Ostraka - Forum di archeologia

Posts written by Usékar

view post Posted: 14/2/2024, 18:18 1274 Kublay Khan tenta l'invasione del Giappone - Archeologia dell'Asia
Partiti da Venezia nel 1271, Marco Polo, suo padre e suo zio entrarono in Cina nel novembre 1274.

A quel tempo la Cina era dominata da genti di origine mongola, che nel 1215 l'avevano conquistata sotto il comando del famoso Gengis Khan, in mongolo Činggis Qa’an, cioè Feroce Imperatore.
Il regnante all'arrivo dei tre veneziani era suo nipote, Kublay Khan, in mongolo forse Qublai Qa’an, cioè Imperatore che si trasforma, il quale tentò due volte di conquistare anche il Giappone.

La prima volta fu proprio all'inizio del 1274, qualche mese prima dell'arrivo dei 3 veneziani.
A seguito del rifiuto da parte dello Shogun giapponese, nel 1268, di firmare un trattato di sottomissione alla Cina, richiesta ripetuta più volte nei 5 anni successivi, il Khan mise assieme una immensa flotta di barche, 1000 secondo le cronache cinesi, tutte mercantili, con a bordo 45.000 uomini (altre fonti parlano di 900 navi con 33.000 soldati).
Questa flotta fu inviata verso l’isola di Kyūshū, che per grandezza è la terza isola del Giappone ed è situata di fronte alle coste della Corea, allo scopo di tentarne la conquista. La flotta incappò in un violento tifone che distrusse almeno un terzo delle navi costringendo le restanti a tornare indietro, approdando in un porto coreano.

Il secondo tentativo Kublay Khan lo fece nel 1281: raccolse una flotta ancor più grande, composta da grosse giunche, forse appositamente costruite e ciascuna lunga oltre 70 metri.
Secondo lo Yuanshi (元史 Cronache degli Yuan), la grande spedizione comprendeva addirittura 4.400 imbarcazioni con a bordo 150 mila uomini. Qualche succinta notizia viene anche dal Milione di Marco Polo.
Al di là di quanto affermato nello Yanshi a proposito della quantità di navi e uomini imbarcati, parte della flotta si diresse nuovamente verso l’isola di Kyūshū e dai dati emersi entrò nella Baya di Imari, non lontano dall'attuale città giapponese di Fukuoka.

Notoriamente ogni estate in quella fascia di mare si verificano tifoni tropicali con venti che arrivano a superare abbondantemente i 230 km/h, che danno origine a un fenomeno chiamato kuro denryū, corrente nera.
La flotta cinese in arrivo fu investita da uno di questi tifoni, cosa che causò il naufragio della maggior parte delle navi e la perdita dei relativi equipaggi e dei soldati a bordo.
Poche navi riuscirono a salvarsi e tronare ai porti di partenza.

Negli anni '70 Mozai Torao, un ingegnere giapponese, pioniere dell’archeologia di ricerca, basandosi sulle antiche fonti scritte, pensò di aver identificato l’area del naufragio nella baia di Imari.
I pescatori del luogo gli mostrarono frammenti di ceramica, tirati a bordo delle loro barche con le reti, ma nessuno di questi pareva potersi collegare con il naufragio.
Nel 1974 un pescatore gli mostrò un sigillo bronzeo che su una faccia recava strane iscrizioni che risultarono essere state incise in lingua 'phags-pa, una specie di lingua franca creata da Kublai Khan nel 1276 al fine di unificare linguisticamente il suo sconfinato impero multietnico. Cosa ancor più interessante sul retro era riportata la traduzione in cinese e la data corrispondente al nostro 1279.
Quel sigillo doveva quindi riferirsi alla seconda spedizione di Kublai, perché divenne chiaro che si trattava di un Genkōsōain, cioè un sigillo di un ufficiale dell'armata mongola.

