| Domanda posta in passato da innumerevoli studiosi, e alla quale (credo), nessuno ha mai dato una risposta definitiva.
In passato, (seconda metà del XIX sec-prima metà del XX sec.) le risposte erano di stampo razzista, in quanto il razzismo (che, contrariamente a quanto spesso si pensa, non era una prerogativa dei governi totalitari, ma era parte integrante della cultura, anche accademica, di paesi democratici quali la Francia e l'Inghilterra).
Superata questa fase, gli studiosi ora tendono a credere che un alto livello di scambi tra comunità umane diverse favorisca la nascita delle civiltà. Questo è infatti quello che è accaduto in Eurasia.
Un saggio molto bello da leggere su questo argomento è "Guns, Germs and Steel. The Fates of Human Societies" di Jared Diamond, antropologo e zoologo di vasti interessi, che è stato professore all'Università della California.
Il libro è stato anche pubblicato in italiano con il titolo "Armi, Acciaio e Malattie" Einaudi Editore
Sull'Australia Diamond dice infatti, che l'isolamento, l'aridità del clima dell'Australia e anche le peculiarità della flora e della fauna australiana non permisero agli abitanti di superare il livello di cacciatori-raccoglitori e di creare l'agricoltura e la pastorizia, fondamentali per lo sviluppo delle civiltà.
Anche gli americani erano isolati, ma grazie alle dimensioni del continente americano, la sua varietà di climi, una flora e fauna più adatta allo sviluppo dell'agricoltura e della pastorizia, riuscirono a progredire e a creare le loro ragguardevoli civiltà.
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