:33
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CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 23:01)
Non lo so. A me sembra una forzatura

Il tuo dubbio è comprensibile... anche perché anche io, all'inizio, ero scettico su questo stesso punto, e pure a me questa spiegazione sembrava forzata. Poi, però (leggendo, cercando e riflettendoci), sono arrivato alla conclusione che non sia del tutto scartabile. Cito di nuovo i Cartaginesi (che non sono propriamente Fenici, anche se Cartagine e Gades erano fondazioni di Tiro) e il famoso periplo di Annone: a meno che tu non lo ritenga un falso, come spieghi il fatto che fornisca le indicazioni (peraltro un po' vaghe) sul viaggio d'andata, e nessuna su quello di ritorno (che, guarda caso, era proprio il tragitto più difficile)? Quello che posso consigliarti è di cercare in biblioteca il saggio di Manfredi (non puoi acquistarlo perché è fuori commercio) e dargli una buona lettura. Io l'ho trovato abbastanza convincente (anche se l'autore si occupa più che altro degli arcipelaghi africani).

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 23:01)
Stai ancora partendo dal presupposto che sapessero che l'Oceano era là, ma questo non lo puoi fare se non ne hai le prove. Io sono di Grosseto, dal mare vicino casa mia riesco a vedere le isole dell'arcipelago toscano, ma se non avessi alcun tipo di informazione potrei pensare che la mia è la terraferma più a occidente e quelle sono isole dell'Oceano? Io dico di sì. [...] Occorre sapere quando si è iniziato a credere a queste isole oltre Gibilterra (e non mi dire che erano poste nell'Oceano occidentale perchè ti ripeto se non sai all'epoca di Omero dove è che inzia l'Oceano questo non dimostra niente).

Io non parto dal "presupposto"; io parto dalla semplice lettura di Omero ed Esiodo. E soprattutto è Esiodo quello che dei due trovo più esplicativo: parlando delle varie tradi di dee, nella sua Teogonia, il poeta ricorda "le Esperidi che, al di là del famoso Oceano, dei pomi aurei e belli hanno cura" (vv. 215-216) e "le Gorgoni, che hanno dimora al di là del famoso Oceano, all'estremo, verso la notte, dove vivono le Esperidi dalla voce acuta" (vv. 274-275). Dunque le Gorgoni e le Esperidi vivono oltre il famoso Oceano, e a Ovest ("verso la notte", cioè dove tramonta il sole). Ma se vuoi Omero, anche lui fa un chiaro riferimento all'Oceano a Ovest: parlando della pianura d'Elisio (sede dei beati), dice che "sempre dall'Oceano soffiando Zefiro spinge fresche aure" (Od. IV). Quando si parla di navigazioni oceaniche, difficilmente in età così antiche ci si può riferire a un altro Oceano, perché, ripeto, Gibilterra era un passaggio obbligato. Una via alternativa poteva essere quella attraverso il Nilo e il Mar Rosso, tramite il Canale dei Faraoni, ma tale canale risale al regno di Necao II (e comunque fu portato a compimento solo con Dario I, nella seconda metà del VI secolo a.C.).

Mi sembra inoltre molto strano che il termine "Oceano" potesse indicare un tratto di Mar Mediterraneo, perché, se è vero che Oceano era un fiume circolare intorno alle terre emerse (e anche Esiodo lo definisce "il fiume compiutamente perfetto", v. 242), non poteva allora essere confuso con un mare chiuso. Bastava navigare dall'Etruria verso Nord per accorgersi che non si poteva circumnavigare la terra da lì (dato che la costa prosegue verso Ovest)...

CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 23:01)
Poi vorrei anche aggiungere che giustamente dici che i fenici erano a Gades, i fenici scorrazzavano nel Mediterraneo occidentale e nell'Atlantico e sempre dei fenici sono le fondazioni che citi, però l'Odissea è un poema greco, non fenicio dunque continuare a citare i fenici obbliga a un passaggio logico che come ti ho detto in apertura del post mi sembra quantomeno forzato.

