Ostraka - Forum di archeologia

La casa della nonna, Verona, Teodorico e S. Zeno, tra archeologia industriale e scultura medioevale

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view post Posted on 20/9/2020, 16:44

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Ottimo, vorrebbe dire che se proprio proprio il Gral non venisse poi trovato dalle parti del Baltico e nemmeno sotto il pavimento della casa che fu dei nonni a Verona, si potrebbe sempre pensare alla Confederazione Elvetica. :rolleyes:

Nota seria.
Non ci avevo mai fatto caso, ma adesso capisco un po' meglio l'attenzione molto precoce (in una fase degli studi nella quale da noi non era ancora particolarmente popolare) dell'Archeologia altomedievale a Verona da parte di studiosi di lingua tedesca.
 
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view post Posted on 20/9/2020, 17:24
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Verona era la principale "alleata" italiana del Sacro Romano Impero e "controllata" fin dal tempo di Carlo Magno da un vescovo di nomina imperiale che era quasi sempre di origine germanica, al pari dell'Abate di San Zeno.
Con la breve interruzione della costituzione in Libero Comune, il controllo imperiale sulla città durò fino alla decisione plebiscitaria dei veronesi di passare sotto la Repubblica di Venezia, sancita il 24 giugno 1405.

Durante l'epoca comunale si oppose a Federico Barbarossa, creando la Lega Veronese, antesignana della ben più celebre Lega Lombarda.
La Lega Veronese partecipò in forze alla battaglia di Legnano, ma il Libero Comune tornò alla fazione ghibellina poco dopo.
I Della Scala, ufficialmente signori della città dal 1262 al 1387 ma personaggi di spicco nella vita economica e politica almeno dal 1180, vennero insigniti del titolo di Vicari Imperiali almeno dal 1310, al tempo di Cangrande I, ma pare che lo fossero già da un paio di generazioni.
Una volta cessato il loro controllo sulla città, la famiglia Guglielmo della Scala, figlio di Cangrande II ed espulso dalla città, emigrò alla corte dell'Imperatore Sigismondo di Lussemburgo. La linea si estinse nel 1654 con la morte di Giovanna della Scala, nota ai tedeschi come Johanna von der Leiter.
Particolare curioso: Giovanna era sposa di Sigimondo II conte di Dietrichstein, di origine boema... da essi ebbe origine la linea dei Principi di Dietrichtstein, poi Dietrichstein-Nikolsburg, estinta nel 1864.
Dietrichstein: c'è qualcosa che mi suona familiare... credo che questo curioso particolare sia sfuggito agli studiosi, per quanto ho letto, e non è poco, nessuno l'ha notato... sincronicità junghiana... :lol: :lol: :lol:

Piccola aggiunta.
L'Abbazia di San Zeno, fortificata e posta al di fuori delle cerchie murarie della città (se ne contano almeno 6), ebbe grande sviluppo a partire dall'806, sotto Pipino, figlio di Carlo Magno.
Era gemellata con quella di Benediktbeuern, quella dei Carmina Burana. Assieme, nel XIV sec. a seguito di una grave carestia che colpì la zona dell'abbazia germanica, promossero una emigrazione di genti tedesche nella zona dell'Altipiano di Asiago e ai margini orientali dei Monti Lessini, zona nella quale ancora si parla un dialetto alto-tedesco.
Quelle popolazioni vengono tutt'ora erroneamente chiamate Cimbri, dal termine alto-tedesco Tzimbar, boscaiolo/taglialegna, perché si credeva che fossero i resti delle tribù cimbre che tentarono a più riprese di entrare nella pianura padana, tra il 113 e il 101 a.C. e secondo la leggenda (o forse è vero?) vennero sconfitte nei pressi di Verona.
Oggi a Giazza, corruzione italiana dell'originale Lietzan, ha sede il Curatorium Cimbricum Veronense e i pochi che ancora parlano l'originale dialetto altro-tedesco, a Giazza (Vr), Rotzo e altri paesi (Vi) definiscono sé stessi con il termine Tautsch, attuale Deutsch...

