Ostraka - Forum di archeologia

la guerra degli eBook e la morte della Biblioteca

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view post Posted on 18/8/2011, 17:58
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I meriti delle case editrici (a quelle elencate da Karl aggiungerei Il Saggiatore) nei confronti della cultura italiana sono indiscutibili ed in questo senso direi insostituibili. E non dimentichiamo i nomi che c'erano dietro a quelli degli editori! Se ne può fare a meno per la letteratura di massa, forse, non per quella di qualità, non per quella scientifica. E senza case editrici non mi pare ci si possa immaginare di tradurre opere straniere, chi le sceglierebbe, chi pagherebbe (male) i traduttori?.

Quanto a Boringhieri un ricordo personale, di quando, allora studente, riuscivo, andando direttamente dall'editore, a ottenere una copia, l'ultima disponibile, di un volume oramai esaurito! Bei tempi, quando la cultura era fatta ancora di rapporti umani e personali.
 
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view post Posted on 18/8/2011, 21:00
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E senza case editrici non mi pare ci si possa immaginare di tradurre opere straniere, chi le sceglierebbe, chi pagherebbe (male) i traduttori?.

questo no Dceq...il problema non si pone. io che di certo non sono un genio in inglese (ho solo quello scolastico dalla mia..) ormai leggo più in inglese che in italiano: escluso il Diritto ovviamente...ma per le mie passioni storiche, e l'attualità...mi informo e formo le mie opionioni grazie alla lingua della perfida albione; ogni tanto ripasso la grammatica per fluidificare la lettura, ogni tanto imparo nuovi vocaboli: e così si va avanti :lol:

insomma, si va verso il bilinguismo di fatto

Vero, e sottoscrivo sulle gloriose case editrici italiane. però come dicevate, chi c'era dietro le case editrici? Non affaristi (come adesso), ma intelllettuali. La"cacca" editoriale è stata già ampiamente sdoganata proprio dal sistema tradizionale. Anzi, ebook in un certo senso, rende competitivo il libro di qualità ( normalmente con costi spropositato) rispetto al libro di massa (in genere a buon mercato).

il problema è se gli introiti arrivino all'Autore di qualità per premiarlo, in misura maggiore rispetto all'autore di massa, essendo che il primo vende meno avendo una platea più esigua. il secondo vende di più, perchè ha una platea enorme.

di certo l'ebook, farà ciò che l'mp3 fece per la musica ed il dvx per i films, e via dicendo.

il prezzo di 99 centesimi (quasi 1.000.000 di euro di ricavi lordi, mica è poco), è il prezzo(simbolico ed etico)per far concorrenza allo sharing in rete: chi dinanzi alla richiesta di 99 centesimi non si metterebbe una mano sulla coscienza per un libro di pregio? Se ha un minimo di reddito, solo un cane morto...non pagherebbe 99 centesimi.

Poi come dice Karl, bisognerebbe distinguere settore per settore...l'articolo se ho ben capito, propone l'esempio di un romanziere. Ma cosa impedisce che un accademico o più accademici, propongano alla rete, libri seri e specialistici, garantendo la serietà delle pubblicazioni scientifiche, guadagnandoci, senza per questo spremere denaro come Jstor e compagnia?

Poi il pericolo e-book dalle case editrici si estende a tutta la filiera dei libri, sino alle librerie. Tom hanks s'è lamentato per illicenziamento di una sua figlia (mi pare) da una libreria rinomata, dovuto all'impatto del Kindle amazon. qui è ancora un prodotto di nicchia, ma lo schiaccianoci del mercato è già all'opera.
 
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view post Posted on 18/8/2011, 21:16
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CITAZIONE (DedaloNur @ 18/8/2011, 22:00) 
questo no Dceq...il problema non si pone.

Per l'inglese (ma non nel caso di letteratura; hai provato ad esempio con Shakespeare?) passi, ma come la mettiamo già con il tedesco, come tante volte si è notato anche qui nel forum, per non parlare di altre lingue?

Per quel che riguarda le librerie la loro "morte" è già avviata. Non so quando ho comperato l'ultima volta un libro che non fosse usato scoperto curiosando, in un negozio. Praticamente, vivendo per di più in un paese piccolo dove non ci sono librerie, utilizzo solo i servizi online (e questo non solo per i libri), sia per il nuovo che per l'usato.

Certo, la pubblicazione di opere di qualità in formato elettronico è facile ed economica, possibilissima da parte di istituzioni, mi pare più difficile da parte privati, in quanto per vendere bisogna far conoscere l'opera. Qui l'editore, quello serio, garantisce la pubblicità e garantisce, o garantiva, anche la qualità. Quando comperavi un libro edito da Einaudi o da Boringhieri sapevi che si trattava di un'opera di livello elevato, magari da discutere, ma di qualità, e pubblicare ad esempio da Einaudi un'opera prima (penso ad esempio a Claudio Magris o a Carlo Ginzburg) era qualcosa come un'incoronazione.

