Ostraka - Forum di archeologia

La ceramica è femminile?

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massinissa
view post Posted on 26/12/2010, 23:29




Ciao Dedalo, spero tu abbia passato un buon Natale :P . Detto questo, premetto che come si sa Lilliu è sì un "pilastro" della ricerca archeologica in Sardegna, ma altresì un "romantico", come disse una volta una mia docente. Ho letto alcune sue produzioni, e vi ho riscontrato sia scientificità che romanticismo. Nel senso di una visione a volte idilliaca dell'isola meravigliosa che è la sua terra. Visione che nel riscontro nudo e crudo della ricerca assume un aspetto più "terreno". Secondo me inoltre, non sono domande mal poste chiedersi se in tempi passati era l'uomo o la donna a governare o a produrre ceramica o a cacciare, ecc. in realtà sono, secondo me, domande che ben difficilmente avranno una risposta. Ma credo che sia lecito domandarsi come fossero, in periodi come il neolitico, il paleolitico o anche l'età del bronzo il quotidiano vivere, le piccole azioni di tutti i giorni, il rapporto tra persone, e quindi anche tra uomini e donne. Forse anche io, come Lilliu, ho una visione romantica del tempo che fu, ma questioni del genere me le pongo spesso perchè archeologia a mio modesto parere non vuol dire solo estrarre ciò che la terra restituisce, ma anche avere una visione ampia su "chi" ha prodotto, in un giorno lontano da noi, ciò che oggi ritroviamo...

Ciao!!

Semper Viva Sardinia!!
 
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turnon
view post Posted on 10/12/2011, 12:24




Mi piace molto questo tema e lo riesumo volentieri per esprimere la mia opinione al riguardo, anche se non servirà assolutamente a nulla, sperando di riuscire eventualmente ad interessare qualcuno, senza annoiare nessuno.

Comunemente, si tende ad assegnare (quasi arbitrariamente, come molti sostengono) ruoli sociali a maschi e femmine (in tutte le epoche storiche e preistoriche) a seconda del genere di appartenenza.
L'uomo possiede in genere un fisico più muscolare e di dimensioni maggiori della donna: gli si assegna quindi la caccia (che può anche condurre piuttosto lontano dalla sede temporanea o definitiva della comunità) e la difesa verso gli eventuali aggressori, di qualunque specie.
Alla donna (specialmente considerata come custode della prole indifesa, o che ancora porta in grembo, con tutte le limitazioni che ciò comporta) si assegnano attività meno onerose fisicamente, quali la raccolta dei fruttti delle bacche e dei semi, oltre ai lavori d'intreccio. Ecco perché si ritiene più probabile che copricapi, tappeti, stuoie, cinture, briglie, correggie e corde, bracciali e collane, cesti e cestini, calzature e vestiti, nasse e reti, fossero prodotti dalle mani delle donne. Sono tutti lavori lunghi e noisi, ma importantissimi, che permettono - contemporaneamente - di controllare la casa, la prole e l'area circostante.

Naturalmente, si può avanzare più di un dubbio: ad esempio, è molto più probabile che scudi ed elmi intrecciati fossero fatti personalmente da coloro che li avrebbero poi usati, gli uomini guerrieri, affidando a quelle difese la propria integrità fisica. E nulla vieta che, lungo il percorso di caccia, l'uomo non raccogliesse frutti e bacche, eventualmente cibandosene, oppure anche riportandoli a casa. Ma nulla vieta che anche le donne partecipassero alla caccia, almeno in determinati tipi di essa e con ruoli specifici e meno cruenti (ad esempio: come battitori, se non proprio come prime attrici della caccia stessa).
La concia delle pelli è un lavoro nauseante per lezzo e modalità: credo fosse di pertinenza dell'uomo. Anche se poi toccava probabilmente alla donna trarne i vari oggetti finiti.
Ricordo che il mito del "Grande Cacciatore", che risale al Paleolitico Superiore è sempre un uomo. Così come anche quello dello Sciamano è un uomo. Ci sarà un motivo, se non compaiono figure di donne tra loro: e si tratta di miti che hanno avuto una lunghissima fortuna di frequentazione e d'uso, fino quasi ai giorni nostri (con Gilgamesh ed Ercole, per citarne solo due).

