Ostraka - Forum di archeologia

Italiani "rumorosi" a causa della loro lingua?

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view post Posted on 15/1/2020, 09:45

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Ho tra le mani il n. 1340 della rivista Internazionale, dove, a p. 35, viene riportato un articolo di The Observer.

L'articolo prende come spunto di partenza questo dato:"(...) uno studio del 2015 sull'inquinamento acustico a livello globale posiziona l'Italia al secondo posto nella classifica del frastuono.".

A prescindere dalla validità dell'informazione (non vengono riportate indicazioni su dove, quando, da chi e come è stato effettuato questo studio), seguono alcuni spunti interessanti che indicherebbero come la conformazione e le origini della lingua italiana influirebbero sulla sua "rumorosità":

1. "(...) l'italiano, incentrato sulle vocali, richiede la vibrazione delle corde vocali, da cui deriva la sua melodiosità così adatta all'opera. [...] non ha una vocale debole [...] ed è una lingua in cui la durata di ogni sillaba è uguale. [...] Alcuni studi recenti suggeriscono che l'italiano sia una lingua ad alta velocità e bassa intensità. La quantità d'informazioni trasmesse da ogni sillaba è inferiore rispetto all'inglese, dunque l'italiano viene parlato più rapidamente. E è...] quando si accelera, a volte si diventa più rumorosi."
Quindi:
- molte vocali che richiedono più vibrazioni delle corde vocali;
- sillabe di uguale durata, che quindi richiedono una parlata più veloce a parità d'informazioni trasmesse, che quindi produce facilmente più rumore.

2. l'italiano nasce come lingua intellettuale, distinta dai dialetti della parlata popolare. Quindi viene "costruita" per essere bella da parlare e con una bella sonorità. L'arte della retorica e dell'eloquenza fanno parte del patrimonio culturale italiano (anche se nell'articolo non se ne parla, vengono in mente anche i nostri antenati Romani).
Su questa argomentazione, l'articolo fa riferimento al libro La più bella del mondo, di Stefano Jossa, Einaudi 2018.
A riprova dell'importanza della sonorità ancora nell'italiano moderno, si cita l'uso ancora frequente della rima (perfino negli stadi!), in disuso altrove.

3. "[...] il volume elevato della lingua parlata in Italia è una rivincita della strada, una ribellione verbale contro un idioma raffinato ed erudito."
Inoltre in Italia il rumore sarebbe considerato "[...] conviviale e attraente. Produce un senso di condivisione e partecipazione, significa che qualcosa funziona come dovrebbe." "Il silenzio spesso è considerato più imbarazzante del rumore", cosa che non avverrebbe ad esempio nella cultura anglosassone.
Il volume elevato "Inoltre è ammesso come reazione all'ansia [...]", altra convenzione sociale diversa nel mondo anglosassone.
Infine: "Questo apprezzamento per la vivacità fa sì che nella conversazione in Italia le voci si accavallino, perché non c'è una stigmatizzazione sociale verso chi interrompe gli altri."
Per concludere, una concessione alla modernità:"[...] non esiste un'etichetta sull'uso del cellulare [...]"

Ho trovato questi stimoli interessanti, anche se appare evidente il confronto sotteso con lingua e cultura anglosassoni, ma non sono una linguista. Mi interesserebbe sapere cosa ne pensate.
 
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view post Posted on 15/1/2020, 12:35
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Del presunto studio non posso dire nulla, dato che non viene fornito alcun dato in merito.
Meglio quindi non commentare la "scientificità" dell'articolo... i giornalisti britannici non sono migliori dei nostri, in questo aspetto.
Non ho nemmeno voglia di polemizzare, in questa sede, su quanto i sud-mediterranei stiano atavicamente antipatici alla stampa britannica in generale, e non solo alla stampa.