Comunque è chiaro, come la stampa a caratteri mobili ha rivoluzionato a partire dal XV secolo la diffusione della cultura, così i media elettronici tra cui l'ebook sconvolgono strutture esistenti, in bene ed in male.

Edited by dceg - 18/8/2011, 22:39
 
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view post Posted on 18/8/2011, 23:17
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CITAZIONE (dceg @ 18/8/2011, 22:16) 
Per l'inglese (ma non nel caso di letteratura; hai provato ad esempio con Shakespeare?) passi, ma come la mettiamo già con il tedesco, come tante volte si è notato anche qui nel forum, per non parlare di altre lingue?

Andrà così: se vuoi leggere Nietzsche e Goethe in lingua madre, dovrai imparare il tedesco. per tutto il resto, metti le comunicazioni scientifiche, gli articoli, o magari anche le nuove opere di poesia o prosa, sarà sempre più invalsa la traduzione nella lingua degli aereoporti paer raggiungere il maggior numero possibile di fruitori.

anche sotto questo profilo l'ebook non farà che perfezionare un percorso già avviato da tempo, e per il quale non è il principale responsabile.

CITAZIONE
Certo, la pubblicazione di opere di qualità in formato elettronico è facile ed economica, possibilissima da parte di istituzioni, mi pare più difficile da parte privati, in quanto per vendere bisogna far conoscere l'opera. Qui l'editore, quello serio, garantisce la pubblicità e garantisce, o garantiva, anche la qualità. Quando comperavi un libro edito da Einaudi o da Boringhieri sapevi che si trattava di un'opera di livello elevato, magari da discutere, ma di qualità, e pubblicare ad esempio da Einaudi un'opera prima (penso ad esempio a Claudio Magris o a Carlo Ginzburg) era qualcosa come un'incoronazione.

infatti le istituzioni, sia pure in modo indiretto, producono già e-book, devono istituzionalizzare il sistema. del resto stiam parlando di democratizzare l'accesso alla conoscenza. Un tempo era l'deale degli ideali. Si tratta di compensare con un giusto riconoscimento chi produce, per far sì che si continui a produrre.

io cmq penso che le case editrici non scompariranno del tutto...rimarranno in piedi quelle che garantiscono un grosso volume di fuoco pubblicitario tipo mondadori-merdaset, e quelle che garantiscono lustro, magari indicendo anche concorsi seri, nei quali vince la qualità, non lo sponsor. Entrambe forniscono un servizio insostituibile (almeno pee il prossimo futuro: le prime pubblicità planetaria. le seconde, credibilità...sempre che siano credibili esse stesse.

per il resto sono convinto che anche la rete, inventando vari sistemi, farà la sua parte nell'avvicinare autore e fruitore.

Quello che adesso - le tue osservazioni - m'han fatto immaginare è il migliore dei mondi possibili e infatti mi sento un po come il Candido di Voltaire

In realtà si andrà avanti tra case editrici che proporranno l'ebook allo stesso prezzo del libro stampato come se il costo di produzione fosse lo stesso, e la reazione della rete praticherà la pirateria per rendere accessibile a chiunque quei contenuti; insomma il conflitto già visto dopo l'introduzione dei Cd musicali. Ma poichè stavolta non si tratta di beni voluttuari come film e musica il confronto coinvolgerà il modello di società da perseguire, quindi contro le royalty entreranno in ballo gli ideali politici.

l'unica è livellare i prezzi, per rendere eticamente insostenibile e ingiustificabile la pirateria. campa cavallo...
 
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§Karl§
view post Posted on 19/8/2011, 00:10




CITAZIONE (dceg @ 18/8/2011, 22:16) 
Per l'inglese (ma non nel caso di letteratura; hai provato ad esempio con Shakespeare?) passi, ma come la mettiamo già con il tedesco, come tante volte si è notato anche qui nel forum, per non parlare di altre lingue?

Ma non me ne parlare... Sto giusto leggendo questo libro qui: Vorratshaltung. Die spätepipaläolithische und neolithische Entwicklung im westlichen Vorderasien. Voraussetzungen, typologische Varianz und sozio-ökonomische Implikationen im Zeitraum zwischen 12.000 und 7.600 BP. Un mattonazzo di 850 pagine che mi è costato pure 120 eurozze (su questo argomento, ma non solo relativamente al Levante, e non solo limitatamente al periodo in questione, volevo farci un progetto di ricerca un paio di anni fa). Anzi, se hai del tempo libero... :D

