Ostraka - Forum di archeologia

statuetta antica, pietra verde

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view post Posted on 22/11/2021, 12:13
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A me sembra che ci sia un'incavatura, se non un foro , sottp il beccp, nel collo della figura direttamente a destra del pollice. Come materiale escluderei il vetro. Il foro a destra presenta le caratteristiche che mi sembrano proprie della pietra lavorata ma non lucidata.

Se ben capisco, Usékar, ti riferisci ad un oggetto nella funzione simile a questo:
IMG_0779
Costava ben 0,50 €, ma è preziosissimo perché lo acquistammo a Venezia, l'ultima volta che ci andammo insieme.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 12:32

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CITAZIONE (dceg @ 22/11/2021, 12:13) 
. . . Come materiale escluderei il vetro. . .

E allora torniamo ai parenti più o meno stretti della giada (o li avevamo già esclusi tutti, insieme alla giadeite?)

Che dire dell'Omfacite?

www.mindat.org/photo-59173.html
 
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view post Posted on 22/11/2021, 15:01
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Visto che l'argomento sembra "sdoganato", almeno per questo dato, penso sia eliotropio, in pratica diaspro verde con inclusioni di diaspro rosso.
Per questo ho suggerito di cercare una novella del Boccaccio, quella intitolata Calandrino e l'elitropia, come veniva al tempo chiamata questa pietra.

Che l'oggetto sia cavo, credo lo si veda proprio dalla testa: non è che la pietra cambi colore, virando al verde chiaro, in realtà essendo cava la parete diventa sottile e quindi quasi trasparente.

In risposta ad alcuni dei miei quesiti, Giulia mi ha inviato dei messaggi, suo padre le ha detto di averla acquistata a inizio anni 2000, in un negozio sulla cosiddetta Riviera Maya, nella città di Tulum, come souvenir e secondo il venditore sarebbe un portafortuna che si richiama alla cultura azteca.
In origine la testa si poteva staccare, Giulia non ci riesce e le ho fatto notare che sul collo si vedono crepe, come se in quel punto fosse stata rotto e poi re-incollato.

Secondo me, la fattura è recente, compatibile con quanto Giulia ha saputo dal padre.
Gli indizi in questo senso sono molti.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 15:19

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Diaspro Sanguigno. Pietra a me ignota :o:
Vedo usata anche in Occidente fin dall'Antichità, ma per lavori piccoli piccoli ed opachi opachi.

Ma si riesce a lavorarla fino a renderla semitrasparente?
Voglio dire: la giada ha già di suo questa tendenza e in relazione alla qualità non è indispensabile arrivare a spessori incredibilmente fini affinché un po' di luce passi, ma in questo caso?
 
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view post Posted on 22/11/2021, 16:57
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In questo caso, si tratta di un oggetto venduto come souvenir, i negozi di Tulum li conosco, l'oggetto non può essere costato molto.
Se fosse di giadeite guatemalteca un oggetto di quelle dimensioni e con quella lavorazione sarebbe costato veramente molto.

E poi non conosco un minerale di giadeite che abbia quelle caratteristiche macchie rossastre.

Tra l'altro, si fa presto a dire giada.
A parte che la nefrite non è mai così traslucida e ha un aspetto untuoso, sembra un blocco di pietra con uno strato di vaselina, per così dire, anche la giadeite nella maggior parte dei casi non lo è, perché è un minerale molto complesso, con cristalli molto piccoli e inclusioni di cristalli di altri minerali appartenenti alla stessa classe, le rocce ultramafiche/ultrafemiche, come serpentino, albite, augite, acmite e altri ancora.

