Ostraka - Forum di archeologia

Posts written by Perseo87

view post Posted: 10/6/2021, 18:43 AAA CERCASI CONSIGLI - Archeologia e Università - Sezione generica
CITAZIONE (Victoria Presti @ 9/6/2021, 14:00) 
Ciao a tutti! Mi chiamo Victoria,
a settembre vorrei iscrivermi al corso di laurea triennale in Scienze Archeologiche della Sapienza. La mia paura è che venendo da un istituto tecnico (ragioneria), e quindi senza formazione Classica, io non riesca a stare al passo con gli studi. Ho controllato ed esami come Latino e Greco sono opzionali, però non so se oltre deficit nelle lingue antiche io possa trovare altri problemi simili. Vorrei tanto coltivare la mia passione, ma allo stesso tempo ho paura di essere inadeguata; Consigli?

Cara Victoria, benvenuta su Ostraka! :)

Il tuo messaggio non è dissimile da quello di molti altri utenti, che approdano qui in cerca di aiuto e consigli; per parte mia cercherò comunque di darti il mio contributo, portandoti a fare qualche riflessione spassionata su questa scelta.

Comincio con il premettere una cosa: uscire da un istituto tecnico, invece che da un (perdonami il gioco di parole) classico liceo classico, non è necessariamente una partenza penalizzante per nessuno. Se la tua idea fosse quella di diventare "un'archeologa da cantiere", per esempio, saper leggere e tradurre il latino e il greco potrebbe non essere proprio il tuo pane quotidiano sul lavoro; viceversa, se volessi lavorare in ambito accademico, forse un po' di esperienza in più su questo versante potrebbe non guastare (sempre ammesso che tu non voglia imboccare un domani un percorso di archeologia preistorica, dove di testi in latino e greco non troveresti neppure l'ombra). In ogni caso, le lingue morte non sono nulla che non si possa pensare di acquisire nel tempo, partendo dagli esami di base, senza la pretesa di diventare traduttori provetti, e soprattutto mettendoci (come in ogni cosa) tanta buona volontà, impegno e spirito di sacrificio.

La domanda che tuttavia più mi preme farti è questa: che cosa ti piacerebbe fare di bello nella vita?
Il quesito non è banale, perché dal testo che hai scritto non trapela nessuna tua ambizione particolare. Leggo che ti piacerebbe "coltivare una passione", e questo mi dice tutto e nulla di te. Un esempio: a me piace cucinare, è una mia grande passione, ma non per questo mi sono iscritto a un istituto alberghiero o a una scuola serale, né ambisco a diventare uno chef professionista; lo faccio per me, al massimo per i miei amici, e per il mio piacere e diletto. L'archeologia, allo stesso modo, che posto occupa dentro di te? Ti piacerebbe trovare lavoro nel settore archeologico, o domani hai in mente di entrare comunque a lavorare nell'amministrazione di un ente pubblico o di un'azienda? Perché una laurea triennale si può anche prendere, appunto, per seguire una passione, senza che poi questa debba per forza trovare sbocco in una occupazione stabile.

Viceversa, se il tuo desiderio fosse quello di trovare lavoro nel vasto e multiforme mondo dell'archeologia, devi cominciare a pensare fin da subito, come prospettato da Lavori Archeologici, a prevedere un percorso più lungo, che si compone di una triennale (3 anni), una magistrale (2 anni) ed eventualmente ancora un post-lauream - a scelta fra una scuola di specializzazione (2 anni), un dottorato di ricerca (3 anni) oppure un master universitario di II livello (2 anni), ma tutti necessariamente di ambito archeologico. Ognuna di queste tappe non è ricordata qui per scoraggiarti, ma solo per farti capire quali siano gli step da seguire per la tua formazione, tenendo conto che ciascuno di questi può aprirti in progressione sempre più possibilità lavorative. Per lavorare in una cooperativa, come semplici operatori, può anche bastare infatti la sola laurea (preferibilmente quella magistrale); per accedere alla carriera ministeriale, invece, almeno una specializzazione è necessaria, mentre il dottorato ti lascerebbe le porte aperte anche per il mondo dell'università e della ricerca.

Prima di fare a noi domande sulla tua adeguatezza rispetto allo studio dell'archeologia, il mio consiglio è quindi che tu chieda a te stessa se l'archeologia sia adeguata alle tue ambizioni lavorative, e in caso fino a dove tu sia disposta ad arrivare per assecondare questa passione. Quando avrai trovato le risposte, allora potremo provare a capire se e come indirizzarti ulteriormente.

Sempre disponibile, come tutti, a chiacchierare con te e ad aiutarti.

