| In casa mia in genere le pentole e i paioli venivano chiamati "ramine", per ragioni credo evidenti. Tuttavia, con bronzin in tutto il Veneto e nel Trentino si indica(va)no paioli utilizzati per cuocere minestre sul focolare, con la differenza che quelli veneti venivano appesi alla catena del camino sopra il focolare, mentre quelli trentini avevano 3 piedi e venivano appoggiati direttamente sopra le braci.
OT nell'OT Nulla so di ligure, tuttavia so che nel '700-'800 con quella parola si indicava una vernice che imitava l'oro zecchino, utilizzata soprattutto nelle cornici dei quadri. E se non ricordo male, quando accompagnavo mio fratello nelle sue visite di veterinario, ho sentito chiamare così le piccole campanelle appese al collo dei vitelli (c'è tutta una letteratura a proposito dei campanacci per le vacche al pascolo, da quello piccolino per i vitelli a quello più grandino riservato alle manze fino a quello molto grande e decorato dell'anziana "regina" che comanda la mandria.)
Tornando all'OT principale, trovo sinceramente difficile riassumere le esperienze e i ricordi miei e di dceg in una specie di manuale. Dceg ha ricordato le esperienze di suo padre, io dovrei fare altrettanto, noi due siamo stati solo dei "garzoncelli" che, avendo niente soldi e niente da fare, almeno nel mio caso, ci industriavamo a raccogliere tutto ciò che poteva servire per racimolare qualche lira, nel mio caso si andava dai vecchi giornali, alle bottiglie di vetro scuro e pesanti, quelle "col cul" come venivano chiamate, ai vari metalli. Questa mia "attività" è cessata ormai da circa 50 anni, ai tempi della mia uscita dal liceo e personalmente non ho mai fuso alcunché né mai assistito a qualche tipo di fusione.
E poi, la vera specializzazione di mio padre era la carta e la pasta di cellulosa, comprava interi archivi e ha salvato dal macero un bel po' di lettere viaggiate con francobolli del Lombardo-Veneto, le conservo gelosamente. L'esperto di metalli era mia nonna, per quanto strano possa sembrare... ed era persona di pochissime parole... lei si fidava molto dello "squasar" i metalli, cioè ascoltare il suono prodotto nel caso delle monete e degli oggetti piccoli facendoli "rimbalzare" su un piano di marmo, per oggetti di maggiori dimensioni percuotendoli con un particolare martelletto. In dialetto veneto, "squasar la moneda par quel che la val" significa letteralmente valutare la qualità di una moneta, metaforicamente tenere una persona per falsa.
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