P.S. Per chi mastica meno di me la lingua, anche se è piuttosto comprensibile a parte un paio di termini, grosso modo il titolo è: Stoccaggio (o, volendo, immagazzinamento. Riguarda i modi e le strutture di stoccaggio insomma). Lo sviluppo del tardo Epipaleolitico e del primo Neolitico nel Levante (non chiedetemi perché quel giro di parole per dire Levante, termine quest'ultimo che del resto è utilizzato anche nel libro, pure nei paragrafi. Forse perché considera anche la Turchia sudorientale e centromeridionale, che tecnicamente sfugge al Levante, fermandosi questo, a nord, alla Siria. Letteralmente Vorderasien è... boh. Può essere Asia Anteriore, Medio Oriente, pure Vicino Oriente). Condizioni (o precondizioni, premesse...), tipologia e implicazioni socio-economiche tra il 12.000 e il 7.600 BP (letteralmente: nel periodo compreso fra. Alla faccia del Primo Neolitico comunque. Il Neolitico se lo fa praticamente tutto, Aceramico e Ceramico).
 
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view post Posted on 21/8/2011, 18:42
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ecco perchè il self publishing e l'ebook+ereader, sono intimamente connessi: cosa ne pensate?

CITAZIONE
Editoria digitale e self-publishing, l’età dell’oro

«Stiamo per entrare nell'età dell'oro di self-publishing» scrive Joel Friedlander, opinion leader ed autore del manuale "A self publisher's companion". Cosa sta accadendo? Sta accadendo in editoria quello che è già accaduto per la musica e accadrà per il cinema: saltano le intermediazioni.

Scrive Friedlander: «non si può negare il fatto che molte persone abbiano qualcosa da dire e quindi si dedicano a scrivere i loro libri. Vogliono pubblicare, mettere i loro pensieri, le loro ricerche, la loro storia in gioco. Perché no?» Potrebbe sembrare esagerate definirlo un periodo d'oro, ma penso che stia realmente accadendo, ed ecco perché:

1) Oggi Internet garantisce ai libri uguali opportunità a tutti di essere trovati. Ben diversamente le librerie, che hanno spazi limitati e devono mettere in vista i best sellers.

2) Le qualità artigianali di produzione del libro oggi sono incorporate in sw e in macchine automatiche. Questo rende tutto più semplice ed economico, per tutti.

3) I social media sono un canale di promozione nuovo alternativo, che può essere più efficace delle pubblicità tradizionale.

4) Seppure si stampa su carta, il sistema di print-on-demand di stampa digitale riduce il rischio di anticipare i costi di centinaia di copie che potrebbero restare invendute. Con il print-on-demand il libro si stampa dopo che il lettore l'ha ordinato pagato.

5) La diffusione degli ebook elimina anche i costi e le fasi della stampa digitale. Questo sposta tutto l'interesse sui contenuti e sull'adversiting, titolo per titolo, autore per autore. Il 70% di royalties fa il resto.

6) Tra poco ci sarà una generazione di alunni che imparerà a leggere su ebook interattivi e non su carta. Una generazione allwais-on che considererà la stampa un media povero e poco attraente. Sarà un po' come è stato per teatro e cinema.

7) Nell'ambiente full digital, scelta, acquisto e consegna sono questione di secondi, da qualsiasi posto che abbia una connessione telefonica. Non serve neanche l'accesso ad Internet.

8) La proliferazione di device ha aumentato la quantità di lettori nel mondo. I Pc sono più di 2 miliardi, e gli smartphone sono più di 50 milioni. Gli uni e gli altri possono contenere più libri di una libreria o di una biblioteca di quartiere. Non era mai accaduto prima.

www.firstmaster.com/latest/editoria...ng-leta-delloro
 
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view post Posted on 21/8/2011, 20:56
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CITAZIONE (DedaloNur @ 21/8/2011, 19:42) 
ecco perchè il self publishing e l'ebook+ereader, sono intimamente connessi: cosa ne pensate?

Questo è certamente vero, e di sicuro si va questa direzione. Quello che, a mi avviso, viene a mancare, in questo ed inaltri campi, è la funzione di filtro, di selezione, esercitata in bene, ma anche in male, dagli editori. Si rischia, e nuovamente non solo nel campo delle pubblicazioni scritte, un proliferare di prodotti di qualità assai diverse con il rischio di un appiattimento (che sussiste tuttavia anche altrimenti).
 
