| Lo so, le mie derive OT possono portare mooooolto lontano.
Al personaggio del Gandolin è collegata, per via traversa, una tragica serie di vicende storiche, delle quali molti italiani contemporanei credo siano quasi del tutto all'oscuro. E mi fa piacere cogliere l'occasione per farne un veloce riassunto.
Gandolin, alias Luigi Arnaldo Vassallo, era un giornalista genovese che fece una brillante carriera, arrivando a dirigere Il Secolo XIX, quotidiano storico di Genova e della Liguria, tutt'oggi esistente, anche se credo solo in versione online.
Venne fondato nel 1866 dal conte Ferruccio Macola, giornalista e politico di Camposampiero (PD), eletto deputato al Parlamento nelle file della Destra Storica. Nel 1898, quand'era direttore del Gazzettino di Venezia e a seguito di numerosi pesanti attacchi rivolti a un rivale politico e giornalistico, uno dei fondatori del movimento chiamato Estrema sinistra storica e noto come il Bardo della Democrazia, Felice Cavallotti, venne da questi sfidato a duello. Al terzo assalto, Macola ferì mortalmente Cavallotti e per questo venne condannato a 13 mesi di carcere, ridotti a 7, poi amnistiati.
Tutto questo diede origine a un raggruppamento di tutti i partiti schierati dal centro all'estrema sinistra, che portò a una serie di manifestazioni culminate nei tragici fatti di Milano del 1898, quando il gen. Bava Beccaris fece sparare sulla folla manifestante, utilizzando anche alcuni cannoni. Forse Umberto I non diede direttamente l'ordine, comunque aveva conferito pieni poteri al generale. Considerandolo responsabile dell'eccidio di Milano, due anni dopo l'anarchico Gaetano Bresci tornò in Italia dagli USA e lo uccise con un colpo di pistola.
E mi fermo qui, perché quest'ultima vicenda ha numerosi risvolti mai chiariti, a proposito del "suicidio" in carcere di Bresci e soprattutto di quali personaggi siano stati i veri mandanti di questo assassinio.
Torno a Gandolin.
Quelle storie, scritte in un italiano per me piacevolissimo ed elegante, anche se ormai datato, le scrisse come fondi nell'edizione domenicale del Secolo XIX, nella sua qualità di direttore del giornale. Ringrazio ARDol per l'indirizzo che ha trascritto, ma i 12 racconti riportati sono gli stessi che si possono leggere all'indirizzo che ho trascritto già in precedenza.
PS: spiego il perché conosco bene questa storia. Macola e la moglie si suicidarono e non ebbero figli, il cognome e il titolo nobiliare si trasferirono al fratello, un cui pronipote è stato mio compagno di ginnasio-liceo per tutto il corso. Per nemesi storica, la sua famiglia aveva da tempo virato verso la militanza attiva nel Partito Socialista, anche attraverso la proprietà e la direzione di importanti riviste italiane e di alcuni dei primi canali televisivi privati. Il mio coetaneo è tutt'ora editore, erede e continuatore politico di tutto questo.
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