In pratica, senza addentrarmi nella classificazione mineralogica, che è molto complessa e conosco solo quel tanto che basta, bensì commercialmente parlando ad alto livello, si distinguono i minerali in:
- giadeite pura, nella quale i cristalli sono per almeno il 95% giadeite, trasparente fino a spessori notevoli, rarissima e presente solo nel Muguong, regione dell'attuale Myanmar, con valore di mercato semplicemente astronomico, difficile avere notizia di un rinvenimento perché sparisce subito dalla circolazione, acquistata dai magnati cinesi per cifre favolose;
- giadeite, rara e molto traslucida, con valore di mercato pari e a volte superiore allo smeraldo, nella quale i cristalli sono per almeno il 75% giadeite, nella valle del rio Motagua e sulla Sierra de las Minas, in Guatemala, se ne rinviene molto poca;
- giadeitite, già abbastanza traslucida, nella quale i cristalli sono più del 50% e meno del 75%;
- al di sotto del 50%, man mano che decresce la presenza di cristalli di giadeite, il minerale diventa sempre più opaco e si parla di serpentinite-, albite-, augite-, acmite-giadeitica.

Giacimenti noti e attualmente poco o nulla sfruttati si trovano anche negli Urali Polari, Russia (eccellenti lavori vennero creati per la corte degli zar dall'officina orafa di Fabergé, a San Pietroburgo), nella Valle di Sacramento, USA, a Pian del Re sul Monviso, Piemonte, sul Monte Beigua, Liguria e nell'isola di Honshu, Giappone.

La nefrite è invece pressoché ubiquitaria sulle terre emerse, benché relativamente poco comune.
Le zone più sfruttate, perché si rinviene con una certa facilità sulle rive ciottolose dei fiumi, sono nella North Island della Nuova Zelanda, sulle sponde del fiume Ussuri, in Russia, in British Columbia, Canada, e sulle sponde dei due fiumi Yurungkash, fiume della giada bianca, e Karakash, fiume della giada nera, nei pressi della città di Xoten, in uighuro, Hothan o Hetián in cinese, regione dello Xinjiang Uighur, Cina, kash in uighuro significa giada.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 18:34

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E va bene; sulla giada ubi maior . . . ;)

E non sto neanche a ritirare fuori quell'ideuzza sulla Omfacite (che sarebbe comunque una giada, credo).

Però la domanda era se il diaspro verde con inclusioni di diaspro rosso ovvero elitropia o come caspita si chiama -materiale a me del tutto sconosciuto- possa davvero essere lavorato fino al punto da apparire semitrasparente.

Non lo conosco neanche un po', quindi non posso dire di avere una opinione a riguardo, ma le poche immagini che trovo sul web sembrerebbero andare nella direzione di una sostanziale opacità.

[a quando su questo Forum un prontuario "per imbranati" sullle differenze fra queste pietre?]
 
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view post Posted on 22/11/2021, 20:04
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 22/11/2021, 18:34) 
E va bene; sulla giada ubi maior . . . ;)

Scusami, non volevo fare sfoggio di erudizione, è che si tratta di una materia che studio da ormai 30 anni e quando ne posso parlare mi scappano i cavalli... chiedo venia :worthy.gif:

CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 22/11/2021, 18:34) 
E non sto neanche a ritirare fuori quell'ideuzza sulla Omfacite (che sarebbe comunque una giada, credo).

Si, l'omfacite è una giadeite, per es. lo è quella del Monviso. E a volte, è ricca di cristalli intrusivi di granato e quarzo, nel qual caso prende il nome di eclogite.
Ma ripeto, non voglio addentrarmi nella nomenclatura mineralogica, troppo complicata per i miei gusti e per questa discussione.
Il fatto che è l'eclogite ha un aspetto ben diverso da quello della pietra con cui è stata realizzata la statuetta, i granati intrusi sono più grossi, non mostrano alone intorno e la pietra stessa ha un colore verde sbiadito.


CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 22/11/2021, 18:34) 
Però la domanda era se il diaspro verde con inclusioni di diaspro rosso ovvero elitropia o come caspita si chiama -materiale a me del tutto sconosciuto- possa davvero essere lavorato fino al punto da apparire semitrasparente.

