Ostraka - Forum di archeologia

Posts written by Guglielmo da Baskervill

view post Posted: 1/7/2012, 13:57 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (lama su @ 1/7/2012, 13:11) 
totalmente d'accordo con massinissa.

A me sembra che il problema che vedi tu, dedalo, è in realtà un non-problema frutto di un errore metodologico.

il punto, come dice massinissa, è essere capaci di capire che cosa attesta un particolare ritrovamento, o la sua assenza.

se ti riferisci solo alla questione sull'interpretazione oggettiva sorta con Massinissa, magari più che un non problema potrebbe essere un equivoco... quindi hai ragione.

Viceversa, se da questo punto consideri anche un non problema le altre questioni, che più in generale ho posto dall'inizio del thread, ed anche con i più recenti esempi su Sparta e sui Maya a partire dal link che ho inserito, non sarei tanto d'accordo...

CITAZIONE
delle fortificazioni attestano le capacità tecniche ed economiche per costruire delle strutture di questo tipo, ma di nuovo non attestano necessariamente uno stato di guerra. Le motivazioni per costruire delle mura possono essere numerose: definizione di un territorio, funzione rituale, manifestazione di potere, e persino prevenzione di conflitti.. o magari più fattori assieme.
Senza contare un più generale "senso di sicurezza": non dimentichiamoci che le città delle culture egee e vicino orientali erano spesso nuclei isolati all'interno di territori più vasti spesso caratterizzati da elementi ostili locali, come briganti, nomadi, ecc

tutto vero, infatti non ho mai trovato interpretazioni del tutto condivise e oggettive sulla funzione delle mura.

tuttavia anche qui, se una società ha necessità di definire territorialmente un territorio tramite l'edificazione di mura, oppure perchè vuol "prevenire dei conflitti", allora le mura stesse diventano indiretta attestazione di uno stato di tensione che può dar luogo o aver dato luogo alla guerra: in genere chi vuol prevenire i conflitti li pratica anche, la massima si vis pacem, para bellum, è tutto un programma, sia per ciò che sottointende, sia per il popolo che la praticò.

ovvero, ti stai soffermando troppo, credo, su quei dati oggettivi che direttamente rimandando ad uno stato di guerra: le ossa, le mura con i cadaveri dovuti agli scontri, le fosse comuni, i campi di battaglia, sono contesti abbastanza rari almeno per certe epoche. certi manufatti, come per appunto le opere di fortificazione, descritte nell'articolo su creta 8così discutiamo tenendo d'occhio casi concreti) se anche non recano con se la prova concreta di atti bellici, per la loro conformazione e collocazione denunciano cmq un attività bellica.
view post Posted: 1/7/2012, 13:30 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
Ieri era comparsa una risposta di Usekar a cui avevo risposto e che mi sembrava interessante portare avanti... :unsure: :unsure: che fine ha fatto?

Attendo, se possibile, qualche info sulle raffigurazioni dei guerrieri Maya citati da Usekar.
Usekar parlava di statuine o raffigurazioni di guerrieri da sempre note agli archeologi, quindi presumo, anche a chi descrissei maya in origine come una cultura pacifica. Sarebbe interessante per me approfondire la questione.

Visti i riferimenti di Lama e Massinissa ai corredi funebri la cosa potrebbe interessare pure voi: non a caso a avevo chiesto a Usekar se presso i Maya fossero riconoscibili dei corredi funebri attribuibili a dei guerrieri.

Non si potrebbero ripristinare i messaggi andati persi?

@Massinissa: a questo punto non so neppure se stiam parlando dello stesso argomento. Poco fa tu parlavi di interpretazioni oggettive a cui allinearsi. Adesso però mi rispondi con, tutt'altro, cioè fai esempi di dati oggettivi che anche per me sono tutt'altro che interpretabili.

Sto equivocando solo io :unsure: o stiamo equivocando insieme?

CITAZIONE (massinissa @ 1/7/2012, 11:43) 
Non c'è molta soggettività in tutto questo e in fase di scavo o studio in laboratorio. La soggettività esiste, ma non deve e non può inficiare ciò che ti ho detto prima.

Tu però chiaramente ti rifai ad analisi scientifiche e/o stratigrafiche che all'infuori di vizi metodologici non possono essere opinabili: se all'archeologia fosse richiesto di restituire questi dati, allora sarebbe una scienza del tutto oggettiva anche per me: non fosse altro perchè s'avverrebbe del grado di oggettività raggiunto da quelle altre branche scientifiche che le "prestano" gli strumenti e i metodi di cui avvalersi per compiere le varie indagini.

la soggettività s'insinua dal momento nel quale, i dati oggettivi da te citati sono usati per tentare di raggiungere il vero obiettivo dell'archeoogia, quello di ricostruire il passato per le epoche e le popolazioni non coperte (in tutto o in parte) dal record scritto.
In soldoni questo avviene sia perchè i dati oggettivi a disposizione dell'archeologia sono inferiori a quelli che effettivamente servirebbero ma che l'archeologia non può restituire, sia perchè, sempre nel tentativo di restituire il quadro d'insieme, la multidisciplinarietà impone (perchè per ricostruire la storia ipotetica bisogna avere un idea dell'economia, della religiosità, del tipo di società insomma) anche il consiglio delle scienze umanistiche, le quali difettano di oggettività: soprattutto se impiegate a ritroso nel tempo a partire dal dato oggettivo, magari per via d'analogia con i dati forniti dall'antropologia (per fare un esempio...)

quando ho contestato sulle interpretazioni oggettive cui allinearsi, mi riferivo a tutto questo.

chi mi conosce sa che non mi sono mai sognato di contestare una stratifigrafia per la semplice ragione che non sono uno che agisce sul campo; certo talvota, leggendo, i dubbi affiorano. per molti casi (di aheologia sarda in particolare, perchè è quella che conosco meglio) , ad esempio, posso argomentare che qualcosa non mi convinca. Ma alla fine accolgo le risultanze degli scavi proprio come se fossero un dato oggettivo, anche se magari non lo sono a causa di vizi metodologici. Figurati se ho da opinare sulle analisi osteologiche dei guerrieri, o sul significato da attribuire ad un buco per un palo, sulle datazioni al carbonio 14 e via dicendo...