Ma il passaggio logico c'è. Ci sono gli empori, per esempio: luoghi in cui popoli di paesi diversi si incontravano per scambiare merci. Potrebbe darsi che queste voci si siano diffuse dapprima in questi luoghi (se è vero che, oltre alle merci, circolavano anche la cultura e le tradizioni). O, se vogliamo restare in un ambito più "omerico" (ben virgolettato!), potrei pensare che naviganti stranieri venissero ospitati presso i palazzi di sovrani o aristocratici, dove i loro racconti potevano forse essere raccolti e rielaborati dai cantori di palazzo (penso a Odisseo che fa naufragio sull'isola dei Feaci e, ospitato dal re Alcinoo, racconta alla corte le sue avventure).

Detto questo, ci tengo a ricordare che, comunque, quella di Manfredi è solo un'ipotesi, che non si basa su prove incontestabili, ma solo sull'interpretazione di particolari tracce (prima di tutto, le fonti antiche). Chiedere le "prove" è esagerato, perché sai bene che di prove (di quelle inequivocabili) forse non ne troveremo mai; ma le indicazioni presenti nelle fonti lasciano pensare a questa eventualità. Io mi associo, perché la trovo un'idea plausibile, ma si può benissimo non concordare.
 
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*Gibo*
view post Posted on 15/10/2010, 14:22




CITAZIONE (Perseo87 @ 15/10/2010, 14:33)
il famoso periplo di Annone: a meno che tu non lo ritenga un falso, come spieghi il fatto che fornisca le indicazioni (peraltro un po' vaghe) sul viaggio d'andata, e nessuna su quello di ritorno (che, guarda caso, era proprio il tragitto più difficile)? Quello che posso consigliarti è di cercare in biblioteca il saggio di Manfredi (non puoi acquistarlo perché è fuori commercio) e dargli una buona lettura.

Non so fino a che punto il parallelismo sia possibile, l'epoca è diversa e ci sarebbero i problemi del passaggio da Cartagine al mondo greco. Comunque sia il tuo consiglio di leggere prima di giudicare è sacrosanto, spero di poterlo reperire presto in biblioteca.

CITAZIONE (Perseo87 @ 15/10/2010, 14:33)
Io non parto dal "presupposto"; io parto dalla semplice lettura di Omero ed Esiodo. E soprattutto è Esiodo quello che dei due trovo più esplicativo [...] Quando si parla di navigazioni oceaniche, difficilmente in età così antiche ci si può riferire a un altro Oceano [...] Mi sembra inoltre molto strano che il termine "Oceano" potesse indicare un tratto di Mar Mediterraneo [...] Bastava navigare dall'Etruria verso Nord per accorgersi che non si poteva circumnavigare la terra da lì

I testi citati parlano in modo vago di Oceano occidentale, quindi del mare a occidente delle terre più a occidente, non si parla di "oltre lo stretto" o altri dati che ne contestualizzino la posizione. Concordo che non potrebbe essere un altro degli oceani oggi conosciuti ma sul tratto di Mediterraneo non mi esprimerei affrettatamente. Va ricordato che in quel momento i greci si stavano espandendo nel Tirreno che era il loro nuovo orizzonte geografico con la risposta di chi quelle zone già le controllava o in cui già ci commerciava: è vero che bastava navigare verso nord ma occorre vedere se questo era possibile e se questo era già stato fatto al momento della stesura dell'Odissea.

CITAZIONE (Perseo87 @ 15/10/2010, 14:33)
Ci sono gli empori, per esempio: luoghi in cui popoli di paesi diversi si incontravano per scambiare merci. Potrebbe darsi che queste voci si siano diffuse dapprima in questi luoghi [...] se vogliamo restare in un ambito più "omerico" (ben virgolettato!), potrei pensare che naviganti stranieri venissero ospitati presso i palazzi di sovrani o aristocratici

Queste sono possibilità interessanti, sarebbe altrettanto interessante vedere se i dati archeologici confermano la presenza di greci e fenici negli stessi empori, soprattutto nell'area del Mediterraneo occidentale, già nell'epoca della composizione dell'Odissea.

CITAZIONE (Perseo87 @ 15/10/2010, 14:33)
Detto questo, ci tengo a ricordare che, comunque, quella di Manfredi è solo un'ipotesi [...] Chiedere le "prove" è esagerato[...] ma si può benissimo non concordare.

