Lavori archeologici, permettemi anche tu un rimbrotto e un tentativo di risposta. Innanzitutto, Cerebia ha scritto far lavorare le persone IN ITALIA. Intendeva dunque far lavorare quelle persone meritevoli che in Italia ci sono eccome. Non posso certo parlare per le nuovissime generazioni, ma ti posso assicurare che gli archeologi del vecchio ordinamento, quelli tra i 30 ed i 40 anni per interderci, ovunque vanno nel mondo sono apprezzati a livello globale. Vogliamo parlare delle equipe che sfornano le scoperte più importanti in campo scientifico che vantano tra le loro fila moltissimi italiani? Tra l'altro per le materie scientifiche si dice sempre che noi italiani non saremmmo portati, ma esempi celeberrimi stanno lì a dimostrare il contrario. Uno su tutti, l'algoritmo di Google (e scusa se è poco!). Catturare l'attenzione del mondo in questo modo, poi, secondo me non otterrà l'effetto voluto. Così si sta dicendo infatti: "prego, usate pure i nostri beni come fossero vostri, accomodatevi e fate man bassa"! Allo stesso modo, quando si invia un oggetto celeberrimo dall'altra parte del mondo, per una mostra che serve solo a fare cassa, non si attireranno nuovi turisti, bensì si dirà implicitamente loro che è inutile venire in Italia, tanto prima o poi l'Italia porterà a casa propria questo o quell'oggetto. Ormai infatti, i beni culturali sono feticci, l'importante è poter dire che si è visto, ma quanto a capire cosa si è visto si è ben lontani dall'interessarsene. Figurarsi andare a vedere il contesto da cui quell'oggetto proviene, qualora si tratti di un sito sconosciuto e povero di monumenti grandiosi. Se non è degno per la massa di essere visto, che abbia portato alla luce dei tesori, non interessa a nessuno. Al Louvre la sala della Gioconda e quella della Nike sono sempre piene, nelle altre si passa distrattamente, persino nella splendida sala con i bassorilievi provenienti dal Palazzo di Dario I! La via da intraprendere è esattamente il contrario di quella tracciata da Marino.
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