Ostraka - Forum di archeologia

La casa della nonna, Verona, Teodorico e S. Zeno, tra archeologia industriale e scultura medioevale

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view post Posted on 21/9/2020, 14:30
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Ah, dimenticavo.
Nel corso delle 2 guerre mondiali, il portale con le formelle bronzee e l'intero protiro vennero protetti con una costruzione che manteneva in situ sacchetti di sabbia.

L'ultima rimozione totale delle formelle bronzee credo sia avvenuta al tempo dell'occupazione napoleonica (1796 - 1814), per evitare che l'Imperatore se le portasse a Parigi, come fece con la pala del Mantegna che orna l'ltar maggiore, con le formelle a bassorilievo che ornavano la facciata della chiesa di S.ta Anastasia e con altre opere artistico-archeologiche di Verona.
Purtroppo, se non ricordo male, il distacco fu fatto in fretta e furia e non si registrò la posizione delle formelle bronzee prima del distacco.
D'altra parte, pare che già non si trovassero più nella posizione originale.

La pala del Mantegna tornò al suo posto per opera di Antonia Canova, mancante però dei dipinti della predella (le attuali sobo copie ottocentesche), che rimasero al Louvre assiema ad alcune delle lastre della facciata di S.ta Anastasia...
E dobbiamo proprio ringraziare la paziente opera di Antonio Canova se molte opere d'arte fatte trafugare da Napoleone sono tornate in Italia. Nulla potè fare per gli argenti rapinati da chiese e dimore, che furono quasi tutti fusi per farne monete.
Questa è una storia poco nota al grande pubblico, il grande scultore fu incaricato da papa Pio VII ed ebbe il fattivo appoggio del per altri aspetti non molto apprezzabile Klemens von Metternich...
 
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view post Posted on 21/9/2020, 14:55
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Nelle mie letture, non ho trovato traccia del fatto che le formelle della facciata siano mai state staccate, credo tu ricordi i numerosi distacchi e rimontaggi delle formelle bronzee del portale, di cui ho parlato in precedenza.
Del resto, mentre per le formelle bronzee la cosa è anche evidente dalla sola osservazione in loco, nel caso delle lastre esterne, tutte, non c'è traccia visibile di scasso...
 
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view post Posted on 21/9/2020, 16:51

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No, no: sono abbastanza convinto del fatto che e quando studiavo io una certa incongruenza formale e forse persino iconografica fra le varie lastre veniva messa in relazione con notizie di un certo riallestimento del ciclo decorativo del portale del quale c'era notizia (non ricordo assolutamente in che epoca ed in relazione a quali eventuali altre modifiche).

Però in effetti è vero che le altre considerazioni che abbiamo fatto sono più stringenti.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 06:41
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Riporto ancora dal lavoro di Michela Palmese

<<si evince che nel 1138 la chiesa era stata ristrutturata ed ampliata, ma non essendovi indicazioni ulteriori non è possibile identificare nella chiesa odierna la parte a cui tale iscrizione si riferisce. Tale modificazione strutturale datata 1138 è in ogni modo confermata dalla presenza, nella lunetta del portale, della firma apposta dal celebre lapicida medievale Niccolò, che sappiamo in quegli anni impegnato anche nel cantiere del Duomo veronese.

