| Ma soprattutto: ma sai quanti bestemmioni tireranno quelli come me che hanno nella propria biblioteca domestica migliaia e migliaia di euro - e quindi quei bei soldoni li hanno spesi - di libri e riviste, tra i quali molti titoli che nemmeno una biblioteca in Italia ha, e pure ben poche nel resto d'Europa e del mondo? (Non perché edizioni rare, ma perché talmente specialistici che poche sono le biblioteche che li acquistano. Comprese quelle universitarie e dei vari dipartimenti, che spesso come si sa vivono anche di donazioni - dei docenti e ricercatori afferenti al dipartimento, di solito, per cui se nessuno si occupa della tal cosa, difficile che vi siano titoli su quell'argomento).
Ciò detto, questa cosa mi porta a sottolineare il fatto che secondo me in Italia in particolare esiste un problema ben preciso. A causa degli stipendi mediamente piuttosto bassi, anzi, molto bassi (sostanzialmente siamo rimasti agli anni '90. Mentre il costo della vita spesso è arrivato a 1.000 lire=1 euro, gli stipendi restano 2.000.000 di lire di allora=all'incirca 1.000 euro adesso. Quindi quello che era uno stipendio più che dignitoso allora, è ben poca cosa oggi - quando mi sono diplomato uno stipendio al primo impiego di 1.500-1.600.000 lire era una meta agognata, adesso non si può certo dire lo stesso di 7-800 euro...), praticamente tutto diventa un lusso, uno sfizio (libri, cinema, teatro, musica e, visto che ci sono rientrato da poco in quel mondo, fumetti - per forza, con quanto costano...-, e chi più ne ha più ne metta). Ora, si possono trovare tutte le buone ragioni del mondo per spiegare il "marcio" che c'è dietro gli sconti on line sui libri, per esempio, e la recente limitazione degli stessi al 15%, ma vista la situazione in Italia in particolare, non riesco proprio a biasimare chi compra on line (personalmente la maggior parte dei miei acquisti li faccio in rete) e va alla ricerca, con le dovute cautele e garanzie di qualità, di vendita, e quant'altro, del prezzo più basso possibile. Si deve pur campare, e i prezzi di siti tipo Amazon, ancor più prima del limite del 15%, per me - e suppongo per molti - sono una manna.
Quel che voglio dire è che con questo mondo, con questo mercato (quello del commercio virtuale), i titolari di attività commerciali con luogo fisico, e soprattutto esclusivamente fisico, dovranno pur farci i conti, e farli nel modo giusto (c'è un posto in cui andavo a mangiare spesso, e quindi sono entrato un poco in confidenza col titolare. Il suo ragionamento negli scorsi anni è stato: c'è la crisi, alzo i prezzi. Caro mio, la crisi c'è per tutti, mica solo per te. Anzi... Se la gente diminuisce perché non ha da spendere, vuoi attirarne di più alzando i prezzi, tra l'altro offrendo lo stesso servizio? In altri stati in genere i periodi di magra corrispondo a forti promozioni da parte dei commercianti, ristoranti tra i primi. Qui a Torino tutti quei ristoranti che hanno usufruito di siti tipo groupon o groupalia, offrendo sconti anche superiori al 50%, sono strapieni, con code di ore in certi giorni della settimana).
Accennavo al fatto che sono da poco rientrato nel mondo dei fumetti, dei comics nello specifico. Ora, poiché la caratteristica principale degli universi super-eroistici è l'interconnessione tra le varie testate, per seguirli decentemente si arriva facilmente a spendere cifre ragguardevoli. Inoltre oggi come oggi per un fumettofilo serio l'acquisto in fumetteria è praticamente d'obbligo. In tutta Torino c'è solo una fumetteria che offra condizioni simili a quelle che posso trovare on line (peraltro anche on line a questi livelli che io sappia ce n'è una sola, ma comunque il 15% è piuttosto diffuso), ovvero il 25% di sconto sulle serie regolari e il 15% sul resto (fino al 40% in casi particolari. E trattasi poi comunque di fumetteria fisica romana, con magazzini, esposizione e quant'altro). Certo l'offerta della fumetteria torinese non è per tutti, dato che prevede di anticipare 850 euro che ti danno diritto ad una spesa del 25% in più. Però almeno è un modo per venire in contro al cliente e per competere con i prezzi on line. Tutte le altre - quelle che lo fanno - applicano uno sconto standard del 10%. Ora, mi piange il cuore a dire "no grazie" e andare ad acquistare on line, e posso capire che avranno tutti i buoni motivi del mondo per agire in questo modo, ma a fine mese mi piange pure il portafoglio, per cui senza troppi rimorsi vado da chi mi offre condizioni migliori.
Insomma, tutto questo per dire che sì, non mi stupisce che anche le biblioteche debbano fare i conti col mondo virtuale. Speriamo però, non potendosi, direi, definire un'attività propriamente commerciale, che riescano a farli bene e che non reagiscano come moltissimi commercianti con stizza, chiusura, fastidio, quasi che fosse colpa dei clienti che brutti cattivi vanno a comprare e a spendere i soldi che non hanno dove costa meno (e talvolta non offre nemmeno minori servizi, anzi...).
Edited by §Karl§ - 13/5/2012, 05:28
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