Sul primo e l'ultimo punto è scontato essere daccordo, inoltre può sembrare che mi intestardisco o mi accanisco nel difendere una posizione ma ti assicuro che lo faccio con tutta la calma di questo mondo e la disponibilità a cambiare idea ;) lo scritto non sempre è esplicito come la parola nel rendere gli stati d'animo :)

Sul secondo punto capisco quello che dici, ovviamente io parlo di prove riferendomi a tracce, di ogni natura, sia archeologica che epigrafica che permettano di fondare una tesi, non dimostrarla in maniera indiscutibile.
 
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FGC
view post Posted on 15/10/2010, 15:49




Chiedo scusa per il ritardo nella risposta, ma qualche volta non ci incontriamo proprio con gli orari.
Il quesito su Virgilio, Esiodo e Tartesso è molto interessante ma prevede una risposta piuttosto elaborata che cercherò di rendere piuttosto brevemente riprendendo gli ultimi preziosi interventi.
Per definire (molto sommariamente) l'orizzonte delle conoscenze geografiche omeriche considererei per prima cosa (niente paura: è solo un piccolissimo excursus) l'epoca micenea con la figura di Minosse (il discendente del mitico primo personaggio così definito), Re di Cnosso due generazioni prima della guerra di Troia e considerato il primo signore dei mari (Erodoto), tradizionalmente morto nel tentativo di conquistare la Sicilia; il periodo da considerare è grossomodo a cavallo dei secc. XIV-XIII a.C. (le varie acquisizioni archeologiche nel bacino mediterraneo hanno evidenziato resti della presenza minoica dall'Asia Minore alla Spagna ed a ritroso nel tempo fin verso il 2.000 a.C.); segue il periodo (quantomeno in senso letterario) degli Achei tramandati dalla tradizione omerica e considerati ormai, verso la fine del IX sec. a.C., assimilati ai Greci; nell'Odissea accanto alle vicende di Ulisse che percorre il Mediterraneo centrale (e solo successivamente, dopo il suo ritorno ad Itaca, le zone più ad Ovest) vengono accennate quelle del loro biondo capo Menelao con le quali si elencano in pratica tutte le zone costiere del Mediterraneo orientale.
Tra i Geografi commentatori della cosmologia di Omero vi è principalmente Strabone, che gli concede apertamente la qualifica di primo Geografo e conoscitore dei limiti del mondo come anche di fedele descrittore dell'Oceano (Atlantico) circondante le Terre (vedi Scudo d'Achille); il Geografo di Amasia esamina criticamente le teorie di vari, tra i quali quelle del diffusionista Apollodoro di Artemita che trasferisce ben più lontano i popoli ed i luoghi omerici (in particolare riguardo l'Odissea) immaginandoli nei quattro estremi delle Terre e naturalmente anche nell'Oceano esterno.
Sembra dunque che nei poemi omerici si abbia una discreta conoscenza del Mediterraneo molto probabilmente mutuata già dalle acquisizioni del II millennio a.C. e non si abbiano inoltre se non dubbi sulle approssimative dimensioni dei continenti in senso nord-sud più che est-ovest (se si escludono evidentemente le regioni più interne dell'Asia e la parte meridionale dell'Africa).
[Per inciso: dei Cimmeri - spesso intesi come Trogoditi: cavernicoli - abitanti nei luoghi bui e mefitici chiamati Plutonia parla (sempre in Strabone, che ci informa anche dell'equivoco con i Cimbri) Eforo ed a proposito dell'Averno: i Campi Flegrei campani; Strabone critica anche Cratete, anche per la divisione degli Etiopi in occidentali ed orientali.]
Nella collocazione dei punti estremi - sempre in senso est/ovest - ha ovviamente un suo spazio Tartesso; Strabone ci fornisce il nome di Erythia per Tartesso e di Tartesside per la zona di Calpe (le Colonne d'Ercole) secondo Eratostene, mentre comunemente Tartesso era identificata con Gadir ed il Baetis: il Guadalquivir, veniva chiamato Tartesso; in tal modo il Geografo di Amasia spiega la collocazione da parte di Omero del Tartaro (con un semplice mutamento nelle lettere della denominazione) sull'Oceano (la vicina Carteia, come ci informa anche Plinio, veniva dai Greci chiamata appunto Tarteso).
Analogamente le Isole dei Beati, in genere identificate nella Canarie (ma se ne è discusso un po' su AI ed ovviamente per Plinio, Giuba II, Seboso, etc.) si trovano per Esiodo (Opere e Giorni) appunto nell'estremo Occidente e sono la sede degli Eroi e dei Semidei (in particolare per il clima eccezionalmente felice). La notizia che sia abitata da Tirreni è desunta da una tradizione parallela, ma secondaria e sempre ritenuta non affidabile, che (tramite lo stesso Strabone e passi vari di Dionigi d'Alicarnasso, Licofrone, Apollonio Rodio, Igino, etc. sulla relazione di Eugamone di Cirene, autore nel VI sec. a.C. della Telegonia: il seguito dell'Odissea) individua nel Tirreno l'isola di Circe (che venne sposata da Telegono dopo l'uccisione di Ulisse) ed in sostanza Ogigia nella Sardegna.
 