I. Niccolò e le scene dall'Antico Testamento
Sulla facciata della chiesa di San Zeno, a destra del bellissimo protiro sono murati alcuni rilievi marmorei raffiguranti episodi del Vecchio Testamento e due scene di caccia, pure firmati da Niccolò.
Le due lastre del registro inferiore riportano il tema della Caccia infernale di Teodorico, che riprende un'antica leggenda germanica, fatta propria dalla tradizione cattolica e da quella veronese. Si racconta tuttora che il re ostrogoto stesse facendo il bagno, quando vide passare un magnifico cervo al galoppo. Il re si fece preparare in fretta dai servi una cavalcatura per inseguirlo e partì precipitosamente seguito dai cani, ma questi ultimi non riuscirono a tenere il passo col nerissimo cavallo. Teodorico si rese conto di trovarsi in sella ad una creatura demoniaca e cercò di scenderne, non riuscendovi realizzò, in preda al terrore, che la spaventosa bestia l'avrebbe trascinato all'inferno. Così egli scomparve, e non fu più visto.
Nel primo riquadro Teodorico, coperto da una tunica, suona il corno da caccia in groppa all'elegante animale, lanciato al galoppo; uno dei levrieri è tra le zampe del destriero. Nel secondo vediamo il cervo, già addentato sul dorso da uno dei cani, e sotto di esso un altro levriero che nelle intenzioni dell'artista naturalmente doveva essergli affiancato. A destra una figura antropomorfa, il demonio o un suo servo (nota 1), sta in piedi sotto un arco, probabilmente una porta infernale, al sommo della quale sono chiaramente incise delle fiammelle. Questo essere tiene in mano un bastone o una pala e sembra avere i capelli in disordine e una barba ispida, ma lo stato di degrado della pietra non permette di osservare altri particolari.

Tra l'uno e l'altro riquadro, sotto due nicchie, sono scolpiti in alto un falco che ha appena afferrato una lepre e, appena distinguibile, un uomo, o un essere comunque antropomorfo, che suona da seduto una specie di piccola arpa o una cetra di forma triangolare. Ritengo possibile che essi costituiscano un suggerimento di lettura, una sorta di didascalia: la caccia e la lusinga, cui Teodorico cede diventando a sua volta preda.
Più volte è stato sostenuto che queste sculture non si trovassero nella loro posizione originaria e che non fossero opera di Niccolò. Si allineava a questa visione, fra gli altri, anche Arslan, il quale affermava che il protiro romanico fosse stato in gran parte rimaneggiato nella seconda metà del XII secolo, non corrispondendo l'aspetto attuale del portale e della sua cornice con le modalità del romanico veronese, ma piuttosto con le prime espressioni locali del gotico. Le scene della caccia sarebbero, a suo parere, rozze, non originali e aggiunte come mero riempitivo, e i rilievi decorativi sottostanti, certamente di mano di Niccolò, sarebbero manifestamente destinati a riempire due spazi vuoti, creatisi con la risistemazione della facciata.
La critica più recente, sostiene invece che i riquadri in questione sono strettamente collegati a quelli circostanti, non solo sotto l'aspetto tematico, ma anche fisicamente, e che sono da ascrivere a Niccolò.

Le controversie sull'attribuzione e sulla pertinenza o meno al contesto delle lastre inferiori sono dovute soprattutto al fatto che esse risultano molto rovinate, poiché per diversi secoli i monelli veronesi nei loro giochi le presero a sassate, per far stridere le pietre provocando scintille che rammentassero quelle infernali cui fu condannato il tiranno. Nonostante lo stato particolarmente compromesso, si riconoscono infatti in questo bassorilievo i tratti caratteristici dello stile di Niccolò, nel rappresentare la barba ricciuta di Teodorico, consumata ma ancora parzialmente visibile, la criniera e la coda del cavallo.
>>

Il ciclo iconografico delle lastre che affiancano il protiro è diviso in 3 parti, è molto complesso e frutto di più mani.

https://fotodiangelo.weebly.com/uploads/2/...733461_orig.jpg

Alla sinistra del portale, nelle sculture dei 10 altorilievi maggiori vengono riconosciute almeno due mani differenti: maestro Guglielmo (pare allievo di Wiligelmo) e uno o più dei suoi aiutanti, mentre gli 8 alla destra sono riconusciuti tutti come opera di maestro Niccolò o Nicolò.
Ma noi non stiamo discutendo di questi, che comunque pare non siano mai stati spostati, stiamo discutendo dei due riquadri più piccoli, lunghi come gli altri ma ben più bassi, che compaiono nel registro in basso a dx.
E Michela Palmese ci dice che questi sono sempre rimasti lì e sono strettamente collegati a quelli circostanti.
Quindi, anche ammettendo che siano stati smontati, sarebbero stati ricollocati secondo lo schema originale.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 06:52