Edited by leda77 - 1/7/2012, 15:25
view post Posted: 30/6/2012, 22:05 I Maya e la guerra - America Centrale
CITAZIONE (Usékar @ 30/6/2012, 21:05) 
E' vero che da sempre erano note figure in terracottache ritraevano guerrieri in armi, ma sembrava fossero immagni per così dire rituali, così come le teorie di armati che compaiono su alcuni bellissimi vasi.
Non esistevano, però, prima di Bonampak immagini di guerra propriamente dette.

www.latinamericanstudies.org/bonampak/bonampak-room2.jpg

Grazie Usekar. :P
2 domande:

1) le figure in terracotta di guerrieri erano note a sir Eric J. Thompson?

2) esistono dei corredi funebri o altri "status symbol" grazie ai quali individuare archeologicamente i guerrieri Maya?




view post Posted: 30/6/2012, 19:13 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (massinissa @ 30/6/2012, 16:56) 
Sono d'accordo con leda. La terra, la stratigrafia e il materiale o le strutture ci danno un'idea più realistica della fonte scritta. L'archeologo deve stare poi attento a far sì che la sua interpretazione personale si allinei con quella oggettiva, senza travalicarla rischiando poi voli di fantasia o interpretazioni distorte. Un'altra difficoltà dell'archeologo è rendersi sempre conto e avere sempre bene in mente, il fatto che gli strati sono "compattati" tra loro, e quindi avere chiaro che tra uno strato el'altro è passato del tempo e se qualcosa sembra improvviso bisogna poi cercare di verificare il più profondamente possibile. perchè appunto si può cadere in errore e interpretare un evento improvviso come vero, quando non lo è ma lo sembra..

Ok...ma dove si trovano e come si riconoscono, le interpretazioni oggettive a cui allinearsi? :P

io attribuisco all'interpretazione sempre un certo grado di soggettività, per cui, nella stessa espressione interpretazione oggettiva, vedo, un ossimoro. Allinearsi ad un ossimoro la fa diventare ancor più ossimoro, perchè è difficoltoso allinearsi a qualcosa di intimanente contraddittorio.

Comunque, meglio circoscrivere, perchè non volevo parlare in termini troppo astratti e generali, ovvero, non parlavo del "record archeologico", parlavo del record archeologico in rapporto ai fenomeni bellici.

a me pare interessante ritornare al mio link con quest'altra considerazine:

CITAZIONE
Although the evidence that is currently available is perhaps not yet conclusive enough to finally demolish the “peaceful Minoan” hypothesis, it is sufficient to raise very real, and probably fatal problems for the supporters of this concept. It is also worth remembering that the pre-occupation with fortification walls ignores the possibility that the Minoans may have created their own unique methods for ensuring their security as did, for example, the Spartans. In contrast to the Minoans, the absence of defensive walls at Sparta for much of its history has never led to the Spartans being labelled “peaceful” largely because of the survival of contemporary texts that document their militaristic society. A useful thought experiment is to consider how we would have represented the Spartans today had this extensive documentation not existed.

Se i documenti relativi a Sparta non esistessero e dovessimo basarci sul dato archeologico è possibile, temo, che il record archeologico potrebbe spingere l'interpretazione nella direzione esattamente opposta a quella documentata e descritta dalla Storia.

Questa constazione mi porta a conclusioni diamentralmente opposte a quelle di Massinissa e Leda: l'interpretazione può anche aderire al dato "oggettivo", ma addirittura proprio per questo, si potrebbe avere una falsificazione della storia.

inoltre, sempre rimanendo nell'ambito record archeologico-fenomeni bellici, anche il dato dotato di una forte persuasività che cioè, di per se, dovrebbe far giungere a conclusioni convincenti, condivise, obiettive e dunque "oggettive", può esser tradito.

riprendo un passo postato poco fa:

CITAZIONE
Classic Maya (AD 250–800) were similarly regarded by many up until the early 1970′s as being the “only nonindustrial civilization not plagued by war and conflict, despite the fact that warriors, weapons, and captives or sacrificial victims were prominently displayed in their art

non ho cercato ulteriormente al riguardo, , ma non ho motivo di dubitare che ciò non sia vero: a dispetto del fatto che, guerrieri, armi, vittime sacrificali o prigionieri fossero raffigurati nell'arte Maya, quest'ultimi furono concepiti come una società sostazialmente pacifica.

Se l'articolista riportasse male per i maya, potrei fare altri esempi co più cognizione di causa.

Questo può accadere non solo perchè come Evans o la Gimbutas si voglia "esorcizzare la guerra" in utopie o ricostruzioni storiche irrealistiche, ma proprio perchè l'interprete può legittimamente - fino ad un certo punto - non fidarsi del significato più immediato ed ovvio dato dalle rafigurazioni di guerrieri trovate nella cultura Maya.

in sintesi: all'interprete non riesce l'equazione raffigurazioni di guerrieri=società di guerrieri, proprio perchè non può riconoscere alle raffigurazioni il valore di dato oggettivo: non essendovi dato oggettivo non può definire certe interpretazioni oggettive, pertanto, non può allinearsi a niente

Spero che a Lama questo ragionamento ritorni... :P

ovviamente ragiono senza cognizione di causa circa l'archeologia Maya...

