| L'inserto l'ho già letto per intero, ancora una ventina di giorni addietro (il numero della rivista è quello di luglio-agosto, essendo bimestrale, l'ho acquistato ai primi di luglio e ho tenuto quel saggio per ultimo...)
Le considerazioni "nuove" sono tutte contenute nell'ultimo paragrafo, nel quale l'autore propone un parallelo tra quanto successe tra il 1450 a.C. e il 1370 a.C. circa. Nel 1450 a.C. circa una coalizione di Achei continentali aggredì la popolazione minoica dell'isola di Creta, distruggendo la società palaziale dell'isola, già indebolita dalla distruzione della sua flotta a causa dell'esplosione del vulcano dell'isola di Thera, l'attuale Santorini. La popolazione minoica venne sottomessa e al suo vertice si pose una aristocrazia micenea. Successivamente, attorno al 1370 a.C., un'altra coalizione di Achei continentali distrusse Cnosso, in una spedizione di Micenei contro Micenei, dato che al vertice della società dell'isola in quel momento c'era l'aristocrazia micenea che aveva sottomesso la popolazione minoica.
Godart stabilisce, sulla base di una pura ipotesi tutta sua, un parallelo tra quella spedizione contro Cnosso e quella contro Troia, concludendo che, visto che secondo l'Iliade Achei e Troiani parlavano la stessa lingua, l'aristocrazia troiana doveva essere composta da Achei, che governavano una una popolazione di origine anatolica.
Sinceramente, presentata come ipotesi mi può anche piacere, sparata come una quasi certezza, mi sembra "farla fuori dal vaso". Riporto le parole che concludono il saggio "Tutto lascia quindi credere che...", cui seguono 5 brevi righe di conclusione, nelle quali non viene riportata notizia alcuna di prove a sostegno della ipotesi. Prove concrete non sono presenti nemmeno in tutto il testo che precede quelle ultime 5 righe. Padrone lui di crederci, ma come prove porta solo i riferimenti al fatto che nell'Iliade i due schieramenti sembrano parlarsi e capirsi senza necessità di interpreti.
In realtà, come è scritto alla fine del saggio pubblicato sulla rivista, si tratta di una sintesi, curata dallo stesso autore, di uno dei capitoli del suo più recente libro. Forse in quel capitolo l'autore aggiunge qualcosa che rende tutto più credibile, qualche prova convincente, tanto per essere chiari, che ha omesso di riportare nel saggio pubblicato dalla rivista. Così come è scritto, mi sembra un "ego ipse dixi"
|