CITAZIONE (lama su @ 22/2/2012, 00:30)
qualcuno (non ricordo più chi) aveva detto che la descrizione delle armi e armature dei poemi omerici, più che rispecchiare un quadro coerente e uniforme, sono piuttosto un insieme eterogeneo, quasi che il poeta sia entrato in un museo e abbia scelto armi a caso da vari scaffali di vari periodi storici.
In realtà, su questo punto, mi trovo più concorde con quanto detto da Lawagetas (a cui non ho ancora dato il mio benvenuto!):
CITAZIONE (Lawagetas @ 22/2/2012, 10:41)
Ma anche questi elementi di per se non provano la "storicità degli eventi narrati" potrebbero essere si di originale composizione Achea ma relativi a fatti epici di diverse origini, o periodi
Per quanto riguarda le armi la maggior parte delle descrizioni presenti nell’Iliade sono generiche e quindi potrebbero anche essere attribuite ad armi dei periodi successivi. Quelle che più ci rimandano al periodo Acheo sono chiaramente l’elmo a zanne di cinghiale, gli ampi scudi che coprono l’intero corpo (probabile scudo a torre di Aiace), spade con chiodi di argento o baltei con borchie d’oro, ed altri piccoli dettagli su alcune corazze ed elmi.
Se assumiamo, infatti, che l'Iliade non è nata da un'unica stesura, ma è frutto di una secolare operazione di 'cucitura', da parte dei rapsodi (non a caso, i 'cucitori di canti'), non ci vedrei niente di strano a individuare contemporaneamente, nel medesimo poema epico, la presenza di armi più recenti, accanto a quelle tipiche della società micenea (di cui, l'armatura con elmo in zanne di cinghiale, rinvenuta a Dendra e già citata da Lawagetas, è un esempio più che lampante:
www.circei.it/storia/poligoni/mar7.jpg).
CITAZIONE (lama su @ 22/2/2012, 00:30)
Un altro contesto dove forse avrebbe potuto essere possibile rintracciare vedere armi micenee ben dopo la fine dell'epoca micenea sono i templi e i santuari. Per esempio, sappiamo che Delphi era un luogo di culto già in epoca micenea. Ora, se anche i micenei, come i loro discendenti, avevano l'uso di depositare armi e armature come offerte o ex-voto nei santuari, allora è molto probabile che almeno alcune di esse fossero ancora presenti e visibili e accessibili ai poeti nelle epoche successive.
Uhm... Sì e no.
Non che la cosa in sé non fosse possibile, beninteso. Però, per quel poco che so, negli strati micenei dei grandi santuari della Grecia, dovrebbero esser state individuate, per lo più, statuette in terracotta dipinta. Inoltre, molto spesso, quando nelle fonti si sente parlare di dediche di oggetti nei santuari greci, appartenuti a famosi personaggi del mito, è molto probabile che si sia trattato di oggetti più o meno 'vecchi', del cui dedicatario si era forse persa la memoria (e che, quindi, per questo, venivano interpretati come doni di famosi eroi).
Un caso che mi torna alla mente è quello dell'elmo (supposto) di Odisseo, che l'eroe avrebbe dedicato nell'antico tempio delle Madri di Engyon, in Sicilia (oggi non ancora localizzato con sicurezza). Dalle fonti latine, sappiamo che quell'elmo fu razziato da Verre (propretore della Sicilia, all'epoca di Cicerone). Plutarco, inoltre, ci informa che all'interno di questo elmo di bronzo 'era inciso il nome [...] di Ulisse, ossia Odisseo' (un dato strano, questo, perché, detto così, si potrebbe pensare che il nome del dedicatario fosse scritto in latino!).
Non dobbiamo dimenticare, poi, che il prestigio di un santuario si misurava non solo in base alla sua antichità, ma anche a partire dal numero di doni votivi - e, in particolare, di 'reliquie eroiche' - in suo possesso: quindi, in questo senso, c'è anche da considerare il problema dei 'falsi archeologici', creati ad hoc già in antico.
L'esempio più clamoroso è quello della nave Argo, che, secondo il mito, sarebbe stata dedicata da Giasone sull'Istmo di Corinto, ma di cui, in realtà, conosciamo vari frammenti, sparsi per le più disparate località del bacino del Mediterraneo. Similmente, sappiamo che anche a Roma era conservata (seppur non come dono votivo) la leggendaria barca di Enea, che Procopio vide personalmente nel IV secolo d.C. (esprimendo, però, qualche dubbio sulle sue dimensioni).
Secondo Boardman, sembra che i Greci immaginassero le navi dei loro antichi eroi nella forma delle imbarcazioni d'età classica. E il dato non mi sorprende, se penso che, nel IV secolo a.C., anche il Pittore di Dario ha raffigurato le armi deposte sulla pira funebre di Patroclo secondo forme classiche, a lui probabilmente più familiari:
www.hellados.ru/img/pic/patroclus_funeral.jpg.
CITAZIONE (lama su @ 22/2/2012, 00:30)
infine, un ultima possibilità sono le tombe antiche. Come capita a noi moderni di imbatterci in tombe antiche, così capitava (ancor più spesso che a noi, certamente) anche ai greci di epoca classica di imbattersi in tombe antiche, e sicuramente anche in tombe micenee. Se non ricordo male, c'è persino un autore classico che menziona un ritrovamento di questo tipo (perseo, ti ricordi chi è? a me sfugge ora).
Sì, mi ricordo. Ora non ho il riferimento preciso sotto mano, ma l'autore di cui stai parlando è Plutarco (si tratta della profanazione di un'antica tomba beotica, da parte del re di Sparta, Agesilao, che era convinto di aver trovato la sepoltura di Alcmena).
P.s.
Bentornato, Lawagetas!