Piccola e banale osservazione: non ho esperienza di "vicinanza" con gruppi di britannici impegnati nella conversazione, però ce l'ho, abbondante, molto abbondante, nei confronti di gruppi di altra provenienza, in particolare di germanici.
Evidentemente né l'articolista né chi ha condotto l'eventuale studio sono mai stati nei pressi di uno di questi ultimi... la sonorità dei germanici impegnati in una conversazione, soprattutto se brillante e fonte di esplosioni di risa, in genere molto frequenti, è decisamente la più elevata tra quelle di gruppi di cui ho esperienza, l'elenco è abbastanza lungo: spagnoli, francesi, ungheresi, finlandesi, olandesi, belgi, svizzeri, svedesi, bielorussi, nordafricani, nordamericani, latino americani di diversissime provenienze (questi ultimi a mio parere sono i più tranquilli).
In particolare i più sonori, secondo me, sono i bavaresi, ovviamente il mio giudizio è basato sulle mie personali sensazioni uditive.
Vero è che in genere non parlano uno sopra l'altro, se non occasionalmente. E altrettanto vero, sempre secondo le mie esperienze, è che la velocità di espressione dei germanici è superiore a qualsiasi altra parlata da me ascoltata: sul Lago di Garda, che ospita numerose colonie stanziali e comitive turistiche estive di germanici, vengono chiamati "macchine da scrivere"...
Tutto questo non si basa, ovviamente, su attente e dotte analisi di carattere linguistico, quali sonorità delle vocali, lunghezza delle sillabe e quant'altro, bensì su esperienze di ascolto.
Ed è notorio che "la pratica val più della grammatica", tanto per citare una rima, uso che evidentemente all'articolista britannico non piace...

Per quanto riguarda l'uso dei telefoni cellulari/smartphone, beh, la mia esperienza è che tutti gli europei e anche i latino americani sono eguali. A Düsseldorf, mentre ero passeggero in un'auto in mezzo a un traffico infernale, ho visto numerosi automobilisti guidare con una sola mano, mentre l'altra, in genere la destra, reggeva il cellulare incollato all'orecchio.
Durante un concerto, questo è successo a Presov, in Slovacchia, il violinista è Lukáš Kmiť https://gds.it/video/multimedia/2016/04/17...2-21ecf6b939b2/
e infiniti sono già stati gli appelli degli artisti di tutto il mondo e in tutto il mondo, tesi a cercare di eviatre l'uso di cellulari, telecamere, fotocamere e relativi flash, durante i concerti e le recite teatrali. Pare che l'unico paese in cui il rispetto in questo senso venga osservato, addirittura in assenza di invito esplicito, sia il Giappone, ma sono voci di "corridoio", che girano sul web e sono difficilmente controllabili.

Inoltre, se un tale studio è stato veramente effettuato, deve aver preso in considerazione solo parlate europee, perché gli africani riuniti in gruppi che incontro per strada non solo parlano continuamente al cellulare, non solo parlano uno sopra l'altro, ma parlano con una sonorità incredibile, si possono udire a un centinaio di metri di distanza, anche mentre guidano la bicicletta.
 
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view post Posted on 15/1/2020, 18:12
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Boh! Simili "studi" senza che sia chiarita la metodologia applicata mi lasciano, a dir poco, perplesso.

In Germania, almeno nel meridione e anche i bajuvari sono a meridione, gli abitanti del nord vengono classificati come "Schnellschwätzer", cioè veloci nel parlare.
Io uso pochissimo il telefonino, anche se l'ho avuto da un'eternità, quasi 30 anni, per lavoro, a cominciare dal Motorola che pesava mezzo quintale, ed in auto ho comunque l'impianto a viva voce assieme a navigatore e tanti begli ammenicoli.
Quanto al volume, io ho la (s)fortuna di poterlo regolare o anche ridurre al minimo. Senza apparecchi acustici sento a malapena le cannonate, che per fortuna qui non sono tanto frequenti.
Inoltre non so se si tratti solo di nazionalità, ma anche di educazione, di rispetto per gli altri. Ricordo, e mi cospargo il capo di polvere, che una sera, era alquanto tardi, in un campeggio in Spagna l'amico, tedesco, con cui eravamo ed io venimmo invitati ad essere meno rumorosi. Naturalmente siamo persone educatissime, ma il numero di bottiglie di vino vuote sul nosrto tavolo e dintorni indicava quale fosse di certo la concausa del volume elevato della conversazione; non ho ricordi precisi (chissà come mai ;) !) ma forse il livello intellettuale era non troppo elevato, meno certo del livello alcolemico.
E questo potrebbe valere anche per i bajuvari.
A proposito, si dice che a Mallorca, dove le bassezze umane troverebbero sfogo, i britannici superino, negativamente, di gran lunga i teutoni.
Quanto alla velocità del parlare, una lingua che non si capisce appare sempre assai veloce. Forse tranne lo spagnolo, almeno stando a quanto un collega spagnolo mi disse. Gli avevo chiesto come mai io capissi agevolmente lo spagnolo scritto ed anche sentendo alla radio trasmissioni in spagnolo non faticavo a capire, mentre se due spagnoli parlavano tra di loro, non capivo nulla. La sua laconica risposta fu: "Anche un terzo spagnolo non capisce!"
 