Le ricerche di Mozai Torao proseguirono, con scarsi fondi e senza successo, anche perché mancava a Torai l'esperienza nell'esplorazione archeologica subacquea.
Fu nel1981 che la notizia delle ricerche e dei risultati di Torai arrivò al giovane archeologo Hayashida Kenzo, fondatore in seguito dell’Asian Research Institute for Underwater Archaelogy (ARIUA).
Tuttavia, nonostante il maggiore budget a disposizione, le ricerche restarono infruttuose fino al 2006.

La cosa più interessante è che le ricerche ebbero una forte accelerazione e un sostanziale sviluppo grazie soprattutto al contributo degli archeologi subacquei italiani, a seguito di una fattiva collaborazione iniziata nel 2002, con la concessione di scavo nel comune di Somma Vesuviana a un gruppo composto di archeologi giapponesi dell'Università di Tokio e un gruppo di archeologi italiani dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli.

In seguito al rapporto di collaborazione istauratosi in quell'occasione, nel 2006 arrivò in quella baia un archeologo italiano dell’Università Orientale di Napoli, Daniele Petrella, grande esperto di storia e archeologia giapponese, presidente dell’International Research Institute for Archaelogy and Ethnology (IRIAE) il quale l'anno successivo chiamò in aiuto a Hayashida un gruppo di 14 studiosi italiani, comprendente archeologi classici e subacquei, mi limito a citare un solo nome molto noto agli archeologi in generale, a quelli subacquei in particolare: Sebastiano Tusa.

La indagini furono molto fruttuose, perché portarono alla individuazione e al recupero di alcune delle navi cinesi affondate e di una infinità di reperti, tra cui una serie di ceppi litici di ancora lignea tipici del periodo in cui avvenne quella tentata invasione.

Vengo ora alla descrizione di quanto si conosce dello svolgimento dell'episodio.

L'invasione del Giappone per Kublai era sì una volontà di conquista ma anche una mossa politica volta a ricompattare il suo immenso impero scosso da numerose crisi interne.
C'era però un ostacolo: il suo era un popolo di cavalieri delle steppe, senza alcuna esperienza come marinai.
Anche alla luce del fallimentare risultato del primo tentativo, era chiaro che invadere le isole del Sol Levante era un’impresa non facile da effettuare perché comportava l'attraversamento del mare per oltre 700 miglia nautiche e lo sbarco di un numeroso esercito su un territorio sconosciuto.
Si decise quindi di ricorrere principalmente a barche commerciali sequestrate ai sudditi cinesi, per lo più di giunche fluviali che si rivelarono poco adatte ad effettuare un così lungo tragitto in un mare aperto, tra l'altro caratterizzato da bassi fondali e spesso battuto da venti violenti.
La flotta fu divisa in 2 squadre, partite l’una da Quanzhou, nella Cina meridionale, l’altra da Happo, in Corea.

Tutto fu relativamente facile fino all'arrivo in vista della città di Hakata, l'odierna Fukuoka, quartier generale del governo nel Sud del Giappone. Qui si sarebbero dovuti ricongiungere le 2 squadre. Ma questo incontro non avvenne mai.

Mentre la squadra proveniente dalla Corea, arrivata per prima, sbarcò i soldati che vennero affrontati e respinti dai samurai dello Shogun, l’altra, partita dalla Cina, subì un rallentamento a seguito della morte di un ammiraglio.
Ignara della sconfitta dell'altra squadra, dato che nessuna notizia le giunse, la seconda squadra si diresse verso Takashima dove fu investita da un terribile tifone in prossimità della baia di Imari, di piccole dimensioni e con molti scogli affioranti, insufficiente ad ospitare forse più di 1000 navi mercantili che trasportavano forse quaranta/cinquantamila uomini stipati a bordo di imbarcazioni poco adatte a uno sbarco di massa.
Le imbarcazioni ebbero evidenti difficoltà di manovra, entrarono in collisione fra loro e finirono sugli scogli.