Se, magari, insieme alla raffigurazioni su citate, si fossero trocate anche armi, o altri indizi di warfare, che sostanziassero le raffigurazioni stesse, la scusante del legittimo dubbio verrebbe meno: ma sarebbe un siuazione peggiore, perchè vorrebbe dire che, prima della decifrazione della scrittura Maya, i dati "oggettivi" sono stati completamente traditi.

si ritorna cmq punto e a capo: ma dove si trovano e come si riconoscono, le interpretazioni oggettive a cui allinearsi? :P

Edited by leda77 - 1/7/2012, 15:27
view post Posted: 30/6/2012, 09:22 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
come detto ringrazio molto per le info sul collo di bottiglia...ma per provare a ritornare in tema, vorrei segnalare questa interessante riflessione sull'Utopia minoica:

www.iquestcenter.com/jm/blog/2010/0...#footnote_1_163

se non erro il tema della guerra nella civiltà minoica era già stato toccato, qui o nel vecchio forum Ai.

riporto uno spunto che mi pare importante perchè si ricollega bene al mio primo post:

CITAZIONE
The impetus that drove Evans to his particularly imaginative reconstruction of Minoan society seems to have been his experiences as a witness to the atrocities committed by Christians and Muslims during the Cretan insurrection and its aftermath: “out of the violent hell of the struggle for Cretan independence was born the pacifist paradise of Minoan Crete”. (3) It should however be remembered that when Evans “first went to the island of Crete, he explored a network of fortifications in the eastern part of the island and revelled in a description of a warlike society constantly feuding with itself. But his horror at the aftermath of the ignominious war that won Crete her independence caused Evans to turn his back on this evidence for Minoan belligerence and to reconstruct their world as a pacifist paradise.”

Come la Vecchia Europa di Maria Gimbutas, la ricostruzione della società minoica e la sua idealizzione in una società pacifica esente da conflitti Di Evans fu condizionata dalla volontà di placare tramite l'archeologia i conflitti tra musulmani e cristiani che affliggevano Creta?

Evans fu un "pacificatore del passato"?

riporto anche l'articolo sulle fortificazioni minoiche: spero si possa fare... :P ,magari risveglierà l'interesse e la partecipazione degli amanti delle civiltà egee... :P
CITAZIONE
A team of archaeologists have discovered a fortification system at the Minoan town of Gournia, a discovery which rebukes the popular myth that the Minoans were a peaceful society with no need for defensive structures.

The team's efforts were led by Professor Vance Watrous and Matt Buell of the University at Buffalo. Located on the north coast, Gournia was in use during the neo-palatial period (ca. 1700-1450 BC), when Minoan civilization was at its height. The town sits atop a low ridge with four promontories on its coastline. Two of these promontories end in high vertical cliffs that give the town a defensive advantage, and it is here that the fortification system was discovered.

The team weren’t able to excavate the area, and so relied on photography, drawing and surveying to identify the fortifications. The eastern-most promontory had a heavy wall that was about 27 meters long. Beside it the team found a semi-circular platform of stone, almost nine meters in diameter, which they believe is the remains of a tower or bastion. The other fortified promontory had a two meter thick wall, running east-west, “as if to close off access from the sea,” said Buell.

The other two promontories slope gently down to the shore, and would have provided easy access to the town. “It was on these two promontories”, said Professor Watrous, “that the Minoans built structures.”

The town consists of around 60 tightly-packed houses, a ship shed, and a small palace in the centre, and archaeologists have discovered evidence of wine making, bronze-working and stone-working at the site. “Gournia gives you, the visitor, a real feeling of what an Aegean town was actually like. Walking up the streets, past the houses, you feel like you’ve been transported into the past,” said Buell.

In addition to the beach fortifications, it also appears that the Minoans built a second line of defence further inland. Heading back from the beach, there were two walls, together running about 180 meters east to west. Backed by a tower, or bastion, the walls would have posed a formidable challenge to any invader trying to march into the town.

Defenders manning this system of fortification would have rained projectiles down on attackers, by using bows and slings. The walls had stone foundations and were made of mud brick, making them sturdy enough to stand on.

It’s an open question as to whether the people guarding the fortifications were part of a militia or something more organized
. There was “definitely a body of men who would have had that duty but we don’t know exactly what they were like,” said Professor Watrous.

Tombs uncovered by Hawes and other excavators have shown people buried with swords. Watrous said that there was one particular tomb that produced an entire collection of daggers, swords and other items.

However, Gournia’s fortifications did not prevent the town’s demise. The town fell around 1450 BC, along with other Minoan settlements. A new group called the Mycenaean appeared on Crete at this time, taking over the island.

Watrous said that Mycenaeans probably avoided attacking the town by sea. "Many other settlements were destroyed at the same time. My guess is that they just came along the land; they didn’t have to come up from the sea”.

He cannot say for sure if the town defences were ever actually put to their intended use. Any evidence of a battle near these fortifications, such as weapons or bodies, would be underground, and excavation would have to be carried out to see if they exist.

One thing that excavators can say is that the people of Gournia had something worth fighting for. Many of the goods they made – such as the wine and the bronze implements - were for export, suggesting that the people had some level of wealth.

Mycenaean Tombs Discovered Near Mycenae Could be From Ancient Egalitarian Society

www.independent.co.uk/life-style/hi...ty-1964033.html

insieme a queste fortificazioni di recente scoperta, ripoto il passo che cita dei "posti di guardia" minoici, collocati lungo e coste cretesi:
CITAZIONE
Further support comes from structures referred to as “guard houses” or “guard-posts” that are present both in the countryside and adjacent to settlements, and which appear to have had a defensive function (7). Their presence casts further doubt on the peaceful Minoan hypothesis. A different suggestion for the role of the ‘guard-posts’ and smaller sites called ‘vigla’, which was, incidentally, initially advanced by Arthur Evans, was that were established to exercise “palatial control over the routes and therefore circulation” on Crete. In either case, they suggest some degree of underlying social or political conflict. A differing view that is consistent with the peaceful Minoan model, sees these structures as rest-posts along communication routes

per il piacere degli amanti delle civiltà mesoamericane:

CITAZIONE
When considering why this Utopian view of Minoan society became so entrenched in the academic literature and in the popular imagination, it is useful to examine the way in which the Classic Maya (AD 250–800) were similarly regarded by many up until the early 1970′s as being the “only nonindustrial civilization not plagued by war and conflict, despite the fact that warriors, weapons, and captives or sacrificial victims were prominently displayed in their art”More recently Mayanists have tended to portray them as “compulsively warlike”(...)With the commencement of the decipherment of Mayan glyphs in the 1960′s a new picture of the Maya started to emerge. Instead of being the astronomical calculations of priest-kings, Mayan writing recorded dynastic relationships (19), and conflicts with neighbouring polities. In these inscriptions Mayans were depicted as warriors, while their kings had more in common with tyrants than noble priest-kings.

il tema di fondo è sempre lo stesso: senza la copresenza di fonti scritte, il record archeologico restituisce una realtà apparente e falsata, e quano meno lacunosa, la quale può esser per di più distorta, volontariamente o meno, in ricostruzioni utopistiche.