Edited by Usékar - 20/9/2020, 18:44
 
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view post Posted on 20/9/2020, 17:44
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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CITAZIONE (Usékar @ 20/9/2020, 17:09) 
Per quanto riguarda i toponimi Verona e Bern/Berna, fino agli anni '960 si credeva, o perlomeno così mi venne detto a scuola, che entrambi fossero legati al tedesco Bär, orso, e che addirittura Berna, nata solo dopo l'XI sec., avesse mutuato il nome da Bern, come era nota tra i tedeschi la città di Verona.
Dato che il toponimo Verona è però molto antico, forse addirittura pre-venetico, in ogni caso ben precedente alla romanizzazione del Veneto, si ipotizza che derivi da un vocabolo var, che designava le località ricche di acque, come erano Varese e Verona, per esempio.
In un'altra discussione, riguardante le vocali in italiano e la loro pronuncia, ho spiegato che ai non veronesi sembra che noi pronunciamo il nome della nostra città con una "e" molto chiusa, che fa suonare il nome quasi Varona...
Un linguista germanico ipotizza invece che sia di origine etrusca e lo scompone in 3 parti: ve-, cioè la radice con cui gli Etruschi designavano i Venetkens/Venetici, -ro- per scorrere e -na per indicare un centro abitato, quindi "la città venetica (dove) scorre (l'acqua)".
Cambia la derivazione, il significato è sostanzialmente lo stesso...
Per quanto riguarda Berna, in tedesco Bern, benché in alemanno fosse Bärn, nel 1980 è stata ritrovata una tavoletta in lingua celtica che ha fatto supporre che il toponomo derivi da un vocabolo di quella lingua che significa fessura o fenditura.

Potrebbero essere entrambi celtici:

Verona: Dalla radice prelatina *uar/uer ‘acqua, fiume’ > celt. ueruōnŏ-s ‘acqua dei solchi’.

Berna: celtico, gallico *bĕrnā “apertura, breccia, gola, passo”

Per Verona il significato è più o meno simile, per Berna è sostanzialmente diverso.
 
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view post Posted on 20/9/2020, 17:55

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In effetti in NordItalia rimandare a possibili radici celtiche di solito accontenta (quasi) tutti.

I Principi di Dietrichtstein? Adesso non venirmi a dire che dietrichtstein sarebbe allusivo del famoso rilievo della Basilica di San Zeno :o: perché se no a quel punto basterebbe vederci un calice magari basso e largo da qualche parte in quel ciclo figurativo e la giacobbata in chiave Graal sarebbe bella che servita (in fondo anche la particolarità architettonica della strana copertura del mausoleo-cenotafio di Ravenna a quel punto ...) :D

https://de.wikipedia.org/wiki/Dietrich_von...zoomed-cut).jpg
 
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view post Posted on 20/9/2020, 18:58
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Ma dai, era solo una curiosità, sembra una specie di scherzo... :lol: :lol: :lol:
Verona, Bern, Teodorico da Verona, la cavalcata fino al Vulcano eoliano e la discesa nell'Averno, Dietrich von Bern e la sua saga, il drago sputafiamme, la spada dell'altro eroe germanico, così simile a Sigfried e i Nibelungen, gli ex signori della città scappano in Germania e la famiglia dove si spenge? Nel sangue dei Dietrichstein, che "sicuramente" sono collegati a Dietrich von Bern: c'è materiale per scrivere un romanzo gotico...

Quel bassorilievo lo conosco bene, mastro Nicolò, circa 1140, così come conosco l'iscrizione che si scorge tra le figure, in alto, quella a sx è ormai quasi illeggibile.
Pensa che fino a non moltissimi anni fa, i ragazzi che giocavano sul sagrato scagliavano con forza sassi di "pietra focaia" contro quei bassorilievi, di striscio, al fine di "ammirare" le scintille che ne scaturivano... e staccavano pezzi a bastonate e sassate. Il vandalismo non è invenzione odierna...

