| Bezos viene riabilitato: mi ha fatto pervenire il libro giusto, mi ha rimborsato le spese di spedizione e una piccola cifra, circa il 10% del costo del libro credo per il disguido. Per quel che mi riguarda e per ora può sentirsi tranquillo. All'inferno però ci metto i giornalisti, finiranno tra gli ignavi, per non essersi dati la briga di consultare il catalogo della mostra in cui il dipinto è discusso ampiamente e vi è anche il resoconto del restauro.
Che il dipinto si trovasse in deposito, ossia prestito, alla Camera dal 1925 (!) era ben noto. Il dipinto è stato trasposto su tela nel XVIII secolo, le sue dimensioni originali erano pressoché eguali a quello della Gioconda del Louvre, mentre ora sono più piccole in quanto la tela è stata ripiegata sul telaio. Si tratta di una tela sottile applicata ad una grossa e sulle parti ripiegate ci sono segni di pittura, per cui è assodato il trasporto, testimoniato anche dal fatto che il fondo di preparazione è molto sottile, cioè una parte di esso è rimasata sulla tavola. Il dipinto appare prodotto contemporaneamente a quello del Louvre, in quanto presenta gli stessi pentimenti, ma fu terminato prima, in qianto le ultime modifiche non sono presenti ed anche la figura femminile appare più giovane. La pratica di Leonardo, che non amava la pittura, di por, altresì documentata, mano alle copie effettuate dagli allievi è da ritenersi applicata anche in questo caso. Nella Gioconda Torlonia non venne usata azzurrite e tanto meno lapislazzuli per il colore azzurro, in quanto molto cosatosi, ma uno "smaltino", che però si è alterato col tempo.
In definitiva si tratterebbe proprio di una copia parallela eseguita nelal bottega di Leonardo, provabilmente con qualche intervento del maestro, e, soprattutto per quanto riguarda i paesaggi sullo sfondo, più vicina alla Gioconda del Louvre di quanto non lo sia quella del Prado.
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