Ostraka - Forum di archeologia

Uso e significato del kantharos nel mondo greco

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view post Posted on 28/6/2011, 13:50
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- Γνῶθι σεαυτόν -

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CITAZIONE (DedaloNur @ 28/6/2011, 10:00) 
la connessione vino-sfera funebre è visibile anche da altro: anzitutto la deposizione nelle tombe greche, così come nelle tombe tirreniche (perchè l'uso si estende a tutto il mediterraneo centrale) di oinochoe e crateri (quest'ultimi nelle tombe greche in particolare), insieme a urne cinerarie (questo soprattutto per l'ambito tirrenico).

Poi ricorderei come ad Atene la festa dei morti (in parole povere la "festa delle pentole"), era strettamente connessa all'apertura delle otri del vino nuovo...sperando di non confondere troppo (Perseo, soccorrimi tu, perchè non posso ripassare), e alla contemporanea apertura del tempio di Dioniso "presso le paludi".

Sull'etimologia del termine kantharos non so che dirti, mi dispiace. Ho provato anche a dare un'occhiata in rete, ma non trovato ho niente di attendibile.

Per il resto, non so in che misura il vino fosse implicato con la sfera funebre. Io credo che, in realtà, più che la bevanda in sé, fosse il servizio da simposio a rivestire la parte più importante nell'ideologia funeraria. Non mi pareva di aver mai sentito, prima d'ora, di ossa calcificate frammiste a vino; ma certamente, vasellame da simposio è presente in moltissime tombe aristocratiche (greche, etrusche e celtiche). Il simposio era una prerogativa degli aristocratici e dei benestanti, e come tale fu recepito nei paesi in cui fu importato dal popolo che ideò questo cerimoniale. Il vasellame da vino è indicativo di uno status sociale e di un'adesione a determinati valori, tanto quanto lo sono le armi dei guerrieri e i ricchi gioielli delle principesse (penso, per esempio, agli strumenti per la cottura della carne: nelle tombe tu trovi gli alari, gli spiedi e i lebeti, ma non resti di carne di un banchetto, offerti al morto, perché, più che il cibo in sé, è lo strumento che serve per cuocerlo che ha una valenza aristocratica).

Sui corredi delle tombe di Atene mi trovi poco preparato (poi credo che la tua richiesta dovrebbe comunque essere un po' più indirizzata, perché così è troppo generica). Per quanto riguarda le festività di Atene, invece, ho cercato qualche informazione in rete, e ho trovato il riferimento alla "festa delle pentole", ma non mi pare strettamente connessa a quella del vino nuovo. Entrambe le ricorrenze erano celebrate durante le Antesterie (feste in onore di Dioniso), ma la "festa dei boccali" (quella a cui tu alludevi, durante la quale si aprivano le botti e si beveva il vino nuovo, in onore del dio) si celebrava l'11 di Antesterione, mentre quella delle pentole (legata alla memoria degli antenati) cadeva il 13 dello stesso mese (dunque nello stesso periodo di festa, ma forse non proprio in stretto legame con la precedente). Qui si trova una bella sintesi: http://it.wikipedia.org/wiki/Antesterie. Singolare è la formula conclusiva della festa, che ricorda molto quella riportata da Ovidio nei Fasti (pronunciata dal membro più anziano della casa durante le Lemurie, per allontanare i Mani degli antenati).
 
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view post Posted on 28/6/2011, 15:00
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Su kantharos ho trovato qualcosa qui (citato per spiegare il termine "cantàro" in italiano):

www.etimo.it/?term=cantaro

In pratica deriverebbe dal persiano dove indica un vaso usato per contenere vino o aceto.
Sta di fatto che prima di essere associato al vaso, in Grecia il termine fu usato per indicare lo scarabeo, a partire già da Eschilo. Altro non si trova.
 
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view post Posted on 28/6/2011, 15:37
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CITAZIONE (leda77 @ 28/6/2011, 16:00) 
Sta di fatto che prima di essere associato al vaso, in Grecia il termine fu usato per indicare lo scarabeo, a partire già da Eschilo. Altro non si trova.

Il càntaro, dalle mie parti, era il nome con cui si indicava il vaso da notte... :lol:

Anch'io, cercando sul dizionario di greco, avevo trovato che, fra i significati di kantharos, c'era pure quello di "scarabeo", ma non avrei saputo come collegarlo (né giustificarlo) rispetto al vaso da vino di cui parlavamo.

Interessante il legame di questa forma con il mondo persiano: anche qui, potremmo ritornare sul discorso abbandonato tempo fa, riguardo alle influenze che i costumi barbari hanno avuto sul mondo greco, e che, col mutare dei rapporti fra i due popoli, non sono comunque state rinnegate, perché sentite ormai come patrimonio della cultura greca (https://ostraka.forumfree.it/?t=56146226#lastpost)... Ma temo che, in questa sede, andremmo decisamente in off topic!
 
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massinissa
view post Posted on 28/6/2011, 15:57




Dedalo, purtroppo non ho mai sentito di cinerari biconici crateri, ma ho trovato dei crateri biconici. Biconici forse si riferisce alla forma dell'oggetto, biconico appunto.

Sì, Perseo il cantaro anche da me si riferisce al vaso da notte! Fine OT. :P
 
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view post Posted on 28/6/2011, 17:16
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Per non rinunciare alla mia fama di pignolo:
:nonono.gif: :hmm.gif:
CITAZIONE
tazze o elmi rovesciati sul biconico...

Le tazze erano rovesciate (in genere monoansate come i biconici stessi monoansati o precedentemente biansati con un'ansa spezzata), gli elmi no! Tanto più che si trattava in genere di elmi crestati spesso fatti ad hoc in ceramica.

Anche le hydriai, ceramiche o bronzee, rarissimamente in oro o argento, vennero utilizzate come cinerari.

Nella mostra di Berna il cui catalogo ho citato precedentemente, erano esposti due kantharoi (o erano σκύφοι, non ho qui il libro) fratturati e riparati da artigiani celti in oro.
 
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view post Posted on 28/6/2011, 17:21
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CITAZIONE (massinissa @ 28/6/2011, 16:57) 
Dedalo, purtroppo non ho mai sentito di cinerari biconici crateri, ma ho trovato dei crateri biconici. Biconici forse si riferisce alla forma dell'oggetto, biconico appunto.