Il più noto poeta dialettale veronese, Berto Barbarani (1872 - 1945), scrisse una bellissima poesia a proposito dei danni che i ragazzi, giocando a taburello nella grande piazza-sagrato antistante la basilica e utilizzando la facciata cone parete di rimbalzo uso sferisterio, provocavano alla facciata stessa, eccola qui, se qualcuno non comprende il dialetto, posso tradurla

https://vec.wikisource.org/wiki/San_Zen_che_ride
 
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view post Posted on 20/9/2020, 19:10

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CITAZIONE (Usékar @ 20/9/2020, 19:58) 
Quel bassorilievo lo conosco bene, mastro Nicolò, circa 1140, così come conosco l'iscrizione che si scorge tra le figure, in alto, quella a sx è ormai quasi illeggibile.
Pensa che fino a non moltissimi anni fa, i ragazzi che giocavano sul sagrato scagliavano con forza sassi di "pietra focaia" contro quei bassorilievi, di striscio, al fine di "ammirare" le scintille che ne scaturivano... e staccavano pezzi a bastonate e sassate. Il vandalismo non è invenzione odierna...

Il più noto poeta dialettale veronese, Berto Barbarani (1872 - 1945), scrisse una bellissima poesia a proposito dei danni . . .

Interessantissimo!
Avevo studiato quel ciclo di rilievi all'Università (ma in Storia dell'Arte, ai miei tempi Archeologia Medievale nella maggior parte degli atenei manco c'era) e ovviamente mi era caduto l'occhio su quegli evidenti danni da impatto. Mi ero fatto tra me e me l'idea che potessero essere colpi di arma da fuoco, interessantissimo invece che sia attestata una abitudine alle sassate. Ma perché proprio lì? Voglio dire ci sono tante superfici contro le quali tirare dei nuclei di selce piromaca per divertirsi a vedere le scintille. Oppure ha a che fare con l'interpretazione demoniaca dell'iconografia?
 
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view post Posted on 20/9/2020, 19:12
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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 20/9/2020, 17:44) 
Ottimo, vorrebbe dire che se proprio proprio il Gral non venisse poi trovato dalle parti del Baltico e nemmeno sotto il pavimento della casa che fu dei nonni a Verona, si potrebbe sempre pensare alla Confederazione Elvetica. :rolleyes:

Di sicuro nel caveau di una banca.
 
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view post Posted on 20/9/2020, 19:20

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Ah, parli proprio a quello giusto: sono specializzato in scavi nei caveau delle banche (anche se quando arrivo io di solito le banche in questione non funzionano ancora :wallbash.gif: ).
 
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Mi sa che mo' il Graal lo troviamo proprio!
 
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view post Posted on 21/9/2020, 04:30
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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 20/9/2020, 20:10) 
Oppure ha a che fare con l'interpretazione demoniaca dell'iconografia?

Riporto un passo da un articolo di Michela Palmese, che fa parte dello staff della Direzione Regionale dei Musei del Veneto

"i monelli veronesi nei loro giochi le presero a sassate, per far stridere le pietre provocando scintille che rammentassero quelle infernali cui fu condannato il tiranno"

quest'ultimo sarebbe Teodorico, nella fantasia popolare divenuto tiranno, tanto per giustificare la sua leggendaria fine...
 
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view post Posted on 21/9/2020, 06:43

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CITAZIONE (Usékar @ 21/9/2020, 05:30) 
. . .
da un articolo di Michela Palmese . . .

"i monelli veronesi nei loro giochi le presero a sassate, per far stridere le pietre provocando scintille che rammentassero quelle infernali cui fu condannato il tiranno"

quest'ultimo sarebbe Teodorico, nella fantasia popolare divenuto tiranno, tanto per giustificare la sua leggendaria fine...