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view post Posted on 15/10/2010, 16:57
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CITAZIONE (*Gibo* @ 15/10/2010, 15:22)
I testi citati parlano in modo vago di Oceano occidentale, quindi del mare a occidente delle terre più a occidente, non si parla di "oltre lo stretto" o altri dati che ne contestualizzino la posizione. [...] Va ricordato che in quel momento i greci si stavano espandendo nel Tirreno che era il loro nuovo orizzonte geografico con la risposta di chi quelle zone già le controllava o in cui già ci commerciava: è vero che bastava navigare verso nord ma occorre vedere se questo era possibile e se questo era già stato fatto al momento della stesura dell'Odissea.

Di questa mancanza mi ero già reso perfettamente conto (e non posso che prenderne atto). E' anche vero che la città di Gades fu fondata nell'VIII secolo a.C., quindi un mito delle Colonne d'Ercole (se realmente il mito trae spunto dai pilastri del tempio di Melkart a Gades) non poteva essere già diffuso fra i Greci in epoche così remote. E' indubbio che di uno stretto non si parli; ma è altrettanto vero che, per fare un esempio, delle Cassiteridi conosciamo solo il nome (oltre a una vaga collocazione nell'Oceano), non c'è accenno alla rotta...

Alcuni dubbi analoghi ai tuoi, per esempio, mi erano sorti pensando all'isola di Gorgona (di fronte a Livorno). Il nome Gorgona ricorda quello delle Gorgoni, e pare derivi dalla corruzione del toponimo originale (etrusco "Urgon"). Si potrebbe pensare che sia questa la mitica isola esiodea delle Gorgoni? I dubbi, ovviamente, ce li ho anche nel senso opposto (per esempio, non so quando è stato cambiato il nome, né se ci sia mai stata una tradizione mitologica riguardo a essa).

CITAZIONE (*Gibo* @ 15/10/2010, 15:22)
Queste sono possibilità interessanti, sarebbe altrettanto interessante vedere se i dati archeologici confermano la presenza di greci e fenici negli stessi empori, soprattutto nell'area del Mediterraneo occidentale, già nell'epoca della composizione dell'Odissea.

Per gli empori misti, di Fenici e Greci, l'esempio più lampante ce l'hai nel Tirreno: Pithecusa. Qui dovrebbe essere attestata una compresenza di Greci e Fenici (questo almeno l'ho sentito a lezione, quando il professore ha addirittura menzionato uno scarabeo del faraone Bocchoris, emerso durante gli scavi dell'emporio).

Per quanto riguarda siti micenei oltre il Tirreno, come ho detto, non ho grandi conoscenze. Mi ha colpito questo riferimento di Fgc a una presenza archeologica di Minoici in Spagna; un dato che non mi era noto - e su cui, confesso, mi piacerebbe sapere (se possibile) qualcosa di più dettagliato. Posso al limite ipotizzare che i Micenei, una volta conquistata Creta, abbiano avuto accesso a queste rotte (anche se i resti, a quanto pare, sono solo minoici); ma, di fatto, nelle fonti scritte, il primato più antico sembrano detenerlo i Fenici.

P.S.

