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RICOSTRUIRE le Rovine

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*Gibo*
view post Posted on 6/7/2011, 15:43 by: *Gibo*




CITAZIONE (IunoMoneta @ 6/7/2011, 14:03) 
Veramente nell'Arena di Verona non possono essere effettuate modifiche del tipo di cui parli tu. Tutto deve essere rimuovibile e non deve danneggiare le strutture antiche. Il vincolo indiretto posto sull'area attorno, per altro, proibisce la presenza di depositi di materiali per evitare possibili danni da incendio (o di altro tipo).

Veramente sono piuttosto sicuro che l'arena presenti altoparlanti, sistema di illuminazione, w.c. e un palco assolutamente non romani, così come, in base alla rappresentazione in atto, un apparato scenografico smontabile che modifica la percezione architettonica dell'edificio ;) .
L'arena che visito io, dal mio punto di vista, non è l'arena vista dai romani, o nel medioevo o alla fine dell'ottecento, è un edificio con caratteristiche proprie riferibili solo allo stato attuale come evoluzione dall'origine a oggi.

Quando dico modifiche in "modo non irreversibile" nel post precedente faccio riferimento a quello che te definisci rimovibile ma con un "grado" minore, ovvero con la convinzione che nessuna introduzione fatta sia totalmente removibile.
Anche tu fai riferimento alle onde sonore e giustamente ti chiedi se è reversibile il fatto che ho utilizzato con finalità diverse un edificio: materialmente posso togliere i fili e tirar giù le casse, ma nell'intimo della struttura l'uso ha danneggiato o comunque segnato l'edificio. Quindi secondo la tua concezione ciò che ho fatto è removibile o no? Io dico di no.
Ma allora secondo la "teoria" della conservazione non avrei dovunto farlo e in questo caso avrei sottratto all'edificio una sua funzione attiva, relegandolo (forse con benefici a breve termine dal punto di vista della conservazione) alla condizione di "pezzo" da esposizione (con delle conseguenze alla lunga non da poco).

Purtroppo, o per fortuna, inoltre, l'idea di vincolo ad un bene nasce dall'idea sbagliata che un bene inanimato possa essere fermato come in una foto al momento in cui io decido di tutelarlo. In realtà, per la natura stessa dei materiali, come in tutte le cose, ci si dovrebbe rassegnare alla corruttibilità delle componenti dell'edificio che per forza di cose è destinata (salvo manomissioni sempre più pesanti) al crollo e al disfacimento. A questo punto si introduce quindi una scappatoia, ovvero quella di sostituire ciò che è inutilizzabili con equivalente prodotto però adesso, addirittura, dove possibile e sensato, inserendola in opera secondo le stesse metodologie dell'originale.
Questo è sicuramente un bene per la conservazione dell'edificio e io lo trovo giustissimo, ma al tempo stesso riconosco che ne ho snaturato l'essenza, più o come quando prelevo una statua dalla sua naturale collocazione e la infilo in un museo (operazione che, bada bene, ritengo non solo legittima, ma anche auspicabile per la conservazione).

La condizione di vincolo è tale da dover richiedere la progettazione in deroga al vincolo stesso di interventi anche di rilievo per salvare edifici in abbandono che potrebbero essere ancora fruibili e vivi come un organismo edilizio dovrebbe essere.
Quello che intendo dire è che la prassi attuale è solo uno dei possibili approcci al problema e il fatto di aderirvi è solo frutto di un retaggio culturale, in un certo senso, condizionato dai tempi e dagli esiti di un dibattito culturale che è assolutamente lontano dal sentire comune (che potrebbe essere spinto da ben altri desideri rispetto al patrimonio artistico come alcuni esempi citati in precedenza di ricostruzioni hanno testimoniato).
 
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44 replies since 4/7/2011, 00:09   2133 views
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