Forse il tema del rapporto tra guerra e acheologia pone un problema più generale: cos'è il "realismo" nell'archeologia? Quand'è che la ricostruzione del passato tramite gli indizi arheologi può dirsi davvero realistica? :P
view post Posted: 27/6/2012, 09:47 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (lama su @ 27/6/2012, 10:19) 
ti faccio anche notare che l'idea dell'esistenza di un "collo di bottiglia" in epoca glaciale è stata recentemente messa in forte discussione:

http://mbe.oxfordjournals.org/content/earl...061.short?rss=1

grazie tante per l'informazione....anche io ero fermo alla teoria del collo di bottiglia. :cheers.gif:

Edited by DedaloNur - 27/6/2012, 12:29
view post Posted: 26/6/2012, 07:51 Scoperta un iscrizione dei "Popoli del mare" a S'Arcu e is Forrus? - Archeologia della Sardegna
quell'articolo della Nuova sardegna però mi pare si riferisca ancora alla polemica che il Sindaco ha varato con la comunicazione dell'Albo pretorio.

;)

io mi riferivo a chi, in un altro blog, dice di aver parlato da poco, direttamente col Garbini, il quale prima della polemica del Sindaco, gli ha riferito della conferenza già tenutasi (il 22 giugno, pare..) ai lincei nella quale lo stesso Garbini ha presentato il lavoro della fadda descrivendo anche " un iscrizione filistea nella quale si riscontra una certa somiglianza con un’altra di Nurdole".

E qui, i misteri s'infittiscono, perchhè io, ad esempio...sul Nordule ho cercato di leggere tutto, ma di iscrizioni non ho mai letto una cippa. di incisioni a fini religiosi, sì. ma di iscrizioni mai.

ora vorrei capire come si possa fare ad avere gli atti della conferenza. nel sito dei lincei ancora non c'è nulla.
view post Posted: 25/6/2012, 13:06 Scoperta un iscrizione dei "Popoli del mare" a S'Arcu e is Forrus? - Archeologia della Sardegna
Voci di forum:

pare che in realtà la conferenza sia stata già effettuata; però contrariamente a quanto il Sindaco afferma, a presenziarla non è stata l'archeologa m.A.Fadda, ma G. Garbini, in quanto solo il semitista è socio dell'Accademia.

per chi voleva esser messo al corrente, questo è ll'unico aggiornamento. si attende la pubblicazione del rendiconto.
view post Posted: 24/6/2012, 07:45 Scoperta un iscrizione dei "Popoli del mare" a S'Arcu e is Forrus? - Archeologia della Sardegna
www.comune.villagrandestrisaili.og....ntentId=CNG1934
CITAZIONE
Apprendo che nei prossimi giorni si terrà nella prestigiosa cornice dell’Accademia dei Lincei una Conferenza dal titolo “S’arcu de is forros: il più importante centro metallurgico della Sardegna antica”. La Conferenza sarà tenuta dalla dott.ssa M. A. Fadda, funzionario della Soprintendenza archeologica delle province di Sassari e Nuoro, oggi in pensione, che ha seguito gli scavi, in corso da molti anni, nella località del territorio di Villagrande Srisaili. Nel corso della Conferenza è annunciata una comunicazione da parte del prof. Giovanni Garbini su un’iscrizione venuta in luce nel corso degli scavi e che parrebbe più antica della celebre stele di Nora. Si annuncia infatti che la stele apparterrebbe ai popoli del mare (Filistei o Shardana).

Come cittadino e come sindaco della comunità di Villagrande Strisaili sono particolarmente felice che i manufatti venuti in luce nel nostro territorio siano così rilevanti nella storia della Sardegna antica ed in quella del Mediterraneo e del Vicino Oriente tanto da essere all’attenzione in uno dei luoghi più eminenti della cultura italiana. Avremo tuttavia gradito essere informati e partecipare, a nome della comunità, e soprattutto essere informati su quanto gli scavi effettuati con finanziamenti regionali, attraverso il Comune, stanno restituendo. La comunità di Villagrande, infatti, a tutt’oggi non è informata di quanto gli scavi di S’arcu de is forros hanno restituito ed i reperti sono in qualche magazzeno del Museo di Nuoro. Pare ripetersi la vicenda del giganti di mont’e Prama di Cabras. Non si ricorda nessun coinvolgimento informativo o illustrazione sui reperti di S’arcu de is forros che tanta importanza stanno assumendo. Non v’è dubbio che una maggiore sensibilità rispetto ai processi partecipativi e soprattutto maggiori informazione e relazione tra istituzioni avrebbero chiarito non solo i contenuti storici provenienti da un luogo rilevantissimo nella storia mediterranea ma anche la destinazione di quel luogo e dei suoi reperti per una loro migliore conservazione a venire e per una compiuta valorizzazione e ricaduta nella comunità e nel territorio di Villagrande Strisaili.

Chiedo scusa ma al fine di verificare questa voce sulla conferenza, posto qui, in sezione archeologia della sardegna, perchè in realtà di questa conferenza,
www.lincei.it/modules.php?name=Convegni&file=lista

non ho trovato conferma nel sito dei Lincei. Se ci fosse qualcuno in grado di aiutarmi a verificare, avrebbe il mio grazie. :unsure:

aggiungo che non si tratterebbe della prima iscrizione attribuita ai Filistei, infatti presso Tharros lo stesso Garbini attribuì a mani Filistee un incisione rituale, forse raffigurante una nave con svastica (secondo l'archeologo madau).

la frequentazione del golfo da parte Filistea è provata anche da altri reperti.

Edited by DedaloNur - 24/6/2012, 09:14
view post Posted: 20/6/2012, 10:39 Bronzetto nuragico con caratteristiche levantine trovato nelle fondamenta del ponte romano di Santa - Archeologia della Sardegna
https://www.facebook.com/photo.php?v=209613002494430

CITAZIONE
Un bronzetto nuragico tra le fondamenta del Ponte romano di Santa Giusta, a pochi chilometri da Oristano.

