Ostraka - Forum di archeologia

Scuola di specializzazione in beni archeologici e latino e greco

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§Karl§
view post Posted on 5/3/2017, 23:16




Sarebbe un lungo discorso, che peraltro al momento non potrei seguire causa mancanza di tempo. In generale, non so se sia necessario oppure no il numero chiuso, basterebbe comunque segare, nella scuola di ogni ordine e grado. Altro che promozioni obbligatorie come leggo ultimamente. Non vedo poi quale vantaggio possa portare proprio a coloro i quali dalla scolarizzazione dovrebbero trarre maggior beneficio, ovvero ceti meno abbienti. Chi ha soldi e conoscenze in un modo o in un altro campa comunque. Tuttavia, affinché ciò funzioni senza entrare in circoli viziosi, bisognerebbe saper creare posti di lavoro all'altezza, non fornire manodopera altamente specializzata (ad esempio ricercatori) agli altri paesi (che nemmeno se la passano bene). Altro che disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni. Con tutto il rispetto, ma chi se ne frega. A quell'età in un paese "normale" e "sviluppato" ci si dovrebbe formare per poi un giorno ambire magari a depositare qualche brevetto, non aspirare a fare l'operaio che quei prodotti da altri brevettati li costruisce e li assembla, in diretta concorrenza - gara persa in partenza - con manodopera cinese e d'altrove. E mi stupisce che i sindacati ancora conducano (ma lo fanno davvero? E con quali risultati sul lungo periodo?) certe lotte che considero di retroguardia (e lo dico da "sinistra". Non ho niente a che spartire con i Renzi, i Bersani, i D'Alema, e nemmeno coi Vendola e con le nuove e vecchie inutili formazioni ormai del tutto residuali, giusto o sbagliato che sia). Sì la delocalizzazione ok però... se Marx si ritrovasse d'improvviso nel 2017 accorgendosi che ancora cianciamo di operai ecc. non so... forse ci chiederebbe che diavolo abbiamo fatto non dico tanto ma almeno nell'ultimo mezzo secolo.
 
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Mario07
view post Posted on 9/3/2017, 20:18




Secondo me, nella costellazione umanistica almeno alcuni corsi di laurea dovrebbero prevedere il numero chiuso, per selezionare chi ha i requisiti per acquisire una determinata professionalità e per formare profili specifici: archeologo o insegnante di lettere o specialista della comunicazione o insegnante di storia dell’arte o storico dell’arte, ecc.: sono profili lontanissimi l’uno dall'altro, che richiedono ciascuno un percorso coerente e specifico e non si accontentano di rattoppi post lauream, i quali fra l’altro al massimo portano ad acquisire (male, a volte anche malissimo) solo i requisiti legali minimi. Piani di studio laschi permettono agli studenti (non tutti fanno così, a dire il vero, per fortuna) di eludere certi esami (corposi esami formativi e caratterizzanti) e producono laureati che non sono né carne né pesce. In questa situazione gli studenti non acquisiscono neppure gli strumenti per imparare ad auto-valutarsi: voti alti in esami parolai regalano la convinzione che la superficialità sia profonda, cioè la convinzione di saper attingere a una profondità e a una coerenza di pensiero da cui sono invece lontani, senza neppure intuire quale sia la meta a cui tendere.

Chi vuole diventare archeologo o insegnante di determinate discipline (insegnare lettere non è insegnare storia dell’arte, che a sua volta non è fare l’archeologo, ecc.) dovrebbe seguire, senza sconti, un determinato piano di studi coerente con il ruolo che ricoprirà e poi aggiornarsi costantemente nel corso della carriera riguardo alla disciplina scelta a suo tempo, che è fondamentale per il suo ruolo professionale (progredire lungo la strada intrapresa, avendo solide basi, non è improvvisarne una nuova). Non si dovrebbe ripiegare su un ruolo per il quale inevitabilmente si sarà inadeguati: gravi lacune di base sono incolmabili. A maggior ragion quando all'università si sono bypassati gli esami più grossi e il percorso scolastico precedente l’università è stato carente: un’ottima formazione di base certamente rende più duttili.
 
