CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 24/4/2019, 10:10)
Mi sembra un approccio pericolosamente basato su un "teorema".
La mia personale impressione è che sarebbe molto più promettente lo studio comparato di ciò che accade a latitudini anche molto diverse del litorale adriatico (magari sì, già da epoche protosotiche e per certi aspetti persino da alcuni momenti del Bronzo), ma non affatto escludendo gli evidentissimi e preponderanti collegamenti con il mondo ellenico, anzi al contrario evidenziando fortemente questi ultimi e semmai cogliendo le distinzioni profonde fra Italia adriatica ed Italia tirrenica.
In ogni caso i confronti devono essere logici: tirare in ballo Chiusi per una questione pugliese, quando la stessa iconografia chiusina presumo proprio possa essere considerato ovvio che venga dal Mediterraneo orientale e quando il mondo antico è pieno di sfingi, continua a sembrarmi fuorviante.
Consiglierei caldamente di restare sull'evidenza e riprendere il filo del ragionamento da una riflessione sulla definizione di peso da telaio e sul senso (anche sotto il profilo cronologico) di ricavare una impronta da un anello.
Ho voluto semplicemente sottolineare il commento dell'altro coautore del libro sull'antica Lupatia.... " Certo è che la sfinge riprodotta sul peso da telaio, presenta somiglianze con quella di Chiusi"......ne più ne meno.
Ti consiglio di leggere lo studio, se mi scrivi in privato ti mando il PDF.
Di conseguenza, tutta la storia della Apulia è stata scritta da autori che, se greci, vedevano solo le loro colonie e successivamente, se romani, provvedevano a redigere ciò che era di loro interesse. Per questi motivi, non abbiano niente di scritto sui Dauni, Peuceti e Messapi che non
sia stato filtrato dalla visione greca o da quella romana. Pertanto, identificare l’intera Apulia come parte della Magna Grecia non solo è un
errore di prospettiva storica, ma anche non voler vedere l’apporto di tutte quelle genti, di qualunque provenienza, che hanno poi contribuito nel tempo a costruire quello straordinario melting-pot che è stata la Apulia.
Nel passato, invece, la totalità degli studi si rifaceva solo alle fonti letterarie47 e laddove i dati provenienti dall’archeologia venivano presi in considerazione solo se non in conflitto con le fonti citate.
Per quanto riguarda invece il bias, ahimè, nessuno ne è esente:
• né quegli autori slavi sostenitori del «panillirismo» per i quali non ci sono dubbi
che la cultura apula debba all’Illiria quasi tutto;
• né gli scrittori greci oppure quei figli della cultura dei due secoli appena trascorsi
per i quali dobbiamo tutto alla Grecia;
• né quegli archeologi che rifiutano l’attribuzione a una bottega locale di una ceramica
visivamente attica anche se le indagini archeometriche dicono il contrario;
• né quelli che dimenticano di citare qualche importante reperto o anche un intero
sito perché in contrasto con la tesi che debbono dimostrare;
• né infine coloro che, pur prendendo le distanze dall’ellenocentrismo, tuttavia ne
sposano la terminologia.
Concludendo....contestualizzare il peso da telaio con sfinge è molto importante.