L'eccezionale scoperta risale ad un mese fa ma la notizia, accompagnata dalle relative fotografie, ha già fatto il giro della comunità scientifica internazionale e stamattina è stata presentata nella sala consiliare del Comune di Santa Giusta. Il bronzetto è alto 17 centimetri, ma nel suo piccolo è uno dei più grandi bronzetti nuragici conosciuti. Altre due particolarità rendono la scoperta "eccezionale" e "straordinaria". La prima è che rappresenta una figura umana seduta (quasi certamente un sacerdote) e che di queste "figurine assise" come le chiamano gli archeologi ne sono state trovate finora solo altre tre. La seconda particolarità è che costituisce, come si esprimo gli archeologi, "uno dei più cospicui esempi di bronzi mediterraneizzanti prodotti presso le comunità sarde in contatto con le popolazioni levantine, fenici, siriaci (aramei) e ciprioti". Questo spiega l'interesse già dimostrato dagli archeologi di mezza Europa e non solo. Il bronzetto, hanno spiegato gli archeologi Emina Usai, Alice Meloni, Paolo Bernardini e Raimondo Zucca, risale alla prima età del ferro (circa ottavo secolo avanti Cristo) e proviene quasi certamente da un santuario nuragico (forse un pozzo sacro) che sorgeva non lontano dall'attuale Ponte romano e forse demolito proprio per utilizzarne le pietre nella costruzione del ponte. Lo scavo archeologico era finalizzato proprio alla messa in luce delle fondamenta del Ponte romano di Rio Palmas sulle rive dello stagno di Santa Giusta ed è stato finanziato nell'ambito del Progetto Archeo3, che ha anche una grande valenza sociale. Ai lavori di scavo, assieme agli archeologi della Soprintendenza di Cagliari e Oristano e dell'Università di Sassari, assieme a una decina di disoccupati di Santa Giusta hanno partecipato anche due detenuti della Casa circondariale di Oristano e complessivamente, nel progetto, avviato nel 2008, sono stati coinvolti una trentina di detenuti.

www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/277881
view post Posted: 15/6/2012, 09:17 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (massinissa @ 14/6/2012, 19:36) 
Ma unità, coesione ecc. vogliono per forza dire anche unità "politica", etnica e di popolo? Io credo questo meno probabile per il periodo in questione

scusami confrontiamoci su qualche dato: la necropoli di casinalbo o altre necropoli delle terramare per quanto tempo sono state utilizzate?

leggo che nel corso dei secoli si verifica un riassetto territoriale il quale porta ad un ngrandimento di alcuni villaggi, i quali presumibilmente dovevano essere a loro volta il centro di comunità più grandi su cui ruotovano villaggi minori.

A causa di questo fenomeno si verifica anche un mutamento della cultura materiale o degli usi funerari?

E poi, a Lama, potrebbe interessare il fatto che nelle necropoli delle terramare fosse permesso un doppio costume funerario, ovvero l'incenerizione coesisteva con l'inumazione. questi differenti costumi corrispondevano a a due diverse etnie, o magari a differenti classi sociali?

come la vedi ? :P

CITAZIONE (Mario_A @ 14/6/2012, 17:55) 
Certamente no. La questione non puo' essere posta in questi termini. Questo tipo di studi possono dire che in generale e rispetto ad altri popoli, i Sardi hanno mantenuto una continuita' genetica paleolitica, con apporti minori neolitici. Dire questo non vuol dire che durante il Neolitico non e' mai sbarcato nessun altro, ma, rispetto ad altre aree europee, la neolitizzazione e' stata piu' culturale che demica.

Certamente no, che non si può distinguere, oppure certamente no nel senso che sbaglio aanche a pormi il problema?

Quello che m'interessa, è capire, al riguardo della genetica il grado di precisione della genetica nel dimostrare e provare lo spostamento dei gruppi umani, e possibilmente nell'attribuirgli una collocazione temporale e nell'individuare un origine geografica.

Se i sardi del paleolitico erano geneticamente affini agli "spagnoli" del paleolitico, e se tale pacchetto genetico si conservò più o meno simile sino alle soglie dell'età del bronzo, anche in altre zone costiere d'Europa, ecco che il grado di precisione della genetica scemerebbe di molto. :unsure:

CITAZIONE
E' una critica costruttiva, non un attacco personale

non mi riferivo a te.

Edited by leda77 - 17/6/2012, 21:30
view post Posted: 14/6/2012, 09:06 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (Mario_A @ 14/6/2012, 00:54) 
Tuttavia la craniometria esiste ancora, in una forma piu' moderna e scientifica. Sulla Sardegna e' stato fatto uno studio recente su reperti compresi tra il tardo Neolitico ed il Bronzo recente:

D'Amore G et al. (2010) Craniofacial morphometric variation and the biological history of the peopling of Sardinia. Homo-Journal of Comparative Human Biology 61: 385-412

Mi pare la conferma che non stessi citando, attraverso Germanà, degli studi troppo antiquati. presumo almeno che in qualità di consulente scientifico delle soprintendenze sarde, egli sia aggiornato da questo punto di vista.

inoltre, se come emerge dagli studi da te citati, il patrimonio genico sardo discende dall'area pirenaica, e se come si adombrava, il campaniforrme sardo deriva dall'area franco-iberica -almeno prevalentemente - mi domando se la genetica sia in grado di distinguere tra il corredo genetico sardo di età paleiolititca, e il corredo genetico "franco-iberico" di eventuali nuovi arrivati in età campaniforme e soprattutto epicampaniforme.


CITAZIONE
Stranamente molti archeologi e studiosi che si occupano della Sardegna sembrano ignorare questi studi. Il capitolo sulle origini dei Sardi di Giovanni Ugas ne " L' Alba dei Nuraghi" lascia parecchio a desiderare per un testo degli anni 2000, dove si parla ancora di "Razza Mediterranea".