Non tutte le navi però colarono a picco.
Quelle che si salvarono furono attaccate dai samurai: si narra che salirono a bordo come diavoli infuriati e che marinai cinesi e soldati mongoli, già provati dal tifone, vennero decapitati dai guerrieri nipponici, tra l’altro invogliati dalla promessa dello Shogun di ricevere una quantità di terra proporzionale a quante teste avessero mozzate.

Nel corso delle ricerche archeologiche subacquee, coordinate dagli archeologi italiani che già avevano maturata grande esperienza in merito, furono recuperati dal mare migliaia di reperti lignei e addirittura il fasciame di parte di una nave: dopo il trattamento in acqua di mare e l' immersione in polimeri atto conservarlo, tutto questo materiale è oggi custodito nel Museo Storico ed Etnografico di Takashima.
Dal numero dei cippi d'ancora e delle ancore ritrovate è stato possibile stimare la presenza di almeno 260 imbarcazioni.
Tra i tanti reperti recuperati ci sono: vasellame integro e in pezzi, in ceramica e porcellana, mortai, forni, specchi, elmi e armi varie.
Cosa molto rara fu recuperata un’intera armatura di cuoio con le giunture di rame, perfettamente conservata perché riposta in uno scrigno sigillato con mastice.
Ma il ritrovamento più inatteso fu quello di bombe da lancio di terracotta riempite con polvere da sparo e schegge di ferro, arma che fino a quel momento si credeva fosse stata creata in Occidente circa 3 secoli dopo.

L'intervento di forti venti a carattere di tifone, che in entrambi i casi ha fortemente danneggiato le flotte cinesi, fece sorgere la leggenda dell'intervento a favore giapponese dell'esistenza di un terribile vento protettore delle isole nipponiche, il cui nome è scritto ini caratteri kanjii 神風 che nella solenne lingua giapponese di corte si pronuncia Shén Pū o Shin Pū, lett. dio vento ovvero vento divino, lettura banalizzata nel 1945 dagli occupanti statunitensi in kamikaze, che ha il medesimo significato, ma è "lettura" popolare, peggiorativa e in un certo senso squalificante, dei quei due kanjii.
Questo perché alla fine della II GM era chiamato 神風特別攻撃隊 shinpū tokubetsu kōgeki tai, cioè corpo di attacco speciale del vento divino, il corpo dei piloti della marina giapponese votati al suicidio.
view post Posted: 13/2/2024, 18:16 I misteriosi jet d'oro precolmbiani - America Centrale
Ecco qui l'immagine di uno dei "sorprendenti aerei in oro di Quimbaya", come recita la didascalia

https://upload.forumfree.net/i/ff11021642/..._oro_tayron.jpg

Da tener presente che Quimbaya è effettivamente un piccolo comune della Colombia, ma l'oggetto è stato prodotto dagli indigeni precolombiani di cultura Quimbaya, cioè dagli antichi abitanti della zona intervalliva situata negli attuali dipartimenti colombiani di Antioquia, Caldas, Risaralda, Quindío e Valle del Cauca, che si trovano nel sud ovest della Colombia, quasi al confine con l'Ecuador.
Di conseguenza, è errato parlare di oggetti in oro di Quimbaya: la dicitura corretta è oggetti in oro della Cultura Quimbaya.

C'è anche da dire che i fantarcheologi parlano anche di oggetti Quimbaya e Tairona: la cultura Tairona si sviluppò sempre in Colombia, ma nell'area della Sierra de Santa Marta, che si trova dalla parte opposta della Colombia rispetto a quella occupata dai Quimbaya, nel nord est quasi al confine con il Venezuela. E la Cultura Tairona nulla ha a che fare con oggetti di quel tipo.
Tanto per capirci