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Ah, quindi ricordavo bene che si parlava di un rimaneggiamento.
Credo proprio che la conclusione riportata che ciò non dimostri una differente attribuzione artistica sia quella comunemente accettata e consolidata, ma mi pare anche -per come leggo io- di capire che il possibile rimaneggiamento in quanto tale (senza conseguenze sull'attribuzione) non venga oggi escluso (se ricordo bene c'erano anche considerazioni possibili sulla coerenza iconografica della distribuzione attuale delle lastre).
Se io non sto fraintendendo.

Però in effetti il tutto diventa irrilevante ai nostri fini in quanto si tratterebbe di epoca decisamente remota.

Grazie per il prezioso lavoro di trascrizione.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 07:16

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. . . ma perché non ci sono segni di sassate sul leone e sulla colonna del protiro o sulla lesena della facciata, che pure sono così vicini al rilievo in discussione?

Che mira avevano questi monelli?
Non gi andava mai un tiro fuori bersaglio?

Eppure per fare una monelleria del genere immagino bene che fosse consigliabile stare a buona distanza e pronti a rapida fuga, e se non per timore di risvegliare il demonio quantomeno pensando al sgrestano con la ramazza ;)
 
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view post Posted on 22/9/2020, 08:16
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il lavoro della Plamese si può leggere qui

www.arte-argomenti.org/saggi/nicolo.html

Mah, ho evidenziato in grassetto questa frase della Palmese

<<più volte è stato sostenuto che queste sculture non si trovassero nella loro posizione originaria e che non fossero opera di Niccolò.>>

ed evidenziato e sottolineato quest'altra, seguente

<<la critica più recente, sostiene invece che i riquadri in questione sono strettamente collegati a quelli circostanti, non solo sotto l'aspetto tematico, ma anche fisicamente>>

Io intendo il tutto così:
"i riquadri si trovano nella posizione originaria" perché <<è stato sostenuto che queste sculture non si trovassero nella loro posizione originaria>> ma oggi si ritiene che <<i riquadri sono strettamente collegati a quelli circostanti>> non solo sotto l'aspetto tematico <<ma anche fisicamente>>...

Quanto scritto dalla Palmese non implica direttamente che non siano mai stati staccati, però dato il loro stretto inter-collegamento sia tematico che fisico, secondo me è sottinteso da quel <<sono strettamente collegati ... anche fisicamente>>, o perlomeno, io lo considero molto probabile, anche alla luce di quanto è invece accaduto per le formelle bronzee del portale.

Concordo sul fatto che questa non è la materia della discussione.
Ai due tuoi ulteriori interrogativi non so rispondere con argomenti basati su esperienza "de visu".
Ciò che posso raccontare è che il dorso e parte dei fianchi e della criniera dei leoni, in particolare quello di sx, sono perfettamente lucidati dall'abitudine dei papà (babbi, come si dice in ER e Toscana) di far salire i figli in groppa ai due animali, cosa che avviene anche per i due leoni del protiro del duomo veronese, che ha fattezze molto simili a quello di San Zeno.
Lo ha fatto anche mio padre, con me.
E i due animali, che hanno quasi l'aspetto di grifi, sono da sempre interpretati come i guardiani della sacralità dell'ambiente nel quale si entra passando nel loro mezzo: l'intenzione credo sarebbe quella di far dire loro "noi siamo qui per bloccare i nemici della fede" se ben ricordo quanto mi venne detto da bambino. Quindi, sono assolutamente intoccabili, sono interdette anche le sassate dei monelli.