CITAZIONE (*Gibo* @ 15/10/2010, 15:22)
può sembrare che mi intestardisco o mi accanisco nel difendere una posizione ma ti assicuro che lo faccio con tutta la calma di questo mondo e la disponibilità a cambiare idea lo scritto non sempre è esplicito come la parola nel rendere gli stati d'animo

Tranquillo, lo capisco. Un messaggio scritto sul forum non può rendere il tono o l'espressività che in un discorso faccia a faccia aiuterebbero a capire il senso. Avevo lì per lì drizzato un po' gli aculei (cercando di non essere scortese), ma vedo che non serve. ;)
 
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*Gibo*
view post Posted on 15/10/2010, 20:37




CITAZIONE (Perseo87 @ 15/10/2010, 17:57)
Per gli empori misti, di Fenici e Greci, l'esempio più lampante ce l'hai nel Tirreno: Pithecusa. Qui dovrebbe essere attestata una compresenza di Greci e Fenici (questo almeno l'ho sentito a lezione, quando il professore ha addirittura menzionato uno scarabeo del faraone Bocchoris, emerso durante gli scavi dell'emporio).
[..] una presenza archeologica di Minoici in Spagna; un dato che non mi era noto - e su cui, confesso, mi piacerebbe sapere (se possibile) qualcosa di più dettagliato.

Per la prima notizia ti ringrazio visto che non lo sapevo. La seconda notizia è interessante, però ci sarebbe nuovamente la necessità di confermare la permanenza nella memoria delle rotte o almeno dell'esistenza di terre: se prendiamo i miti possiamo dire che vagamente rimaneva l'idea di qualcosa a occidente (non si sa di preciso quanto vaga nè quanto lontano si spingesse), però è innegabile che le vicende mitiche assumono un realismo del tutto diverso quando si parla di luoghi del Mediterraneo orientale per i quali effettivamente c'era una conoscenza diretta.

Gli aculei, poi, teniamoceli appuntiti per quando dobbiamo sbranarci per fini economici e/o accademici nostri, finchè discutiamo teorie altrui lasciamo gli altri a scannarsi :P
 
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view post Posted on 15/10/2010, 21:40
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Come siete andati avanti!! :o:
Io vorrei porre un momento l'attenzione sul fatto che la navigazione di piccolo cabotaggio poteva portare i navigatori più lontano di quanto si immagini, specialmente navigatori esperti come potevano essere i Fenici, che navigando costa costa potevano arrivare ovunque.
Erodoto riporta la notizia della circumnavigazione dell'Africa da parte di una spedizione fenicia voluta dal faraone egizio Necao. Questa partì dal Mar Rosso, o come dice Erodoto dal Mare Eritreo, e scesero giù verso la punta dell'Africa. Poi risalirono verso nord ed entrarono nel Mediterraneo dalle Colonne d'Ercole, per un totale di 3 anni di navigazione. Erodoto dice di non credere a questa storia poiché i Fenici raccontarono che il sole una volta doppiata la punta dell'Africa segnava il Nord e non il Sud e che mentre risalivano verso Nord il sole sorgeva alla loro destra.
Nonostante lo scetticismo erodoteo, il fatto che il sole indichi il nord anziché il sud è una cosa scientificamente provata (per noi!) e quindi potrebbe essere indicativo di una spedizione realmente accaduta, come la notizia che il sole sorgesse a sinistra mentre scendevano e poi a destra mentre salivano.
Una cosa simile può essere accaduta per descrizione della terra dei Cimmeri! Ponendo che siano stati i Fenici ad esplorare per primi i luoghi oltre le Colonne d'Ercole e che abbiano narrato le loro imprese nel Nord Atlantico, il racconto omerico potrebbe davvero descrivere una terra realmente esistente. Quello che colpisce è la notazione sulla lunga notte e sul sole che fa soltanto brevi apparizioni che non sono fenomeni visibili nel Mediterraneo. Se fosse stato un espediente letterario Omero si sarebbe limitato a dire solamente che questa terra era buia e triste perché vicina all'Ade, ma questo indugiare sulla mancanza del sole e della notte lunga... non so mi dà da pensare! Direi che si potrebbe pensare addirittura che questa terra fu raggiunta durante l'inverno, quando nei paesi nordici il sole non riesce a raggiungere un altezza piena nel cielo e tramonta molto presto e in cui soprattutto il clima è freddo e nebbioso.

Vorrei aggiungere anche un'altra considerazione.
Sicuramente sembrerà una banalità, ma le fonti più tarde possono essere fuorvianti, come quelle romane ad esempio, che possono aver spostato i luoghi della mitologia greca in ambito italico per darsi un'origine mitica o aver retrodatato scoperte, rotte marittime o itinerari terrestri per strumentalizzazioni politiche. Un esempio sta nell'Alessandra di Licofrone, in cui l'autore riduce la zona tra il Mar Nero e il Mar Caspio ad una lingua di terra perché non faceva parte dell'impero di Alessandro Magno.

