Non è facile rispondere "in blocco", i rotoli autentici sono circa 900, distribuiti in varie istituzioni. La maggior parte è conservata a Gerusalemme, nell'Israel Museum, ma ben 230 per es. si trovano in Francia e un bel po' sono negli USA...
Gli studi sulla loro struttura e composizione non sono stati condotti da una unica istituzione, quindi alla tua domanda bisognerebbe rispondere quasi caso per caso, e questo comporterebbe una lunga e approfondita ricerca.
Tra l'altro, purtroppo tu scrivi di non conoscere l'inglese e questo è un grosso ostacolo, dato che gli studi sono stati pubblicati quasi tutti in questa lingua...
Posso segnalarti gli studi compiuti recentemente sul più lungo di questi documenti, il cosiddetto Temple Scroll, il Rotolo del Tempio, che misura 8.148 mt di lunghezza, ha uno spessore di circa 0.1 mm e contiene la descrizione di un Nuovo Tempio, mai realizzato.
È scritto in ebraico nella forma di una rivelazione di Dio a Mosè, utilizzando la grafia detta herodiana quadrata, tipica del tardo periodo del Secondo Tempio, quindi apparentemente scritto tra il 100 a.C. e il 70 d.C.
Venne rinvenuto nel 1956, nella grotta 11 di Qumran, quindi viene siglato 11Q19 o 11QTª.
La struttura del supporto è molto particolare, è costituita da più strati ed è unica tra i DSS (Dead See Scroll = rotoli del Mar Morto). Per questo è stato recentemente (2019) sottoposto a esame BS-SEM (Backscattering Scanning Electronic Microscope, microscopio elettronico a scansione con rivelazione degli elettroni retrodiffusi), scansione con raggi X e a spettroscopia di Raman.
Quest'ultima consente di rilevare, tramite la diffusione di una radiazione elettromagnetica monocromatica, la composizione chimica della superficie dell'oggetto che si sta esaminando.
Ciò che si intendeva stabilire era se detta superficie, composta di vari solfati, sia di origine naturale, ossia costituita da depositi di solfati dovuti all'ambiente nel quale il rotolo è stato trovato, oppure intenzionalmente creata da chi realizzò il supporto, al fine di avere una superficie adatta alla scrittura.
Il risultato degli esami è stato che nella grotta e nei suoi dintorni non esistono nel suolo e nemmeno nell'aria i solfati rinvenuti nello strato superficiale del rotolo, per cui la conclusione è che si tratta di una superficie realizzata dalla "bottega artigiana" che produsse il rotolo, utilizzando una tecnologia particolare e unica, ormai dimenticata.
Lo studio è stato molto importante anche per stabilire in quali condizioni di "salute" si trova il rotolo e quali sono le precauzioni da prendere per conservarlo al meglio.
La pubblicazione relativa all'indagine, purtroppo per te in inglese, lo trovi qui
https://advances.sciencemag.org/content/5/9/eaaw7494ti propongo la mia traduzione del riassunto/abstract
"I rotoli del Mar Morto, risalenti a 2000 anni fa, miracolosamente conservati, antichi testi di inestimabile significato storico, furono scoperti a metà del XX secolo nelle grotte del deserto della Giudea.
I testi sono stati scritti principalmente su pergamena e mostrano una grande diversità nei loro stati di conservazione. Un rotolo particolare, il Temple Scroll lungo 8 metri (nel testo è precisato che la lunghezza è di 8.148 mt, ndt), è particolarmente notevole per la sua eccezionale sottigliezza e il suo brillante colore avorio.
La pergamena ha una struttura a strati, costituita da una base di materiale tipo collagene e uno strato superiore di materiale inorganico atipico.
Abbiamo analizzato la chimica dello strato inorganico usando spettroscopie ai raggi X e Raman (nel testo si parla anche di esame mediante BS-SEM, ndt)e scoperto una varietà di sali di solfato evaporitico. Questo punta verso un'esclusiva tecnologia di produzione antica con la quale la pergamena è stata modificata mediante l'aggiunta dello strato inorganico come superficie di scrittura. Inoltre, comprendere le proprietà di questi minerali è particolarmente critico per lo sviluppo di metodi di conservazione adeguati alla salvaguardia di questi preziosi documenti storici."
@ LA
Non sottovaluto nulla di ciò che dici, né sono inopportunamente indulgente, tant'è che ho utilizzato un tono ironico, magari non percepito, parlando dell'articolo pubblicato da NG. Il fatto è che semplicemente racconto quanto è accaduto e continua ad accadere.
Purtroppo, ci sono in giro troppe persone con grande diponibilità economica che credono di "divenatre più grandi" accaparrandosi reperti, archeologici e non (penso ai collezionisti di animali, per es.), a qualsiasi prezzo e con qualsiasi mezzo.
E soprattutto, ci sono legislazioni che permettono tutto questo: bisognerebbe partire da lì, da una condivisione del concetto di ciò che è da considerarsi bene di proprietà dello Stato e ciò che è di proprietà dell'umanità in generale, quindi tranquillamente sfruttabile e commerciabile dal singolo (vedi legislazione USA, che considera i reperti archeologici come beni artistici e quindi non soggetti a proprietà dello Stato ipso facto, cito gli USA come caso eclatante, ma è opinione condivisa da tutta la mentalità anglosassone.)
Mi sembra ovvio che, in una simile situazione, ci sia chi pensa bene (sic!) di lucrarci sopra: finché ci sarà la possibilità di costituire un Getty Museum e/o di permettere che le case d'asta, londinesi e svizzere in particolare, possano mettere in vendita oggetti senza assicurarsi della loro legittima e legale provenienza, essendo sufficiente accertarsi che non siano state rubate, non ne usciremo.
PS: sono d'accordo con te sulle considerazioni generali riguardanti i frammenti "comparsi" improvvisamente nell'ultimo ventennio, ma il fatto che quelli di Green, o almeno i 16 esaminati, si siano dimostrati dei falsi non mi sembra possa portare a considerare falsi tutti gli altri, perché proprio si ignora tutto di questi presunti frammenti: quanti siano, dove siano, cosa siano... tutto si basa su "si dice", chi li detiene, se esiste, non fa trapelare alcunché.
Edited by Usékar - 18/3/2020, 09:03