Sarà pure una locuzione che rinvia a concetti superati. ma a parte che nonritrovo il passo in cui parla di "razza" ma solo di "uomo nel mediterraneo", a pag. 13 riporta concetti che nella sostanza non si discostano da quanto stiam dicendo qui:

CITAZIONE
i resti scheletrici osservati nella grotta rifugio di Oliena appartengono a individui piuttosto robusti, con cranio allungato e basso, la fronte stretta e sfuggente, il naso sottile. nel complesso sono stati assegnati a stirpi euroafricane o mediterranee occidentali. Ovviamente occorre tener presente che quando si diffuse la cultura di Bonuighinu vi erano già gruppi discendenti dagli uomini delle tre facies del neolitic antico, che avevano dimorato nell'isla per ben duemila anni, e pertanto non è dato sapere se il nucleo umano di grotta rigugio sia l'esito di un nuovo arrivo di popolazione o dell'acculturazione di un gruppo già stabilito nell'isola"

nelle pagine successive continua ad esaminare l'evoluzione del popolamento in Sardegna descrivendolo in termini culturali "di facies, cultura", propri di popolazioni mediterranee. Ovvero effettua una analisi dal punto di vista archeologico, mente quando deve riportare dati di tipo genetico lo fa citando altri 8com'è evidente anche dal brano riportato).

Non parla di "razza" per ciò che ho potuto ri-leggere. ma ove lo facesse, non mi pare che dal complesso del libro si riferisca alla razza in senso "razziale", ma semplicmente nel senso di "stirpe".

Scusa, mario, non voglio metter in dubbio la tua buona fede, ed il fatto che riporti il giusto. Ma purtroppo Ugas è stato spesso oggetto di attacchi violenti, che qualcuno sta vedendo bene di rinfocolare anche in questo forum. Dunque sono sempre guardingo quando si parla di lui in un certo modo.

riportare dei suoi passi mi pare il modo corretto per inquadrare nella sostanza quel che dice, che ripeto, non si discosta granchè da quanto da te riportato, al netto di eventuali scivoloni terminologici.

CITAZIONE (massinissa @ 13/6/2012, 12:30) 
Dedalo, non ho detto che le terremare erano "semplici" modi di abitare il territorio, ho detto che erano modi di abitare e sfruttare il territorio anche in base alla conformazione stessa dell'area abitata. ..

non l'hai detto e soprattutto son sicuro che non lo pensi... ;) ma, nel tuo intervento ti sei fermato a quello.

CITAZIONE
Ma "repentino", "improvviso" sono termini ingannatori. Più volte ho espresso in merito la mia opinione: in archeologia, soprattutto in fase di scavo, si ha davanti una realtà compattata dalla terra. E così possiamo essere tratti in inganno da uno strato che presenta una cultura e uno immediatamente successivo che ne presenta un'altra (repentinamente). Ma in realtà, tra quei due strati il tempo è passato. Il tempo espresso in anni, giorni mesi ecc. quindi con la lentezza propria dei giorni e delle stagioni. Indi, anche una lentezza nelle generazioni umane e nella loro mutevolezza a livello culturale o di abitudini di qualsiasi genere

questo è verissimo ahimè...

però il punto mi pare sia un altro. anche se osserviamo un fenomeno protrattosi nella realtà storica per, magari, un cinquattenio (in via del tutto ipotetica..) ma falsato dal record temporale archeologico, ci confrontiamo cmq con la decadenza continuata e simultanea nel tempo, di un intero sistema.

se il sistema, delle terramare, subì un destino comune non potrebbe darsi che fosse anche un entità politica unita anche anche in precedenza? i questo caso il collasso del centro potrbbe aver causato pgrogressivmanete il collasso del resto.
view post Posted: 13/6/2012, 10:30 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
CITAZIONE (bronzew. @ 11/6/2012, 19:49) 
CITAZIONE (turnon @ 9/6/2012, 06:31) 
Circa i Balari: che cosa significa che "erano una popolazione nuragica"? E che cosa esattamente significa "genesi" dei Balari nel periodo eneolitico etc?
Grazie.

nel libro di Giovanni Ugas si fa una distinzione dei Sardi nuragici in tre etnie principali : Balari , Iliensi e Corsi - i primi li fa derivare dai portatori del bicchiere campaniforme e suppone che siano indoeuropei (considerando che fra la loro venuta e l'inizio della civiltà nuragica siamo proprio nella fase tra eneolitico ed antica età del bronzo la loro "formazione" è probabilmente da ricercare in questo intervallo di tempo) , i secondi sarebbero una popolazione insediatasi nel neolitico medio di origine egea i terzi li identifica con popolazioni liguri giunte nel neolitico antico

sugli autori antichi , non bisogna sopravalutarli certamente ma neanche rigettare tutto a priori .. es il mito sulla fondazione di Roma che non era poi cosi inventato di sana pianta (vedi Carandini ;) )

Per questo dicevo di tenere distinte un attimo le due cose. Contrarimente a quanto ti han detto non penso che Ugas sia "superficiale".

Secondo me ha ragione su aalcune intuizioni ma meno su altre. Come detto per me un apporto etnico dalle baleari è posibile nella fase dell'epicampaniforme (più che del campaniforme vero e proprio). Su questo posso concordare in lnea generale. ma l'errore principal secondo me, fatto da Ugas è confondere tre aspetti del mondo nuragico quello "corso" , della nurra e delle barbagie con la ripartizione geografica trasmessa e fatta dai Romani. Quelle tribù in altre parole, sono residui proprio della cultura nuragica oppure frammentazioni causate dalle colonizzazioni punica e romana?
view post Posted: 13/6/2012, 10:11 Pacificatori del passato vs bellicisti (irrealistici) - Archeologia e Antropologia
Scusami lama, se spezzetto il tuo intervento, saltando un po di palo in frasca, ma mi pare che grazie a queste tue considerazioni riesca a rispondere in modo "sintetico" :lol: :wacko: ai complessi problemi che ponete sia tu, che massinissa.

CITAZIONE
Personalmente, ribadisco, mi trovo a dubitare che le popolazioni europee avessero il livello di sviluppo socio-culturale necessario a fare questo passo ideologico prima dell'età del ferro (o eventualmente nella tarda età del bronzo, su questo si può discutere - ma di certo non all'epoca del campaniforme).

