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Archeologia e antropologia, questioni di metodo.

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Usékar
view post Posted on 13/11/2023, 17:37 by: Usékar
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Ho riletto or ora un interessante articolo, datato ottobre 2014, di Daniele Manacorda, all’epoca ancora docente di Metodologie della ricerca archeologica nella Università di Roma Tre, attualmente consigliere di amministrazione del Parco archeologico del Colosseo e della Soprintendenza speciale ABAP di Roma e membro della Commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale.
Per questo torno sull’argomento New Archaeology ovvero archeologia processuale, come è stata battezzata dagli archeologi europei.

Manacorda, nel corso di una breve illustrazione delle “visioni” che hanno
avuto vigore nelle ricerche storiche e archeologiche
parte da quella che lui chiama visione diffusionista, contrapposta alla precedente ottocentesca e colonialista visione eurocentrica, proseguendo così

Le critiche anitdiffusioniste, elaborate in particolare dall’<<archeologia processuale>>”
sostituiscono
“al diffusionismo una teoria generale secondo la quale le società umane seguirebbero tendenzialmente tutte le stesse leggi evolutive …. Ma questa visione, fondata su un bagaglio di presunte leggi del comportamento umano, che anche le scienze dure non riconoscono più nemmeno nei fenomeni della natura, non era priva di condizionamenti ideologici (forieri di atteggiamenti nazionalistici).
…. Oggi, infatti, sempre più riconosciamo anche alle vicende storiche quelle caratteristiche di casualità e imprevedibilità associate per l’evoluzione biologica, che ha abbandonato l’idea dell’esistenza di un progresso lineare, del quale la nostra specie rappresenterebbe il culmine
”.

Credo che oltreoceano siano rimasti appunto alla New Archaeology e interpretino i termini Pre-Historical Archaeology e Historical Archaeology nella maniera restrittiva che ho evidenziato in precedenza.
E mi pare che Manacorda abbia espresso in termini molto chiari quanto “teme” LA: se questo tipo di approccio si diffonderà anche in Europa teme che possa alimentare derive pericolose.

Giova ricordare che anni fa alcuni esponenti di picco tra i politici della attuale UE, che al tempo ancora non esisteva, portarono avanti l’idea della Unione Europea delle Regioni, in opposizione a quella degli Stati, idea alimentata dai movimenti separatisti presenti in molti stati membri dell’attuale UE.

Ne elenco alcuni:
Bretagna
Paesi Baschi con la riunificazione a quelli spagnoli, già largamente autonomi, di quelli francesi, che occupano 3 regioni storiche: Labourd, Soule e Basse Navarre
Catalogna
Fiandre e Vallonia, che già hanno due parlamenti separati e la soddisfazione di far dichiarare quella belga una “monarchia costituzionale federale”, in pratica una antinomia.
Nel Regno Unito, ormai fuori dalla UE, all’epoca reclamava l’indipendenza almeno la Scozia, che già ha un suo parlamento, una sua banca centrale e batte moneta, e forse anche il Galles.
Per non parlare dei nostri Bonapartisti, Süd Tirolesi, i già citati Sardi e quant’altri, vedi il fatto che l'indipendentismo siciliano di Finocchiaro Aprile ha ancora degli epigoni.

Tutto questo ha portato alla costituzione in ambito UE del Comitato europeo delle Regioni, CdR - European Union, un organo consultivo dell'UE composto da rappresentanti eletti a livello locale e regionale provenienti da tutti i 27 Stati membri. Attraverso il CdR essi possono scambiarsi pareri sulle norme dell'UE che incidono direttamente sulle regioni e sulle città.
In pratica, un contentino ai movimenti separatisti, che sono in alcuni casi elettoralmente molto potenti e i cui esponenti sono eletti nelle liste di partiti di dimensione nazionale.

Penso che il timore di LA non sia infondato: l’attecchire in Europa della visione della New Archaeology potrebbe “dar da mangiare” a questi movimenti, al loro revanscismo culturale e in definitiva a intolleranze reciproche.
 
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