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view post Posted on 15/1/2020, 18:32
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Ah, dimenticavo e me lo ha fatto ricordare dceg...

Non è che io voglia gettare la croce sui germanici, in genere sono persone molto ben educate, lo so benissimo.
Però, quando sono in gruppo capita spesso che inizino le libagioni, nel qual caso sempre e ripeto sempre intonano cori che proprio non definirei poco rumorosi...

Sono comunque d'accordo con dceg e con l'incipit di clitemnestra, riguardo la validità di una simile informazione.
Sono gli spunti che clitemnestra definisce "interessanti" che non condivido nella forma più assoluta. E credo di aver spiegato bene perché.
Aggiungo che le osservazioni sulla mancata esistenza, nell'italiano parlato, di vocali deboli, e sulla durata di ciascuna sillaba, mah, vorrei vedere i risultati di rilevazioni strumentali accurate...
e poi, la persistenza dell'uso della rima ("perfino negli stadi", ci mancherebbe, sentina di vizi, si sa... basta vedere come danno il buon esempio i britannici negli stadi esteri...), il fatto che da noi "il silenzio è considerato più imbarazzante del rumore" etc. etc. alle mie orecchie suonano come osservazioni pretestuose, se l'articolo è la pura traduzione di quello dell'Observer mi sembrano al limite dell'ingiuria, ripeto tipica dell'atavica antipatia britannica nei nostri confronti.

A questo proposito, mi capita di "frequentare" un canale televisivo italiano, che trasmette soprattutto documentari prodotti dalla BBC.
Una serie di questi documentari è dedicata alla nascita e sviluppo dell'Impero Romano, ed è condotta da una "archeologa" britannica: il livello dei suoi commenti nei confronti della crudeltà e dell'abominio della mentalità dei Romani è a dir poco rivoltante.

Edited by Usékar - 15/1/2020, 19:52
 
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view post Posted on 15/1/2020, 18:34
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Perfida Albione!
 
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view post Posted on 15/1/2020, 19:50
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (dceg @ 15/1/2020, 18:34) 
Perfida Albione!

:lol: :lol: :lol:

Ne ho approfittao, per correggere una serie di errori nel mio intervento precedente, dovuti alla fretta: la cena era pronta in tavola...
 
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view post Posted on 16/1/2020, 09:52

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Temo che l'antipatia italo-britannica possa essere reciproca e non vorrei che questo offuscasse il nostro giudizio. Anche noi alla fine abbiamo riportato delle percezioni a livello personale. :P

Sugli aspetti linguistici mi piacerebbe sentire il parere di un linguista, se ce n'è qualcuno che bazzica il forum (una volta mi sarei rivolta a Lama Su che però ci ha lasciati con mio enorme rammarico!).

Sugli aspetti più socio-storico-culturali, l'autore dell'articolo fa riferimento al volume di Stefano Jossa, che insegna letteratura, cultura e lingua italiane presso la Royal Holloway University of London (almeno così trovo su internet), il cui apporto riguarderebbe l'italiano come lingua elaborata dai letterati e non parlata (e questo credo sia un dato assodato :)) e quindi sviluppata con attenzione alla sonorità anche performativa.
Se vogliamo metterci del personale, come lettrice ad alta voce per bambini (con formazione specifica) trovo sia piuttosto vero che la nostra lingua si presti molto alla sonorità (non ho mai letto a voce alta in gruppo in altre lingue, quindi magari questo vale anche per le altre, basti pensare all'onomatopea di molte parole inglesi). Rispetto a spagnolo e inglese, le due lingue che conosco meglio, l'italiano mi sembra però senz'altro un linguaggio più complesso, articolato, ricco di sinonimi che permettono, nella lettura a voce alta come nella lingua parlata, di "pescare" quello più adatto al contesto anche in relazione alla sonorità che si vuole imprimere alla frase.