http://luckyjor.org/intersito/cultura/pagtairona.htm

http://luckyjor.org/intersito/pagorotairona.htm

Non bastasse, c'è qualcuno che si crede ancor più saputo degli altri e scrive Tayrona...
view post Posted: 10/2/2024, 19:40 I misteriosi jet d'oro precolmbiani - America Centrale
Si, sopra la prua si vedono i fori dell'apparecchiatura lanciarazzi di soccorso in caso di guasto ed è un jet così evoluto e fatto di materiali così all'avanguardia che ha la coda talmente mobile da poter sventolare a dx e sx per aiutare il motore principale, il cui ugello non si vede perché si trova appunto sotto la coda.
O no? :unsure:
view post Posted: 10/2/2024, 18:33 I misteriosi jet d'oro precolmbiani - America Centrale
La prossima volta che mi imbatto in qualcuno che mi parla di jet d'oro precolombiani con le ali a delta, rinvenuti in una tomba, suggerirò a questa persona di guardarsi questa foto: si tratta di un piccolo selacio, uno squaletto per intenderci, fotografato durante la bassa marea nelle acque di Playa Conchal una delle più belle spiagge del Costarica.

NB Purtroppo alcuni utenti, me compreso, non riescono più a visualizzare la foto indirizzata qui sotto, per cui ho inserito un secondo indirizzo

https://scontent.fflr2-1.fna.fbcdn.net/v/t...W-A&oe=65CBC82D

Ho corretto il post originale, inserendo un secondo indirizzo: scendere fino alla prima foto e clickare su Continua a leggere

https://it.quora.com/Dove-puoi-immergerti-...li-senza-gabbia

Edited by Usékar - 15/2/2024, 11:06
view post Posted: 9/2/2024, 18:28 I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota? - America Centrale
Quel detto lo conoscevo.

Per quanto riguarda i cosiddetti Cimbri, conosco bene la loro storia e te la racconto, chissenefrega se siamo andato molto fuori dal tema.

Si tratta di una popolazione di origine tedesca, proveniente dalla zona controllata nel medioevo dall'Abbazia di Benediktbeuern, quella dei Carmina Burana.
La zona venne colpita da una tremenda carestia, dopo il 1000, probabilmente attorno al 1300 e a quel tempo i Benedettini di quella abbazia erano collegati con quelli dell'abbazia benedettina veronese di San Zeno, anche perché sia l'abate di San Zeno che il vescovo di Verona a quel tempo erano tedeschi di nomina imperiale.
Dato che l'altopiano dei Lessini e quello di Asiago, noti anche come dei 13 e dei 7 comuni rispettivamente, erano pressoché spopolati ma ubertosi, un buon numero di famiglie tedesche della zona dell'abbazia germanica vennero trasferite su quegli altopiani, perché molte delle terre locali erano patrimonio dell'abbazia veronese.

Il dialetto che parlano ormai pochissime persone, non ostante l'esistenza nella "veronese" Giazza del Curatorium Cimbricum che cerca di tenerlo in vita, è in realtà la versione altomedievale dell'attuale lingua ufficiale germanica.

Giazza si chiama in realtà Lietzan e loro definiscono sé stessi Tautsch, antica versione l'attuale Deutsch.
Cimbri è l'errata trascrizione italiana di Tzimbar, boscaiolo o taglialegna... Tzimbar si chiama anche la rivista pubblicata credo mensilmente dal Curatorium a beneficio di coloro che sono di origine e stirpe Cimbra, cioè Tautsch.

Ci sono molti racconti storici a loro legati, magari inizio una discussione in merito in un'altra sezione.
view post Posted: 9/2/2024, 16:15 Mitologia e zodiaco nella cultura cinese - Miti e leggende
Ecco la seconda versione dello stesso racconto mitologico: è molto simile alla prima, ma non parte più dal Buddha, bensì dal mitico Imperatore di Giada.

L’Imperatore di Giada, sovrano del Cielo e della Terra, un bel giorno decise di visitare personalmente quest'ultima, per rendersi conto di come fosse la situazione sul pianeta.

Egli rimase stupito dalla bellezza della natura fiorita su di esso e ammirò molto gli esseri viventi che vi trovò.
Perciò decise di prendere dodici di essi per portarli con sé nel Cielo, onde mostrare agli esseri divini la pura bellezza.