Un caro saluto, facci sapere! :)
view post Posted: 4/6/2021, 15:31 Una giara, un pollo e una maledizione - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Usékar @ 4/6/2021, 15:19) 
A parte questo, qual era il ruolo della moneta rinvenuta nella giara assieme al resto? Ed è mai possibile che chi praticò il presunto rito fosse convinto che bucando la testa di un solo giovane pollo si potessero legare alla stessa sorte più di 55 persone?

Ti dirò, non sono molto pratico di studi sulla magia nel mondo antico.
Ho letto qualcosa a livello di saggi (Fritz Graf, per esempio, se n'è occupato in almeno un volumetto molto interessante), ma non ho mai affrontato la questione a un livello più approfondito.

Alla presenza della moneta non so dare personalmente una spiegazione, né so di monete utilizzate in vere e proprie pratiche di maledizione (al contrario, ne conosco l'uso in rituali di fondazione, come viatico per i defunti nelle tombe, come amuleto protettivo da portare al collo, e ancora come offerta alle divinità, da gettare per esempio nelle sorgenti).
Allo stesso modo, non so dirti nulla sul fatto che un solo animale potesse bastare a "legare" un nutrito gruppo di persone. Il numero di individui contro cui fu realizzato questo incantesimo è in effetti notevole: nelle tabellae defixionis che ho trovato edite qua e là, solitamente gli individui colpiti da maledizione sono, che io ricordi, uno o due al massimo (e anzi, in certi casi si tende a ripetere più volte il nome del malcapitato, e si cita anche il nome della madre, così che gli dèi degli Inferi non sbagliassero nel mettere in atto il maleficio). Ancor meno so, purtroppo, riguardo gli incantesimi giuntici su papiro, di cui esiste comunque un grande e prestigioso corpus, che prende il nome di "Papyri Graecae Magicae" (abbreviato con la sigla PGM).

L'unico ricordo (vago per la verità) che ho di animali impiegati in riti magici era relativo a una pratica diffusa nell'Egitto greco-romano, che prevedeva l'uccisione di un falco mediante annegamento in una ciotola piena di liquido (acqua o latte, ora on vorrei sbagliare), al fine di intrappolarne l'essenza divina contenuta nel respiro, e la conseguente realizzazione con il suo corpo di una piccola mummia, da utilizzare poi in ambito privato come feticcio. Anche Plinio il Vecchio cita, se non vado errato, l'uso di cani (o di parti di cani, o ancora di loro secrezioni) nel campo della magia popolare, a scopo terapeutico, ma si tratta più di superstizione che di incantesimi veri e propri. Altri usi di animali in pratiche stregonesche si possono trovare attestati in letteratura, come per esempio nel celebre passo del VI Libro della Pharsalia di Lucano, dove si descrive un rito di negromanzia messo in atto dalla maga Eritto:

CITAZIONE
A questo punto Eritto, per prima cosa, riempie il petto del morto con sangue caldo - infondendovelo attraverso nuove ferite da lei stessa inferte -, pulisce le parti interne dalla putredine e vi aggiunge spuma lunare in abbondanza. A questa mistura mescola insieme tutto quel che la natura produce con parti sinistri: non mancano bava di cani affetti da idrofobia, viscere di lince, vertebre di iena feroce, midolla di cervi, che si sono nutriti di serpenti, la remora, che è in grado di tener ferma una nave in alto mare, anche quando l'euro tende le corde, occhi di serpente, le pietre, che emettono suoni quando sono riscaldate da un'aquila che cova, il serpente volante degli Arabi, la vipera nata presso le acque del Mar Rosso e che custodisce le conchiglie preziose, la pelle di un rettile libico ancora vivo, le ceneri della fenice deposta sull'altare orientale.

Immagino comunque che in questo caso non si tratti di un rituale effettivo, ma di pura fantasia dell'autore, dal momento che alcuni ingredienti sono inesistenti in natura.

CITAZIONE (Usékar @ 4/6/2021, 15:19) 
Fossi un fantacoso, concluderei "Ecco da dove arrivano i riti voodoo e quelli dei Tainos con lo Zemi! Questo dimostra che gli antichi Greci conoscevano le Antille e quindi l'America!"

P.s.

Se i Greci conoscessero le Antille non lo so (e ci credo poco)... ma dall'Egitto greco-romano, per esempio, abbiamo almeno un esemplare di cd. "bambola-voodoo": www.ilparanormale.com/magia/bambola-voodoo-egiziana/.

;) ;) ;)
view post Posted: 4/6/2021, 11:56 Una giara, un pollo e una maledizione - Archeologia della Grecia Classica
Recenti analisi effettuate su una giara in ceramica, scavata nel lontano 2006 in un magazzino usato dagli antichi artigiani dell'Agorà di Atene, hanno rivelato l'attestazione di particolari pratiche magiche in Attica agli albori dell'età ellenistica.