L'altro libro a cui l'autore fa riferimento (e che non avevo citato nel mio primo post) è Silence and Silences di Wallis Wilde-Menozzi (su internet: scrittrice), per quel che riguarderebbe l'approccio socio-culturale italiano a rumore e silenzio. Peraltro pare che l'autrice (che vive in Italia) apprezzi di gran lunga di più la tolleranza italiana verso un tono di voce più elevato in situazioni di stress rispetto alla "cultura borghese anglosassone" che questa tolleranza non avrebbe. Trattandosi di una scrittrice (di origine statunitense!), di fatto il suo contributo personale vale quanto il nostro. Però credo che chi ci osserva da fuori veda sempre cose che magari noi non vediamo o trascuriamo; certo, lo fa necessariamente intriso dal suo proprio punto di vista socio-culturale, come ognuno di noi.

Poi anch'io sto estremamente attenta nell'uso del cellulare in pubblico, però è vero che quando sono in metro o in treno lo standard è di gran lunga diverso dal mio (in peggio). Aggiungo anch'io la mia esperienza personale: nella metro a Londra esattamente un anno fa mi aveva stupito come quasi nessuno avesse in mano un cellulare, né per parlare né per scrivere. A Milano, dove vivo, si contano sulle dita di una mano le persone di un vagone che non usano il cellulare mentre viaggiano (pure in treno aggiungerei!).

Infine, rileggendo l'articolo per rispondere alle vostre osservazioni, ammetto di avere notato che, al di là delle citazioni qui riportate, molte altre sono farina del sacco dell'autore, incluse ampie citazioni delle impressioni di Byron sull'Italia. :D
 
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view post Posted on 16/1/2020, 09:59
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CITAZIONE (clitemnestra @ 16/1/2020, 09:52) 
Temo che l'antipatia italo-britannica possa essere reciproca e non vorrei che questo offuscasse il nostro giudizio. Anche noi alla fine abbiamo riportato delle percezioni a livello personale. :P

Non è il mio caso. Non ho alcuna antipatia nei confronti dei britannici, anzi apprezzo molto certe loro particolarità e l'esperienza fatta, oramai molti anni or sono, quasi trenta, durante il mio unico soggiorno in Gran Bretagna è del tutto positiva. Dimenticavo, sono, o meglio ero, un italiano "marginale", più mitteleuropeo che mediterraneo.
 
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view post Posted on 16/1/2020, 10:57
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (clitemnestra @ 16/1/2020, 09:52) 
Rispetto a spagnolo e inglese, le due lingue che conosco meglio, l'italiano mi sembra però senz'altro un linguaggio più complesso, articolato, ricco di sinonimi che permettono, nella lettura a voce alta come nella lingua parlata, di "pescare" quello più adatto al contesto anche in relazione alla sonorità che si vuole imprimere alla frase.

Loro sono convinti del contrario, la mia insegnate di inglese al liceo, che era di lingua madre inglese e aveva sposato un veronese, continuava a ripeterci che la lingua che lei cercava di insegnarci era "infinitamente più ricca dell'italiano", sottolineo "infinitamente" e il fatto che ce lo ripeteva praticamente ad ogni lezione...

Ho vissuto a lungo nel nord del Lago di Garda, dove ho incontrato una infinità di miteleuropei e di nordici, mi mancano solo i norvegesi, ho scorrazzato in giro per l'Europa e per l'America centrale.
Riassumendo le osservazioni che mi sono sentito fare dal punto di vista della parlata, quello che spesso mi sono sentito dire dalle persone con le quali stabilivo un rapporto cordiale è che l'italiano suonava loro molto musicale, più della loro stessa lingua madre.

Per quanto riguarda la presunta eccessiva sonorità della nostra parlata, ripeto che vorrei vedere analisi di frequenza, livello di pressione sonora, livello equivalente di pressione sonora e dati di raffronto, rilevati con appositi fonometri.
Non ritengo sufficienti le semplici considerazioni fatte sull'esistenza o meno di vocali deboli e/o sulla lunghezza, vera o presunta, delle sillabe, dedotte solo dalla carta.