Credo che Dedalo intendesse dire "crateri biconici impiegati come urne cinerarie".

Il ché non è certo una novità (almeno per il settore etruscologico). Dovrebbe trattarsi di una forma ibrida, nata dall'unione di un vaso biconico (tipico della cultura villanoviana) con un cratere dipinto (tipico del mondo greco). Essendo stato il popolo etrusco il principale tramite nei commerci dei Celti europei con l'area egea e levantina, è naturale pensare che questa particolare forma vascolare (credo realizzata specificatamente per un uso funerario) sia arrivata in Gallia con gli altri prodotti tipicamente richiesti dai locali empori (e dove fu recepita, dai Celti di rango più elevato, quasi come uno status symbol, incarnante le nuove ideologie e usanze importate da questi mercanti).

Un esempio abbastanza famoso ce l'ha restituito la necropoli di Cerveteri (qui è detto "vaso biconicheggiante", ma io lo conoscevo come "cratere biconico"): http://151.12.58.151/mw_cerveteri/index.ph...ratere-biconico. Anche l'apparato iconografico - attribuito al Pittore dell'Eptacordo (680-660 a.C.) - sebbene ispirato a una qualche scena del mito greco, dovrebbe presentare comunque anche alcuni caratteri tipici della cultura etrusca, che ne rimarcano la natura di "ibrido".
 
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massinissa
view post Posted on 28/6/2011, 18:06




Direi, dceg, che no non hai rinunciato alla fama di pignolo!! :lol:

Allora preciso: le tazze erano rovesciate sulla bocca del biconico a mò di chiusura. Gli elmi invece erano posti sempre sulla stessa ma in posizione corretta. Anzi, sarò ancora più preciso dicendo che i cinerari biconici protovillanoviani, appartenenti alla fine dell'età del bronzo (XII-X sec.a.C), non mostrano mai una chiusura a forma di elmo, ma sempre una tazza. L'elmo appare con il villanoviano della prima età del ferro (X-IX sec. a.C) Va bene?? :rolleyes: :lol:


Sì, Perseo, credo anche io. cratere biconico, ma "biconico" è il termine tipologico della forma ceramica, che è appunto in forma di doppio cono.
 
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view post Posted on 28/6/2011, 18:36
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CITAZIONE (massinissa @ 28/6/2011, 19:06) 
Va bene??

Bene ? - Benissimo! :P

La mia pignoleria, oltre naturalmente ad essere uno dei tanti elementi negativi del mio carattere, si fonda nel caso del forum particolarmente, sull'idea che anche il lettore sprovveduto - chi conosce la materia capisce in ogni caso - riceva un'informazione chiara e corretta, anche perché molte idee strampalate nascono da informazioni incomlete, ambigue o passibili di interpretazioni sbagliate.

OT Oggi sono stato a Schwerin, capitale del Meclemburgo-Pomerania Anteriore e nella via che posta il nome di Schliemann, nato in questa zona, stavano facendo grandi scavi! :lol:

Ho immediatamente guardato, ma niente archeologia, solo tubature!

O tempora, o mores!
 
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view post Posted on 28/6/2011, 19:10
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temo di creare un po troppa confusione, con queste mie "citazioni" imprecise. vi riporto il brano trovto nei mie appunti:

CITAZIONE
Il fortissimo impatto che presso le aristocrazie etrusche di quell’epoca ebbe il diffondersi dei valori ideologico culturali che nell’Ellade ruotavano attorno al consumo del vino (...) è del resto rivelato e sottolineato in alcuni ricchi corredi funerari dalla sostituzione delle canoniche urne cinerarie della tradizione villanoviana con crateri o dalla creazione di forme vascolari ibride quali i "biconici-crater" utilizzati come cinerari: data la specifica funzione cerimoniale che in Grecia aveva il cratere tutto ciò sta ad indicare qualcosa di ben più profondo di una semplice adesione ad una moda esotica – del bere «alla greca»

appena posso reperirò la fonte originaria promesso :unsure:

CITAZIONE
, ma la "festa dei boccali" (quella a cui tu alludevi, durante la quale si aprivano le botti e si beveva il vino nuovo, in onore del dio) si celebrava l'11 di Antesterione, mentre quella delle pentole (legata alla memoria degli antenati) cadeva il 13 dello stesso mese

:hmm.gif: :hmm.gif:
@ Perseo:
correggimi se sbaglio: io delle antesterie ricordo che in tutto sommavano a 3 giorni. il primo giorno venivano aperti gli otri del vino, ed il tempio di Dioniso presso le paludi. gli altri due giorni v'erano altre celebrazioni relative al vino, ma allo stesso tempo, era invalsa la ricorrenza del ritorno delle anime il secondo giorno delle Antesterie, ai quali infatti veniva preparata una pietanza particolare. il terzo giorno delle Antesterie era addirittura dedicata o cmq erano centrali le Keres, contemporanemte alle altre celebraziioni di culto dionisiache

da qui il nesso a cui alludevo tra vino, ovvero il dionisiaco e il mondo infero.

Sennò, non si spiegherebbe neppure troppo facilmente, l'onnipresenza di tante suppellettili simposiache nei corredi funerari, alle urne, o addirittura le suppellettili simposiache stesse trasformate in urne. Questo rito celta poi, del mescolare addirittura le ossa col vino, entro l'urna-cratere (?) è particolarissimo ed interessante... sapevo delle urne ma non di quest'uso...merita approfondimenti. :wacko:

Ad ogni modo, intendevo evidenziare semplicemnte come l'uso dei corredi funerari simposiaci, non si debba ad un mero spirito di emulazione dello status symbol tra Elite così diverse - come quelle Celta, Etrusca, Greca - ma all'adozione di qualcosa di più profondo.
modificare il corredo funerario non è cosa da poco: significa trasformare la concezione del mondo dei morti (almeno in qualche misura), magari finendo col trasvalutare i valori aviti, cosa che a sua significa incidere sui valori del mondo dei vivi.

