Ostraka - Forum di archeologia

statuetta antica, pietra verde

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view post Posted on 23/11/2021, 16:04
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Capisco che è un problema grosso, ma sinceramente non so come poterlo risolvere per quanto riguarda il mio campo, cioè la pietra verde pulita.

Non ho esperienza di attività di scavo, non ho idea di cosa si possa trovare, come si presentino i reperti che hai elencato e in quali condizioni.
Quello che posso dire per esperienza diretta, nel campo della caccia ai coleotteri che ho praticato per una trentina di anni, è che il motore principale per la conoscenza è la passione.

Se all'inizio ci si lasciano scappare soggetti anche importanti, ai quali non si dà peso ovvero che nemmeno si capisce che siano coleotteri, data la infinità variabilità di forme, aspetti, ambienti nei quali si possono trovare, dimensioni (quelli che vivono nelle fratture del terreno possono misurare meno di 1 mm e si osservano solo al microscopio binoculare, l'identificazione e la raccolta possono avvenire solo in laboratorio...), avendo passione dopo un po' l'occhio si esercita e poco sfugge all'attenta osservazione.
L'importante è avere passione, memoria e costanza nell'esercitare la capacità di osservazione, credo di non scrivere niente di nuovo: l'occhio è collegato al cervello e questo è come un muscolo, lo si deve esercitare e spesso fermarsi un momento a valutare cosa si sta osservando.
Sembrerà incredibile, ma credo tu lo sappia bene: davanti all'inaspettato serve anche un po' di fantasia, anzi, più che un po'.

Come si fa a insegnare tutto questo? Le immagini possono catturare l'attenzione nell'immediato, ma se non c'è passione, se non c'è attenzione, non si fissano nella memoria.

E vogliamo parlare della fantasia? Non parlo di quella dei fantacosi, come li ha soprannominati dceg, parlo di quella funzione cerebrale che ti permette di ricostruire un oggetto da un pezzetto dello stesso, da un indizio, dall'intuito, dal "fiuto"...

Per quanto posso capire dell'attività didattica universitaria nel campo archeologico, sarebbe necessario stimolare il coinvolgimento emotivo soprattutto nei confronti appunto dell'inaspettato.
Un pezzo di statua che emerge in parte dal fondale marino siamo in grado di valutarlo in molti, una vertebra di pesce emergente dallo scavo all'interno di una villa romana... beh, per identificarla come tale uno deve effettivamente avere una idea di come sono fatte le vertebre dei pesci, ma soprattutto deve scattargli la scintilla che gli suggerisce "cosa fa una vertebra di pesce qui?" o, nel caso non la riconosca come una vertebra, "cosa ci fa qui un disco che non è una pietra né un pezzo di legno?"

Ancora oggi, dopo 20 anni che non pratico più la caccia ai coleotteri (mai praticata l'attività venatoria), difficilmente mi sfugge un insetto in mezzo all'erba o sui fiori, difficilmente mi sfugge un fiore che è raro o non dovrebbe essere lì, addirittura difficilmente mi sfugge una forma non tipica dell'ambiente in cui mi trovo, per esempio una moneta, per quanto piccola, ho una "raccolta" di monete da 1cent di €, deformate o che hanno perso parte della placcatura in rame, lasciando vedere il sottostante disco di acciaio, arrugginito... tutte trovate dove non dovevano essere: tra l'erba di un parco, per esempio.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 16:17

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Ah, sì sì.

Nella situazione attuale è inevitabile continuare a fare meno peggio che si può, confidando nella passione individuale.

Però così rimane un po' la sgradevole sensazione che ad ogni cambio di generazione ci si trovi praticamente al punto di partenza.
 
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view post Posted on 23/11/2021, 16:55
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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 23/11/2021, 16:17) 
Però così rimane un po' la sgradevole sensazione che ad ogni cambio di generazione ci si trovi praticamente al punto di partenza.

Ma è proprio così, per certi versi: anche se l'uomo, a differenza degli animali, ha ampiamente sviluppato le capacità e possibilità di far proprie le esperienze altrui, ogni bambino che viene al mondo deve imparare a camminare, a sviluppare le capacità motorie, a leggere e a scrivere e via dicendo. La delusione dell'insegnante elementare è che, anche dopo decenni di insegnamento, i bambini non sanno leggere e scrivere. O questo è il fascino del lavoro? Forse dipende dalle persone. Proprio quelle caratteristiche legate alla passione, cioè al guardare con curioso interesse condito da una certa dose di piacere di scoprire, foss'anche un minuscolo coleottero in una fessura del terreno, devono essere apprese di volta in volta. Forse si possono fornire degli aiuti sul metodo. Anche nel campo in cui sono stato attivo conta certo la preparazione, ma quella capacità di riconoscere, talora quasi di odorare che cosa succede con una persona, quella bisogna averla, non si acquisisce, ma si sviluppa. Io ho sempre avuto l'impressione che non ci fosse test di sorta che mi potesse dire di più su un paziente che un colloquio di una buona mezz'ora.
 