Concordo sul fatto che la nostra lingua scritta è in gran parte artificiale e che siamo probabilmente i più "connessi" quando ci troviamo in ambienti pubblici. Di conseguenza, credo che lo stesso succeda anche in privato.
Fortunatamente, non possiedo né voglio possedere uno smartphone e non mi posso collegare alla rete al di fuori di casa mia, quindi non contribuisco a questa "moda".
Sono (stato) un informatico di professione, ma sto combattendo per quanto mi è possibile contro l'introduzione e l'attivazione del cosiddetto 5G, che considero una follia, spiegare i motivi richiederebbe una trattazione a parte.
 
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view post Posted on 16/1/2020, 18:28

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Argomento molto interessante quello proposto da Clitemnestra.

Non sono un linguista, anche se è una scienza che mi ha sempre interessato, insieme con la storia delle civiltà antiche, sono stato invece un ricercatore nel campo della biologia molecolare (la metodologia evoluzionistica e la linguistica hanno alcuni tratti in comune, al punto che sono stati fatti degli studi sull'evoluzione delle lingue usando softwares per l'evoluzione biologica) e pertanto posso solo contribuire con le mie esperienze personali.

Sono assolutamente d'accordo che in mancanza di un serio studio scientifico, non so quanto sia affidabile la dichiarazione che l'Italia sia al secondo posto globale per l'inquinamento acustico, anche se ammetto che l'Italia è un paese abbastanza "sonoro".

In passato, per ragioni di lavoro, ho vissuto diversi anni negli USA e in Danimarca, due paesi molto diversi ma con più attenzione nei confronti del cosidetto "inquinamento acustico", in particolare la Danimarca, dove perfino i lavori stradali mi sembravano meno rumorosi di quelli italiani, per via dell'uso esteso di silenziatori.

Negli USA ricordo che ero stato invitato ad una festicciola in un appartamento in un palazzo a Washington DC, tutti americani tranne me ed un paio di altri italiani. Si faceva un po' di chiasso, risate e convivialità, nessuno era ubriaco.
Ma intorno alla mezzanotte qualcuno bussò alla porta, il padrone di casa andò ad aprire, parlò pochi minuti con qualcuno e ritornò molto preoccupato invitando tutti a fare silenzio. Era un poliziotto, chiamato da qualcuno irritato per il chiasso, che con fare severo aveva invitato il padrone di casa a fare silenzio. Ripeto, un livello sonoro che in Italia non sarebbe neppure stato sanzionabile.

Per quanto riguarda la lingua, gli americani tendono a parlare con voce più alta degli inglesi, direi quasi come gli italiani, quindi questo potrebbe indicare che il parlare a bassa voce tipico degli inglesi non deriva da una caratteristica linguistica dell'inglese, dato che è anche la lingua madre negli USA (anche se gli inglesi non sono d'accordo)

Gli inglesi criticano anche gli americani per il loro modo di parlare, a voce alta, molto e fanno domande indiscrete (in Inghilterra domande tipo "sei sposato?" o "hai figli?" sono considerate indiscrete, negli USA no).
Gli inglesi, oltre a parlare decisamente a bassa voce, sono molto sintetici, con frasi molto brevi. Ideale per la scienza, infatti in ambito scientifico trovo che sono molto bravi a fare i seminari.

Gli americani invece sono molto meno sintetici, hanno frasi molto lunghe e concatenate, in questo assomigliano di più agli italiani.
Probabilmente queste differenze sono dovute all'eredità culturale delle diverse popolazioni immigrate negli USA, integratesi poi (non completamente) nell'attuale popolo americano: gli inglesi in realtà erano una minoranza, anche se hanno fondato la nazione, mentre irlandesi, polacchi, russi, scandinavi e italiani hanno contribuito maggiormente.
Gli africani, (vorrei ricordare che sono gli unici a non essere immigrati in America per loro volontà), restano ancora largamente separati dgli altri e per questo hanno mantenuto maggiormente elementi di cultura africana (gli afroamericani parlano con voce ancora più alta rispetto ai cosidetti "bianchi").

La Danimarca (come anche gli altri paesi scandinavi) è un paese veramente silenzioso, i danesi provano molto fastidio per il rumore. Parlano a bassa voce, seppure non come gli inglesi. Tutto cambia invece quando fanno festa (molto spesso). Bevono tanto e diventano molto chiassosi.
La lingua danese (che ho studiato un po') ha una struttura simile all'inglese, i verbi sono perfino più semplici perchè la terza persona singolare non cambia. Ha un vocabolario più nordico e germanico rispetto all'inglese, ed una fonetica molto difficile. In un corso di danese nei primi tre mesi si lavora molto sulla pronuncia.
Il danese viene parlato con voce bassa (nel senso del tono oltre che del volume). Quando alzano il volume, il tono basso crea un effetto tonante. L'inglese invece ha un tono più acuto. Le donne americane tendono a parlare con una voce quasi stridula.

