| In tutta onestà, Lino, ti dirò, a me questo testo convince poco. Ne parlavo giusto ieri sera con la mia ragazza, perché suo fratello mi aveva chiesto un parere sulla possibilità che naviganti cartaginesi fossero effettivamente giunti in America prima di Colombo. Sto meditando se acquistare o meno il libro per leggerlo e valutarne il contenuto, ma, da una rapida scorsa all'indice del testo (rintracciabile in rete, ma che non credo sia pubblicabile qui tramite link, perché il sito di riferimento è di natura commerciale), mi pare di vedere che, a grandi linee, le argomentazioni sono pressoché le stesse utilizzate da Elio Cadelo, nel suo saggio 'Quando i Romani andavano in America', ed. Palombi - 2009 (di cui abbiamo già avuto modo di parlare ampiamente su questo forum).
Ora, Lucio Russo è un esponente del mondo accademico (se non erro, è docente di Storia della scienza), dunque sarei curioso di leggere quanto da lui scritto, più che altro per valutare il suo metodo di indagine (dato che, a mio modesto avviso, quello di Cadelo lasciava molto a desiderare...): ricordo, per esempio, che, sulla questione 'ananas' nell'arte pompeiana, Cadelo citava unicamente, a supporto della sua tesi, gli studi di Casella del 1950, ma non quelli di Ciferri, di poco successivi (ed editi sulla stessa rivista scientifica), nei quali si smantellavano le identificazioni proposte per questi frutti...
Personalmente, credo due cose:
1) Sulla questione della navigazione antica, è possibilissimo che Cartaginesi e Romani siano effettivamente giunti in America per pura casualità, mentre dubito fortemente che gli antichi cartografi e marinai possedessero una conoscenza dell'America così precisa in età così antiche (e Ipparco di Nicea, se non erro, non ha mai teorizzato l'esistenza di un continente in mezzo all'Oceano, ma solo di due sottili istmi, con uno spazio al centro sufficiente da permettere la circumnavigazione del globo).
2) Da un giornalista a un docente universitario il salto è sicuramente elevato, da un punto di vista qualitativo; certo è che, se, in questi casi, lo studio dell'archeologia, delle fonti letterarie e dell'archeobotanica fosse lasciato ad archeologi e antichisti in generale, forse circolerebbero meno testi su certi argomenti, ma con informazioni più corrette (ovviamente, parlo per quanto ho letto personalmente nel libro di Cadelo, quello di Russo devo ancora leggerlo).
|