CITAZIONE (ratapena @ 25/11/2017, 21:12)
Viene da pensare allora che le testimonianze di forme popolari della lingua parlata, che affiorano qua e là in iscrizioni non pubbliche (iscrizioni funebri e simili), siano opera di lapicidi alfabetizzati ma non padroni del linguaggio aulico.
CITAZIONE (dceg @ 25/11/2017, 21:52)
Forse non solo il lapicida, ma già anche chi forniva i testi non aveva una cultura classica o aulica e scriveva più o meno come parlava.
Non so a quali contesti di geografia antica voi stiate pensando, ma per come la vedo io la realtà è proprio all'opposto: ovunque -anche agli estremi confini dell'impero- elevatissimi livelli di diffusione della alfabetizzazione (almeno ad un livello elementare), forte uniformazione linguistica (ferma restando l'oscillazione fra il latino ed il greco, della quale già si è detto) e soprattutto una fortissima tendenza alla adesione nelle singole categorie di iscrizioni, funerarie assolutamente comprese, a formulari altamente standardizzati e ad una disposizione logica degli elementi del testo e delle abbreviazioni secondo schemi assolutamente non improvvisati.
Se volete sincerarvene è sufficiente che sfogliate
online un po' di pagine a caso di qualsiasi volume del CIL: vedrete quanto le iscrizioni si assomiglino fra loro: quale elemento venga messo prima, quale dopo, cosa ci sta bene in fondo, cosa si può abbreviare -e come- e cosa invece è meglio di no.
Anche l'idea della rigorosa separazione dei compiti fra tre distinte figure professionali scriba, preparatore e lapicida mi sembra un po' una banalizzazione didattica di un approccio degli studi a suo tempo assai geniale ma ormai un po' datato (direi anni Sessanta, pressappoco), che suggerirei di riportare oggi più prudentemente ad una separazione concettuale dei tre fondamentali passaggi nella genesi del messaggio epigrafico, senza la pretesa di voler per forza dire quante persone effettivamente esso comportasse.
Piano, in ogni caso piano, a tirare conclusioni di carattere generale. Secondo me noi quell'epigrafe, molto particolare e contenente elementi possibilmente controversi, non l'abbiamo ancora veramente capita, non abbiamo ancora del tutto capito i nomi che ci sono scritti, non abbiamo capito il motivo di una certa ricorrente scorrettezza nelle spaziature, né abbiamo ancora capito se qualche pasticcio testuale che sembra proprio essere presente ne avesse del tutto compromesso l'impiego. Addirittura la mia domanda un po' provocatoria se fra bibliografia e foto digitale circolata sul
web si tratti di uno o due differenti testi epigrafici visti in tempi differenti è a modo suo ancora in piedi.