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view post Posted on 24/11/2021, 07:21

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Eh però vuoi mettere l'evoluzione continua dei sussidi didattici che esiste per l'insegnamento primario?
 
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view post Posted on 24/11/2021, 07:39
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Vuoi mettere la linea guida attuale della UE, recepita nel 2019 dal MIUR e già attuata dal 2017 in Irlanda, per es., che prevede l'introduzione dell'insegnamento della filosofia fin dalla scuola primaria?
Una scuola primaria di Roma ha introdotto quest'insegnamento da quest'anno scolastico...

Eeeeh ben, ci sono delle priorità da rispettare, signori miei, mica bau bau micio micio eccoti i crocchini.

Dimenticavo: secondo la RAI degli anni dell'insegnamento della nostra bella lingua, vedi maestro Alberto Manzi, Non è mai troppo tardi, "mica" non era/è italiano...
 
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view post Posted on 24/11/2021, 08:59
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Non lo sapevo mica che mica mica fosse italiano! E non lo sa mica neppure la Treccani:
CITAZIONE
Mica …[3. Avv. Molto frequente, soprattutto nel linguaggio parlato, come rafforzativo di una negazione, con sign. e funzione simile a punto, affatto, minimamente, rispetto ai quali ha tuttavia un suo tono particolare, quasi a escludere l’ipotesi contraria: non è mica vero; non sono m. stato io!; non ti sarai m. offeso? Anche senza la negazione: sono cose vere, mica fantasie!; soprattutto nella locuz. mica male, usata come litote per esprimere un giudizio positivo, e spesso una compiaciuta soddisfazione o ammirazione: m. male questo spettacolo, temevo peggio; m. male questa bistecca!; m. male quella ragazza! Talora ha sign. più prossimo a certo, già (quando sono anch’essi rafforzativi di una negazione), soprattutto in correlazione con un ma: non mica un dio Selvaggio o de la plebe de gli dèi, Ma tra’ grandi e celesti il più potente (T. Tasso). Ant., né mica, neppure per un poco, neanche minimamente: mitigato, nonché spento, Né mica trovo il mio ardente desio (Petrarca).
 
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view post Posted on 24/11/2021, 09:33
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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La deriva OT impera! Il che mi rende allegro, non so perché, ma è così.

Nel 1965, Sergio Endrigo ebbe problemi con la RAI, a proposito del testo della sua canzone intitolata Teresa.

Una strofa del testo originale recitava "Teresa, non sono mica nato ieri".

Al tempo, in RAI esisteva una commissione giudicatrice di tutti i testi, non so se esista ancora, presieduta dal maestro Giulio Razzi, direttore di RadioRai e anche uno dei promotori del festival di Sanremo.
Per la versione trasmessa dalla RAI, il maestro Razzi, impose che venisse cambiata quella strofa perché "mica" non era idoneo alla lingua italiana... per cui nelle trasmissioni della RAI, e solo in quelle, il testo divenne "Teresa, la vita è solo un’avventura".

Non fu l'unico problema che quel testo ebbe con la RAI, tra le altre correzioni richieste, che riguardavano problemi legati alla censura, perché il testo originale parlava di una libera relazione con una donna non più vergine, argomento al tempo ancora tabù per la tv di stato sotto la presidenza di Ettore Bernabei.

Endrigo a quelle richieste rispose picche, lo scrisse lui stesso, nella sua autobiografia.
 
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view post Posted on 24/11/2021, 09:43

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Boh, sono piuttosto sicuro di ricordare che decenni addietro all'Università durante i corsi di riconoscimento dei materiali e degli inclusi petrografici nei corpi ceramici ci ripetevano in continuazione che "la biotite non è mica bionda" ;)
 
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view post Posted on 24/11/2021, 10:19
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 24/11/2021, 09:43) 
Boh, sono piuttosto sicuro di ricordare che decenni addietro all'Università durante i corsi di riconoscimento dei materiali e degli inclusi petrografici nei corpi ceramici ci ripetevano in continuazione che "la biotite non è mica bionda" ;)

Forse in quel caso mica non era inteso come avverbio, bensì come sostantivo che indica un minerale, quindi il tutto significava "la biotite non è la varietà di mica bionda"... :woot_jump.gif:
 
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view post Posted on 24/11/2021, 11:30
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Un tempo le stufe di ferro avevano sullo sportello delle finestrelle di mica, attraverso le quali si poteva controllare visivamente la combustione. Non avranno mica eliminate anche quelle, a favore di una presunta, e quanto mai dubbia, verginità linguistica? E che dire delle panetterie di Torino, ne avevamo una sotto casa, dove la mica e la michetta, croccanti e fragranti, erano assai comuni?
 