La giara in questione reca infatti i nomi di oltre 50 individui (55, secondo l'autrice dello studio), oggi non più perfettamente leggibili, graffiti confusamente sulla sua superficie da almeno due differenti mani. All'elenco di nomi si uniscono poi formule tipiche del rito stregonesco, che avevano lo scopo di "legare" i malcapitati, ossia di inibire la loro libertà di azione.

Alla realizzazione del rito dovettero concorrere inoltre la presenza di un giovane pollo e di un chiodo di ferro, entrambi rinvenuti all'interno del medesimo vaso. Il volatile, che presenta segni di danneggiamento alle ossa del cranio e delle zampe, avrebbe forse giocato il ruolo di sostituto magico dei soggetti da maledire (i quali avrebbero così subìto gli stessi danni inflitti alla vittima sacrificale). Il chiodo di ferro, per parte sua, costituisce invece una presenza ricorrente nelle fatture magiche e negli incantesimi d'età greca e romana, da ricercare forse simbolicamente nella sua precipua ragione d'uso.

Di seguito, per chi volesse approfondire (e vedersi magari anche qualche immagine), segnalo il link del Greek Reporter, che ha dato di recente notizia di questo nuovo studio: https://archaeologynewsnetwork.blogspot.co...4o#.YLkgLStRu50.
view post Posted: 29/5/2021, 17:28 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Righel @ 29/5/2021, 15:20) 
Ovviamente quanto scrivi a proposito del serpente e dell'immortalità mi era già ampiamente noto e non ho ritenuto utile specificarne le fonti e le varietà dando per scontato che fosse noto anche agli altri.

Ci mancherebbe! Non volevo specificare tanto per te, quanto per gli altri utenti e lettori interessati a seguire la discussione. Perché, da come l'avevi messa tu, sembrava comunque che fosse data per assodata una sorta di equivalenza a senso unico, serpente = immortalità...

CITAZIONE (Righel @ 26/5/2021, 17:43) 
Il serpente, come ho sostenuto anche ieri sera, rappresenta nel pensiero antico l'immortalità. Immagine questa legata all'osservazione della muta di pelle del rettile: si vede quest'ultimo uscire dalla vecchia pelle, abbandonarla e "rinascere".
Ma che senso potrebbe avere la rappresentazione di un uccello che inghiotte un serpente?

1) inghiotte la vita, quindi impedisce la rinascita.
2) inghiotte le vita nel senso che la incorpora, la fa sua, la preserva. Ne consegue che la donna rivivrà nuovamente.

..., mentre io volevo solo ricordare, a chi è meno addentro alla materia, di quanti significati e simbolismi possa aver goduto il serpente nel mondo antico, oltre a quello che lo riconduce al concetto di immortalità. Qui tu ne avevi "scelto" uno, ma su che base gli altri sarebbero stati da scartare? Ma poi, alla fine, non è tanto questo il punto a cui voglio arrivare.

Come ho già detto, infatti, il mio invito era a non considerare scisse le due figure, ma come un unico simbolo, da leggere nella sua interezza. Tu sei partito - consentimi - da un tentativo di decriptazione del serpente, e poi hai formulato due opposte soluzioni interpretative, che però tutto sommato erano parimenti imperniate sempre sul serpente e sul suo ruolo/destino nelle fauci del volatile. Il mio consiglio metodologico (e cioè non scindere il gruppo in due, e non interpretare i due soggetti singolarmente, per poi provare a riavvicinarli dandogli a quel punto un senso unitario) non è che dettato dalla mia esperienza pregressa, e nello specifico da un errore in cui sono incorso io per primo, dopo aver adottando questo tipo di ragionamento per un'altra iconografia.

CITAZIONE (Righel @ 29/5/2021, 15:20) 
D'altra parte la fonte scritta è stata scritta da qualcuno che deve averla immaginata.

Questo è ovvio, Righel, ma le fonti coeve alle opere d'arte che si analizzano sono di solito quelle da preferire per la loro interpretazione, proprio perché sono le più vicine al periodo e alla cultura che produsse questa o quella determinata immagine, che noi oggi cerchiamo di comprendere. Al netto delle nostre congetture logiche, chi meglio dei Greci e dei Romani poteva conoscere il senso di un'immagine adottata nel loro tempo e sui manufatti che loro stessi producevano, acquistavano e utilizzavano?
view post Posted: 27/5/2021, 11:17 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (dceg @ 27/5/2021, 11:27) 
Di sicuro hai ragione; il mio era un dubbio che mi viene talvolta, quasi come contrasto a quello che chiamerei accanimento interpretativo, e che, come ben hai precisato, trova piuttosto riscontro in ambiti diversi da quelli in questione qui.