Sulla "antipatia"britannica nei confronti degli italiani, farei però delle distinzioni. A livello di popolazione generale e di stampa sui tabloid è un conto, ma questo non esiste solo in Inghilterra. Ad un livello culturale più elevato le cose sono ben diverse, molti aspetti dell'Italia sono apprezzati (gastronomia, moda, design, arte,etc.)

Ho letto un articolo sul "The Guardian", probabilmente il meglio della stampa inglese, sul problema dei rifiuti a Roma (una vergogna senza appello), in cui si faceva un'analisi assolutamente equilibrata (mancata programmazione delle discariche, avversione per gli inceneritori spesso sobillata da gruppi politici o pseudo-ambientalisti etc.).
 
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view post Posted on 17/1/2020, 08:21
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Nessuno di quanti sono intervenuti finora in questa discussione è un linguista nè uno studioso della rumorosità (non so se esista un termine specifico per identificarli), quindi mi sembra chiaro che ciascuno ha portato esempi e considerazioni basate sulle proprie esperienze.

Concordo con Mario_A nel fare una distinzione sull'antipatia degli anglosassioni e dei nordici in generale, nei confrtonti degli italiani, aggiungo che ho constatato forti differenze sia tra persone di livello culturale differente, sia addirittura tra persona e persona pur appartenenti alla stessa classe e allo stesso livello culturale, cosa quest'ultima che ritengo naturale.

Ho scandagliato un po' il web alla ricerca di lavori riguardanti la sonorità della conversazione, in generale, non ne ho trovati.

Tuttavia, già conoscevo alcuni recenti scritti di Luigi Nono e di Stefano Pivato (v. per es. Il secolo del rumore: il paesaggio sonoro nel Novecento), oltre quelli più "antichi" di alcuni futuristi.
E qui arriviamo alla estetica e alla dialettica del rumore, ma siamo in campo filosofico-speculativo, non certo nel campo delle misurazioni oggettive che possono fornire adeguate apparecchiature come i fonometri, per esempio.

Tornando per un momento al citato lavoro di Pivato, mi ha sorpreso la constatazione di una "sincronicità" con quanto da tempo vado dicendo e cioè che la nostra è la società del rumore... benché già Marziale (X, 74 e XII, 57 per es.) e Giovenale (III, 232-238) già abbiano lasciato pesanti commenti sulla rumorosità di Roma, soprattutto notturna. Ma si trattava solo di Roma e probabilmente di alcune, poche, grandi città dell'Impero, non della situazione di rumorosità diffusa ubiquitariamente che viviamo oggi.
Del resto, si può dire anche che la nostra è la società dell'inquinamento luminoso, altro aspetto poco dibattuto dell'inquinamento generale.

Mi permetto di aggiungere un'altra osservazione.
Il comportamento delle persone varia grandemente, a seconda dell'ambiente in cui si trovano immerse.
In generale, il turista tende a perdere molte regole comportamentali che osserva nel suo ambiente naturale, è una cosa che ho osservato sia nelle torme di turisti, stranieri e non, che frequentano i nostri luoghi "must", sia nei gruppi che ho condotto, in Italia e all'estero (ho fatto anche questo... l'ultimo in Chiapas, a Pasqua 2019) e in me stesso.
Per es., chi mi conosce e mi ha accompagnato all'estero, dice che nei paesi europei tendo ad essere nei confronti dei "locali" ancora più brusco di quanto io già lo sia nel mio ambiente italiano (sono un vero orso...), mentre nei paesi latino-americani sono molto più dolce, più affabile, più attento a non disturbare, anche più timido. Tenete presente che non si tratta di atteggiamenti dovuti a difficoltà nell'esprimermi nella lingua spagnola, che parlo fluentemente, in Costa Rica e Yucatàn messicano sono quasi a casa mia, conosco e parlo anche alcuni dialetti locali, sia pur con qualche difficoltà.
Il comportamento del turista medio contravviene a molte delle regole non scritte, tipiche della società occidentale nel suo complesso. Per es., è molto difficile per un capogruppo far osservare l'andatura in fila sul marciapiede, far rispettare un po' di silenzio negli ambienti museali, limitare l'uso di telefonini, che squillano in continuazione, far osservare il divieto dell'uso del falsh quando si fotografano oggetti d'arte... e ho constatato che il turista individuale si comporta anche peggio.