Gli animali che decise di far conoscere agli esseri divini furono 12 e chiamò a sé il Topo, il Bufalo, la Tigre, il Coniglio, il Drago, il Serpente, il Cavallo, la Capra, la Scimmia, il Gallo, il Cane e il Maiale.
Una volta raggiunto il Cielo degli dei ancora ammaliato dalla magnificenza delle dodici creature, l’Imperatore di Giada attribuì ad ognuna di esse un anno dello Zodiaco, facendo in modo che i nati nell'anno corrispondente a ciascun animale ne ereditassero le qualità.

In verità, il posto del timido Coniglio sarebbe spettato al Gatto, il più bello fra gli animali della tradizione cinese.
Ma questi venne ingannato dal Topo: invidioso dell’avvenenza del felino, non lo informò dell’arrivo dell’Imperatore e della sua chiamata, lasciando spazio al buon Coniglio.

Questo racconto spiega, secondo la tradizione popolare cinese, la fortissima inimicizia fra gatti e topi.
view post Posted: 9/2/2024, 16:04 I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota? - America Centrale
Sono passati molti anni da quando me ne andavo per i boschi con i futuri Schützen, sinceramente non ricordo come chiamassero il carretto :unsure:

Benché a scuola si insegni la corretta lingua germanica, tutti parlano un dialetto che è abbastanza diverso dal tedesco: tanto per dare un esempio l'inizio della conta, vale a dire uno, due, in tedesco è eins, zwei, in Altro Adige è oan, zwo...
view post Posted: 9/2/2024, 14:04 I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota? - America Centrale
La gerla si utilizza anche in Alto Adige - Südtirol: la mia infanzia è colma di ricordi delle felici e spensierate estati passate costassù, sulle montagne sopra Bressanone - Brixen, andando, con i miei coetanei del paesino di forse 150 anime nel quale soggiornavo, per il bosco alla raccolta di pigne e rametti, spesso trainando anche il tipico carrettino di legno di cui non ricordo il nome.
E qualcuno aveva i piedi scalzi e tutti, me compreso, le lederhosen.

La gerla non aveva le ruote, il carrettino sì, quindi non eravamo nella Mesoamerica... o sbaglio? :rolleyes: :XD: :XD: :XD:
view post Posted: 9/2/2024, 06:42 I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota? - America Centrale
Si tratta di un interrogativo che difficilmente potrà trovare risposta, perché gli ambienti che si possono riscontrare nelle Americhe sono i più disparati, anche se è vero che non esistevano animali adatti al traino: il cavallo o meglio un suo antenato presente in America del nord era già estinto almeno 10mila anni fa, si pensa a causa della caccia troppo intensa.
Da notare che i progenitori dell'attuale cavallo domesticato "nacquero" nell'America settentrionale qualche milione di anni fa e solo verso la fine del Pleistocene migrarono nell'Eurasia.

Il bisonte non era domesticabile e i camelidi presenti solo nell'America meridionale non sono mai stati domesticati del tutto: il lama peruviano è l'unico che è stato possibile adattare al trasporto someggiato ma non sopporta carichi pesanti più di 30 kg e non è mai stato adattato al tiro, anche se vaste pianure non forestate e abitate sin da tempi remoti esistono lungo la costa del Pacifico del continente sudamericano, per non palare delle grandi pianure erbose della pampa argentina.
Non abbiamo notizie tantomeno prove circa il fatto che siano stati fatti esperimenti in tal senso, tuttavia credo che quei camelidi perlomeno quelli attualmente presenti siano animali che vivono solo in montagna e non possano adattarsi al clima caldo e secco delle pianure costiere che si estendono lungo la costa peruviana e parte di quella cilena, mentre nelle pianure argentine mi pare siano presenti solo camelidi di piccola taglia, forse il solo guanaco: sono animali della taglia di un capriolo, molto snelli, poco pesanti e veloci, non adatti al tiro né al trasporto someggiato.