:)
 
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view post Posted on 16/10/2010, 10:57
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CITAZIONE (*Gibo* @ 15/10/2010, 21:37)
Per la prima notizia ti ringrazio visto che non lo sapevo.

Prego. :D

Ma, ora che ci ripenso, non è l'unico esempio che mi viene in mente. Forse ce n'è un altro abbastanza noto. Conosci l'area sacra di Sant'Omobono, a Roma? Dagli scavi del santuario più antico è emerso un acroterio raffigurante quelli che sembrerebbero Ercole e Minerva. Ora, Ercole presenta una veste un po' strana per un amito italico: in particolare, è dotato un cinturone di fattura cipriota, che ha fatto ipotizzare agli archeologi una possibile identificazione con il fenicio Melkart (e Minerva sarebbe, dunque, la sua compagna, Astarte). Questa polivalenza nell'interpretazione del gruppo è forse dovuta al carattere stesso dell'area, che, in quanto santuario portuale, era preposta anche allo scambio di merci. Romani, Fenici, Greci ed Etruschi si sarebbero sentiti tutti ugualmente "protetti", poiché ognuno era in grado di rivedere in quella coppia i propri dèi, sotto la tutela dei quali avveniva lo scambio.

Resto dell'idea che gli empori antichi possano aver rivestito un ruolo importante nella diffusione di queste leggende marinaresche, in cui si trovano mischiati dati di realtà ed elementi di fantasia.

CITAZIONE (Cerebia @ 15/10/2010, 22:40)
Sicuramente sembrerà una banalità, ma le fonti più tarde possono essere fuorvianti, come quelle romane ad esempio, che possono aver spostato i luoghi della mitologia greca in ambito italico per darsi un'origine mitica o aver retrodatato scoperte, rotte marittime o itinerari terrestri per strumentalizzazioni politiche.

Io non la ritengo affatto una banalità. Il discorso è valido, e non solo per le fonti tarde romane. Penso appunto, per esempio, a certi autori ellenistici, nelle cui opere si nota una proliferazione di versioni mitologiche secondarie, utilizzate per dar sfoggio della propria cultura ed erudizione. Basta pensare alle opere di Callimaco o Apollonio Rodio, per rendersi conto di quanto questi siano poco affidabili rispetto agli autori arcaici (indubbiamente più vicini al periodo di canonizzazione dei vari miti).
 
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view post Posted on 16/10/2010, 11:27
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Ciao Fgc,
A
CITAZIONE
analogamente le Isole dei Beati, in genere identificate nella Canarie (ma se ne è discusso un po' su AI ed ovviamente per Plinio, Giuba II, Seboso, etc.) si trovano per Esiodo (Opere e Giorni) appunto nell'estremo Occidente e sono la sede degli Eroi e dei Semidei (in particolare per il clima eccezionalmente felice). La notizia che sia abitata da Tirreni è desunta da una tradizione parallela, ma secondaria e sempre ritenuta non affidabile, che (tramite lo stesso Strabone e passi vari di Dionigi d'Alicarnasso, Licofrone, Apollonio Rodio, Igino, etc. sulla relazione di Eugamone di Cirene, autore nel VI sec. a.C. della Telegonia: il seguito dell'Odissea) individua nel Tirreno l'isola di Circe (che venne sposata da Telegono dopo l'uccisione di Ulisse) ed in sostanza Ogigia nella Sardegna.

Perchè la notizia sui Tirreni dovrebbe essere "tradizione parallela" e passare da Strabone a Licofrone e gli altri, se essa è già contentuta direttamente nella Teogonia?

E' una informazione direttamente esiodea. Spero di non averti tratto in inganno io, dato che nel post dell'altro giorno, non potendo ripassare ho confuso isole dei beati e isole sacre. meglio distinguere: potrebbero essere la stessa cosa o qualcosa di diverso, oppure, (ed è la mia ipotesi) uno sdoppiamento.