Non ho spiegazione alcuna per l'integrità delle due grandi lesene, la base di quella di dx è vicinissima al riquadro di cui stiamo parlando, per cui se da sassate veniva colpito il riquadro, è corretta la tua osservazione sulla infallibile mira dei monelli.
Secondo me, non di sassate si trattava, ma di strisciate, cioè le selci piromache venivano strisciate su quelle immagini e sulle scritte, come si fa per accendere uno zolfanello sulla carta vetrata.
Ma questo non l'ho mai visto fare, evidentemente la "tradizione" cessò prima della mia nascita, forse a inizio '900, visto che Berto Barbarani, nelle utlime 5 quartine della sua poesia, scritta nel 1991, ancora parla del fatto che i ragazzi "assaltavano" la facciata con pietre e bastoni e ne staccavano dei pezzi.
Riporto nuovamente l'indirizzo della pagina nella quale si puòl leggere il testo della poesia San Zen che ride
https://vec.wikisource.org/wiki/San_Zen_che_ride
 
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view post Posted on 22/9/2020, 09:24

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CITAZIONE (Usékar @ 22/9/2020, 09:16) 
Il lavoro della Plamese . . .
Io intendo il tutto così:
"i riquadri si trovano nella posizione originaria" perché <<è stato sostenuto che queste sculture non si trovassero nella loro posizione originaria>> ma oggi si ritiene che << i riquadri sono strettamente collegati a quelli circostanti>> non solo sotto l'aspetto tematico <<ma anche fisicamente>>...
. . .

Boh, a me sembra di intendere diversamente e che la studiosa si sia tenuta callidamente molto generica salvo che sull'attribuzione.
Però non vorrei mai.
Ti butto là una idea non perché io abbia un motivo per sostenerla ma solo per spiegare con un esempio qualsiasi i termini della mia perplessità: se per pura ipotesi un domani qualcuno sostenesse con evidenze concrete che i rilievi appartenevano originariamente non propriamente alla superficie frontale della facciata ma alle strutture di un protiro più pronunciato e disposto diversamente da come lo vediamo ora, ebbene la frase della studiosa resterebbe valida.

CITAZIONE (Usékar @ 22/9/2020, 09:16) 
. . .
Secondo me, non di sassate si trattava, ma di strisciate, cioè le selci piromache venivano strisciate su quelle immagini e sulle scritte, come si fa per accendere uno zolfanello sulla carta vetrata.
Ma questo non l'ho mai visto fare, evidentemente la "tradizione" cessò prima della mia nascita, forse a inizio '900, visto che Berto Barbarani, nelle utlime 5 quartine della sua poesia, scritta nel 1991, ancora parla del fatto che i ragazzi "assaltavano" la facciata con pietre e bastoni e ne staccavano dei pezzi.
. . .

Questo vandalismo a strisciare sarebbe molto coerente con la narrazione che è stata riportata soprattutto perché maggiormente in grado di spiegare le scintille.
Però i segni materiali sulla pietra parlano soprattutto di impatti frontali puntiformi (come fossero proiettili di arma da fuoco ovvero colpi di fionda o simili) e poi con una "rosata" abbastanza aperta, non concentrati in punti specifici come ci si aspetterebbe nel caso di una azione del tutto manuale ravvicinata.

Ad averci del gran tempo e tanta passione per la storia locale di quella città sarebbe da andare a farci delle foto in riflettanza RTI. Se hai degli amici fotoamatori potremmo passare loro un po' di know-how.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 11:07
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Il fatto che i segni sulla lastra sembrino una rosata di pallettoni, anzi, due rosate, l'avevo notato anch'io e alla storiella delle scintille in realtà fin dal principio ci credo poco. Secondo me, si tratta di una narrazione popolare tradizionale, per questo ho scritto più volte di "tradizione", rafforzata anche da quanto scritto da Barbarani, nelle due quartine che trascrivo

Ma i putei che g’à Minico Bardassa
par general, con sassi e con bastoni,
dopo aver svalisà mesa la piassa,
trà l’assalto a la ciesa e ai so leoni;

i la raspa, i la rompe, i la rovina
sensa criterio e sensa carità,
ma più che i la maltrata e i la sassina,
più stramba e fina, più bela i la fa...