Detto questo, ci si aspetterebbe che almeno in zona Maya potesse essere stato sviluppato il carretto a traino umano, dato che costruirono le sacbeob, plurale di sacbe che significa strada bianca.
Erano strade molto larghe, anche 10mt, sopraelevate e in alcuni casi lunghe un centinaio di km, con una superficie piatta e lisciato con calce bianca, adatte quindi al transito ruotato ma non c'è tratta di questo utilizzo.
Ne rimangono lunghi tratti allo stato di rovine: si pensa che fossero strade cerimoniali e/o utilizzate per il trasporto umano di merci, a piedi, utilizzando larghe corregge di cuoio per fissare il carico sulla schiena e sempre fatte passare anche sulla fronte.
Probabilmente ce n'erano in tutto il Messico, ne abbiamo testimonianza nei codici pittografici aztechi , anche se di queste non restano quasi testimonianze archeologiche.

Gli Incas costruirono lunghissime strade che attraversavano il loro impero in lungo e in largo, dall'Ecuador al nord del Cile: erano lastricate a pietra e percorse a piedi dai veloci messaggeri appositamente addestrati e allenati, per i quali esistevano anche apposite stazioni di cambio e sosta, ma pare fossero utilizzate solo per comunicazioni ad uso imperiale e non per il trasporto di carichi, né a piedi né someggiati.
Non sono mai riuscito a capire come si svolgese il traffico commerciale nell'impero incaico, penso esistesse anche un altro tipo di strade, probabilmente in terra battuta e utilizzate per questo scopo con il tipo di trasporto umano che ho illustrato in precedenza: essendo i terra battuta ed essendo state abbandonate dopo la "conquista" di esse si deve essere perduta traccia.
view post Posted: 7/2/2024, 16:30 Il più antico rossetto noto ad oggi? - Archeologia del Vicino e Medio Oriente
Nel numero di febbraio 2024 dei Scientific Reports, una delle sezioni di Nature, è stato pubblicato un interessante articolo riguardante la composizione chimico-fisica del contenuto di un vasetto di chlorite, datato a un periodo compreso tra il 3500 e il 1800 a.C., proveniente da scavi clandestini e sequestrato dalle autorità iraniane, assieme a molti altri reperti.
Il vasetto proviene dalla Valle di Jiroft, provincia di Kerman, Iran sud-orientale.

Lo studio è stato portato avanti da un gruppo di studiosi di 6 diverse discipline dell'Università di Padova con la supervisione di un membro della Facoltà di Archeologia dell'Università di Tehran.

La composizione del contenuto del vasetto è risultata essere sorprendentemente simile a quella di un attuale rossetto.

Qui l'indirizzo dell'articolo
www.nature.com/articles/s41598-024-52490-w
view post Posted: 6/2/2024, 14:50 Mitologia e zodiaco nella cultura cinese - Miti e leggende
I cinesi hanno “inventato” molti sistemi astrologici, il più noto dei quali è quello legato al ciclo di 12 anni, ciascuno congiunto a un animale.

Ma ce ne sono altri, legati:
- agli stessi 12 animali ognuno dei quali governa un periodo del giorno equivalente a 2 ore;
- ai 5 elementi in coppia con 5 pianeti, in questa maniera Legno – Giove, Fuoco – Marte, Terra - Saturno, Metallo – Venere, Acqua - Mercurio;
- a cicli di Yin e Yang, di due anni ciascuno;
- alla combinazione di tutti questi, che si ripete ogni 60 anni.

Due racconti parlano della creazione del ciclo governato dai 12 animali, che stanno alla base della spiritualità e della tradizione legata strettamente al Tai Chi.

In questa cultura millenaria che è scolpita nella storia della Cina passata, presente e probabilmente futura, esistono moltissime leggende che narrano fedelmente l’origine dello zodiaco cinese, Zodiaco formato da figure animali legate agli anni, in ordine Topo, Bufalo, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Capra, Scimmia, Gallo, Cane e Maiale.