Non condivido quindi la tua considerazione sulla tradizione poco affidabile e secondaria
- non è un passo "inaffidabile",impreciso, perchè in Teo. 1016 si citano esplicitamente Agrio, Latino, Telegono; la collocazione è inconfondibilmente Tirrenica e, direi io, affidabile.
- non è notizia secondaria affatto. Anzitutto tale dimensione tirrenica è concordante (oltre che nelle opere posteriori come quelle di Diodoro Siculo) con l'Odissea, dove , nuovamente, a molte avventure dell'eroe di Itaca viene data ambientazione tirrenica. Penso per esempio, ai Ciclopi da sempre collocati in Sicilia; non dimentichiamo la questione del "riso sardonico", un hapax omerico e in quanto tale altamente significativo: può datare la stessa Odissea. In questo quadro, lo stesso Esiodo ed Omero (più che un rimaneggiamento inaffidabile di Strabone) sono le fonti degli autori più tardi, tant'è che lo stesso, Licofrone da te citato, menziona la spina sardesca con cui Odisseo fu ucciso.

Potrà anche stridere la presenza di luoghi ed esseri fantastici in un mediterraneo occidentale ormai frequentatissimo e "civilizzato". Ma dobbiamo pensare alle tecniche di navigazione del tempo, basate su di una didattica mnemonica tendente a trasfigurare i luoghi e i personaggi per fissare pericoli e orientamento.

Io concordo con coloro che pongono alla base della narrazione esiodea sull'Occidente le notizie dei naviganti euboici. Quindi dovremmo parlare cartina alla mano, dei maggior punti di insediamenti di eubei e fenici prima e focei, dopo.
Esiodo era fortemente imbevuto di tali notizie; così come, non vanno sottovalutate le persistenze della tradizione orale (e mnemonica) micenea; e qui veniamo all'altro tuo punto sottolineato (così rispondo anche a Perseo)

CITAZIONE (FGC @ 15/10/2010, 16:49)
Per definire (molto sommariamente) l'orizzonte delle conoscenze geografiche omeriche considererei per prima cosa (niente paura: è solo un piccolissimo excursus) l'epoca micenea con la figura di Minosse (il discendente del mitico primo personaggio così definito), Re di Cnosso due generazioni prima della guerra di Troia e considerato il primo signore dei mari (Erodoto), tradizionalmente morto nel tentativo di conquistare la Sicilia; il periodo da considerare è grossomodo a cavallo dei secc. XIV-XIII a.C. (le varie acquisizioni archeologiche nel bacino mediterraneo hanno evidenziato resti della presenza minoica dall'Asia Minore alla Spagna

La presenza micenea in Spagna è inesistente, che io sappia sono stati rinvenuti, solo 2 frammenti di vasi, che infatti sono ritenuti frutto d'intermediazione. Probabilmente ti riferisci alle perline di vetro egee o egiziane in contesti El Argar. Faccio presente che probabilmente le stesse perline (non ci sono ancora raffronti) sono state trovate in una delle rarissime Tombe dei Giganti trovate integre in Sardegna, isola nella quale, però, la presenza micenea è ben più forte. Tratte le somme se quei due frammenti di vasi furono oggetto d'intermedizione non è remota la possbilità, che anche le perline siano state scambiate entro i rapporti iberico-sardi. Dobbiamo considerare tutti i possibili vettori e attori, io credo.

In altri termini non credo che siano i micenei ad aver fissato le colonne d'ercole a Gibilterra, se è un po quello che intendi; non essendosi spinti al di là della Sardegna, ritengo più priobabile che i micenei o chi per loro, vedevano tale isola cole limes e magari ricevettero informazioni dai sardi sulle terre più lontane. Successivamente, durante l'età buia, queste nozioni in parte furon perse, in parte salvate dalla tradizione orale andando a costituire il fondale mitico geografico occidentale delle narazioni omeriche ed esiodee. quest'ultimo aggiornò, se così si può dire, lo sfondo miceneo con le tinte e i colori, della navigazione euboica.

...spero che il discorso, almeno in parte, funga... :lol:
 
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view post Posted on 16/10/2010, 14:34
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CITAZIONE (DedaloNur @ 16/10/2010, 12:27)
Perchè la notizia sui Tirreni dovrebbe essere "tradizione parallela" e passare da Strabone a Licofrone e gli altri, se essa è già contentuta direttamente nella Teogonia?
[...] non è un passo "inaffidabile",impreciso, perchè in Teo. 1016 si citano esplicitamente Agrio, Latino, Telegono; la collocazione è inconfondibilmente Tirrenica e, direi io, affidabile.

