Ostraka - Forum di archeologia

La polizia dà la caccia a un uomo che incide nomi sul Colosseo

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view post Posted on 13/8/2023, 15:14

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CITAZIONE (Usékar @ 13/8/2023, 14:36) 
. . . cosa ne diresti se decidessimo di demolire i monumenti e rifondere i bronzi dedicati a Cesare, nel nome dei massacri da lui perpetrati nelle Gallie? Cito Cesare come pars pro toto...

Da anni vado sostenendo che la visibilità di certi monumenti antichi al golpista Giulio Cesare o al suo epigono andrebbe depotenziata persino quando essi fossero originali. A molta maggior ragione andrebbe presa in seria considerazione la possibilità che fossero rimosse senza troppe ritrosie le loro statue collocate tardivamente nel XX sec. (credo di averne fatto un cenno in questo Forum tempo fa ponendo l'esempio della piazza Tre Martiri a Rimini).

Però vorrei sfuggire il più rapidamente possibile da un approccio legato troppo strettamente all'opinione personale di ognuno su questo o quel personaggio del passato e tornare invece il più rapidamente ad una dimensione per quanto possibile di carattere generale: perché non si risveglia nella nostra cultura una idea che metta in termini ragionevoli in discussione la pretesa di mantenere a qualsiasi costo qualsiasi monumento o memoria (anche archeologica, ovviamente mi interessa soprattutto questo caso estremo) senza riuscire più -una volta posata o riportata in luce- a ragionare di una sua eventuale rimozione?

Non è un paradosso inquietante questa irreversibilità dell'esibizione in pubblia evidenza del monumento?

E soprattutto, non genera tale tendenza una gravissima responsabilità aggiuntiva su chi per professione si occupa di riportare in luce vestigia antiche?

Lo scenario che ci si prospetta non è forse quello generalizzato di una decadente piazza del Foro sempre più piena di improbabili e tarde Colonne di Foca e rispettivi mozziconi, non sempre collegati ad un maturo giudizio, ma solo alla "storicità"?
 
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view post Posted on 13/8/2023, 18:40
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Si ritornerebbe all'antico e mai risolto problema; chi dovrebbe decidere cosa lasciare e cosa togliere? In pratica: chi decide quali sono i buoni e quali i cattivi?
Cito i testi di due cantautori contemporanei:
Edo Bennato
https://www.google.com/search?q=testi+edoa...IAQjukCegQIJxAC
Giorgio Gaber
https://www.google.com/search?q=testi+gior...chrome&ie=UTF-8
certo, sono solo canzonette (Edo) ma... io torno a quanto scritto da dceg:
CITAZIONE
si dovrebbe insegnare - e di imparare - a considerare i monumenti anche criticamente nel loro contesto storico senza dare ad essi e ai simboli che portano un valore assoluto ed imperituro
 
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view post Posted on 14/8/2023, 06:30

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Ma sì, non c'è dubbio.

Però il coraggio di parlarne dell'ipotesi rimozione è un guaio che venga così tanto a mancare.

Pensi ognuno a casa propria se si autoimponesse la regola ferrea di non spostare neanche un quadro perché l'ha appeso il nonno e pretendesse da se stesso di conservare (e perdipiù conservare esposti) cimeli di ogni grado di parentela ascendente e discendente, solo perché una volta qualcuno li ha voluti esibire. Non funzionerebbe, no?

Tra l'altro insieme all'incapacità di fare apertamente (e magari anche con un pizzico di democraticità, che non guasta, tanto per rispondere anche alla domanda "chi decide") scelte riguardanti la conservazione dei monumenti e delle "memorie" materiali si induce un comportamento ipocrita, che porta a scelte a riguardo assunte in maniera poco trasparente o persino del tutto nascosta: iscrizioni che spariscono nel silenzio o lapidi che vengono ri-collocate artatamente (con la pretesa del ripristino di una condizione di storicità e nemmeno nel posto giusto, magari), vestigia archeologiche che magicamente compaiono in mezzo ad una strada in una "asola" dell'asfalto, guardacaso dove la locale amministrazione voleva imporre un divieto di circolazione per autoveicoli, ma non disponeva di sufficiente consenso per imporlo assumendosene coerentemente la responsabilità decisionale. Succede anche questo nelle nostre reltà locali. Il fatto che di qualcosa venga rivendicata una storicità costituisce da quel momento un vero e proprio tabù.

Lo dice uno -giusto perché non mi si scambi per un iconoclasta- che in anni recenti ha fatto persino (perdendola) una battaglia affinchè le scritte sui muri del più classico vandalismo grafico venissero valutate prima di essere rimosse, affinché sotto al pennello del frenetico volontario NO-TAG, nemico giurato dei ghirigori alla vernice in bomboletta, non sparissero senza documentazione - come invece è successo- manifestazioni spontanee e persino istituzionali di anni Quaranta o persino prima.
Ecco la parola magica: documentazione in cambio di conservazione.
Dovrebbe essere in realtà un concetto familiare a chi si occupa di Archeologia.
Eppure viviamo una fase nella quale si ha paura ad esprimerlo.

Edited by LAVORI ARCHEOLOGICI - 22/9/2023, 10:20
 
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