Fantastica questa testimonianza!

Non c'è solo la tirannia, ma soprattutto l'emersione precoce nella sua figura della contrapposizione fra germanicità dell'impero e latinità del popolo, c'è la contrapposizione schematica con Boezio, la nascita della speranza in una rigenerazione della romanità come base di una identità nazionale . . .

Di scintille nell'urto contro quel tipo di pietra credo se ne dovessero fare un po' pochine (altro sarebbe stato contro un lastra di ferro o di rimbalzo su un acciottolato), ma molte selci -e quelle che arrivano in quel territorio direi che siano nel conto- producono anche un odore pressappoco di zolfo quando vengono scheggiate.
E lo zolfo nella fantasia popolare presumo dovesse rendere più che bene l'idea dell'inferno.
 
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il problema che sorge è quello di accertare quando sia iniziata la "tradizione" di scagliare selci contro quella formella, finendo poi per colpire anche le altre circonvicine.
Le formelle, come ho scritto, sono datate attorno al 1140, forse 1138, e nella scritta scolpita in quella di cui parliamo, che è divisa in 2 riquadri, è registrata, in latino medievale, la leggenda della mitica morte del re goto.

Quelle formelle, così come quelle bronzee del grande portale della chiesa, erano a tutti gli effetti uno strumento di insegnamento religioso al popolo: vi sono raffigurate scene della Genesi, della vita di Cristo e di quella di San Zeno.
Ma erano forse anche uno strumento di insegnamento politico, vedi il caso in questione.

Già Procopio di Cesarea, nel De Bello Gothico scritto subito dopo il 551, narra della fine tremenda di Teodorico, avvenuta nel 526.
Egli sarebbe morto a causa di un fortissimo accesso febbrile da spavento, avendo ravvisato nella testa di una enorme trota pescata nell'Adige e servitagli per pranzo, le fattezze di Simmaco, che lui aveva pochi giorni prima fatto decapitare.

La leggenda di Teodorico trascinato nel vulcano eoliano, che alcuni indicano come Vulcano altri come Stromboli, risale addirittura ai Dialoghi di Gregorio Magno, che scrive di aver raccolto dal santo eremita Calogero, che viveva a Lipari, un racconto secondo il quale l'eremita avrebbe avuto la visione di Teodorico legato, accompagnato da Simmaco e da Papa S.Giovanni I, anch'egli morto nel 526, che lo gettavano nel vulcano.

La più antica attestazione scritta della leggenda narrata nella formella scolpita da Niccolò ci è pervenuta nella Chronica de duabus civitatibus di Ottone di Frisinga, che termina nel 1146, anche se fu continuata da Ottone di San Biagio fino al 1205.
Evidentemente, già da qualche anno prima della Chronica di Ottone di Frisinga, che scrive di reputarla una favola popolare, era nota e tramandata la leggenda di Teodorico che insegue un cervo, cavalcando un focoso destriero emerso dalle acque dell'Adige e il destriero, ovviamente nero e mandato dal Diavolo, lo porta fino al cono vulcanico delle Eolie e lo fa precipitare nell'Averno.

Questo è il testo, in latino medievale, scritto nei 2 riquadri della formella
nel primo riquadro, oggi ormai poco leggibile
O REGEM STULTUM PETIT INFERNALE TRIBUTUM - MOXQUE PARATUR EQUUS QUEM MISIT DEMON INIQUUS - EXITA QUAM NUDUS PETIT INFERA NON REDITURUS
nel secondo riquadro, ancora perfettamente leggibile
NISUS EQUUS CERVUS CANIS HUIC DATUR HOS DAT AVERNUS