Attribuirei comunque più facilmente la fabbricazione degli oggetti d'uso comune nell'amministrazione domestica (già elencati) e familiare quotidiana alla donna e quelli per la difesa personale (armi, palizzate, fossi, recinti, capanne) all'uomo...

Più tardi, con il graduale ridursi del numero delle prede utili cacciabili e la conseguente minore redditività alimentare della caccia stessa, si ammette che l'addomesticazione di piante e di animali si sia sviluppata in numero ed in quantità crescenti, fino ad obbligare alla sedentarietà ed alla comparsa dei marcatori ceramici delle prime civiltà stanziali, presso pianure alluvionali fertili.
E' suggestivo ma non assolutamente obbligatorio, che la prima agricoltura sia quindi stata appannggio delle donne.

L'osservazione (prosaica e per nulla sentimentale, in quanto più probabilmente avvenuta in un letamaio) che dai semi delle piante (ingeriti dagli animali) germogliano nuove piante della stessa specie poteva essere di chiunque, maschio o femmina: ma erano più probabilmente le femmine ad avere maggiore dimestichezza con l'individuazione, la cernita, la raccolta e la conservazione dei semi e delle bacche. Dato che più probabilmente erano proprio loro che restavano nel villaggio stagionale o definitivo, a curarsi delle attività possibili nei paraggi, erano loro che possedevano il maggiore "know how" tecnico che riguardava anche la scelta più opportuna del posto della possibile semina e la futura cura e coltura delle prime piantine.
Non si sa con certezza se le cose siano andate sempre proprio così, naturalmente. Qualsiasi obiezione è lecita, anche in relazione alle epoche e culture che si prendano eventualmente in esame. Ma alcune costanti antropologiche umane restano identiche a sè stesse sempre ed ovunque: i cestini di foglie di yukka dei "basket makers" Hopi di Mesa Verde, assomigliano a quelli di asfodelo degli artigiani sardi di oggi, ad esempio.

Per quanto riguarda la terracotta, non riesco ad attribuire con certezza un ruolo a seconda del genere, come ho letto che altri fanno con decisione per i Maya.
Il forno del vasaio è un posto terribile: esso espone a malattie broncopolmonari, per il notevole divario della temperatura alla quale è esposto chi vi lavora. Ma questo varrebbe per chiunque, maschio oppure femmina. Anche il forno del pane, seppure con tempi più brevi, non è troppo tenero, ma sappiamo che è spesso competenza di ambedue i sessi, se non addirittura di quello femminile..
Propenderei anche qui per una collaborazione di ambedue, con divisione dei ruoli tra artigiano che inventa le forme (nelle quali serve il senso pratico di chi quotidianamente usa dette forme) e tecnico che sta alla cottura e stabilizza dette creazioni.

La sperimentazione, cioé quella fase precedente, che consiste innanzitutto nel ricercare tutt'attorno i materiali adatti e noti ed altri nuovi da provare, la ssegnerei preferibilmente ai maschi, ma non sono affatto sicuro di ciò. Anzi, credo proprio che lo stimolo a ricercare nuove colorazioni e nuove terre, consistenze differenti e grane più fini sia stato dato più probabilmente dalle donne.

Che poi sia stato trovato un metallo, che - cotto nel forno del vasaio - sia diventato la prima involontaria fusione della storia, questo è probabilissimo (non dico certo, solo perché nessuno di noi era lì a certificarlo, ma non sono state mai fatte ipotesi più convincenti: la vecchia storia delle pietre intorno al fuoco è poco più che una "favola archeologica", analoga alle moderne "favole metropolitane").
Da allora, il forno del vasaio si è separato dal forno fusorio, specializzandosi in una linea di attività che - come sappiamo con certezza - erano tutte maschili: i prospectors, gli scavatori(*), i fusori, i fabbri. Questi ultimi, nell'Età dei Metalli, divennero personaggi di grandissima importanza per la società, tanto da essere spesso sepolti con i loro strumenti e, infine, divinizzati con le loro deformità e malattie professionali (°).

Quindi, in conclusione, tenderei a dire che sì: le forme più utili nella vita pratica di ogni giorno sono d'ispirazione femminile, cioé di chi le usava quotidianamente. La realizzazione pratica, forse, no.