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view post Posted on 24/11/2021, 13:02
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CITAZIONE (Usékar @ 24/11/2021, 09:33) 
La deriva OT impera! Il che mi rende allegro, non so perché, ma è così.

Certo che è così. È una chiacchierata senza troppe costrizioni tra amici, talora amanti del nonsense.
 
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view post Posted on 29/11/2021, 11:31
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apò ña spitha èni jinumèna aćà khàra

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CITAZIONE (dceg @ 24/11/2021, 11:30) 
Un tempo le stufe di ferro avevano sullo sportello delle finestrelle di mica, attraverso le quali si poteva controllare visivamente la combustione. Non avranno mica eliminate anche quelle, a favore di una presunta, e quanto mai dubbia, verginità linguistica? E che dire delle panetterie di Torino, ne avevamo una sotto casa, dove la mica e la michetta, croccanti e fragranti, erano assai comuni?

Dalle mie parti la michetta è un dolce e anche quell'oscuro oggetto del desiderio...
 
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view post Posted on 29/11/2021, 11:50

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Accipicchia: adesso capisco perché da voi la prestinaia mi guardava sempre male quando chiedevo il solito panino!

(figurati che nell'Emilia profonda la focaccia la chiamano gnocco e a Bologna è praticamente una sorta di croissant, di solito da farcire con la panna)
 
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view post Posted on 29/11/2021, 15:15
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Andiamo avanti, sempre più OT, con un piccolo dizionario di lessico dialettale vietato ai minori e limitato a un unico lemma.
E non ce ne vogliano i nostri 25 lettori (magari fossero così tanti).

Allora, dalle mie parti el gnoco de patate, ovvero in 'taliàn, il gnocco di patate fatto in casa, parte da un cilindretto di impasto, che con l'ausilio di indice e medio veniva/viene schiacciato (non troppo) e fatto rotolare sul retro della gratacasóla, cioè la grattugia per il formaggio.
In questa maniera, acquistava la forma tipica della... beh, del gnocco emiliano-romagnolo al femminile, che sempre dalle mie parti si chiama anche brogna, cioè prugna, o baricócola, albicocca, e anche, più gentilmente, armelìn, sempre albicocca, ma di quelle piccole.
Avete presente la descrizione che fa del gustare una albicocca il pirandelliano uomo dal fiore in bocca? :rolleyes: Pensateci, Giacomini...

Ah, aggiungo un altro lemma.
Dalle mie parti, la prestinaia è la pistóra, suo marito, che oggi per essere politicamente corretti sarebbe il suo compagno di vita, è il pistór, direttamente dal latino pìstor, cambia solo l'accento, mentre prestinaio deriva sempre dal latino, ma con una variazione in più, dato che l'origine è pistrinum, che indica il mulino e anche, forse, il forno. Oltretutto, secondo la Treccani, sarebbe transitato nel toscano e poi in italiano dal milanese pristiné, benché anche dalle mie parti un tempo, si udisse anche la parola pestrìn, già abbandonata quand'ero un bocia
 
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view post Posted on 29/11/2021, 16:37
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CITAZIONE (Usékar @ 29/11/2021, 15:15) 
Allora, dalle mie parti el gnoco de patate, ovvero in 'taliàn, il gnocco di patate fatto in casa, parte da un cilindretto di impasto, che con l'ausilio di indice e medio veniva/viene schiacciato (non troppo) e fatto rotolare sul retro della gratacasóla, cioè la grattugia per il formaggio.

Anche se suona ostico dovrebbe essere lo gnocco; purtuttavia, sempre treaccanitamente, nell'Italia settentrionale si usa il gnocco, che suona familiare anche ai miei apparecchi acustici, e i gnocchi di patate li faceva mia nonna (donna d'affari e non gran cuoca, se non per i gnocchi di patate e la lingua salmistrata) alla domenica (gli altri giorni era "in ufficio") e io li passavo sul retro della grattug(g)ia (in mancanza della grattug(g)ia si può usare una forchetta, dalla parte concava), ma io usavo il pollice.

Mi è venuto in mente un libro, purtroppo tra quelli perduti, della mia gioventù, che fece un certo scalpore, era:
Nora GALLI DE' PARATESI - Le brutte parole Semantica dell'eufemismo - Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1969.
E preso dalla nostalgia l'ho ordinato, il più conveniente era a Mishawaka, IN, U.S.A.
Ci vorrà un po' per la consegna.

E così, un OT dopo l'altro, passin passetto, siamo arrivati dalla statuetta di pietra verde a, per dirla con Courbet, L'Origine du monde.

Edited by dceg - 29/11/2021, 17:48
 
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