Io sono più propenso a credere che la "tradizione" di danneggiare quella formella sia nata al momento dell'occupazione austriaca, avvenuta nel 1814, conseguente alla nascita del Regno del Lombardo-Veneto.
Verona subì una forte "presa" militare, la città era considerata la chiave di volta delle comunicazioni tra Austria e Italia e venne occupata da una guarnigione di più di 10.000 soldati. Gli ufficiali erano austriaci o magiari, i soldati quasi tutti croati e di questo resta traccia nel dialetto veronese ("sei come un Croato" significa "sei uno zuccone, testardo e stupido").
Il "tallone" austro-ungarico che gravava sulla città era mal sopportato, decisamente mal sopportato, soprattutto per la violenza che dimostravano i soldati croati nel trattare la popolazione.
Ecco perché penso che i monelli siano stati in qualche modo incentivati a maltrattare quella formella in particolare.
 
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view post Posted on 21/9/2020, 14:05

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Mi pare di ricordare che la disposizione di quelle lastre a rilievo non sia oggi corrispondete a quella originale. Non ricordo quando siano state smontate e rimontate, ma immagino che sia una informazione recuperabile.

Non so se può essere di aiuto, ma direi a questo proposito che le tracce delle sassate mi sembrano presupporre che al momento di tal pratica il manufatto in questione si trovasse già dove è ora.
 
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view post Posted on 21/9/2020, 14:16
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Ho dimenticato di aggiungere un'altra osservazione, a proposito di quando penso sia iniziata la "tradizione" di colpire a sassate quella formella.

Se le sassate fossero iniziate molto presto, non dico subito dopo la posa della formella, quando Verona era ancora sede del Vicariato Inperiale, ma diciamo da quando si diede a Venezia, a metà del 1405, 5 secoli abbondanti di sassate credo avrebbero prodotto danni maggiori di quelli che si possono constatare oggi, che sassi non se ne tirano più.

Resta comunque il problema dei pallonari, che utilizzano il sagrato per partite di calcio e finiscono per colpire la facciata con colpi di pallone più o meno violenti.
Più volte, gli abati succedutisi negli ultimi 20anni hanno chiesto al Comune, propritario del sagrato, di installare una cancellata protettiva ad adeguata distanza dalla faccita della chiesa, ha recentemente rinnovato la richiesta anche l'attuale abate, accampando anche la protezione alle formelle bronzee del portale.

Personalmente, non sono d'accordo, una lunga e ovviamente alta cancellata sarebbe di eccessivo disturbo e, per quanto riguarda le formelle bronzee del portale, sono già adeguatamente protette, tanto che si possono vedere solo stando all'interno dell'attuale portale ligneo, vedi foto
https://commons.wikimedia.org/wiki/Categor...Verona_2016.jpg

Il portale ligneo viene aperto molto raramente, in occasioni particolari, quando anche il portale antico che regge le formellle viene splancato, per cui queste ultime si trovano in posizione defilata e credo sia vietato in quelle occasioni fotografarle o fermarsi ad ammirarle, anche se non credo ci sia comunque un servizio di vigilanza continuo.

Sarebbe utile la proibizione ai giochi con il pallone nel piazzale del sagrato, con adeguata vigilanza via telecamere e servizio di pronto intervento, che non mi risulta esistere attualmente.

La disposizione delle 18 lastre esterne credo sia quella originale. Molto diverso invece è il discorso per le formelle bronzee del portale.
Nel corso dei secoli, si sono succeduti furti, rotture, distaccamenti e riposizionamenti a capocchia, per cui è andata totalmente perduta e non è più ricostruibile la disposizione originale di quelle che rimangono. Purtroppo, manca una qualche immagine (xilografia, incisione, stampa...) antica che ci possa aiutare.
 
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view post Posted on 21/9/2020, 14:20

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No, no: mi pare proprio di ricordare che siano state smontate e rimontate. Forse addirittura più di una volta.
Però tant'è: in effetti logica vuole che il fenomeno non possa essere stato nè troppo antico nè troppo recente e soprattutto non prolungatissimo nel tempo.
 
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