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view post Posted on 22/8/2011, 17:27
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segnalo questa interessante intervista:
http://affaritaliani.libero.it/culturaspet...hing170811.html

CITAZIONE
"Il self-publishing, l'autopubblicazione, è un elemento fondamentale, imprescindibile per gli editori. Un tempo pubblicarsi da solo un libro, pagando di tasca propria, era una cosa da poveretti, roba un po' triste. Oggi è fondamentale. Ma non basta fare un sito con su scritto: 'Autopubblicatevi!'. Bisogna costruire modi diversi di self-publishing e noi li stiamo studiando. Tra qualche mese vedrete delle sorprese... Nel prossimo futuro, un editore che non sarà coinvolto nel self-publishing non avrà autori...". In una recente intervista al mensile Prima Comunicazione Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade del gruppo Mondadori, ragiona sugli scenari futuri dell'editoria libraria. E aggiunge: "Il punto è creare una comunità di lettori/scrittori che definisca un sistema di rating stabilendo ciò che vale. Ci sono case editrici come HarperCollins, Penguin e Random House che lo fanno. C'è Amazon, c'è Google+". Questo per quanto riguarda il self-publishing. Ma Cavallero spiega anche che "con il digitale non conta più tanto la pressione di cui è capace un editore, conta la comunità dei lettori. (...) Ora torniamo al lavoro artigianale dove è premiante il rapporto editor/autore anche se poi il libro ha una vita media di tre, quattro mesi...".

stefano mauri gems
Stefano Mauri

Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato di Gems, con il suo gruppo editoriale organizza il torneo letterario (non solo) online "Io Scrittore", giunto alla seconda edizione. Nella prima, oltre 1500 storie sono state sottoposte al vaglio degli stessi partecipanti che, investiti del doppio ruolo di scrittore e critico, hanno espresso più di 20.000 giudizi mettendoli a disposizione di ogni concorrente. Attraverso due manche e una graduatoria finale stabilita esclusivamente sulla base dei voti espressi, si è arrivati a 25 opere pubblicate in e-book e di 6 in edizione cartacea (per i marchi Gems). "Io Scrittore" rappresenta quindi una possibile evoluzione del self-publishing, con gli editor di un grande gruppo editoriale coinvolti nella fase di pubblicazione dei testi vincitori, che vengono "rivisti" insieme all'esordiente di turno, come accade normalmente in tutte le case editrici.

Io Scrittore Gems
QUI I PARTICOLARI
Il gruppo Mondadori, come ha spiegato Riccardo Cavallero, sta preparando delle "sorprese" in merito alla costruzione di "modi diversi di self-publishing". Voi di Gems, invece, con le possibili evoluzioni dell'autopubblicazione vi siete già mossi da un paio d'anni.
"Sì, certo, già lo facciamo attraverso Io Scrittore. Per me e per le nostre direzioni editoriali internet è sempre stata una fonte in più. Non è l'unica, ovviamente, ma stiamo già investendo da tempo in questa direzione. Non si illuda nessuno, però, che questa modalità sostituisca il lavoro dei bravi agenti e dei bravi editori. Se uno pensa che il lavoro dell'editore sia prendere un manoscritto e pubblicarlo così com'è fa bene a ritenere di non essere più necessario in futuro. Viceversa, se uno pensa che l'editore faccia compiere all'opera l'ultimo fondamentale miglio che la porta al successo, come le nostre case editrici dimostrano ogni anno portando in classifica decine di esordienti, ha ragione a pensare di avere un mestiere anche per il futuro e che il self-publishing sia solo una opzione in più e naturalmente benvenuta. Ma i lettori dai nostri marchi si aspettano testi di qualità perciò dobbiamo continuare a essere selettivi e ad assistere gli autori nel loro lavoro. Anche i buoni agenti aggiungono valore al lavoro dell'autore e non si limitano a negoziare l'anticipo. Lasciano all'editore e all'autore l'ultima parola sul 'come' pubblicare, ma aiutano a inquadrare l'opera".

Quindi in futuro il self-publishing non metterà a rischio la sopravvivenza delle case editrici di qualità...
"Bob Young, il presidente di lulu.com (la cui versione italiana, guarda caso, è quella che fattura di più rispetto alle altre nel mondo, ndr), la più grande operazione di self-publishing online del mondo (pubblicano 10.000 novità al mese) a maggio mi ha detto: 'Se in 10 anni di attività non ci è capitato nessun bestseller esplosivo mentre sono esplosi tanti bestseller pubblicati da editori (ad esempio Harry Potter, Dan Brown, Stephenie Meyer e Stieg Larsson) significa che gli editori con il loro mestiere fanno la differenza'. Dopo di che Io Scrittore è un esperimento pioniere e visto che il nostro gruppo di case editrici è quello in più forte crescita da che Nielsen censisce il mercato, cioè dal 2007, è logico che le nostre innovazioni vengano osservate e studiate con attenzione dal settore. Comunque alla fine in questo mestiere la differenza la fanno sempre le persone e non le grandi strategie. Per questo c'è sempre spazio per un buon libro, per un bravo editore, per una buona idea".