(*) Anche se esistono tracce di miniere con gallerie troppo piccole per gli adulti, nelle quali erano utilizzati probabilmente bambini.
(°) Di cui abbiamo moltissime rappresentazioni, ad esempio Vulcano, un dio troppo veristicamente zoppo. La malattia professionale era l'arseniosi, che probabilmente spinse alla ricerca di leghe in cui non si dovesse respirare il vapore d'arsenico, come nel "rame arsenicale (Betancourt). Leghe con il raro e preziosissimo stagno...
 
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view post Posted on 11/12/2011, 20:48
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE
Per quanto riguarda la terracotta, non riesco ad attribuire con certezza un ruolo a seconda del genere, come ho letto che altri fanno con decisione per i Maya.

Visto che io, ormai più di un anno addietro, ho aperto la discussione, mi sento in dovere di fare una precisazione.
Certamente, von Hagen circa la produzione di terracotte dei Maya si sbagliava almeno su un punto, la decorazione: non so se la produzione fosse di esclusiva competenza femminile, ma per quanto riguarda le splendide immagini che decorano i vasi e le altre terracotte Maya, esse erano di esclusiva competenza maschile.
Ne siamo certi per il semplice motivo che molte sono firmate, invariabilmente da individui di sesso maschile.
Von Hagen non lo poteva sapere perchè i glifi Maya, quando lui ha scritto il volume citato, non erano ancora stati decifrati.

Il fatto che ho sottolineato nel mio intervento iniziale è che lui afferma che le terracotte erano di esclusiva produzione femminile perchè così è sempre stato, sin dalla preistoria.
E io mi sono chiesto come si possa arrivare ad una simile affermazione, sulla base di quali prove, induttive e/o deduttive.

Riporto il passo di von Hagen già citato, dal quale sono partito

'La ceramica era femminile. Tutto ciò che ci resta di quest'artigianato è stato fatto dalle donne; questo è un fatto a cui si dovrebbe dare molto più rilievo di quanto in effetti gli viene dato. In quasi tutti i posti in cui la ceramica era ad un livello arcaico, Africa o Melanesia, fu di manifattura femminile ed i suoi motivi furono tutti di ispirazione femminile. Per tutta l'area dell'Amazzonia è sempre stato un compito femminile e donne erano i vasai, per quanto ne possiamo sapere, anche nell'antico Perù. Anche la ceramica primitiva dei Greci e degli Egiziani fu di manifattura femminile, almeno fino all'introduzione della ruota [penso intenda dire 'del tornio a ruota', nota mia]. Sir Lindsay Scott è <certo> che soltanto dopo l'introduzione della ruota la ceramica divenne, come mostrano le illustrazioni trovate nella valle di Tebe, esclusivamente maschile. Questo suggerisce che tutti i superbi esemplari trovati (come pure i tessuti) siano stati concepiti da donne.
E forse l'Arte stessa è donna.'
(V.von Hagen, Il mondo dei Maya, World of the Maya, 1960, ed.1993 Newton Compton ed., Roma, pag.91).
 
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turnon
view post Posted on 12/12/2011, 21:54




Grazie, Usèkar: confesso che non speravo affatto che alcuno leggesse il mio intervento. Posso anzi affermare che avevo scritto, qui, solamente per mia personale soddisfazione, perché trovo molto interessante e veramente bello questo tema.
Von Hagen - quando scrisse quelle righe - era un uomo navigato di circa 60 anni, che aveva vissuto una vita apprezzabilmente intensa di ricercatore e viaggiatore cosmopolita e che sarebbe morto (in Italia) a più di 80 anni.
Il suo è forse solo un omaggio sentito alla femminilità ed alla donna.
Ma oggi, l'archeologia femminista (considerata una fesseria fastidiosa da alcuni, una fresca curiosità da altri, ma un affare maledettamente serio dalle archeologhe nordamericane e mitteleuropee), con il nome di "Gender Archaeology" sta seriamente rivedendo e ridiscutendo tutti i classici ruoli sessuali dati facilmente per scontati in passato: credo che sarebbe rimasta gelidamente insensibile all'omaggio, considerandolo comunque maschilista, per quanto sincero.
E, forse, avrà qualche novità da rivelarci (come ha già fatto, in fondo, in qualche caso)...
 