Infatti l'aspetto più affascinante da studiare di tutto questo consisterebbe nel ricercare modalità con le quali qualcosa di così complicato possa essere avvenuto.
La spiegazione dell'emulazione dello status symbol greco, da parte delle aristocrazie etrusca e celta (e non so quante altre), lascia insomma insoddisfatto e sembra un po il "tappo" di una simile ricerca.

vabbè, alla salute :drinks_wine.gif: ;)

dimenticavo: grazie Leda, anche se scoprire che il kantharos fosse usato come pitale dagli Illustri Tirreni di cui sopra, non è bello!

mi rovina un po tutte le teorie e la magia.. :lol: :lol: :lol:

Edited by DedaloNur - 28/6/2011, 20:36
 
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view post Posted on 28/6/2011, 20:37
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CITAZIONE (DedaloNur @ 28/6/2011, 20:10) 
correggimi se sbaglio: io delle antesterie ricordo che in tutto sommavano a 3 giorni. il primo giorno venivano aperti gli otri del vino, ed il tempio di Dioniso presso le paludi. gli altri due giorni v'erano altre celebrazioni relative al vino, ma allo stesso tempo, era invalsa la ricorrenza del ritorno delle anime il secondo giorno delle Antesterie, ai quali infatti veniva preparata una pietanza particolare. il terzo giorno delle Antesterie era addirittura dedicata o cmq erano centrali le Keres, contemporanemte alle altre celebraziioni di culto dionisiache [...] da qui il nesso a cui alludevo tra vino, ovvero il dionisiaco e il mondo infero.

Sennò, non si spiegherebbe neppure troppo facilmente, l'onnipresenza di tante suppellettili simposiache nei corredi funerari, alle urne, o addirittura le suppellettili simposiache stesse trasformate in urne. [...] La spiegazione dell'emulazione dello status symbol greco, da parte delle aristocrazie etrusca e celta (e non so quante altre), lascia insomma insoddisfatto e sembra un po il "tappo" di una simile ricerca.

Allora, vedo di spiegarmi: come ho già detto, non conosco approfonditamente la questione delle festività religiose della città di Atene (e dell'Attica in generale); quindi, ciò che dico in questa sede, lo dico in base a quel poco che sono riuscito a leggere in rete (e in base a quelle che sono la mia esperienza e immaginazione).

Parto dal nome: "Antesterie". Non so se sia stato il mese (Antesterione) a dare il nome alla festività (o piuttosto il contrario), ma noto innanzitutto una cosa: in entrambi i casi è presente l'elemento anthos, che in greco significa "fiore". Il mese di Antesterione, non a caso, era collocato a cavallo fra i mesi di febbraio e marzo (e il 21 marzo, come sappiamo, comincia la primavera). Dunque, mi viene innanzitutto da pensare a una festa legata al "rifiorire" della natura e della vita, dopo un periodo di "morte" (simbolica), com'è l'inverno.

Dioniso era certo il dio principale a cui queste feste erano dedicate, ma non era il solo: c'erano le Keres, da te citate, e rammento il sacrificio finale di un capro a Hermes (nella sua veste di dio ctonio e psicopompo), perché riportasse nell'Ade le anime erranti, rimaste in giro per la città. Dioniso non mi sembra qui legato tanto ai morti in particolare, quindi, quanto piuttosto, più in generale, al rifiorire della vita, dopo i freddi mesi invernali. Ho letto che venivano versate libagioni di vino pure ai morti, ma non credo che questo sia indicativo di un uso rituale (funerario) del vino: nelle Antesterie, infatti, tutti potevano bere vino (addirittura, era permesso anche ai bambini e agli schiavi - che, a cose normali, non erano neppure ritenuti "persone"). Nell'immaginario greco, poi, il morto era immaginato come costantemente assetato (basti pensare alle difficoltà incontrate da Odisseo nell'Ade, per tenere lontane le ombre dal sangue del capro, versato per Tiresia). Quindi, dubito che Dioniso e il vino avessero una valenza funeraria in questo senso. Ripeto, comunque, che questo è il mio pensiero, e che, forse, sarebbe meglio cercare un qualche testo, in grado di fare un po' più di luce sulla festa delle Antesterie e sui significati che essa rivestiva per i Greci.

Altra cosa è il problema della presenza, nei corredi funerari, di vasellame da simposio. L'impiego di questi oggetti doveva rivestire una valenza più sociale che religiosa. L'assimilazione di un rito, secondo me, implica anche l'adozione della figura divina che gli è connessa (a meno che il popolo che acquisisce il rito non abbia già un dio analogo, nel proprio pantheon). Bisognerebbe non solo poter dimostrare, quindi, un legame fra Dioniso e il vasellame da simposio nei corredi funerari greci, ma lo stesso si dovrebbe poi fare (tanto più) per i corredi etruschi e celti; una cosa abbastanza difficile, per come la vedo io... L'idea che, invece, il vasellame da simposio rispecchi un modello più aristocratico (e, quindi, uno status symbol) non mi sembra affatto una spiegazione superficiale (anzi).

Si deve tener in conto, per esempio, che i primi traffici commerciali erano gestiti da aristocratici, che, nel loro stringere relazione con i capiclan stranieri, avranno portato in dono prodotti "all'altezza di un parigrado". Inoltre, la ceramica da simposio e il vino viaggiavano in connessione l'una con l'altro: si esportavano cioè vasi da vino, laddove c'era domanda di vino. E il vino era particolarmente apprezzato da quei popoli che, inizialmente, non potevano godere dei frutti della vite (come ho detto, le bevande principali dei Celti erano birra e idromele). Visto e considerato, infine, lo sfarzo messo in mostra durante i funerali (almeno, fino alle leggi suntuarie, che nel V secolo a.C. colpirono sia la Grecia che l'Italia), mi pare davvero più probabile la lettura di queste ceramiche in chiave di un'ostentazione della propria appartenenza a una classe sociale elevata, piuttosto che in un senso più "religioso". Questa la mia opinione; ovviamente, se ne può discutere (soprattutto riguardo al rito di bagnare le ossa del defunto con il vino, che, però, non mi pare di aver mai sentito per il mondo classico, e sui cui mi piacerebbe sapere qualcosa di più).
 
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view post Posted on 28/6/2011, 21:34
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CITAZIONE
scoprire che il kantharos fosse usato come pitale dagli Illustri Tirreni di cui sopra, non è bello!

