Guglielmo da Baskervill |
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| un paragone per il rito magico (?) di età neolitica presso Seulo, proviene "direttamente" dalla "religiosità" dell'uomo di Neanderthal: CITAZIONE È opinione ormai acquisita che, secondo le credenze dei popoli preistorici, il cervello costituiva la "sede dell'anima"; si riteneva dunque di poter acquisire l'elemento "spirituale" e la "potenza" del defunto divorandone il cervello. Se una tale pratica sembra alludere ad un rito "magico" piuttosto che squisitamente "religioso", non è illecito supporre che l'anima della vittima trasmigrasse nel corpo di chi si cibava ritualmente del suo cervello e fosse destinata a consolidarne lo spirito originario; inoltre il cranio, considerato fonte di "potere", costituiva un importante oggetto di culto.
Tuttavia, ai fini della nostra indagine, sembra assumere particolare rilievo la deposizione del cranio neanderthaliano del Circeo in una zona "recondita" della grotta succitata; una zona intenzionalmente delimitata da un cerchio di pietre destinate a proteggere il cranio conservato a scopo rituale 1S.
Una tale delimitazione sembra corrispondere perfettamente ai canoni dettati dal concetto di spazio sacro di cui abbiamo fatto cenno precedentemente, canoni osservati anche in epoche successive. L'uso di delimitare con pietre porzioni di terreno destinate ad accogliere sepolture è riscontrabile anche nel Mesolitico (10.000 a.C. circa)16; in questo periodo sono inoltre rilevabili tracce delle succitate pratiche di cannibalismo rituale cit. I segni del sacro presso i primitivi
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