Tuttavia, tutto questo riguarda aspetti differenti dalla rumorosità intrinseca della conversazione nelle varie lingue.
In particolare, il turista nordico ha l'impressione che nei paesi latini ci sia più permissività, comportamenti che nel suo paese sarebbero sanzionati in Italia gli sembrano assolutamente permessi. Non scendo in particolari, perché diventerei noioso, forse lo sono già...

Concludo insistendo sul fatto che giudicare la rumorosità di una lingua da dati desumibili dalla sua grammatica e dalla sua fonetica scritta è assurdo e altrettanto assurde sono, a mio parere, alcune considerazioni presenti nell'articolo dell'Observer.
Dato che l'articolo non cita correttamente la fonte delle osservazioni, siamo in presenza di un articolo-spazzatura, buono appunto per i lettori dei tabloid, non usi a documentarsi e anzi, annoiati dalle citazioni.
A parte il fatto che si legge sempre meno la carta stampata, il lettore medio-basso incontra grosse difficoltà nel mantenere l'attenzione leggendo un articolo scientificamente corretto, anche perché, appunto, la sua attenzione viene distratta dalle citazioni, che dovrebbe controllare.
Molto meglio l'informazione scientifica divulgativa, tipica di alcune diffuse riviste e dei programmi televisivi, che quasi mai cita fonti e riferimenti precisi, mentre fornisce una quantità industriale di foto e immagini accattivanti.

E sono convinto che finché restiamo tra noi, questa discussione sia anche interessante, ma dato che mancano belle illustrazioni, non attragga molto l'attenzione di altri utenti...
Lo scrivo anche perché i miei primi "trattatelli", che non riportavano indirizzi ad immagini né immagini dirette, sono stati bonariamente criticati anche dagli amministratori stessi del forum, non erano "accattivanti" nei confronti dell'utente generico. E avevano ragione.
 
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view post Posted on 17/1/2020, 16:07

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Ho trovato che "The Observer" è un antico e prestigioso giornale inglese, anzi il più antico giornale domenicale, fondato nel 1791 e che attualmente è edito da "The Guardian". Quindi non è assolutamente un tabloid (per me The Guardian è molto superiore alla maggior parte della stampa italiana)

The Guardian ha pubblicato questo articolo che credo sia quello a cui si riferisce Clitemnestra:

https://www.theguardian.com/commentisfree/...-it-is-unlikely
 
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view post Posted on 17/1/2020, 20:00
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Non ho scritto che The Observer sia un tabloid, ho scritto
"Dato che l'articolo non cita correttamente la fonte delle osservazioni, siamo in presenza di un articolo-spazzatura, buono appunto per i lettori dei tabloid, non usi a documentarsi e anzi, annoiati dalle citazioni."

L'articolo di The Guardian non è quello pubblicato da The Observer, è ricavato da quello, ma non è lo stesso.
Tra l'altro, è decisamente sarcastico nei nostri confronti.

Il fatto che un "antico e prestigioso giornale inglese" come The Observer pubblichi un articolo sulla base di uno studio del 2015, senza dare alcuna indicazione che permetta di reperire lo studio stesso, mi sembra che non costituisca propriamente un attestato di serietà e autorevolezza.
Ovviamente, ciascuno ha e si tiene la propria opinione. Io rimango dell'idea che quell'articolo sia spazzatura, quell'articolo, non The Observer che non leggo e sul quale quindi non posso esprimere alcuna opinione.
E sulla base di quanto estratto da clitemnestra, riguardo all'eventuale studio del 2015, se esiste, sono del parere di dceg, cioè che simili "studi" senza che sia chiarita la metodologia applicata mi lasciano, a dir poco, perplesso. E sottolineo "a dir poco".
 
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view post Posted on 18/1/2020, 19:59

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perdonate la battuta, da rivolgere eventualmente all'autore dell'articolo: molto rumore (il suo) per nulla.
 
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Ovvia, è, tanto per restar in argomento, Shakespeare!
Ettiparpoco?
 
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