Eppure le rappresentazioni di uomini che orinano in vasi, a memoria non kantharoi olpe o pelike, tenuti da un giovinetto non sono rare, e magari si tratta degli stessi vasi che adornano le vetrine di musei e collezionisti!
 
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view post Posted on 28/6/2011, 23:05
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CITAZIONE (Perseo87 @ 28/6/2011, 21:37) 
. Dunque, mi viene innanzitutto da pensare a una festa legata al "rifiorire" della natura e della vita, dopo un periodo di "morte" (simbolica), com'è l'inverno.

(...) Dioniso non mi sembra qui legato tanto ai morti in particolare, quindi, quanto piuttosto, più in generale, al rifiorire della vita, dopo i freddi mesi invernali.

In effetti ti sei molto avvicinato all'intepretazione del dionisiaco individuata dal Kerenyi; non vorrei apparire come un fissato, ma al momento, ribadisco, non ho ancora trovato uno studio tanto più profondo da superarlo.

Se, per così dire, facciamo del dionisaco una celebrazione della bios/zoe, ossia del "principio vitale" in soldoni, molte delle dicotomie che tu ravvisi nelle antsterie decadono, e la contemporanea celebrazione dei riti dell'ebrezza e del vino da un lato, e del ritorno dei morti, delle keres e di Hermes (che ti ringrazio per aver ricordato)dall'altro, passano dall'essere una mera giustapposizione senza punti di contatto ad un intreccio coerente, ricco di valenze simboliche.

non dimentichiamo neppure che qualcuno (se non erro Eraclito) affermava che, Dyonisos non fosse altri che Ade, e viceversa.

CITAZIONE
Altra cosa è il problema della presenza, nei corredi funerari, di vasellame da simposio. L'impiego di questi oggetti doveva rivestire una valenza più sociale che religiosa.

sono in disaccordo con il più
:P

CITAZIONE
Bisognerebbe non solo poter dimostrare, quindi, un legame fra Dioniso e il vasellame da simposio nei corredi funerari greci, ma lo stesso si dovrebbe poi fare (tanto più) per i corredi etruschi e celti; una cosa abbastanza difficile, per come la vedo io... .

scusa Perseo ma qui ti seguo poco: il legame tra Dioniso e il kantharos mi pare assolutamente provato dall'iconografia e dalle fonti testuali. Questo senza dubbio lo sai meglio di me.
ma sulla base di questi dati sembri costruire una vera e propria aporia (che per vari motivi non ha ragione d'essere) per l'utilizzo dello stesso vasellame nei corredi funebri.

A mio modo di vedere, se durante il simposio il Kantharos e gli altri utenili rivestono una funzione ideologica-religiosa, una volta depositati nelle tombe, non è che tali oggetti perdano tali significati, trasformandosi in meri status symbol. mi pare che il tuo ragionamento porti a questo, e per il mio modesto avviso, ciò è inaccettabile.
CITAZIONE
L'idea che, invece, il vasellame da simposio rispecchi un modello più aristocratico (e, quindi, uno status symbol) non mi sembra affatto una spiegazione superficiale (anzi)

non è superficiale in sè, anche se talvola, per come viene impiegata, mi pare proprio che corra il rischio di diventarlo. In questo caso, molto semplicemente, al vasellame simposiaco vengono annessi significati religiosi del mondo aristocratico. Non a tutti gli aristocratici, perchè come dicevo, le donne avevan per corredo le hydre.

se la faccenda si potesse risolvere con la semplice ostentazione di uno status symbol, a quel punto, un bel vaso varrebbe l'altro; non vi sarebbe più differenza di genere per i corredi.

CITAZIONE
mi pare davvero più probabile la lettura di queste ceramiche in chiave di un'ostentazione della propria appartenenza a una classe sociale elevata, piuttosto che in un senso più "religioso".

Qui ci stiamo incartando. io, tengo a precisarlo, non intendo escludere le argomentazioni che pongono alla base dei mutamenti culturali l'ostentazione di beni esotici, come il vasellame greco.
ne voglio affermare che si tratti di speigazioni superficiali (anche se talvolta è il rischio che si corre..). ma in questo specifico caso, a me pare che vi sia una trasmissione di idee religiose, insieme al vino alle coppe, senza la quale il vino e le coppe non avrebbero assunto una valenza in qualche modo analoga a quella greca in culture lontane come quelle etrusca e celta.

cmq mi blocco, stiamo andanto O.t.
 
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Ma Dedalo, ormai lo sai che io e te siamo destinati al confronto per piccoli offtopic! ;)

CITAZIONE (DedaloNur @ 29/6/2011, 00:05) 
In effetti ti sei molto avvicinato all'intepretazione del dionisiaco individuata dal Kerenyi; non vorrei apparire come un fissato, ma al momento, ribadisco, non ho ancora trovato uno studio tanto più profondo da superarlo. [...] non dimentichiamo neppure che qualcuno (se non erro Eraclito) affermava che, Dyonisos non fosse altri che Ade, e viceversa.

Ma io non voglio superare Kerényi, credimi. Di lui, però, penso sempre la stessa cosa: grande studioso, senza dubbio; ma tende a mischiare un po' troppe cose (religione, poesia, filosofia presocratica, fonti letterarie tarde, dati archeologici dell'età micenea...). Non metto in dubbio il fascino delle sue idee, ma io non sono per le interpretazioni costruite su grandi "macedonie" di dati (un motivo per cui critico anche l'opera di Graves, a cui comunque, come ben sai, io stesso ricorro - con le dovute cautele - in diverse occasioni).

CITAZIONE (DedaloNur @ 29/6/2011, 00:05) 
scusa Perseo ma qui ti seguo poco: il legame tra Dioniso e il kantharos mi pare assolutamente provato dall'iconografia e dalle fonti testuali. Questo senza dubbio lo sai meglio di me. ma sulla base di questi dati sembri costruire una vera e propria aporia (che per vari motivi non ha ragione d'essere) per l'utilizzo dello stesso vasellame nei corredi funebri. [...] A mio modo di vedere, se durante il simposio il Kantharos e gli altri utenili rivestono una funzione ideologica-religiosa, una volta depositati nelle tombe, non è che tali oggetti perdano tali significati, trasformandosi in meri status symbol. mi pare che il tuo ragionamento porti a questo, e per il mio modesto avviso, ciò è inaccettabile.