E ribadiscono, mi domando se nel caso dell'europa di questi periodi non avrebbe più senso cercare di analizzare la situazione sulla base di altri modelli identitari, come appunto quello che citavo basati su "attività" specifiche.

capisco che ognuno cerchi di inquadrae il problema facendo appello al caso storico meglio conosciuto, ma il parallelo e l'impostazione che ne discende con l'Egitto mi rende perplesso.

L'egitto in questo caso aumenta le difficoltà più che risolvere problemi, perchè implicitamente si propone a modello un paradigma inarrivabile per le popolazioni europee dell'età del bronzo. Non possiamo misurare l'ideologia di clan e tribù preistorici occidentali col metro della sofisticata cultura dell'egitto faraonico, e persino, ritengo, dell'egitto pre-dinastico. Tuttavia se anche gli europei occidentali non arrivarono a tale grado di cultura ciò non significa che non giunsero mai ad elaborare delle loro identità etnico culturali attraverso la religione.

i paragoni più adatti dal punto di vista antropologico, per vari motivi, dovremmo andare a ricercarli in formazioni sociali come quelle melanesiane o degli chiefdom delle Hawaii,e cmq ci sono sono anche esempi africani utilizzabili, perchè non sempre le divisioni tribali sono state indotte dagli europei su modello "Hutu-Tutsi" (se questo hai in mente come esempio).

Inoltre anche riferirsi alle popolazioni europee preistoriche in modo indistinto complica il discorso più che facilitarlo.
Dovremmo considerare il diverso grado di strutturazione delle varie culture europee occidentali. Quando uso la parola strutturazione la riferisco alla strutturazione territoriale. Questo è il presupposto necessario anche se talvolta non sufficiente, per almeno ipotizzare una qualche identità etnica.

ad esempio, la presenza e l'uso in continuità temporale dei monumenti funerari, sono elementi importanti per la creazione e la riproduzione di una identità sociale. Questo vale soprattutto per i discendenti delle persone sepolte, i quali, nell'atto dell'iunmazione o della incinerizione dei loro morti presso tali luoghi, rifondano il radicamento della loro comunità nel territorio, lo consacrano, creando dunque una sorta di medium volto a destare senso di identità e di appartenenza. Con il passare del tempo, e magari l'aggiunta di opere monumentali volte allo sfruttamento, al controllo, e in generrale all'organizzione del territorio, questo vien modificato progressivamente sino a trasfigurarsi in una sorta di "paesaggio mitico", il quale a sua volta, ingenera negli individui altro senso di appartenenza e d'identità.

In base alle mie letture e a queste considerazioni secondo me dunque sbagli a impostare il discorso dell'etnicità sulla base del confronto-opposizione "noi-loro"; per me infatti, la creazione di una identità si basa essenzialmente sulla creazione di tale senso di appartenenza che può anche coinvolgere individui o interi gruppi di origine differenti. A questo senso di appartenenza si aggiungono i legami di sangue lingua, i costumi, le idee religiose, che però, dal punto, di vista individuale non sono elementi indispensabili affinchè un individuo possa identificarsi in una comunità o affinchè una comunità ritenga che, nel momento del decesso, quella data persona gli appartenga. Successivamente ancora, può crearsi la dialettica tra il "noi e il loro" da te menzionata. ma è un momento affatto eventuale dal mio punto di vista.
Ovvero: nonm è ovviamente eventuale che una comunità si relazioni con altrre comunità. è eventuale e non necessario che elabori una propria identità basandola sulle differenze e i relativi giudizii di valore o disvalore rispetto alle altre comunità.


nell'europa preistorica c'è tutto questo? in certe zone e in certi periodi sì. in altre zone e altri periodi no. Ad esempio nell'europa del nord durante il bronzo medio, quando le sepolture sono rappresentate dai "barrow" le comunità sembrano poco strutturate sul territorio gli stessi barrow sono sporadici e non hanno grande continuità d'uso. Ciò fa propendere per comunità aperte e poco strutturate, con un alto grado di mobilità territoriale e dunque con una identità etnica e di gruppo più labile o fluida. Viceversa quando più tardi si affermano i campi d'urne ne bronzo recente tali comunità diventano più strutturate territorialmente. E' evidente da vari indizi. quando questo si realizza un senso di appartenenza comunitario già esiste, si crea un legame intergenerazionale col territorio e la fondazione di una vera e propria comunità che svilupperà col tempo cultura religiosa, morale, comune e dunque, un identità sociale e di sangue, pertanto anche etnica. Poco importa se poi questa comunità fosse "chiusa" e in opposizione adl altri, o "aperta" perchè infine poteva benissimo entrambe le cose. Ciò che importa è che fosse una comunità culturale permanente che potesse legare a se gli individui da essa stessa nati o caso mai inglobare individui e gruppi estranei.

in base a quanto appena detto dunque non mi trovo d'accordo quando dici:
CITAZIONE
Personalmente, ribadisco, mi trovo a dubitare che le popolazioni europee avessero il livello di sviluppo socio-culturale necessario a fare questo passo ideologico prima dell'età del ferro (o eventualmente nella tarda età del bronzo, su questo si può discutere - ma di certo non all'epoca del campaniforme).

meglio dire che per parte del campaniforme ciò non si realizzò, ma che un esempio significativo del campaniforme conme questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Los_Millares
probabilmente ci andò molto vicino; per me è assai probabile che in quella comunità ci fosse una grande stratificazione sociale, un forte senso comunitario sviluppato anche dalle esigenze di difesa e guerra. Successivamente si può estendere lo stesso discorso alla cultura di el Argar.

sempre partendo dalle premesse di sopra mi trovo in disaccordo con quanto sotto:

CITAZIONE
il fatto che i sardi dell'età del ferro cerchino di "elaborare una loro identità culturale in linea di continuità con l'età del bronzo" non dimostra assolutamente che tale identità fosse già presente in modo "formato" e "cosciente", diciamo, nell'età del bronzo. Anzi.