Come mai figure animali, e perché proprio queste 12 specie? La risposta la danno due fra le più importanti leggende legate allo zodiaco e alla cultura popolare cinese.

La prima è strettamente connessa con la religione Buddhista.

Il Buddha (cioè il Risvegliato) presentendo ormai prossima la fine della sua vita terrena, chiamò a sé tutti gli animali del creato ma solo 12 di essi risposero al richiamo e vennero ad offrire il proprio saluto.
Come premio per la fedeltà e l’attaccamento dimostrati il Buddha riservò a quelle dodici creature il privilegio di chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno di essi.

Il topo, furbo e rapido per natura, arrivò per primo, davanti al diligente e mansueto Bufalo, che quindi giunse per secondo, anticipando l’intrepida tigre ed il pacifico coniglio.
Il possente Drago arrivò quinto subito seguito dal fratello minore, il Serpente.
Il Cavallo, pur essendo il più atletico fra gli animali, fu solo settimo e l’elegante e fiera capra giunse ottava.
Poco dopo arrivò l’astuta Scimmia, seguita dal coloratissimo Gallo.
Il fedelissimo Cane anticipò di poco il fortunato Maiale, che arrivò appena in tempo per salutare Il Risvegliato.

Il piccolo, rapido e furbissimo Topo riuscì nell’impresa di arrivare primo perché si arrampicò sulla groppa del Bufalo, che partì molto prima degli altri 10.
Così il Topo, una volta arrivati lui e il Bufalo vicini al Buddha, saltò a terra davanti al suo mezzo di trasportò e fu il primo a salutare il Risvegliato.

La seconda versione alla prossima puntata.
view post Posted: 6/2/2024, 13:52 I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota? - America Centrale
Traduco dallo spagnolo l'incipit di una pubblicazione del dr. Javier Urcid, archeologo e antropologo, titolare della cattedra del Programma di Studi Latino Americani della Università di Brandeis a Waltham, Massachussets, che ha dedicato la sua vita a studiare le culture precolombiane dell'America Latina, in particolare quelle della Mesoamerica

<< Negli ambienti degli specialisti (e anche dei non specialisti) persiste la domanda sul perché la ruota non sia stata "inventata" in Mesoamerica, domanda che presuppone implicitamente due idee molto dannose:
1) che i cambiamenti tecnologici siano parte di uno sviluppo incrementale e unilineare dell'intelletto umano separato da un contesto sociale, politico ed economico;
2) che il concetto alla base dell'uso della ruota è applicabile solo alle tecnologie di trasporto meccanizzate o motorizzate.
Pertanto, l’assenza di mezzi di trasporto mobili (nella Mesoamerica, ndt) in epoca preispanica viene utilizzata per confrontare paternalisticamente le conquiste di varie civiltà, perpetuando così una prospettiva occidentale e colonialista nello studio delle antiche culture mesoamericane.>>

L'articolo completo si trova qui
www.mexicolore.co.uk/aztecs/home/e...-en-mesoamerica

Dato che è in spagnolo, sono a disposizione per chiarimenti in merito.
Peraltro è disponibile anche in lingua inglese, qui
www.mexicolore.co.uk/aztecs/home/t...ent-mesoamerica


Al termine dell'articolo succitato è elencata una ricca bibliografia.
Un importante articolo citato, risalente ancora al 1946, a firma del grande archeologo messicano Alfonso Caso con il contributo di altri importanti archeologi del tempo e dal titolo ¿Conocieron la Rueda los Indígenas Mesoamericanos? è consultabile alle pp. 193 - 207 della rivista Cuadernos Americanos, Año V (1), scaricabile qui
www.cervantesvirtual.com/portales/...de-1946-923436/

Visto che alcuni dei siti raggiungibili quando ho scritto i primi interventi non sono oggi più disponibili e giusto per avere una idea dell'argomento, pubblico le foto di 6 oggetti di epoca precolombiana, con relativa didascalia, rinvenuti in Messico e citati nell''articolo del dr. Urcid