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§Karl§
view post Posted on 9/3/2017, 22:58




Non mi trovi in disaccordo. Anzi... Resta però, a mio avviso, una endemica incapacità a creare lavoro. Proprio quel lavoro qualificato al quale una persona con un minimo di laurea dovrebbe poter ambire (e ricordiamoci che nonostante la scolarizzazione di massa, rimaniamo uno dei paesi europei col minor numero di laureati, e non riusciamo a impiegare nemmeno quelli... E se scremiamo i possessori di titolo triennale, che ormai viene contato come laurea - altra illusione/autoillusione -, il numero scende ancor di più). Il numero chiuso in parte limiterebbe sicuramente certi danni, pre e post laurea. Segare anche. Così come il discorso al quale accenni sui percorsi formativi e piani di studio. Però c'è da cambiare un sistema ormai, che si sta sedimentando - e in parte c'è sempre stato e non so quanto sia evitabile, esiste anche all'estero ahimè. Sistema al quale tutto sommato quasi tutti si piegano, per comodità, necessità, vigliaccheria, impossibilità a far diversamente, ecc. Sui voti, e non solo relativi agli esami "parolai", sorvoliamo. Quando mi sono iscritto all'università, nelle facoltà umanistiche e almeno nel mio ateneo, il 28 era il voto "normale". Nel senso che 28 era un esame in cui non avevi cannato alcunché, in cui il programma era tendenzialmente "normale" (da un minimo di un migliaio di pagine a un massimo di circa 2000. Non è la lunghezza del programma che fa la qualità dell'esame? No, non solo. Ma è comunque indispensabile per portare a termine un certo percorso di conoscenza della disciplina e della sua metodologia), durante il quale magari avevi avuto anche uscite brillanti ma non abbastanza per farti raggiungere il 30 o la lode. Appena è entrato in vigore il nuovo ordinamento - senza offesa per nessuno, è solo la mia esperienza diretta - sono iniziati a fioccare i 30 e lode su manualetti ridotti a 200 paginette e ristampati all'uopo smembrando in 3-4-5 parti i manuali originali. La parte monografica - quella più utile per testare le conoscenze generali acquisite sui manuali e quelle metodologiche - è diventata un esame specialistico. Dopodiché, i 110 e lode su quelle che noi chiamavamo tesine, non tesi, di tutt'altro spessore, intellettuale e per numero di pagine e spessore della bibliografia e della ricerca. Poi, le lamentele perché "ma questi 110 e lode non hanno maturità critica e scientifica e non maneggiano le conoscenze di base per non dire dell'assenza di reale specializzazione". E' il sistema che "avete" (non mi riferisco a te, intendo chi in pubblico si lamenta e poi in privato fa le peggio porcate) voluto, che "avete" contribuito a creare e che "continuate" nonostante tutto a riprodurre. Selezionando, dichiarazioni pubbliche a parte, in base a conoscenze, servilismi ed età anagrafica (non a parità di qualità e competenze. Qualità, non voti ormai scatole vuote...) piuttosto che ad altro.
 
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Mario07
view post Posted on 15/3/2017, 07:51




Dato lo stato delle cose, è auspicabile che in tutti i settori ai quali afferiscono i laureati di ambito umanistico una cernita venga fatta attraverso concorsi seri, rigorosi e ben concepiti.

Nella scuola (ma non solo) è più che mai necessaria, visto che vi approdano molti che non hanno alcuna competenza specifica (a volte neppure i requisiti legali minimi, almeno finché non viene fatto un controllo che porta al depennamento), ma a un certo punto scoprono lo stipendio da insegnante, generosamente corrisposto senza selezione in ingresso (ma non per sempre, arriva il momento in cui bisogna dimostrare qualcosa).