Ma il problema è questo: quali significati religiosi rivestiva il kantharos durante un simposio? Che io sappia, nessuno. Il kantharos era una forma particolarmente apprezzata, perché era la coppa di Dioniso, che era il dio dell'ebbrezza. Ma questo non ne fa necessariamente un "oggetto sacro" (almeno, non in un contesto conviviale). Per contro, per esempio, di pesi da telaio se ne trovano a bizzeffe nelle tombe femminili, ma non ho mai letto (almeno, fino a oggi) di particolari valenze "religiose" di questi oggetti, in connessione con divinità femminili (eppure Atena è anche la dea delle arti tessili). Aggiungo un altro dettaglio: kantharoi e kyathoi hanno avuto molta più fortuna in ambiente etrusco; la Magna Grecia era già forse più "terra di confine", mentre in Grecia - se non ricordo male, in base alle iconografie a me note - la forma potoria più diffusa nei simposi era la kylix (che non godeva certo dello stesso legame del kantharos con Dioniso). Eppure il simposio è un'invenzione dei Greci...

Io credo che questa idea che abbiamo oggi del "rituale" (che doveva necessariamente permeare ogni momento della vita sociale del mondo antico) tenda, talvolta, a trarci un tantinello fuori strada...

CITAZIONE (DedaloNur @ 29/6/2011, 00:05) 
non è superficiale in sè, anche se talvola, per come viene impiegata, mi pare proprio che corra il rischio di diventarlo. In questo caso, molto semplicemente, al vasellame simposiaco vengono annessi significati religiosi del mondo aristocratico. Non a tutti gli aristocratici, perchè come dicevo, le donne avevan per corredo le hydre. [...] se la faccenda si potesse risolvere con la semplice ostentazione di uno status symbol, a quel punto, un bel vaso varrebbe l'altro; non vi sarebbe più differenza di genere per i corredi.

Già... sarebbe molto più semplice, no? E invece non è così. Tu non noti un controsenso in questo? Voglio dire, il kantharos è un vaso che, secondo te, doveva avere anche implicazioni religiose, non poteva essere un semplice status symbol. Allora perché, come tu stesso hai detto, nelle tombe femminili non ci sono kantharoi, ma hydriai? Ti rammento che Dioniso è l'eleutheros (liberatore) per eccellenza, il dio che viene prima di tutto per le donne, gli schiavi e i poveri - in generale, per tutti gli emarginati dalla "high society" greca (notoriamente maschilista e aristocratica). Se davvero il suo vaso avesse un valore religioso/cultuale, perché alle donne dovrebbe venir negata la sua protezione/benedizione, al momento del trapasso? Perché dar loro un semplice vaso per l'acqua? Non sarà forse che il kantharos (e gli altri vasi da vino), in quanto vasellame da simposio, erano destinati a formare i corredi di coloro che soli potevano vantare di prender parte a questi raduni (e cioè i maschi adulti, liberi e aristocratici)? E non sarà che fra i Celti il kantharos era più diffuso, in quanto questi avevano maggiori contatti con l'ambiente etrusco, piuttosto che con quello greco? A me torna molto più lineare l'interpretazione del kantharos nelle tombe come di un oggetto foriero di messaggi di natura sociale, più che religiosa.

Se vogliamo attribuire, poi, alla coppa di Dioniso anche un valore di "augurio" per una rinascita a nuova vita (proprio come accade nel mito a questo dio), lo si può anche ipotizzare, per carità. Ma da qui a investirlo di troppe valenze simbolico-religiose (nei contesti tombali), io ci andrei un po' più cauto...
 
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view post Posted on 30/6/2011, 08:44
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caro Perseo, è evidente che i nostri "piccoli" o.t. dipendono dalle diverse nozioni che abbimo dela grecità, e anche di quelle di mito, rituale, religione ecc. ; per questo risultano essere sempre molto impegnativi anche se a me pare, che talvolta, annaspiamo in un bicchier d'acqua. ;)

cmq io non posso che risponderti in via generale e generica, come altre volte cioè...dovrei ripassare troppe cose per spiegarti bene come la penso ma sono certo che se riuscissi a esser un po più preciso, i nostri o.t. si accorcerebbero di molto...

CITAZIONE (Perseo87 @ 29/6/2011, 01:02) 
Io credo che questa idea che abbiamo oggi del "rituale" (che doveva necessariamente permeare ogni momento della vita sociale del mondo antico) tenda, talvolta, a trarci un tantinello fuori strada...

Allora: bisognerebbe mettere a punto una nozione di ritual, ma poichè è qualcosa di troppo impegnativo, mettiamo da parte tale questione e partiamo da almeno due fatti:
1) da un lato è vero quanto dici, nel senso che non tutti i riti hanno a che fare con la religione e con il sacro.
basti pensare ai rituali dl potere (in cui magari potremmo coollocare l'adozione degli status symbol), i vari comportamenti sociali predeterminati, e quindi rituali, perchè rispondenti ad un canone. Quindi non tutto ciò che è rito, è anche sacro.

2) ma accanto a questa considerazione devo anche riconoscere, nel caso della "religione" greca, il fatto che essa tendeva a "divinizzare", "sacralizzare", trasfigurare la realtà; ovviamente considera tutti i termini da me impiegati, compreso il termine religione cum grano salis.. ^_^

dunque abbim detto che non tutti i riti sono sacri, ma che nel caso della religione greca, abbiamo a che fare con una realtà molto sfumata nella quale non sempre è netto il confine tra profano e sacro. anzi non saprei neppure dirti, in questo momento, se i greci avessero una nozione di profano, inteso come non-sacro, secolare ecc.

fatte queste premesse:
CITAZIONE
Ma il problema è questo: quali significati religiosi rivestiva il kantharos durante un simposio? Che io sappia, nessuno. Il kantharos era una forma particolarmente apprezzata, perché era la coppa di Dioniso, che era il dio dell'ebbrezza. Ma questo non ne fa necessariamente un "oggetto sacro" (almeno, non in un contesto conviviale).