CITAZIONE (dceg @ 21/8/2011, 21:56) 
Certamente vero, e di sicuro si va questa direzione. Quello che, a mi avviso, viene a mancare, in questo ed inaltri campi, è la funzione di filtro, di selezione, esercitata in bene, ma anche in male, dagli editori. Si rischia, e nuovamente non solo nel campo delle pubblicazioni scritte, un proliferare di prodotti di qualità assai diverse con il rischio di un appiattimento (che sussiste tuttavia anche altrimenti).

per me viviamo un momento di trasformazione epocale pari a quello dell'invenzione dei caratteri mobili con Gutemberg.

stavolta però gli ingredienti della rivoluzione sono ancor più esplosivi, disponibilità immediata e infinita di libri tramite l'ebook. riduzione dei costi di produzione tramite il formato digitale. e (altro lato della medaglia) la possibilità per chiunque di diventare autore.
come dice l'intervista, il vero rating non sarà più dato da un critico come nei secoli scorsi, ma da una "massa" di critici.

io per adesso vedo solo vantaggi in più. perchè i problemi a cui accenni e alludi, caro Dceq, sono già vivi e vegeti.

L'editoria non fa da argine alla spazzatura, se la spazzatura promette di vendere. ;)

metti invece il caso ipotetico di uno scrittore geniale che non promette affari alle case editrici, o che sia fuori dall'accademia, e quindi dai canali di produzione ufficiali.

potrà comunque produrre il suo libro. Metti il caso che questo libro riscuota sulla lunga successo, ma che sia alla fine un "errore geniale". Bhe, il clamore e il successo dubito che lascino passare inosservati autore e opera, col risultatoche le sue tesi saran vagliate e criticate.




 
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view post Posted on 22/8/2011, 21:18
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La pubblicazione in proprio, a proprie spese è in parte un "ritorno alle origini". In passato molto spesso gli autori pubblicavano in proprio e la loro fortuna dipendeva dai lettori. Anche a me, e siamo in tempi lontani ma non è passato neppure mezzo secolo, fu offerto (non da un editore) di pubblicare la mia tesi di laurea; avrei però dovuto contribuire alle spese. La mia "parsimonia" era fortuntamente e saggiamente superiore alla mia ambizione.

Sono d'accordo con te, Dedalo, sia per quanto riguarda la portata rivoluzionaria dei media digitali, sia per il fatto che i pericoli a cui accennavo siano più che presenti già nella pubblicazione cartacea, me ne rendo conto ogni volta che passo davanti ad una libreria, reale o virtuale che sia.
 
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view post Posted on 12/5/2012, 08:17
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http://ehibook.corriere.it/2012/05/10/ok-l...-ebiblioteche/[
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Ok, l’ebook. Ma che ne sarà delle biblioteche? di Tommaso Pellizzari


Per carità, mai avere (troppa) paura del futuro. Però, certo, trascorrere la prima mattina del Salone del libro di Torino a discutere del futuro delle biblioteche, qualche incertezza la provoca. L’occasione era la presentazione dei dati sui prestiti di ebook operati dalle 2.300 biblioteche italiane del network Media Library Online, di cui già i giornali hanno parlato nei giorni scorsi (7.673 titoli disponibili, più di 12 mila download effettuati tra settembre 2011 e aprile 2012, con una stima per l’anno solare di 90 mila).

Ne hanno discusso Giulio Blasi di Mlol, Nicola Cavalli di Ledi, Marco Ferrario di Bookrepublic e Renato Salvetti di Edigita. Ma più che la discussione sulle modalità di distribuzione, sulle cifre del futuro e sullo sviluppo di nuovi modelli di lettura, è stato interessante ciò che è venuto dopo. Cioè un lungo e appassionato dibattito su quale sarà il futuro delle biblioteche. O meglio: se ce ne sarà uno.

Il problema, in fondo è semplice (da porre, non da risolvere). Nel momento in cui il libro si smaterializza, il rischio che la biblioteca perda non solo la sua funzione, ma proprio il senso della sua esistenza è piuttosto fondato. Il concetto stesso di prestito è messo in discussione, se per esempio un distributore come Bookrepublic propone un sistema fondato sul cosiddetto social Drm, che permette al lettore di conservare la copia chiesta in prestito alla biblioteca. E’ evidente che, a questo punto, non si tratta più di prestito, ma di un acquisto mascherato.

Già, ma chi lo paga?, si è chiesto indirettamente Salvetti di Edigita, network editoriale che per il momento fornisce solo libri con Adobe Drm, che concede a chi prende in prestito il libro 14 giorni di tempo, dopodiché il file si blocca. L’equivalente è il limite al prestito della copia fisica, e lo scopo (sommato ai 60 download possibili come massimo) è la tutela non solo dell’editore che investe, ma anche dell’autore che scrive (e che ormai richiede espressamente nei contratti questo genere di protezione). Certo, da un lato ci sono quei 50 centesimi che la biblioteca paga all’editore per la possibilità di prestare il libro (secondo Giulio Blasi, ogni prestito di cartaceo a una biblioteca costa tra i 5 e i 15 euro, quindi nessuno ci perde), e una piccola frazione (non rivelata) che agli editori perviene a ogni prestito. A cui va aggiunto il vantaggio di sapere quanti lettori prendono a prestito un determinato titolo, che è un modo molto pratico di fare test di mercato.