Non lo conosco neanche un po', quindi non posso dire di avere una opinione a riguardo, ma le poche immagini che trovo sul web sembrerebbero andare nella direzione di una sostanziale opacità.

Sinceramente, non so dirti di più di quanto ho scritto, non ho esperienza diretta di lavori in diaspro, di qualunque tipo, verde, rosso, giallo, eliotropio...
A me, dalle foto che ho visto in rete, sembra proprio una varietà di quest'ultimo.
Se guardi il becco, il ciuffo, tutto il contorno della testa e la parte dell'oggetto al di sotto di dove termina il collo, vedi bene che non è traslucido, lo diventa solo dal collo in su, perché è cavo.
Per giudicare bene, si dovrebbe riuscire ad aprirlo e constatare quanto sia sottile la parete.

Mi rimane un piccolo dubbio sul fatto che sia una bella serpentinite o una avventurina, con intrusioni di qualcosa di rosso, ma non ne ho mai viste con intrusioni simili...


CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 22/11/2021, 18:34) 
a quando su questo Forum un prontuario "per imbranati" sulle differenze fra queste pietre?

Non ci riescono nemmeno i gemmologi, le varietà e le combinazioni possibili sono talmente tante che lo si potrebbe fare solo per le pietre definite "pure", che quasi non esistono. Due esempi.
Pensa al berillo, se è incolore prende il nome di goshenite, se nel reticolo cristallino è presente manganese, si chiama morganite, se è presente ossido di:
- ferro, si chiama acquamarina
- uranio, eliodoro
- manganese, morganite
- cromo e/o vanadio, smeraldo.

Il corindone incolore è chiamato nobile, rosso diventa rubino, azzurro è zaffiro, giallo topazio, arancio e rosa ha nomi impronunciabili, padparadscha e patmaraga rispettivamente, violaceo ametista orientale, verde smeraldo orientale.

E forse nei due elenchi di nomi ne ho saltato qualcuno... così, per dire.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 20:18

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CITAZIONE (Usékar @ 22/11/2021, 20:04) 
. . . non volevo fare sfoggio di erudizione, . . .

No, no, anzi avercene.

Mi spiace solo che da certe discussioni io non riesca avenirne fori con qualche solida nozione in più, perché in mezzo a materiali che non conosco e a nomi (qualche volta anche diversi per indicare la medesima cosa o diversissimi per differenziare minime varianti) senza una immediata percezione dell'aspetto concreto e senza un richiamo mnemonico ad aree geografiche precise continuo a non riuscire a fare altro che attaccarmi sempre a quelle quattro cose che conosco direttamente e tutto il resto rimane nebbia.


A proposito di pietre verdi: questo sito e questa carta di distribuzione li conoscevi, sì? http://www.paorossi.it/2017/06/27/tesori-v...ntagne-magiche/
 
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view post Posted on 22/11/2021, 21:08
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Si, non conoscevo quella mappa in particolare, ma conosco bene la distribuzione delle teste d'ascia/accetta realizzate nel Neolitico con la giadeite/omfacite del Monviso e del Beigua, queste ultime in realtà rare.
In pratica, dalla Sicilia alla Scozia e dalla Bulgaria alla Spagna, fuori d'Italia ne sono note quasi 2000, la concentrazione massima si trova in Bretagna. Due segnalazioni vengono anche dalla Polonia, che pure nei monti della Slesia ha una vena di giadeite.

Nord Italia a parte, dal Piemonte al Friuli, si arriva fino in Puglia e in Sicilia (vedo che questa nella mappa manca), solo la Sardegna sembra sia "vergine", mentre non lo è la Corsica, nella quale pure è documentata una piccola vena di giadeite, tra le sue montagne.
Le tombe neolitiche del Veneto, in genere realizzate su monticoli che un tempo erano isolotti in mezzo agli antichi corsi di Adige, Po e altri fiumi, hanno restituito e continuano a restituire un gran numero di teste d'ascia/accetta in pietra verde, serpentino e giadeite.
Ho collaborato allo studio di alcune di esse, presso il Museo di Storia Naturale di Verona.