Distinguerei: sappiamo che il kantharos è un attributo di Dioniso, come il tirso. In quanto attributo del dio, di per sè, il kantharos doveva rivestire significato e simbolismi ben al di là della sua mera funzione materiale, cioè del bere il vino. Ed infatti, a me risulta come durante il Simposio, il vino non venisse chiamato col termine "profano" oinos ma con il nome stesso del dio, cioè dyonisos più altri che ora non ricordo, e che nell'atto del bere, quindi mentre si utilizzasse il kantharos, s'invocasse il genio buono, cioè il daimon benefattore.

Chiariti certe correlazioni simboliche tra il dio dyonisos e il kantharos nel simposio, mi chiederei: cos'è il simposio? ; mi soffermerei su alcuni aspetti:
1) la corona d'edera indossata dai membri del thyasos: la corona veniva usata, dagli inziati ai misteri, veniva vinta nei vari agoni (tragedie, olimpiadi)
2) la libagione votiva: il primo vino veniva gettato a terra per onorare Zeus, il secondo cratere era per gli eroi e poi il terzo a Zeus soter.
3) il peana (usato durante i sacrifici) cantato durante l'offerta votiva del primo cratere.

tutti o alcuni di questi elementi se vuoi, puoi rintracciarli negli agoni tragico e olimpico, che non furono mai, semplici competizioni teatrali o sportive.
Così Il simposio non fu una semplice festa (intesa come rituale sociale) ma un qualcosa intriso di profondi significati sacrali, per quanto, esteriormente il clima fosse festoso e da "bisboccia" frenato dalle regole reche del buon bere.

CITAZIONE
Già... sarebbe molto più semplice, no? E invece non è così. Tu non noti un controsenso in questo? Voglio dire, il kantharos è un vaso che, secondo te, doveva avere anche implicazioni religiose, non poteva essere un semplice status symbol. Allora perché, come tu stesso hai detto, nelle tombe femminili non ci sono kantharoi, ma hydriai? Ti rammento che Dioniso è l'eleutheros (liberatore) per eccellenza, il dio che viene prima di tutto per le donne, gli schiavi e i poveri - in generale, per tutti gli emarginati dalla "high society" greca (notoriamente maschilista e aristocratica). Se davvero il suo vaso avesse un valore religioso/cultuale, perché alle donne dovrebbe venir negata la sua protezione/benedizione, al momento del trapasso? Perché dar loro un semplice vaso per l'acqua?

Non saprei che dirti perchè in effetti non ho letto nulla sulle hydrai nei contesti tombali: però farei un paio di considerazioni:
anzitutto nelle hydrai sono spesso presenti i temi dionisiaci. pertanto l'iniziata al culto dionisiaco, non viene privata della protezione d suo nume. Immagino cioè, che, siano le raffigurazioni dipinte nei vasi a rapportarsi al dio venerato in vita. da qualche parte avevo addirittura letto, che le idrai con temi dionisiaci potevano appartenere alle iniziate ai culti dionisiaci!

inoltre e se non erro, anche le hydrai, avevano una loro funzione nei culti dionisici (anche se temo di prendere una cantonata...perchè dovrei ripassare un articolo). Avevo letto che eisteva cioè una forte correlazione tra l'acqua e il vino in occasione di alcuni riti dionisiaci. la presenza del tempio di dioniso alle paludi non è casuale. Cmq ripeto, su quest'ultimi punti , sono più incerto.

tenendo per buona soprattuto la presenza di simbolismi dionisiaci nelle idre, direi a questo punto che la presenza di queste piuttosto che dei kantharoi nei corredi femminili non vada usata per negare la sacralità del kantharos per mezzo della - presunta -negazione della protezione dionisiaca alle donne. Semmai, il diverso corredo induce a pensare ad una diverso rapporto di uomini e donne, col dionisiaco, fatto attestato dalle fonti scritte in vario modo.

CITAZIONE
Ma io non voglio superare Kerényi, credimi. Di lui, però, penso sempre la stessa cosa: grande studioso, senza dubbio; ma tende a mischiare un po' troppe cose (religione, poesia, filosofia presocratica, fonti letterarie tarde, dati archeologici dell'età micenea...). Non metto in dubbio il fascino delle sue idee, ma io non sono per le interpretazioni costruite su grandi "macedonie" di dati (un motivo per cui critico anche l'opera di Graves, a cui comunque, come ben sai, io stesso ricorro - con le dovute cautele - in diverse occasioni).

:lol: eh! non mi toccare il mio mostro sacro! :lol:
non condivido soprattutto il paragone con Graves, perchè se c'è qualcosa che distingue i due è proprio il rigore filologico. Non che Graves non conoscesse le fonti e le sapesse trattare, ma purtroppo faceva questo con finalità poetiche. invece kerenyi, usava le fonti con finalità filologiche. E' ben diverso...quindi.

inoltre no capisco il tuo appunto sulla macedonia di fonti: i temi mitologici li puoi trovare nelle poesie, nlle tragedie, dei detti dei filosofi (la frase di eraclito: Dioniso era ade ed Ade era dioniso, unita ad altre testimoniziane -poetiche, iconografiche - fornisce lumi sulla natura di quegli dei, senza macedonia alcuna). Questi temi li devi poi trattare in correlazione all'iconografia, perchè spesso, le stesse fonti si riferiscono ai dipinti (questo p-e lo diceva anche Graves) e perchè nei dipinti si trovano informazioni che nei testi non si hanno.

quanto al tentar di risalire ai miti dell'età del bronzo, non condivido manco questo. vari studiosi succssivi a Ketrenyi avvalorano le sue tesi sull'origine del dionisiaco a Creta.
P.s.
Se posso permettermi: noto come tu spesso pretenda di trattare i dati di queste materie come se fossero dati da hard science. io invece sono più per l'approccio "antropologico" se così si può definire. il che non vuol dire avere in mente di creare teorie solo affascinanti (modo carino per dire che sono fantasiose o meramente congetturali? :P )

lunghissimo ot....
mi fermo davvero perchè mi distraggo troppo dai doveri. :cry:

 
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view post Posted on 2/7/2011, 15:11
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Gli spunti che ogni volta mi dai per risponderti sono sempre tanti e interessanti... così com'è facile, però, scadere nell'offtopic, rispetto al tema principale. Ritengo che sia giusto darti la mia opinione sui dubbi da te sollevati, ma vorrei anche cercare di non finire come nella discussione su Achille, in cui abbiamo continuato il dibattito (fuori tema) per diverse pagine.