cioè "ma i ragazzi che hanno in Domenico Bardassa il loro generale, con sassi e con bastoni, dopo aver svaligiato mezza piazza, danno l'assalto alla chiesa e ai suoi leoni; la raspano, la rompono, la rovinano, senza criterio e senza rispetto, ma più la maltrattano e la sciupano, più bizzarra e raffinata, più bella la rendono"

Ho dato una occhiata anche a ingrandimenti di tutti i riquadri, quei due sono i soli che mostrano quelle scodelline semisferiche, che sembrano prodotte da due fucilate a pallettoni o da forti colpi di martello da carrozziere, non credo che una biglia, anche se di acciao, scagliata da una fionda possa produrre simili conchette, dai contorni così ben delineati, soprattutto il fondo a scodella, ho pratica di quell'arte...
Al pari dei due riquadri di cui stiamo parlando, anche i due in basso della serie a sx del protiro mostrano chiari segni di consunzione, probabilmente perché anch'essi, come i "teodoriciani" son più esposti alle intemperie di quelli che stanno loro sopra.

C'è da dire anche che invariabilmente trovo scritto che tutto l'apparato lapidico del protiro (riquadri, statue, colonne, spalle del portale, volta...) viene invariabilmente definito come realizzato in marmo rosso ammonitico veronese, più propriamente "di Sant'Ambrogio", paese della Valpolicella.
Per quanto riguarda i leoni, le colonne e spalle del portale, le lastre rosate della volta e gli animali e fiori che ne decorano l'arco, sono d'accordo.
Ma i riquadri con i bassorilievi e gli altorilievi mi sembrano in scaglia rossa del Monte Baldo, che si stacca in lastre molto compatte, di colore rosa o biancastro con vene rosate, come ben si vede nel riquadro in questione e nell'immagine dell'intero protiro

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...omed-cut%29.jpg

https://fotodiangelo.weebly.com/uploads/2/...733461_orig.jpg

Osservate la differenza evidente tra i riquadri e le bifore soprastanti, realizzate in rosso ammonitico...
Ora, i leoni e le colonne presentano parti rossastre e parti biancastre, perché sono parzialmente coperti da un deposito di calcare, si nota bene nel caso dei leoni, nelle parti soggette alle cavalcate dei bimbi.
Ma le lastre e le bifore sono più protette dalla pioggia e conservano il loro aspetto naturale.
Inoltre, la scaglia rossa è un po' più tenera del rosso ammonitico.

Amici fotoamatori ne ho, ma dove abito ora, 220 km più a sud di San Zeno. Purtroppo, non ne ho a Verona...
 
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view post Posted on 22/9/2020, 12:21

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Quelle che si vedono nella facciata di San Zeno sono sicuramente pietre diverse.
Azzarderei almeno tre differenti varietà.
Come denominarle ci rinuncio, perché tra Brescia e Verona troppe volte ho assistito a litigate assurde su questo argomento; non mi ci metto.

Butto solo là che la scaglia rossa del Baldo (che in effetti non è proprio sempre rossastra come è il rosso ammonitico, e particolarmente si presenta sbiadita e persino ingrigita quando il taglio è rimasto molto a lungo esposto agli agenti atmosferici) in città dovrebbe forse già avere una maggiore tendenza a soffrire di alterazioni del tipo "croste nere".
 
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view post Posted on 22/9/2020, 13:38
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La scaglia rossa l'ho buttata lì, non sono esperto in materia.
Certo non è rosso ammonitico, di primo acchito avevo pensato al calcare oolitico, ma ha tendenza al giallastro, più che al rosa e il bianco di Prun non mi pare proprio, troppe vene rosate e troppo ampie... si parlasse di giada, serebbe un altro paio di maniche...

Ah, ecco, deve essere stato dceg a spostare tutta questa parte della discussione, rinominandola! Mi piace! :) :)
 
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view post Posted on 22/9/2020, 14:59
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Sono stato io, così viene anche valorizzata.
 
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view post Posted on 22/9/2020, 15:25
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Grazie! :b:
 
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