In effetti, la "rielaborazione" e la "creazione" del passato, di un passato "ideologico" su cui appoggiarsi è proprio uno dei modi in cui si costruisce un'identità etnica

la cultura nuragica, era una delle più strutturate del bronzo medio nel panorama europeo. Secondo me le tombe dei giganti e la oro riproduzione su tuta l'isola sostanziano e provano quanto detto sopra circa i monumenti funebri come prova di elaborazione di una identità comunitaria ed etnica. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che marchino il territorio con un simbolo stereotipato. in aggiunta alle tombe ci sono poi i pozzi sacri e i nuraghi. la rielaborazione dell'identità avviene quando vengono fondati i santuari e i centri proto-urbani già nel 1200 a.C. in seguito ad una rivoluzione dellò'assetto territoriale e dunque anche sociale. A me pare pacifico come la nuova identità del bronzo finale e del primo ferro, si fondasse, proprio in senso identitario, sulla precedente del bronzo medio. A differenza del caso miceneo-greco, pr il nuragico, non c'è nppure una dark age di mezzo.

per l'Italia (così rispondo a Massinissa):

Sulla base di quanto detto sopra non a caso ho fatto l'esempio delle terramare (ma non sottovaluterei neppure il caso della puglia e della regione veneta). Tuttavia tu di queste regioni senz'altro sai più di me.

CITAZIONE
proprio perchè se è vero che alcune forme culturali (se così si possono chiamare) come le terremare, che in verità sono modi di abitare il territorio, collassano (anche se collassare da l'idea di qualcosa di improvviso, e forse non lo è nel tempo quotidiano), altre forme embrionali si notano eccome alla fine dell'età del bronzo. Vero che Sanniti e Piceni trassero i loro nomi da pratiche cultuali e sacre, ma la loro formazione linguistica, etnica, culturale e materiale era già presente, ma appunto nel successivo iato temporale.

sei troppo riduttivo credo quando definisci le terramre semplici modi di abitare nel territorio.

Comunque, ho utilizzato il termine "collasso (?)", perchè leggo di un simultaneo abbandono delle terramare emiliane; un simultaneo e totale abbandono che tutt'oggi non è ancora spiegato. Che questa situazione sia determinata da un lungo processo piuttosto che da una fine improvvisa, qui non interessa credo. Sembra la fine di un "sistema" organizzato per il controllo del territorio, fatto di villaggi disposti a raggera in modo strategico e consapevole.

Questo in base alle tue conoscenze è corretto?

Sino a non molto tempo fa, le terramare - secondo un antica definizione - venivan viste come una "cultura comunista" paritaria ed egualitaria. Fatto salvo il fatto che, proprio l'archeologia e l'antropologia han dimostrato come la gerarchizzazione sociale non sia un fattore indispensabile ai fini dell'identità etnica, la scoperta della necropoli di Casinalbo è riuscita a rivoluzionare la conoscenza di questa cultura contraddicendo quanto finora detto. all'interno di quelle società il ceto guerriero aveva un ruolo predominante come nel resto d'Europa. ma proprio la necropoli in se è quella che ci parla di una comunità abbastanza strutturata territorialmente, e ingrado di creare un rapporto intergenerazionale col territorio, che a sua volta è sintomo di identità etnica. difficile pensare che non avesse sviluppato una appartenenza etnica o comunitaria, a mio modesto modo di vedere e considerare.


e qui, prendendo le mosse dalla menzione del ceto guerriero delle terramare devo ri-contraddire Lama.

CITAZIONE
(e qui no, dedalo, non mi trovo d'accordo con te: la "guerra" non fa le etnie - ci si può fare la guerra anche senza ritenersi "etnicamente diversi", anche senza avere qualunque concetto di "etnia")

Mi sorprende questa affermazione. perchè proprio la duialettica "noi-loro" è fondata sul confronto politico e militare. e questo non vale solo per le società iperstratificate come l'egitto. ma pure lper le tribù, i clan, le comunità basate sullo chiefdom, che queste si confrontino o meno con realtà superiori od uguali.

a grandissime linee in due modi la "guerra" contribuisce alla nascita ed elaborazione di identità etniche:

1) la guerra può rivestire il ruolo di incubatrice e di madre della comunità in se. Storicamente sono documentate ad esempio le fusioni di bande di mercenari inuna nuova comunità, la quale a sua volta può dar luogo ad una nuova etnia (dipende se tali bande si strutturano o meno).
2) la guerra è il presupposto attraverso cui si creano quelle strutture sociali che a loro volta elaborano e fissano l'identità etnica. la quale è essenzialmente (anche se non esclusivamente) una elaborazione del ceto guerriero. in varie tribù di varie zone del modno è proprio l'ingresso dell'individuo nella cerchia dei guerrieri a farlo diventare uomo, cioè menbro della comunità. Può accadere che sia la classe guerriera la portarice di quei segreti religiosi che infne legano culturalmente l'individuo alla società imponendogli doveri e garantedogli i diritti di tale status.
E' attraverso il ceto guerriero che passano tutte le tensioni della dialettica "noi-loro". Ovviamente questa dialettica assume innumerevoli sfacettature. non è detto che un ceto guerriero elabori per forza di cose una visione xenofoba, tanto per dire. Non è detto che al ceto guerriero si possa accedere solo per ragioni di sangue o di ceto. Ma comunque sia, e giusto per fare esempi, elabora il concetto di "grande uomo" del capo militare, che incarna le possibilitàò di sopravvivenza della comuità e l'ordine sociale. oppure elabora la guerra cannibalica nella quale il "loro" diventa un corpo di cui appropriarsi per motivi religiosi. Avevo letto di un popolo mesoamericano che aveva come unica motivazione ed obiettivo delle spedizioni a lungo raggio, proprio l'antropofogia: è un modo per rapportarsi all'altro.
Cero che poi la guerra a scopo di razzia non presuppone affatto una contrapposizione in senso etnico. ma può favorire tale contrapposizione soprattutto se le razzie si ripetono nel tempo.

per le culture europee dell'età del bronzo caratterizzate dalla presenza di un ceto guerriero, da una forte strutturazione sociale, magari da contatti transmarini, non si può non prendere inconsiderazione il ruolo dello stesso ceto guerriero nell'elaborazione nella fondazione di una identità etnica. Così è per la Sardegna, alcune zone d'Italia,tra cui il veneto e la puglia, la sicilia con il centro di thapsos.

Edited by DedaloNur - 13/6/2012, 11:30
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