Ma insomma, il punto è: se anche la biblioteca – teoricamente – ha la possibilità di farsi un poco libreria, di divenire essa stessa luogo (si fa molto per dire, visto il tema) in cui si cede a un lettore per pochissimi spiccioli il diritto di accedere a un file e magari tenerselo per sempre, a quali cambiamenti va incontro un’istituzione storica e dal ruolo di mediazione culturale insostituibile? Che differenza potrebbe esserci, un giorno, tra libraio e bibliotecario? E se è vero che i costi di una biblioteca fisica sono così più alti di una virtuale, quanto riusciranno i politici in cerca di tagli ovunque a resistere alla tentazione di vedere cosa succede con le biblioteche, “perché tanto adesso c’è il digitale?”.

Il problema è che le biblioteche non sono solo dei “prestitifici”, come da neologismo di uno dei bibliotecari intervenuti nel dibattito. Ma anche, soprattutto nei piccoli centri, luoghi di aggregazione e mediazione culturale. Che ne sarà di tutto questo, nel momento in cui le cifre di mercato dell’ebook abbandoneranno quello 0,9% italiano per salire vertiginosamente come sta accadendo altrove? Tutte domande senza risposta, come ogni cosa che riguarda il futuro dell’editoria. Meglio continuare a pensarci.



Edited by §Karl§ - 13/5/2012, 04:16
 
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§Karl§
view post Posted on 13/5/2012, 03:27




Ma soprattutto: ma sai quanti bestemmioni tireranno quelli come me che hanno nella propria biblioteca domestica migliaia e migliaia di euro - e quindi quei bei soldoni li hanno spesi - di libri e riviste, tra i quali molti titoli che nemmeno una biblioteca in Italia ha, e pure ben poche nel resto d'Europa e del mondo? (Non perché edizioni rare, ma perché talmente specialistici che poche sono le biblioteche che li acquistano. Comprese quelle universitarie e dei vari dipartimenti, che spesso come si sa vivono anche di donazioni - dei docenti e ricercatori afferenti al dipartimento, di solito, per cui se nessuno si occupa della tal cosa, difficile che vi siano titoli su quell'argomento).

Ciò detto, questa cosa mi porta a sottolineare il fatto che secondo me in Italia in particolare esiste un problema ben preciso. A causa degli stipendi mediamente piuttosto bassi, anzi, molto bassi (sostanzialmente siamo rimasti agli anni '90. Mentre il costo della vita spesso è arrivato a 1.000 lire=1 euro, gli stipendi restano 2.000.000 di lire di allora=all'incirca 1.000 euro adesso. Quindi quello che era uno stipendio più che dignitoso allora, è ben poca cosa oggi - quando mi sono diplomato uno stipendio al primo impiego di 1.500-1.600.000 lire era una meta agognata, adesso non si può certo dire lo stesso di 7-800 euro...), praticamente tutto diventa un lusso, uno sfizio (libri, cinema, teatro, musica e, visto che ci sono rientrato da poco in quel mondo, fumetti - per forza, con quanto costano...-, e chi più ne ha più ne metta). Ora, si possono trovare tutte le buone ragioni del mondo per spiegare il "marcio" che c'è dietro gli sconti on line sui libri, per esempio, e la recente limitazione degli stessi al 15%, ma vista la situazione in Italia in particolare, non riesco proprio a biasimare chi compra on line (personalmente la maggior parte dei miei acquisti li faccio in rete) e va alla ricerca, con le dovute cautele e garanzie di qualità, di vendita, e quant'altro, del prezzo più basso possibile. Si deve pur campare, e i prezzi di siti tipo Amazon, ancor più prima del limite del 15%, per me - e suppongo per molti - sono una manna.

Quel che voglio dire è che con questo mondo, con questo mercato (quello del commercio virtuale), i titolari di attività commerciali con luogo fisico, e soprattutto esclusivamente fisico, dovranno pur farci i conti, e farli nel modo giusto (c'è un posto in cui andavo a mangiare spesso, e quindi sono entrato un poco in confidenza col titolare. Il suo ragionamento negli scorsi anni è stato: c'è la crisi, alzo i prezzi. Caro mio, la crisi c'è per tutti, mica solo per te. Anzi... Se la gente diminuisce perché non ha da spendere, vuoi attirarne di più alzando i prezzi, tra l'altro offrendo lo stesso servizio? In altri stati in genere i periodi di magra corrispondo a forti promozioni da parte dei commercianti, ristoranti tra i primi. Qui a Torino tutti quei ristoranti che hanno usufruito di siti tipo groupon o groupalia, offrendo sconti anche superiori al 50%, sono strapieni, con code di ore in certi giorni della settimana).