Ho scritto un lavoro di quasi 150 pagine, sull'argomento nefrite e giadeite nel Neolitico, o per meglio dire, tra i popoli che erano e alcuni sono ancor oggi legati alla tecnologia neolitica, mai del tutto abbandonata dai Papua e dagli Yanomami, tanto per citare due etnie ancor oggi esistenti.

Il problema è che non me lo pubblicano, è considerato un lavoro troppo di nicchia, gli editori dicono che non ricaverebbero nemmeno le spese, dovrei comprarne io preventivamente un gran numero di copie.
La litania va avanti ormai da 5 anni, inizio a essere stufo, ho ancora un paio di tentativi da giocarmi, se non vanno in porto, pubblico tutto online, su academia.edu

PS: sono andato e vi ho trascinati abbondantemente OT.
Mi stupisce sempre e mi piace la deriva che prendono le discussioni/conversazioni tranquille, nelle quali non si urla, in senso fisico, nel caso di un dibattito in presenza, o metaforico, vedi in un forum come questo, dato che si conversa tra persone attente: si parte da un tema per arrivare a tutt'altro...
Ricordo la discussione su una lastra di metallo rinvenuta in Sardegna, dalla quale è nata la tua proposta di raccogliere alcune esperienze di due di noi in una specie di manualetto per riconoscere i metalli antichi da odore, sapore e altri particolari, per aiutare gli operatori sul campo, prima che queste esperienze vadano del tutto perdute.
Mi ero messo all'opera, ho scritto 5/6 pagine in merito, poi mi sono arenato perché mi sembrava di scrivere banalità.
Penso che le spolvererò e te le manderò, magari ti possono davvero servire.
 
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view post Posted on 22/11/2021, 21:50
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Io, l‘altro sommelier dei metalli, hon ho neppure provato, pur avendoci pensato, a scrivere qualcosa, anche perché si tratta più di ricordi di infanzia e prima gioventù che di esperienze in qualche modo strutturate. I sapori e gli odori di una volta, non dei cibi, ma dei metalli. E comunque, da quanto ne avevamo parlato, le mie esperienze coincidono con quelle di Usékar.
Quanto agli OT, be‘ ogni tanto i nostri post sembrano più associazioni libere che altro. (Sarà a causa delle mie origini junghiane? ;) ).
 
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view post Posted on 23/11/2021, 06:48
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CITAZIONE (dceg @ 22/11/2021, 21:50) 
Io, l‘altro sommelier dei metalli, hon ho neppure provato, pur avendoci pensato, a scrivere qualcosa, anche perché si tratta più di ricordi di infanzia e prima gioventù che di esperienze in qualche modo strutturate. I sapori e gli odori di una volta, non dei cibi, ma dei metalli. E comunque, da quanto ne avevamo parlato, le mie esperienze coincidono con quelle di Usékar.

Non del tutto, alcune tue osservazioni le ho inserite nel mio manualetto, che per ora non ho tempo di riesumare, ma penso di poterlo fare nei prossimi giorni, vedendo di aggiornarlo con qualche altra notizia.
C'è da tenere conto del fatto che le nostre, mie e di dceg, sono note frutto del lungo contatto con i metalli e si tratta di esperienze assolutamente empiriche, a volte apprese sul campo dai nostri "vecchi", quindi difficili da trasmettere per via scritta.
Come si fa a descrivere "correttamente" un odore e un sapore? Per es., cosa significa "l'alluminio vecchio odora di polvere"? Eppure, la sensazione che provo è tutt'ora quella...


CITAZIONE (dceg @ 22/11/2021, 21:50) 
Quanto agli OT, be‘ ogni tanto i nostri post sembrano più associazioni libere che altro. (Sarà a causa delle mie origini junghiane? ;) ).