Soprassediamo sul sostegno, che viene affidato a chiunque (fuori graduatoria anche a laureati che non hanno neppure i requisiti per insegnare una disciplina e colgono solo l’occasione di percepire un immeritato stipendio): si tratta di stipendi sprecati a beneficio di chi non ha alcuna competenza (per fare sostegno in modo decente non è adeguata neppure la specifica specializzazione) e spesso non fa nulla di nulla (ed è persino meglio che non faccia nulla, considerato che quando interviene fa addirittura danni): gli alunni più bisognosi di attenzioni scontano questa vergognosa improvvisazione. Mi domando per quale motivo, quando non sono disponibili insegnanti specializzati (se persino agli specializzati capita di non essere all'altezza, figuriamoci agli improvvisati), non ci si rivolga agli educatori, che almeno hanno una formazione coerente, piuttosto che al primo che passa.

Attrarre nelle scuole i laureati più competenti nelle discipline di insegnamento (e nel sostegno) sarebbe l’unico modo per elevare il livello dei professionisti di domani di tutti settori: la scuola è la chiave dell’acquisizione di tutte le professionalità future.
 
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§Karl§
view post Posted on 15/3/2017, 19:40




"Seri" in Italia in particolare è un parolone :lol: E non mi riferisco a brogli, raccomandazioni e quelle cose che tutti conosciamo. Ci sono certo, ma ok... Sono presenti proprio problemi di base. Non so, ho partecipato all'ultimo concorso MiBACT, quello per archeologi, antropologi, ecc. Non con troppa voglia lo confesso, e tanto meno con speranza. Da un lato perché avendo frequentato la soprintendenza per tirocini ecc., non è effettivamente un ambito lavorativo per me stimolante, a maggior ragione essendo orientalista. Stimola lo stipendio fisso e il contratto a tempo indeterminato, al limite. Dall'altro perché parallelamente avevo anche altre cose da fare. Ad ogni modo, non significa che non mi sia sbattuto per prepararmi. Tuttavia, anche mentre ero lì che attendevo di entrare, ho proposto ma perché non ce ne andiamo in massa?

E' oltremodo avvilente ed umiliante partecipare ad un concorso stile super quizzone, a tempo, da scimmie ammaestrate. All'incirca 30 secondi per ogni domanda presuppone che tu le abbia studiate a memoria. E difatti, benché sia impossibile ricordarsi diverse migliaia di domande e la risposta corretta, così si procede. Ora, a che serve richiedere almeno la scuola di specializzazione altrimenti il dottorato, se poi questa è la selezione? Mi si dirà siete in tanti, è solo una pre-selezione, ecc. Ok ma, avete solo da far concorsi più spesso, dato che poi le soprintendenze e il settore in generale è sotto organico. Non ci sono i soldi... Stronzate. I soldi non ci sono mai per tutto e per tutti. Da qui uno dei sensi della politica. Scegliere dove dirottare i fondi. Se non ci sono è perché si è scelto che quel settore non è strategico, non ha nessuna importanza, è trascurabile ed irrilevante per lo sviluppo di un paese e per la sua stessa esistenza.

Inoltre, vogliam parlare del tenore delle domande? Del tipo quanti scudi è stata pagata questa o quell'opera? O del fatto che si trattava per la stragrande maggioranza, per quanto riguarda le domande sui beni culturali - quindi non quelle legislative - di storia dell'arte rinascimentale e moderna? Gravitanti perlopiù attorno a Roma e al Lazio, in parte a Firenze, qualcosina a Venezia, e sostanzialmente niente più?

Le solite capre, dipendenti pubblici di altro settore o aspiranti, con al massimo il diploma (capre non perché mancano di titoli superiori al diploma, ché di capre ce ne sono anche tra scienziati, ricercatori e Nobel), che si sono lamentate per le eccessive richieste di titoli, allora avevano ragione. Voglio dire, non hanno minimamente capito che non si trattava di generico concorso per ministero o che, ma di figure professionali specifiche, e che da sempre, agli archeologi, è richiesta scuola di specializzazione o dottorato. Che non lo abbiano capito pur essendo già addentro all'impiego pubblico è ancor più preoccupante, il che induce a chiedermi come svolgano il loro lavoro, se anch'esso in modo così sciatto. Però alfine avevano ragione, perché una selezione siffatta può superarla qualsiasi scimmia con titoli o senza, e può cannarla anche un premio Nobel.
 
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