CITAZIONE (Mario_A @ 22/6/2017, 11:56)
Un mio ex-collega, laurea in biologia e dottorato in biotecnologia conseguiti in Italia, lunga esperienza di lavoro in un centro di Ricerca e Sviluppo farmaceutico di una grande multinazionale in Italia, nessuna esperienza all'estero, si è trasferito sette anni fa in Australia, (ad un' età sopra i 40 anni), dove è stato assunto in un centro di ricerca farmaceutico a Sydney, dove lavora tutt'ora, ed ha perfino migliorato la sua posizione lavorativa (occupa attualmente un posto manageriale).
Nessuno gli ha chiesto di conseguire titoli australiani ed i suoi titoli accademici italiani non sono mai stati messi in discussione.
Non esiste un riconoscimento vero e proprio dei titoli italiani in Australia, perchè, al pari del Canada, non ci sono accordi in tal senso con l'Italia. Tuttavia, in Australia in genere conta molto, forse anche più del titolo, l'esperienza. Questa situazione era vera soprattutto negli anni passati, tanto è vero che so di una ragazza italiana, laureata in archeologia, che è riuscita a farsi assumere al museo di Sydney.
Purtroppo, negli ultimi anni, dato il grosso afflusso di immigrati, ed anche le "carte false" fatte da alcuni, sui requisiti per lavorare ci sono state restrizioni. Ad esempio, il mio ragazzo in Italia era idraulico, con tanto di licenze per giunta avendo avuto ditta, ma ha dovuto avere il riconoscimento di queste, attraverso un percorso lungo e costosissimo, in cui ha dovuto anche provare di avere almeno 5 anni di lavoro nel settore negli ultimi 10 (quindi esperienza recente). Alla fine, gli è stato rilasciato non un semplice riconoscimento, ma un vero e proprio certificato (come si chiamano qui alcuni titoli minori) australiano.
Io, invece, ho potuto ottenere soltanto un pezzo di carta con scritto sopra che la mia laurea è equivalente ad un bachelor australiano. Tuttavia, in alcuni bandi per i musei australiani, recentemente si chiedeva una laurea specifica in storia australiana o materie affini. Cosa che di certo in Italia, o in altre parti del mondo, non è possibile ottenere. Ovviamente io sono d'accordo sul fatto che chi va in un museo pieno di oggetti per lo più locali debba conoscere la storia del posto, ma addirittura la laurea specifica...
CITAZIONE (LAVORI ARCHEOLOGICI @ 23/6/2017, 07:59)
Come funziona in Australia il riconoscimento del titolo di studio?
Esiste qualcosa di simile al valore legale del titolo di studio come l'abbiamo qui?
In Italia da anni si parla di abolirlo, in quanto fonte di infinite ingiustizie, di sostiuirlo con sistemi che per un verso comportino una valutazione individuale delle competenze (acquisite attraverso apprendimenti sia formali che infomali e non formali) e dall'altro sollecitino tutti ad una formazione permanente con potenziale passaggio nell'arco della vita a livelli superiori di qualificazione (sbaragliando l'idea che il "pezzo di carta" lo prendi da ventenne e poi quello rimane per sempre).
Esiste di certo, visto che in alcuni concorsi richiedono espressamente un titolo di studi terziari (università soprattutto, ma in alcuni casi valgono anche le scuole post-diploma). In alcuni casi, inoltre, per poter lavorare devi anche iscriverti all'associazione di riferimento (sorta di albo). Questo vale anche per lavori che da noi non lo richiedono, ad esempio direttore di biblioteca oppure idraulico o elettricista, anche se non hanno ditta, perchè sono obbligati ad avere le licenze pure gli operai.
Per quanto riguarda il valore legale del titolo di studio: io sono concorde nel manternerlo, per vari motivi: in primis, la valutazione individuale delle competenze, in un paese come l'Italia, sappiamo bene cosa comporterebbe. Già un concorso non lo passi se non hai la giusta "spinta", figuriamoci se potessero farlo anche persone senza laurea...
Inoltre, scusa, ma tu ti faresti operare da un medico che ha studiato la materia da autodidatta? Io no. Non capisco perchè quando si parla di materie mediche, tutti ovviamente sono d'accordo che la persona debba avere la laurea e la specializzazione, quando si parla invece di materie umanistiche, si trattano come se fossero materie per le quali basta un po' di passione ed il titolo di studio è un optional e basta.
Per chiarirti meglio la mia posizione, ti prendo l'esempio dei musei: oggi, il museo non è più soltanto un luogo dove conservare oggetti ed esporli alla belle e meglio. Gestione e valorizzazione, comunicazione, marketing ecc. sono tutti elementi ormai indispensabili, che richiedono conoscenze approfondite ed un team di persone altamente specializzate. La semplice laurea in archeologia o storia dell'arte non è già più sufficiente. Bisogna avere conoscenze in ambito museologico, nonché competenze manageriali.
Il problema è che già in tali settori si son creati corsi privati dal dubbio valore, in quanto le università sono ancora ripiegate su se stesse e sui vecchi ordinamenti, almeno in certi casi. Pochissimi sono i master universitari e/o corsi accademici nei settori sopra citati in riferimento ai beni culturali o ai musei. Ma un corso accademico, in quanto tale, risponde a criteri ben precisi e rigorosi, mentre un corso privato puo' essere tanto pomposo quanto inutile, o comunque non dare un apporto significativo alle conoscenze di chi paga per seguirlo.
Il titolo accademico, quindi, dà quanto meno la certezza che la persona ha ricevuto un minimo di conoscenze nel settore, anche se ci possono essere delle differenze tra università ed università anche in termini di materiale da studiare (quantomeno nel mio settore, ho toccato la differenza con mano tra il volume da me studiato e quello che toccava agli studenti della Sapienza).
In conclusione, sono contrarissima all'abolizione dle valore legale dei titoli.