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lama su
view post Posted on 13/12/2011, 00:01




CITAZIONE (turnon @ 12/12/2011, 21:54) 
Grazie, Usèkar: confesso che non speravo affatto che alcuno leggesse il mio intervento.

o no no! usekar non è l'unico ad aver letto ed apprezzato!

solo che purtroppo spesso manca il tempo, o le conoscenze specifiche, per seguire attivamente tutte le discussioni.. :(

però le si legge sempre, e interventi così sono sempre molto graditi! ^_^
 
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view post Posted on 13/12/2011, 00:08
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Mi associo a quanto dice lama
 
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view post Posted on 13/12/2011, 07:50
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Turnon, per passione io studio la lavorazione della giadeite nella cosidetta Gran Nicoya, zona della costa pacifica tra Nicaragua e Costa Rica.
E' un argomento, per così dire, di nicchia, poco se non per niente conosciuto.
Ciò non ostante, se vai nella sezione America Centrale del forum e guardi l'elenco dei miei interventi, molti dei quali hanno quasi carattere di saggio, vedrai che hanno poche repliche, in quanto l'argomento è appunto poco conosciuto, ma un discreto numero di lettori.
Qui tutto viene letto e valutato con attenzione, anche se ad alcuni manca a volte il tempo materiale per intervenire, per replicare, non tutti sono nella mia situazione, di 'casalingo' con un sacco di tempo libero.


A quanto detto a proposito dei Maya e della loro produzione di terracotte, aggiungo che è quasi certo che i migliori decoratori, i migliori artisti erano con tutta probabilità membri di rami cadetti delle dinastie regnanti, e comunque sempre membri della elìte 'nobiliare'.
Ciò vale anche per la produzione dei loro splendidi oggetti in giadeite, in serpentino e forse anche in ossidiana, e per i loro decoratori a glifi in stucco o scolpiti.
Nulla invece si sa, per quanto mi è noto, sulla manifattura degli oggetti in terracotta 'ante decorazione'.
O meglio, si sa con quale tecnica venivano realizzati ma non si sa da chi (maschi, femmine, nobili, 'comuni'...). Certo, vista l'abilità dell'esecuzione, doveva trattarsi di artigiani specializzati, almeno per quanto riguarda le splendide terracotte che si rinvengono nelle tombe di individi di alto ceto sociale, quelle tombe in cui in genere vengono rinvenuti anche oggetti in giadeite, serpentino, ossidiane etc.

La tecnica di produzione era quella del colombino, dato che non utilizzavano il tornio a ruota (che conoscessero la ruota è certo ed è stato oggetto di una discussione nel forum, che non la utilizzassero, se non per realizzare oggettini definiti giocattoli anche se erano quasi sicuramente oggetti votivi, è altrettanto certo).

OT
Effettivamente, von Hagen scrisse quel lavoro nella piena maturità, lo pubblicò a 52 anni nel 1960.
Ormai, si tratta di un lavoro datato e superato, sia perchè l'autore non era propriamente un archeologo sia perchè nel frattempo l'archeologia del Mesoamerica ha fatto passi da gigante. Però è sempre interessante, per lo stile semplice ed accattivamente dell'autore.
Bellissimo ho trovato il suo 'Alla ricerca del sacro quetzal' (Quetzal Quest - The Story of the Capture of the Quetzal, the Sacred Bird of the Aztec and the Mayas - 1939), che è un racconto un po' all'Indiana Jones della sua ricerca e cattura dei primi quetzales arrivati in Europa e contemporaneamente un compendio delle fonti storiche delle conoscenze sull'America Centrale, dal punto di vista botanico, zoologico e antropologico, e quasi un manuale di antropologia culturale sugli ultimi Jama Coaque, indios non Maya del Guatemala.

 
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turnon
view post Posted on 4/2/2012, 09:26




Grazie molto, Usekar. La tua competenza e conoscenza sono preziose, perché piuttosto rare.
Anche se completamente OT aggiungo che è un piacere "conversare" a distanza con te!
M.
 
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view post Posted on 4/2/2012, 09:36
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Grazie per i complimenti, che mi imbarazzano un po' :blush.gif: anche se fanno sempre molto piacere ;)
Come ho già detto, ho molto tempo libero
 
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53 replies since 27/11/2010, 07:47   779 views
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