All'associazione con il pensiero junghiano non ci ero arrivato, anche se vivo con una "strizzacervelli" la mia cultura in quel campo è limitata, ma la tua osservazione mi trova del tutto d'accordo.

@ LA
Qualcosa in rete si trova, per es. questo manualetto scritto dal compianto prof. Claudio D'Amico, che credo avrai sentito nominare, se non altro perché fu docente di Petrografia all'Ateneo bolognese. Al termine delle 10 pagg., è riportata una interessante bibliografia
http://www.associazioneaiar.com/wp/wp-cont...0216_DAmico.pdf

Il manualetto è stato messo in rete a cura della Associazione Italiana di Archeometria, che non sono riuscito a capire dove abbia sede, l'indirizzo del sito è www.associazioneaiar.com/ e ha anche una pagina facebook www.facebook.com/aiararcheometria/about/?ref=page_internal
 
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view post Posted on 23/11/2021, 08:51

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Grazie, lo scarico e ci guarderò con attenzione, anche se ad un primo colpo d'occhio temo non risolva.

In che modo potrei io sensibilizzare i miei operatori a non sottovalutare pietre ancorché prive di tracce evidenti di lavorazione o addirittura presenti solo in minuti frammenti tuttavia sfacciatamente estranee al contesto geologico locale? Ci vorrebbero poche parole, definizioni asciutte e piuttosto immagini.

Per pubblicare hai pensato, non trovando di meglio, ad un editore on demand? Ti stampi le tot copie per te stesso ed eventualmente per il deposito legale mentre le successive rimangono in catalogo da stamparsi su richiesta. Certo, la veste sarebbe probabilmente non prestigiosissima, l'impaginazione dovresti quasi fartela da solo, ad immagini con royalties sarebbe probabilmente da rinunciarci e la circolazione riuscirebbe un po' limitata, ma intanto il lavoro sarebbe pubblicato. Poi per ingolosire il pubblico -previo accordo con l'Editore- qualche breve stralcio parziale potrebbe comparire su piattaforme digitali gratuite (da Google Books ad Academia etc.)
 
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view post Posted on 23/11/2021, 10:41
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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In effetti, benché dal titolo sembri una specie di manualetto molto semplice, in realtà il lavoro di D'Amico non è facile da capire e manca di immagini.
Tuttavia, queste le puoi facilmente trovare in rete, ce ne sono di tutti i tipi. Come ho scritto, oggi sicuramente non avrò tempo, nei prossimi giorni cercherò di mettere insieme una collezione di indirizzi di immagini, collegati ai paragrafi del lavoro di D'Amico.

Il problema, nel tuo caso, è rendere il tutto comprensibile e interessante per una persona che è poco esperta della materia e che si trova tra le mani pietre o loro frammenti.
Anzitutto: come fa a capire che sono estranei al contesto geologico nel quale sta operando?
Perdonami l'osservazione, ma non so chi possano essere, in tutta generalità, gli operatori sul campo e quale grado di conoscenza abbiano della geologia.
Non è per niente facile spiegarlo, i contesti sono troppo diversi tra loro e i casi sono pressoché infiniti...
Faccio un esempio.
Si sta operando uno scavo in un letto fossile di un fiume e si rinvengono pietre verdi e/o loro frammenti: come si fa a capire se sono banali ciottoli fluviali di serpentino/eclogite/omfacite/pietra verde, o scalpelli manuali (celt)?
Mi dirai che in questo caso il contesto non aiuta di certo, ma non è solo questo il problema.
Il fatto è che i ciottoli di fiume troppo spesso assomigliano a uno scalpello... a un occhio esperto, quasi sempre la differenza è evidente, ma ci vuole appunto un occhio esperto. In pratica, prima di scavare in un tale contesto, si dovrebbero passare un bel po' di ore nel magazzino di un museo che di reperti simili ne abbia molti, a Bologna come a Verona nel museo civico non mancano di certo, per esempio.
Morale: ogni pezzetto di pietra dovrebbe passare al vaglio dell'occhio esperto.