Accennavo al fatto che sono da poco rientrato nel mondo dei fumetti, dei comics nello specifico. Ora, poiché la caratteristica principale degli universi super-eroistici è l'interconnessione tra le varie testate, per seguirli decentemente si arriva facilmente a spendere cifre ragguardevoli. Inoltre oggi come oggi per un fumettofilo serio l'acquisto in fumetteria è praticamente d'obbligo. In tutta Torino c'è solo una fumetteria che offra condizioni simili a quelle che posso trovare on line (peraltro anche on line a questi livelli che io sappia ce n'è una sola, ma comunque il 15% è piuttosto diffuso), ovvero il 25% di sconto sulle serie regolari e il 15% sul resto (fino al 40% in casi particolari. E trattasi poi comunque di fumetteria fisica romana, con magazzini, esposizione e quant'altro). Certo l'offerta della fumetteria torinese non è per tutti, dato che prevede di anticipare 850 euro che ti danno diritto ad una spesa del 25% in più. Però almeno è un modo per venire in contro al cliente e per competere con i prezzi on line. Tutte le altre - quelle che lo fanno - applicano uno sconto standard del 10%. Ora, mi piange il cuore a dire "no grazie" e andare ad acquistare on line, e posso capire che avranno tutti i buoni motivi del mondo per agire in questo modo, ma a fine mese mi piange pure il portafoglio, per cui senza troppi rimorsi vado da chi mi offre condizioni migliori.

Insomma, tutto questo per dire che sì, non mi stupisce che anche le biblioteche debbano fare i conti col mondo virtuale. Speriamo però, non potendosi, direi, definire un'attività propriamente commerciale, che riescano a farli bene e che non reagiscano come moltissimi commercianti con stizza, chiusura, fastidio, quasi che fosse colpa dei clienti che brutti cattivi vanno a comprare e a spendere i soldi che non hanno dove costa meno (e talvolta non offre nemmeno minori servizi, anzi...).

Edited by §Karl§ - 13/5/2012, 05:28
 
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view post Posted on 13/5/2012, 10:27
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Karl una piccola osservazione a margine: nel considerare che un Euro corrisponde a circa 2000 lire devi tener conto che dall'introduzione dell'eruo sono passati dieci anni ad un tasso di inflazione basso ma di almeno il 2%. Di questo va tenuto conto, per cui un euro avrebbe oggi un valore di circa 1500 lire "odierne". Anche in Germania i salari reali sono cresciuti poco o nulla, talora sono persino diminuiti, per non parlare delle pensioni, che, dopo alcuni anni senza aumenti, sono aumentate l'anno scorso dello 0,99% e quest'anno aumenteranno dell' 1,99%.
 
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§Karl§
view post Posted on 13/5/2012, 11:04




Sì questo è vero. Però c'è anche da dire che ho scritto che "il costo della vita è arrivato", per essere magnanimi, perché qui il controllo dei prezzi è stato pessimo se non inesistente, e da un giorno all'altro ci si è davvero ritrovati con prodotti che costavano quasi il doppio. Ricordo che ai tempi c'era un paio di scarpe che tenevo d'occhio, al prezzo di 40.000 lire. Un paio di settimane dopo, nello stesso banco del mercato, con l'introduzione dell'euro erano passate a 40 euro!
 
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view post Posted on 14/5/2012, 14:15
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Ma soprattutto: ma sai quanti bestemmioni tireranno quelli come me che hanno nella propria biblioteca domestica migliaia e migliaia di euro - e quindi quei bei soldoni li hanno spesi -

ahah :P eh lo so...anche io investo in carta...... :lol:

però sono contento. :P su un piano strettamente commerciale e concorrenziale, cmq la partita delle librerie contro colossi come Amazon, Google - che stan costruendo la più grande biblioteca della storia dell'umanità - è persa in partenza. Devono trovare altre strade per sopravvivere.

resta il fatto che si dovrà pur evitare che pochi soggetti internazionali possano detenere ill controllo della conoscenza. le piccole/grandi biblioteche sono il baluardo contro un paradosso del genere. Il web e la smaterializzazione del libro dovrebbero servire per rendere Universale l'accesso alla cultura, ma dato l'andazzo si rischia che 2 o 3 colossi, monopolizzino la libreria internettiana. character07

Inoltre le biblioteche come dice l'articolo sono un luogo di socialità oltre che di cultura . A queste persone, le blbioteche devono garantire servizi ulteriori non basta più solo il prestito, il silenzio, ed una sedia con la scrivania....anche se alla fine anche qesti sono gli elementi grazie ai quali la biblioteca si salverà: agli studiosi serve un luogo per star soli ma senza esser completamente isolati.

