CITAZIONE (Cerebia @ 5/6/2015, 13:54)
Credo che per questo argomento sarebbe utile creare una nuova discussione, altrimenti si perde tutto in un gran calderone!
In realtà al momento si tratta di discutere di dati riportati proprio nel saggio di Frau, quindi resterei qui sopra per il momento.
Faccio solo una precisazione:
CITAZIONE (Giacomo pozza @ 4/6/2015, 18:17)
Io non sono certo di tale tesi, dico che secondo me è una possibilità perchè leggendo di come gli antichi Greci antichi parlavano in modo estremamente impreciso del mediterraneo occidentale , almeno inizialmente, scambiando luoghi o fornendo nozioni molto discutibili (come Tartesso che dista più di due giorni di navigazione da Gadir), non escludo che si siano chiamati più luoghi nello stesso modo facendo confusione.
CITAZIONE (lino85 @ 4/6/2015, 18:34)
Mi sapresti fare i riferimenti precisi alle fonti primarie in cui si mostrano queste "imprecisioni"? Così le vediamo una per una e proviamo a capire insieme i motivi di queste "nozioni molto discutibili".
Quando parlo di un possibile slittamento della localizzazione delle Colonne d'Ercole, penso al fatto che in alcune tradizioni arcaiche ci sono elementi che lascerebbero supporre un limite del mondo andato in estensione verso Occidente: ora vado a braccio con la memoria (e non vorrei sbagliarmi), ma mi sembra di ricordare che, nel VI secolo a.C., una tradizione (Stesicoro?) ponesse il regno di Gerione in Epiro (un'antica regione più o meno situata tra la Grecia moderna e l'attuale Albania), mentre, dirimpetto a questo, sulle coste libiche, sempre fin dal VI secolo a.C., si trovava la città di Euesperide - poi Berenice (l'odierna Bengasi) - nelle cui prossimità era collocato il favoloso giardino delle Esperidi (mentre, in alcuni autori più tardi, ricordo che "Hesperia" è il nome arcaizzante con cui veniva poeticamente identificata l'Italia).
In seguito, Gerione ha poi ottenuto la sua dimora definitiva nella Penisola Iberica, mentre il giardino delle Esperidi è stato posto, se non erro, sulle coste del Marocco. Ora, se il regno di Gerione e il giardino delle Esperidi rappresentavano i limiti del mondo civilizzato, raggiunti da Eracle nelle sue Fatiche, non trovo improbabile la possibilità che il Mediterraneo Occidentale possa esser stato tagliato fuori, inizialmente, dalle "terre note" degli antichi (attenzione, so bene che nel VI secolo a.C. questa parte di mare era tutt'altro che ignota ai naviganti greci, ma penso alla possibilità di reminiscenze di racconti molto più antichi, in qualche modo stratificatisi e sopravvissuti nella poesia greca del periodo preclassico). Certo, di Colonne d'Ercole per esempio non si parla mai in Omero - che, per i confini del mondo, parla di una sola colonna, sorretta da Atlante: la prima menzione di queste colonne, se non ricordo male, dovrebbe essere rintracciabile in Pindaro (VI-V secolo a.C.), che già le pone nella zona di Gadir (Cadice), quindi non dovrebbero esserci riferimenti sicuri a Colonne d'Ercole nello Stretto di Sicilia, ma si tratterebbe solo di una possibilità (affascinante, certo, ma tutta da provare).
Non mancano, comunque, anche notevoli errori e controsensi in tutto ciò: primo fra tutti il livello del mare, che Frau abbassa notevolmente (e, a che mi ricordi di aver letto, irrealisticamente), per far avvicinare le coste tunisine a quelle siciliane; inoltre, il blocco delle Colonne d'Ercole nel Canale di Sicilia sarebbe stato facilmente "aggirabile" passando per lo Stretto di Messina (terra di coloni greci fin dall'VIII secolo a.C.): questo "trucco" avrebbe palesemente permesso ai marinai una navigazione a vista lungo le coste dell'Etruria, per poi doppiare la Corsica e giungere così nel cuore del Mediterraneo cartaginese. Al contrario, se si pongono le Colonne a Gibilterra, l'accesso all'Oceano da lì sarebbe stato (così com'è ancora oggi) uno e uno solo, poiché non ci sono possibilità di raggiungerlo in altri modi via mare. Quindi, anche questi dettagli vanno soppesati...
Per quanto concerne, infine, il carattere confusionario delle fonti antiche circa la natura dello stretto delimitato dalle Colone d'Ercole, si deve comunque considerare che si tratta di un braccio di mare molto lontano dalla Grecia, e che, per molto tempo, ha costituito un inaccessibile presidio cartaginese (i Punici, infatti, navigavano già da tempo fuori dallo stretto, come dimostrano anche i racconti sulle esplorazioni di Annone e Imilcone, e si muovevano verosimilmente verso Nord per reperire lo stagno delle leggendarie Cassiteridi, oppure verso Sud per intercettare le vie dell'oro dell'Africa sub-sahariana). I Greci (così come gli Etruschi), dunque, dovettero esser tenuti a debita distanza, per lungo tempo, da quel tratto di mare, e in ambiente marinaro, da che mondo è mondo, circolano le più svariate leggende, in cui mostri marini, scogli affioranti e secche nascoste sono ottimi elementi per giustificare l'evitazione di una determinata area di mare.
Aristotele, per esempio, parla dello stretto proprio in questi termini, ma si deve considerare che Aristotele (così come molti altri dietro di lui) era essenzialmente uno scienziato, che non aveva mai navigato in prima persona, ma si era servito unicamente di resoconti di esploratori o racconti di marinai per parlare di territori molto distanti dalla sua madrepatria. Quindi, non ci vedo nulla di strano se sul conto di una terra molto lontana e poco nota (perché "proibita") le versioni e le descrizioni risultano così contrastanti da autore ad autore... Trovo singolare, invece, che Frau dia molto più spazio a queste controversie, che non all'opera di Platone - primo filosofo a parlare di Atlantide, nel panorama letterario dell'antichità - le cui indicazioni sono così precise che non lasciano spazio ad alcun tipo di fraintendimento: per Platone, Europa e Tirrenia, Libia ed Egitto sono tutte nazioni che stanno al di qua delle Colonne d'Ercole, mentre Atlantide sta fuori dallo stretto (o "bocca", come mi pare la chiami lui).
Ora, se le Colonne fossero state realmente nel Canale di Sicilia, come potevano l'Etruria e l'Europa risultare a Platone comprese dentro di esse? Passi l'Egitto, ma queste due no: nella ricostruzione di Frau resterebbero inevitabilmente fuori dalle Colonne (così come anche buona parte della Libia - poiché con questo nome i Greci non indicavano solo la Libia attuale, ma praticamente tutta la fascia settentrionale dell'Africa, fino al'Egitto).
Come giustificare questo (non irrilevante) dettaglio?
P.s.
CITAZIONE (lino85 @ 4/6/2015, 16:05)
va beh che Frau è riuscito nel 2006 a far organizzare un convegno sulle sue ipotesi proprio all'Accademia dei Lincei, ma da questo a dire tutti gli studiosi dell'Accademia concordano con quel giornalista ce ne passa... Certo che questo episodio, insieme a quello del simposio nel 2005 nella sede dell'Unesco a Parigi la dice lunga sullo stato di come nei piani alti vengono decisi certi ad argomento scientifico-culturale...
Di fronte a considerazioni tanto evidenti ed elementari, è proprio questo che lascia basiti.