Per cominciare, quindi, stampo subito un bell'O.T. e faccio un piccolissimo appunto:

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
dunque abbim detto che non tutti i riti sono sacri, ma che nel caso della religione greca, abbiamo a che fare con una realtà molto sfumata nella quale non sempre è netto il confine tra profano e sacro. anzi non saprei neppure dirti, in questo momento, se i greci avessero una nozione di profano, inteso come non-sacro, secolare ecc.

Questa, in realtà, non è una carattristica tipica della sola religione greca: avveniva sicuramente anche nel mondo etrusco e romano, e in chissà quante altre società del passato (già nel Vicino Oriente, per esempio, sappiamo che religione e potere politico andavano di pari passo).

Veniamo ora a noi:

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
In quanto attributo del dio, di per sè, il kantharos doveva rivestire significato e simbolismi ben al di là della sua mera funzione materiale, cioè del bere il vino.

Questo è ciò che proprio non capisco (e non condivido): doveva. Non si sa bene in base a quale norma o princìpio, però è così. Ma quanti sono gli oggetti considerati "attributi divini", che però non in ogni contesto in cui sono impiegati dovevano necessariamente avere un valore simbolico e sacrale? Il tridente era il simbolo di Nettuno, ma non credo che il suo uso nell'arena dei gladiatori fosse rituale; similmente, penso alle frecce dei cacciatori (attributi di Artemide), al peplo (tipica veste di Atena)... E sono certo che, pensandoci un po', la lista potrebbe proseguire. Durante le Panatenee, per esempio, veniva intessuto un particolare peplo sacro, che doveva essere usato per rivestire il simulacro della dea sull'acropoli (seguendo tutto un preciso rituale); ma non credo che una comune ragazza, che ogni giorno si alzava e indossava il suo peplo, avesse la sensazione di compiere chissà quale atto, mentre si vestiva (non credo, cioè, che si sentisse, a suo modo, un po' come la dea Atena, o che sentisse che quel peplo le avrebbe garantito una qualche protezione...).

Il kantharos, similmente, era un vaso che aveva senza dubbio anche un carattere rituale e sacro: per esempio, quando era impiegato nelle iniziazioni ai misteri di Dioniso (lì sì che era uno strumento fondamentale, in questo senso). Ma questo non significa che, fuori dai misteri dionisiaci, il suo significato restasse immutato.

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
Il simposio non fu una semplice festa (intesa come rituale sociale) ma un qualcosa intriso di profondi significati sacrali, per quanto, esteriormente il clima fosse festoso e da "bisboccia" frenato dalle regole reche del buon bere.

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
anzitutto nelle hydrai sono spesso presenti i temi dionisiaci. pertanto l'iniziata al culto dionisiaco, non viene privata della protezione d suo nume. Immagino cioè, che, siano le raffigurazioni dipinte nei vasi a rapportarsi al dio venerato in vita. da qualche parte avevo addirittura letto, che le idrai con temi dionisiaci potevano appartenere alle iniziate ai culti dionisiaci! [...] Avevo letto che eisteva cioè una forte correlazione tra l'acqua e il vino in occasione di alcuni riti dionisiaci. la presenza del tempio di dioniso alle paludi non è casuale. Cmq ripeto, su quest'ultimi punti, sono più incerto. [...] tenendo per buona soprattuto la presenza di simbolismi dionisiaci nelle idre, direi a questo punto che la presenza di queste piuttosto che dei kantharoi nei corredi femminili non vada usata per negare la sacralità del kantharos per mezzo della - presunta -negazione della protezione dionisiaca alle donne. Semmai, il diverso corredo induce a pensare ad una diverso rapporto di uomini e donne, col dionisiaco, fatto attestato dalle fonti scritte in vario modo.

Non voglio affrontare direttamente il tema del simposio in questa discussione (un po' perché non mi ritengo un esperto dell'argomento, un po' perché continueremmo solo ad andare ancora di più in offtopic, e un po' anche perché credo anche che la questione sia molto più complessa di quanto noi riusciremmo a trattarla).

Quoto alcuni estratti da una rivista che ho qui a casa:

CITAZIONE
Nell'Europa preromana la Grecia svolse un ruolo fondamentale nel definirne le modalità (nota: del consumo conviviale), che, pur mutando nel tempo dalle forme del banchetto dell'aristocrazia omerica a quelle del simposio della polis, esprimono alcuni significati costanti: il valore dell'appartenenza comune dei convitati alla élite economica e politica, l'autocelebrazione del proprio status, l'occasione per istaurare o rafforzare relazioni.

E ancora (neanche a farlo apposta!):

CITAZIONE
[...] dall'VIII a.C. vasi di bronzo, altrimenti utilizzati per contenere vino, fungono spesso da urne per i defunti di rango fino all'Italia settentrionale. In assenza di fonti storiche e iconografiche che permettano di verificarlo, non sappiamo se con queste usanze si sia trasmesso anche il significato simbolico di continuità della vita legato al vino, ma lo lasciano pensare alcune tombe di pìncipi celti, defunti nel V secolo a.C.

Mi verrebbero da fare alcune considerazioni, in base a questi due estratti: prima di tutto, porrei l'accento sul valore sociale ed elitario del simposio (che non era un rituale sacro, e neppure un'allegra festicciola fra amici). Si parla di rapporti politici, interessi economici e condivisione di idee. Il chiamare il vino "dyonisos" (così come altre pratiche) non ne fa automaticamente un'occasione intrisa di significati sacri. Ci può essere forse una certa "ritualità" nei gesti che si compiono (per esempio, nell'ordine con cui si succedono i vari passaggi della cermonia); ma continuo a essere dell'idea che non si possa pensare al simposio come a un vero e proprio rito sacro per Dioniso.

