| Ho trovato questo: "Un recente metodo utile per la datazione è dato dalla Dendrocronologia, una tecnica presa in prestito dalla Botanica (1) e che è ancora in fase di sviluppo . Il metodo si basa sul fatto che ciascun anello d’accrescimento di un albero corrisponde ad un anno solare. Nel corso della vita della pianta, si forma, quindi, un disegno preciso (detto pattern) d’anelli concentrici, le cui caratteristiche sono influenzate dal clima (entità dell’irradiazione solare, presenza d’acqua, tipo di suolo, esposizione, disastri ambientali) e dalle sue variazioni nel tempo. In ciascun anello, l’accrescimento primaverile è più chiaro e quello estivo più compatto e scuro. I pattern possono essere confrontati – anello per anello – con quelli d’altre piante cresciute nella stessa zona climatica. Si può inoltre procedere all’esame dell’estensione di ciascun anello, oppure risalire alle condizioni climatiche con lo studio densitometrico di ciascun anello ai raggi X. Accostando i pattern di piante molto antiche, di varie età e riconoscendo i punti in cui ciascun pattern più antico si sovrappone all’altro più giovane (crossdating), è possibile costruire delle sequenze ininterrotte d’anelli d’accrescimento, che coprono lunghi periodi e che servono da modello di riferimento: sono chiamate cronologie. Per l’Egeo, i Balcani ed il Medio Oriente, negli ultimi 20 anni, sono state laboriosamente costruite dendrocronologie che coprono un periodo di 6000 anni (che vanno indietro fino a circa il 7500 a.C.). Lo scopo sarebbe costruire una cronologia che permetta di confrontare qualsiasi campione di legno con un modello affine ininterrotto, dal presente fino al neolitico, con la precisione di circa 1 anno. Il lavoro da fare è ancora lungo. Questa metodica si sta espandendo in vari territori d’assoluto interesse, anche se, al momento, Iran e Mesopotamia sono esclusi da ogni possibile studio. Si presume che presto sarà completata la dendrocronologia per l’Anatolia (2) e ci si aspettano da ciò buoni riflessi sulla datazione assoluta di tutta la zona mediorientale. Perché il metodo dendrocronologico abbia successo, è necessario disporre di lunghe sequenze di anelli. Se si possiedono tali sequenze, anche piccoli frammenti di legno possono essere facilmente datati con precisione, come è successo per i resti di carbone di Catal Huyuk, non più grandi di un uovo di piccione, che contenevano fino a 250 anelli riconoscibili. Non tutti gli alberi sono utili per la dendrocronologia: la quercia, il pino, l’abete, il ginepro, il tasso e occasionalmente il castagno sono stati impiegati con successo; l’olivo (che tende con l’età a “cavitarsi”), il pioppo, il salice e gli alberi da frutto non possono essere utilizzati. Anelli particolarmente abbondanti, in queste ultime specie possono significare anche soltanto che l’agricoltore del posto si è dato molto da fare con l’irrigazione. Il cipresso è molto difficile da leggere. Le dicotiledoni non possiedono un accrescimento ad anelli, come le palme, perciò sono escluse dallo studio, come pure le piante da zone senza variazioni stagionali, in cui l’accrescimento è troppo uniforme. Lo stato del campione è importante: se nel reperto da scavo è presente la corteccia, si può talvolta determinare con precisione l’anno dell’abbattimento della pianta. Questa è la metodica su cui tutti ripongono le proprie speranze di ottenere un giorno un sistema sicuro di datazione, anche se, per il momento, non è ancora un sistema autonomo (dipende ancora, in parte, dalla datazione C14), non esistendo serie abbastanza estese e lunghe di cronologie per ciascun tipo di pianta. È una metodica che porterà molte modifiche alla vecchia cronologia ufficiale: alcuni risultati sorprendenti stanno già filtrando (3) , seppure tra comprensibili controversie e reticenze. Per tali motivi, rincresce molto l’osservare che la metodica non prenda piede in Sardegna, dove non difetta il legno antico utilizzabile (ma difettano, tra altre cose, le linee complete di riferimento). Forse l’olivastro non soffre delle stesse limitazioni dell’olivo. Forse è ancora molto attuale il rimprovero portato da più parti al mondo scientifico sardo, che non avrebbe studiato altro se una manciata di nuraghi e anche quelli in modo discutibile. Da più parte si legge che l’attività di scavo preponderante in Sardegna è quella clandestina: gli scavi di salvataggio che seguono soffrirebbero di incompletezza per mancanza di fondi. Per quanto concerne il tronco di legno incastrato nella sala centrale del nuraghe di Barumini, in Sardegna, probabilmente è già molto se si sappia che è esistito e di che qualità di legno si tratti in realtà… Il quadro non è dei più incoraggianti". (1) La versione “marina” è la Lepidocronologia, effettuata sui rizomi dei letti di Posidonia, che permette di andare indietro di 4600 anni (Bourdesque et al. 1980). (2) Kuniholm P. 1998. “Aegean Dendrocronology Project: December 1998 Progress Report” Department of History of Art, Cornell University, Ithaca, N.Y (3) Il portale di Tille Huyuk sull’Eufrate era un avamposto dell’Impero Ittita, ufficialmente datato 1300 a.C. e distrutto nel 1190 a.C. Esso è dendrologicamente datato 1101 da P.I.Kuniholm, massima autorità in materia, 1999, Cornell University. Dato che il manufatto non può essere sopravvissuto alla propria distruzione fisica, le date ufficiali (tutte!) sono fuori bersaglio.
(Pubblicato per gentile concessione dell'autore)
Edited by leda77 - 9/12/2011, 22:17
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