Mio lavoro.
La pubblicazione a richiesta è rimasta una delle due ultime risorse da esplorare.
Inizialmente, ancora una decina d'anni addietro, avevo pensato al crowdfunding, che in Italia era appena agli inizi, con piattaforme molto semplici e facili da utilizzare.
Ma il lavoro non era ancora completo, ne mancava circa metà, quando l'ho terminato, un paio di anni dopo, a causa del loro successo le piattaforme erano molto cambiate, diventando complicate, difficili da utilizzare e praticamente inservibili per un lavoro come il mio.
Qualche stralcio l'ho già pubblicato, anche se ormai un po' datato, tra l'altro ho appena controllato, sono sparite tutte le immagini, per cui è diventato quasi incomprensibile.
Per il copyright delle foto in quanto tali non ci dovrebbero essere problemi da parte degli autori, o sono stato da essi direttamente autorizzato oppure si trovano in rete, concesse con una delle varie licenze commons se non addirittura in public domain.
Il problema lo potrebbero sollevare, non so fino a che punto, i vari musei nei quali sono esposti i reperti.
Riguardo a questo possibile problema, non ho informazioni.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 10:50
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Io per pubblicare qui sul forum foto fatte da me nei musei ho chiesto, ed ottenuto, l'autorizzazione dai musei stessi.
So inoltre di musei che hanno un tariffario per le foto da loro messe a disposizione per pubblicazioni, differenziato a seconda del tipo di pubblicazione e dalla tiratura.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 16:03

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CITAZIONE (Usékar @ 23/11/2021, 10:41) 
. . .
Morale: ogni pezzetto di pietra dovrebbe passare al vaglio dell'occhio esperto.
. . .

Eh, se la mettiamo così va a finire che l'esperto non vedrà mai un bel nulla perché noi continueremo a buttare via tutto quello che non ci insospettisce almeno un po' di avere una valenza antropica per via della presenza lì.

E' un problema che si pone per tanti aspetti, come le vertebre dei pesci (tranne i Colleghi perlopiù di area tirrenica, la massima parte di noi non ha nessuna familiarità a riguardo e con questo anche capitasse in area padana una presenza in strato del genere quasi nessuno la riconoscerebbe o sarebbe indotto anche solo dubitativamente a segnalarla) o tanti sottoprodotti di lavorazione (mica facile in scavi per esempio urbani farsi venire in mente che una chiazza apparentemente di calce potrebbe invece essere cenere pulita o viceversa) come le schegge di bombe di XX sec. (sai quanti anni ci ho messo prima di farmi l'occhio che certe stranissime tracce con piccoli frammenti di ferro sbiettati o dentellati erano in realtà gli effetti nel sottosuolo di crateri di esplosione in superficie?)

E vogliamo parlare dei resti malacologici di tipo marino in contesti interni piuttosto che di acqua dolce in contesti marittimi?

L'operatore di cantiere non è tenuto a sapere tutto di qualsiasi argomento, ma dovrebbe essere in condizione di avere dei sospetti quando incorre in qualcosa -qualsiasi cosa- che meriterebbe di essere segnalato ad uno specialsita.

Quindi ci vorrebbero tanti manualetti semplici semplici sulle pietre anche non lavorate, sulle scorie metalliche, sulle conchiglie, i residuati bellici etc. etc. senza andare alle conclusioni, ma con la capacità di addestrare l'occhio ed insinuare il dubbio. Niente di più.

Paradossalmente la cosa che all'Università fanno studiare maggiormente, cioè la ceramica, è alla fine quella meno utile perché tanto la si tiene comunque tutta e alla fine allo specialista arriva.
 
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48 replies since 17/11/2021, 23:06   378 views
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