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a- fischietto a forma di cane, dal sito di Tres Zapotes, stato messicano di Vercruz;
b- fischietto a forma di cane, dal sito di Pavón, Pánuco, stato messicano di Vercruz;
c- fischietto a forma di scimmia, origine sconosciuta, Milwaukee Public Museum;
d- statuetta a forma di alligatore, probabilmente dal sito Ignacio de la Llave, stato messicano di Veracruz, National Museum of the American Indian, Smithsonian Institution;
e- due viste di un vaso con resti scheletrici semicombusti di bambino, accompagnati da due piattini e tre fischietti a forma di giaguaro in origine montati sulle ruote che si intravedono tra le ceneri sul fondo, dal sito di El Zapotal, stato messicano di Veracruz. Museo di Antropologia di Xalapa, Veracruz.

Edited by Usékar - 6/2/2024, 14:12
view post Posted: 3/2/2024, 06:49 Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla - Miti e leggende
CITAZIONE (dceg @ 2/2/2024, 21:55) 
“Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla” potrebbe essere il motto di questo forum! ;) :P :wallbash.gif: :hmm.gif: :twisted.gif:

Fu scelto di essere un pezzo di argilla cotto ma, si badi bene, scritto! ;) (a parte il fatto che un ostrakon non è necessariamente fatto di argilla cotta...)
view post Posted: 2/2/2024, 18:06 Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla - Miti e leggende
Nei proverbi cinesi, la giada è spesso utilizzata come metafora per simbolizzare l’onore e la virtù.
Il proverbio: “Essere piuttosto un pezzo di giada che un’intera tegola di argilla” risale all’anno 550, al momento in cui l’imperatore Xiaojing, della dinastia dei Wei dell’Est, fu eliminato dal suo primo ministro Gao Yang che diede inizio alla dinastia dei Qi del Nord.
L’anno successivo, per completare l'opera Gao Yang uccise l’imperatore Xiaojing ed i suoi tre figli.

Ma successe che nel decimo anno che seguì l’usurpazione del trono da parte di Gao Yang, si produsse un’eclissi solare, evento che nell’antica Cina era il cattivo presagio di una minaccia al trono.
Pensando di evitare la supposta minaccia, Gao Yang decise di massacrare i 700 membri dei clan delle 44 famiglie dell’imperatore Xiaojing.
Quando la notizia che i primi clan erano stati già eliminati raggiunse i gruppi più distanti di questa antica famiglia imperiale, furono tutti terrificati dall’idea di subire una sorte simile.

Venne quindi convocata una riunione per discutere sul come trovare un modo per sfuggire alla morte.
Un alto magistrato a capo di una provincia imperiale, chiamato Yuan Jing’an, suggerì di adottare il nome della famiglia Gao, in segno di lealtà alla dinastia dei Qi del Nord.

Jinghao, cugino di Jing’an, dimostrò il suo disprezzo per questa proposta e dichiarò: “Perché abbandonare il nostro clan ancestrale semplicemente per restare vivi? Un vero uomo preferirebbe morire come un frammento di giada piuttosto che vivere come una piastrella di argilla intera”.

Il traditore Jing’an riferì a Gao Yang le parole coraggiose del suo cugino, il quale fu arrestato e condannato a morte.
Jing'an cambiò il nome di famiglia del suo clan in Gao, divenendo Gao'an e l’imperatore lo promosse e lo fece entrare a corte, ma Gao'an cadde malato e morì tre mesi dopo suo cugino.

Diciotto anni dopo, anche la dinastia dei Qi del Nord conobbe la sua caduta e venne dimenticata.
Al contrario, le parole coraggiose di Jinghao “Essere piuttosto un pezzo di giada che una tegola intera di argilla” gli costarono la vita, ma lo resero immortale dato che i Cinesi e le Cinesi d’eccezione lo citano ancora dopo secoli.
3733 replies since 28/9/2010