Poi pronostico che tra i nuovi servi che le Biblio potrebbero offrire ci potrebbe essere proprio il prestito di testi specialistici o cmq rarissimi e grande costo. Vedrai che a qualcuno verrà magari in mente di creare un sistema tecnologico e giuridico, grazie al quale i testi rari si potrebbero mettere a disposizione in device pubblici (cioè di proprietà delle biblioteche), solo per il tempo della consultazione in Bilbioteca. In questo modo la bliblioteca invece di entrare in competizione con i nuovi canali di diffusione del Sapere, potrebbero rappresentare il punto di equilibrio...tra il principio del diritto d'autore e quello del libero accesso al sapere. Io mi auguro uno scenario del genere.

dobbiamo infatti ricordarci che il diritto d'autore è sacrosanto come quello dell'accesso universale. Anche perchè conculcando troppo il primo, gli autori di cosa vivrebbero? e da cosa sarebbero spronati a parte la passione?

con la maggior apertura delle biblioteche ai servizi internet si si potrebbe pensar anche ad altre cose... :P

E cmq in questo scenario ideale...Karl non dvrà più spendere migliaglia di Euro sottraendo preziosa liquidità al PIL.. :lol: :lol:


poi per il resto...si vedrà quali armi sfodererà la Pirateria....e aprofitto della presenza di Dcek...per chiedergli lumi molto OT...su questo partito dei pirati tedesco (c'è già in Scandinavia se non erro) di cui ancora non ho potuto leggere una mazza...da dove vengono? chi sono? dove vanno? tu che vivi in cruccolandia magari conosci qualcosa in più..:P

forse poi non è neppure tanto OT. character07 :lol:
 
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view post Posted on 14/5/2012, 14:45
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Chiamato in causa non posso esimere da rispondere, anche se in realtà non so molto sui pirati, in quanto ne ho seguito poco la vicenda, almeno sinora. Qui i dati essenziali: http://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Pirata_%28Germania%29

Il punto principale era almeno all'inizio la liberalizzaione dei mezzi di comunicazione, l'abolizione dei controlli ecc. ecc. Questo però a scapito da un lato degli autori, dall'altro aprendo ancor più una porta alla criminalità. I Pirati sono stati sorpresi loro stessi dal successo avuto negli ultimi mesi nelle elezioni regionali, mancano di una visione politica su quasi tutti i temi attuali (e lo hanno più volte confermato loro stessi). Il successo è dovuto più alla delusione prodotta dai partiti tradizionali, si tratta di un voto di protesta, non di un voto costruttivo.

Personalmente ritengo che autori, e editori naturalmente, debbano veder salvaguardati i loro diritti. La facilità tecnica di copiatura non deve diventare libertà di copiatura.

Per quanto riguardo le biblioteche come luogo di incontro,di studio ecc. questo è vero, ma vale solo per chi dispone di biblioteche nelle vicinanze. Per me, ad esempio, la biblioteca universitaria più vicina è a circa 70 km. E quindi ben venga il prestito virtuale! Ho una o due volte usato "Pronto", un sistema di prestito a domicilio, ma è carissimo, per molti libri costa meno comperarli! Personalmente ho usato, anche durante gli studi, pochissimo le biblioteche come luogo dove consultare i libri, preferendo appena possibile il prestito a domicilio. Sarà che io mi sono sempre trovato meglio tra le mie quattro pareti che in luoghi pubblici che ancor oggi amo assai poco. L'unica biblioteca dove mi trovavo abbastanza bene era quella Civica di Trieste, perché molto piccola, quasi intima. Nella Nazionale di Torino, pur avendo studiato in quella città, non ho praticamente mai messo piede, usavo al massimo le biblioteche di istituto.

Lo stesso discorso vale per le librerie tradizionali, accessibili solo a chi ne ha nelle vicinanze. Questo non è nuovamente il mio caso, per cui ben vengano le librerie online. Da anni ne faccio uso, acquistando in rete sia libri nuovi che cercando ed acquistando libri usati. Senza internet sarebbe pressoché impossibile trovare, come mi è successo, un libro cercato da anni in una libreria antiquaria in Alaska!

Quanto al libro in formato digitale o cartaceo, come sensazione tattile preferisco la carta, ma da oltre un anno uso con piacere il mio Kindle di amazon. Oltre a centinaia di libri gratuiti di ogni genere ho anche acquistato sia "classici" a bassissimo prezzo (la Recherche di Proust per 5 €!) che alcuni libri nuovi, risparmiando oltre tutto, essendo libri italiani, le spese di spedizione.

Quale sarà il futuro non lo so, penso che coesisteranno le opere cartacee e quelle digitali. Per il prestito la forma digitale presenta vantaggi indubbi. Quel che sarà necessario è il trovare strumenti tecnici e legislativi per garantire agli autori i loro diritti, che sono anche garanzia di libertà. Sennò torniamo al sistema del "privilegio del re".
 
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45 replies since 7/12/2010, 00:26   636 views
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