Inoltre, vorrei sottolineare quanto da me evidenziato nel secondo estratto: "assenza di fonti scritte e iconografiche" (per quanto concerne la questione del vino nei contesti tombali). Questo porta a formulare ipotesi che non sono comprovabili - eccetto, forse (precisa l'autore), per l'area celtica. Ma attenzione! Il mondo celtico non è il mondo greco. E' qui che non condivido il princìpio su cui si basa il metodo, perché non credo si possa interpretare il significato di un elemento nel mondo greco, a partire dal suo impiego fuori dalla Grecia. Questo, per me, può essere un grosso errore, perché i Celti non hanno scoperto il vino, né hanno inventato la pratica del simposio: li hanno entrambi ricevuti, e neppure in maniera diretta (perché gli Etruschi hanno fatto da intermediari, e credo che nessuno possa sapere se e come quel rito avesse già subito modifiche - a livello di valenze e simbologie - nel mondo etrusco).
Vedo di spiegarmi: io ho la ricetta di una torta. Te la passo, e tu (che magari non hai i miei stessi gusti o la mia filosofia culinaria!) la prendi, ma ne modifichi parte degli ingredienti. Poi tu la passi, a tua volta, a Dceg, che, come te, di nuovo, la modifica secondo quelli che sono i suoi gusti. Ora, quanto credi che un estraneo possa capire dei miei gusti e delle mie abilità in cucina, a partire dall'osservazione della torta preparata da Dceg? Perché questo è ciò che mi pare si stia un po' facendo, senza capire che, nel passaggio da popolo a popolo, la stessa pratica potrebbe aver subito alcune variazioni semantiche. Si trattano le civiltà come se fossero tutte uguali, si mettono sullo stesso piano valori e simbologie di contenitore e contenuto... E questo io non lo trovo affatto corretto (metodologicamente parlando).

Anche sul fatto delle hydriai, non concordo molto con questo tuo ragionamento: prendendo per buono il nesso fra hydriai e iconografie dionisiache (lo dico perché non conosco abbastanza la classe nel suo insieme, sotto questo punto di vista*) se davvero erano il vino e il kantharos ad avere particolari "poteri" e valenze, un vaso da acqua decorato con temi dionisiaci non mi pare un bel rimpiazzo (considerando, ripeto, che le donne prendevano direttamente parte ai misteri dionisiaci - e, quindi, presumo che avessero anche un contatto con il kantharos rituale e il vino).

*[L'unico studio di questo tipo che io conosco (cioè sulle relazioni fra iconografie e forme vascolari) riguarda le pelikai, e non le hydriai (dovrebbe essere Correlating shape and subject, di Alan Shapiro)].

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
non condivido soprattutto il paragone con Graves, perchè se c'è qualcosa che distingue i due è proprio il rigore filologico. Non che Graves non conoscesse le fonti e le sapesse trattare, ma purtroppo faceva questo con finalità poetiche. invece kerenyi, usava le fonti con finalità filologiche. E' ben diverso...quindi. [...] inoltre no capisco il tuo appunto sulla macedonia di fonti: i temi mitologici li puoi trovare nelle poesie, nlle tragedie, dei detti dei filosofi (la frase di eraclito: Dioniso era ade ed Ade era dioniso, unita ad altre testimoniziane -poetiche, iconografiche - fornisce lumi sulla natura di quegli dei, senza macedonia alcuna). Questi temi li devi poi trattare in correlazione all'iconografia, perchè spesso, le stesse fonti si riferiscono ai dipinti (questo p-e lo diceva anche Graves) e perchè nei dipinti si trovano informazioni che nei testi non si hanno.

Sì, ma "filologico" non è sinonimo di "archeologico" (e qui siamo partiti dai corredi dei contesti tombali). Talvolta, di una realtà descritta nelle fonti può non esserci traccia archeologica, così come possiamo avere tracce archeologiche di pratiche che dalle fonti non sono note (come in questo caso).

Inoltre, se fossi in te, riconsidererei il problema della mescolanza delle fonti (a livello di genere e di cronologia). Nelle fonti tarde, per esempio, si tende spesso ad aggiungere dettagli fantasiosi ai testi più arcaici, per colmarne eventuali lacune e spiegarne così i punti più oscuri (ed è ovvio che tali dettagli, se presi acriticamente per buoni, possono indurre chi li utilizza in errore). La filosofia in particolare, poi, è il genere lettario più insidioso in questo senso, perché, molto spesso, per sostenere e avvalorare le loro posizioni, i filosofi creavano di sana pianta alcune particolari versioni mitologiche (l'esempio più lampante credo sia quello del mito di Atlantide narrato da Platone - di cui, prima di lui, non c'è la benché minima traccia nelle fonti scritte). Non sempre abbiamo i mezzi per stabilire il grado di affidabilità di una versione mitologica derivata dalla filosofia; quindi, il nostro usufruirne va tutto a rischio della stabilità della nostra stessa ipotesi.

Per concludere, un altro piccolo (e personalissimo) appunto:

CITAZIONE (DedaloNur @ 30/6/2011, 09:44) 
Se posso permettermi: noto come tu spesso pretenda di trattare i dati di queste materie come se fossero dati da hard science. io invece sono più per l'approccio "antropologico" se così si può definire. il che non vuol dire avere in mente di creare teorie solo affascinanti (modo carino per dire che sono fantasiose o meramente congetturali? :P )

Io non credo che l'archeologia sia "hard science": credo semplicemente nel rigore scientifico di un metodo di indagine, che deve essere soprattutto molto prudente e dotato di forte senso critico. Per contro, confermo che il tuo approccio mi sembra in effetti decisamente antropologico; o meglio, io lo definirei più quasi da New Archaeology - nel senso che, nelle tue indagini, tu mi sembri sempre alla ricerca di una regola che sia "universalmente valida" (del tipo, se è così per i Celti, allora doveva esserlo anche per i Greci, e viceversa). E in questo tipo di ragionamento io non ho molta fiducia. Magari può avere un certo valore, se lo si considera per indagini di carattere molto più antropologico e generali; ma, se osserviamo aspetti specifici di una cultura (come il simposio in Grecia, o l'impiego di un kantharos oltre i suoi confini), bisognerà tener conto sempre anche delle differenze che intercorrono fra i due diversi popoli presi in esame, fra quello che crea e quello che adotta (a livello culturale, religioso, cronologico, sociale etc.).
 
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