CITAZIONE (dceg @ 27/12/2022, 20:21)
Ma adesso non esagerare, per favore! (La cenere magari lasciala a certi formaggi francesi di cui ne affina il sapore
)
Troppo buono!
il formaggio, intendo...
Un mio vicino di casa cerca di riscoprire i vecchi metodi di conservazione degli alimenti e fa assaggiare agli amici i salumi da lui prodotti e conservati nella cenere: sinceramente, applicato ai salumi non mi sembra li migliori, anzi.
Gli ho suggerito di produrre piccoli salamini e conservarli in vasi riempiti di sugna, come ancora si fa nel basso veronese.
Le "stortine", salamelle dalla caratteristica forma a virgola, se così conservate vengono utilizzate per preparare un piatto "forte": le verze stofegà.
A dceg non credo sia necessario tradurre questa dizione, in italiano il nome della ricetta sarebbe "cavolo verzotto soffocato".
Per non andare ulteriormente OT posto la ricetta nella sezione apposita del forum.
Torno al tema che è emerso nel corso di questa conversazione: la conservazione dei beni archeologici.
Riparto da una delle considerazioni di Giuliano Volpe, che non mi è piaciuta
<< Alle ultime due obiezioni non è semplice rispondere, perché in realtà sono quelle più sollecitate da posizioni ideologiche (
ideologiche perché? ). >>
Da anni acquisto in edicola le due più diffuse pubblicazioni italiane che riguardano l'archeologia, da circa 2 anni l'ultimo articolo presente in una di queste è firmato da lui.
Da piccolo, quando ci si insultava tra compagni di gioco con epiteti tipo "stupido", "scemo" e altri ancora, si rispondeva "chi me lo dice sa di esserlo".
E questo mi sembra proprio il caso: se c'è uno ideologicamente schierato è Volpe.
E non potrebbe essere altrimenti, date le posizioni di vertice da lui occupate nel corso dell'ultimo decennio almeno: certi incarichi non sono esenti dalla partecipazione alla vita politica, ma qui sarebbe meglio dire partitica.
E qui mi fermo, perché proseguire andrebbe contro quanto ho suggerito a Welcome in sede della sua presentazione e cioè non affrontare temi politici, intendendo temi di politica legata ai partiti, non la "prassi conforme a determinati principi o direttive nell'esercizio di un'attività o di un potere decisionale" com'è da considerarsi la politica di conservazione dei beni archeologici e culturali.
Ultimamente sono ripresi gli scavi a Pompei e a Roma nella zona dei fori romani, ricordo che abbiamo già intavolato nel forum una discussione su quanto stava avvenendo un paio di anni fa negli scavi di via Alessandrina.
Per quanto riguarda il Colosseo, sono da tempo in corso le indagini sui cunicoli sottostanti, che stanno fornendo risultati anche inaspettati ed è stata intrapresa e terminata l'opera di restauro generale, in gran parte finanziata da una grande impresa privata.
A quanto venuto alla luce a Pompei è stato dato un grande risalto mediatico, anche se l'unico ritrovamento veramente interessante è stato quello del sepolcro di un liberto, nell'agosto del 2021
https://www.agi.it/cultura/news/2021-08-17...berto-13603822/In verità, scorrendo velocemente le pagine dei numeri di quelle due riviste, pubblicati negli ultimi 4/5 anni, si osserva facilmente come l'attenzione alle scoperte in Italia, con lunghi e dettagliati articoli pieni di belle illustrazioni, sia dedicata quasi esclusivamente ai siti di Pompei, Roma e Ostia Antica.
Recentemente, è stata dedicata grande attenzione solo a quanto è emerso a San Casciano dei Bagni.
Mentre in quest'ultimo caso gli scavi sono stati condotti da una equipe dell'Università di Siena e finanziati da istituzioni locali, negli altri sono stati finanziati con fondi ministeriali, restauro dell'esterno del Colosseo a parte.
Nel caso di San Casciano tutto è rimasto nelle mani dell'equipe, negli altri casi si sono coperti di gloria amministratori pubblici.
Ciò significa che si finanziano solo interventi, come quello della "ricostruzione" dell'arena del Colosseo, che hanno grande risalto mediatico e della cui gloria si possono coprire gli amministratori pubblici di turno.
Tutto il resto, che esiste, viene pressoché ignorato dai mezzi di comunicazione di massa e dalla finanza ministeriale.
Esiste ed è praticato su piccola scala, senza risalto mediatico, una pratica chiamata "scavo nei magazzini", che consiste nello studio dell'immenso patrimonio conservato nei magazzini dei nostri musei, e non solo, e quasi totalmente dimenticato.
A proposito di questa pratica di studio, che riporta a volte alla luce dei veri e propri capolavori di valore assoluto, potrebbe parlarci Perseo, vedrò di coinvolgerlo in questa discussione.
Non sarebbe il caso di destinare un po' di fondi anche a questa attività, che viene promossa solo da istituzioni locali e alla quale nessuna attenzione viene dedicata? Tra l'altro, richiamando una considerazione fatta in precedenza, si tratta di uno studio per nulla invasivo né distruttivo.
Ben sta operando, per esempio, la direzione del MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) che con pazienza e attenzione sta riallestendo e riaprendo intere sezioni del museo, da tempo chiuse e praticamente abbandonate.
Idem dicasi per il SiMuP (Sistema Museale Pistoiese), recentemente nato ad opera delle istituzioni e dei locali direttori di undici musei.
Anche nella piccola città di Ferrandina, in provincia di Matera, nel corso dell'allestimento del locale museo si è portato avanti, e ancora lo si sta proseguendo, un programma di studio di quanto conservato nei magazzini di varie istituzioni.
Cito anche il Museo Civico Archeologico di Vetulonia "Isidoro Falchi", che da anni allestisce interessantissime mostre, dal taglio innovativo.
E questo è solo quanto conosco io, mi immagino che in giro per il nostro paese ci sia dell'altro.
Ma quanti tra i nostri 25 lettori hanno sentito parlare e/o hanno letto qualcosa a proposito di queste lodevoli iniziative? E quanti fondi ministeriali sono arrivati a queste istituzioni?
Capisco che la pratica del finanziamento a pioggia non può funzionare, ma almeno iniziative da parte del Ministero competente, e non solo, per rendere più visibili queste iniziative, per accendere qualche faro puntato su di esse, mi sembra doverosa, oltre che utile e non molto costosa.
PS
La moda delle sigle, importata dagli USA, sta imperando, ormai i ministeri e i musei vengono nominati solo in quel modo, con il bel risultato che è necessario sciogliere l'acronimo, per far capire ai lettori di quale istituzione si sta parlando.
Alzi la mano chi conosce la denominazione e la sigla attuale di tutti i ministeri, per esempio.
E questo mi disturba, si tratta una imposizione che si tramuta in pura perdita di tempo.