Qui, sinceramente, mi trovo al momento più concorde con te, DedaloNur. Come dicevo prima, più le fonti si "attardano", più c'è il rischio che siano "inquinate" rispetto alla purezza della tradizione originale (un mio modestissimo parere).

Confermo che in Esiodo (Teogonia, vv. 1011-1016) sono presenti i nomi di Agrio, Latino e Telegono, tutti figli di Odisseo e Circe, collocati "molto lontano, in mezzo a isole sacre" (ma non nelle Isole dei Beati - e infatti non ci sono riferimenti all'Oceano), i quali sono indicati come regnanti "su tutti gli illustri Tirreni". Questo porta anche me a pensare a un chiaro riferimento alla Tirrenia (peraltro interessante, perché, se già di Tirreni si parla in questo frangente, mi pare difficile che il loro mare potesse essere ritenuto l'Oceano, e non già il "mare dei Tirreni").

Il mio traduttore (G. Arrighetti) ritiene inoltre che la collocazione dei suddetti eroi in Italia sia forse da ricondurre a un tentativo, di Esiodo, di ambientare parte delle avventure di Odisseo nel Tirreno. Personalmente sono un po' scettico sulla questione, visto che, nell'Odissea, l'isola di Eèa si trova "dove l'Aurora ha le case". Potrebbe trattarsi forse, secondo me, di una ricollocazione già diffusa ai tempi di Esiodo (per il processo suggerito anche da Manfredi) e che il poeta ne fosse a conoscenza (non scordiamoci che Esiodo si colloca all'incirca nella seconda metà dell'VIII secolo a.C., mentre la fondazione di Pithecusa - che non può certo rappresentare il primo viaggio euboico in Magna Grecia - risale al 775 a.C.).

CITAZIONE (DedaloNur @ 16/10/2010, 12:27)
In altri termini non credo che siano i micenei ad aver fissato le colonne d'ercole a Gibilterra, se è un po quello che intendi

Questo lo penso anch'io. Se le tracce sono effettivamente così poche, non possiamo essere sicuri che i Micenei fossero materialmente giunti in Spagna. L'ipotesi che il mito delle Colonne d'Ercole possa essersi originato dalle due colonne bronzee che ornavano l'ingresso del tempio di Melkart a Gades mi pare più che plausibile: non solo perché il fenicio Melkart veniva identificato dai Greci con Eracle (e, dunque, con il romano Ercole), ma anche perché la tradizione delle colonne bronzee (finemente incise) pare essere un elemento che ricorre anche in un altro famoso tempio del mondo antico: quello di Salomone a Gerusalemme (alla cui costruzione, secondo la Bibbia, presero parte maestranze di Tiro - che, guarda caso, è la stessa città fenicia a cui si attribuisce la fondazione di Gades).
 
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view post Posted on 16/10/2010, 15:12
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Volevo spezzare una lancia in favore dei Fenici oltre le Colonne d'Ercole, con attestazioni concrete nonché archeologiche.
In Portogallo sono state trovate vestigia risalenti al VII sac. a.C. riconducibili al popolo Fenicio. A Sines, porto sull'Atlantico, nella provincia di Setubal, nell'Alentejo, è stata rinvenuta una sepoltura femminile (chiamata Tesouro de Gaio) con oggetti in oro di fattura fenicia, ma con decorazione tratta dal repertorio egizio, in cui è raffiguarata la dea Hator. Altre tombe sono state scoperte nella zona ma sfortunatamente erano state già saccheggiate.
Nella costa a sud di Sines, sta volta nella cittadina di Porto Covo, piccolo porto turistico sempre in Alentejo, vi è un'isola chiamata la Isla de Pessegueiro. Qui sono stati ritrovati i resti di un piccolo porto fenicio, sopra a cui fu costruito un porto in epoca romana.
Altra testimonianza della presenza fenica in Portogallo sono gli insediamenti vicino Alcaser do Sal, a nord di Sines, risalenti all'età del Ferro.

Cercavo notizie sul mio libro di storia greca, e nell'Ottocento ci fu uno studioso, tal F.E. Movers, che ipotizzò addirittura che l'Odissea fosse la trascrizione poetica di un portolano fenicio. Il portolano, ho scoperto una nuova parola ^_^ , è un manuale di navigazione costiera o portuale.

;)
 
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