Comprendo perfettamente, in quanto l'accanimento interpretativo è qualcosa che non piace neppure a me; però, come dicevo, va visto contesto per contesto. In alcuni il riferimento è chiaro, in altri un po' meno, ma resto dell'idea che le fonti scritte possano davvero celare dettagli che neppure immaginiamo.

Solo ora, fra l'altro, mi viene in mente una cosa (e forse un passettino in più lo possiamo fare): ok che il territorio di Kozani è in area "ellenica", ma siamo pur sempre ormai nel I secolo a.C., quindi anche dare un'occhiata più approfondita alle fonti d'età romane, oltre che a quelle greche, potrebbe non guastare. Un lavoro molto ben fatto (meglio di Richter 1930, per intendersi), in questo caso, è quello di J. M. C. Toynbee, Animals in Roman Life and Art (London, 1973). Nella parte dedicata alle cicogne, Toynbee afferma che questi uccelli costituiscono veri e propri esempi di "pietas filiale", dal momento che si mostrano molto attenti nella cura reciproca: gli esemplari più giovani sono infatti soliti prendersi cura di quelli più anziani, mentre gli adulti, quando non trovano cibo per i loro piccoli, rigurgitano nei becchi di questi ultimi ciò che essi stessi hanno già mangiato (proprio come fanno anche gli aironi e i pellicani). Inoltre, secondo Seneca e Giovenale, serpenti e lucertole sono proprio il cibo che le cicogne cacciano per la loro prole. Ora, siamo sicuri che l'immagine di una cicogna (o comunque un trampoliere, se vogliamo tenerci sul vago) con un serpentello nel becco, inserita in un contesto funebre relativo a una ricca donna del I secolo a.C., non possa essersi costituita come simbolo della generosità e dello spirito materno che questa poteva aver mostrato in vita verso i suoi figli? Non potrebbe questa scelta esser stata più semplicemente indice dell'amore e del rispetto con cui i discendenti che avevano seppellito la defunta avevano voluto omaggiarla?

Beninteso, anche la mia è solo un'opinione, e non ci sono testimonianze epigrafiche che mi confermino quello che sto dicendo; ma fra questa lettura e quella che ipotizza un legame con il sacerdozio di Apollo per il rimando alla sconfitta del serpente Python...
view post Posted: 27/5/2021, 10:08 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (dceg @ 26/5/2021, 23:36) 
Ma, mi chiedo, buttando all‘aria tradizioni interpretative secolari ed il mio stesso assunto che se qualcuno fa qualcosa, non lo fa senza motivo, deve aver proprio un significato simbolico la rappresentazione del trampoliere che mangia il serpente? E se fosse un elemento naturalistico decorativo slegato da un riferimento a divinità o evento?

Il dubbio che poni è lecito, certo, e non lo posso escludere; ma, a mio avviso, in questo caso specifico è improbabile. Ancora una volta, va guardato il contesto.

Un trampoliere che becca un serpente in un mosaico pavimentale rappresentante una scena naturalistica con una gran varietà di animali acquatici, per esempio, potrebbe non aver alcun significato particolare (e pure gli esemplari pompeiani dipinti ricordati da Jashemski, secondo me, potrebbero essere niente più che decorazioni di richiamo naturalistico). Similmente, le teorie di animali selvatici (tori, grandi felidi, cigni, capri) e fantastici (sfingi) sulla ceramica corinzia di produzione dozzinale potrebbero costituirsi come mere soluzioni decorative. Ma quando un animale si trova rappresentato in un contesto funerario (così come cultuale), difficilmente la sua presenza può essere ritenuta casuale. In questo esempio in particolare, inoltre, non si tratta di un animale a sé stante, ma di un animale impegnato nella lotta con un altro animale, quindi io credo che qualcosa ancora ci sfugga. Non credo molto alla storia del legame con una divinità, ma la raffigurazione avrebbe anche potuto essere impiegata come segno di onore o merito verso la defunta. Secondo me, la ricerca va ancora approfondita.
view post Posted: 26/5/2021, 22:05 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Righel @ 26/5/2021, 17:43) 
Diamo però sfogo alla fantasia, visto che i riferimenti oggettivi latitano.
D'altra parte senza un po' di fantasia staremmo ancora a raccogliere frutti e scavare radici.

La fantasia a volte può senza dubbio aiutare... ma è pur vero che (per dirla con Goya) "el sueño de la razón produce monstruos". Nel senso che usare le fantasia per spiegare quello che non si capisce razionalmente può anche andar bene (qualche volta), ma occorre a mio avviso stare attenti a non muoversi eccessivamente per luoghi comuni e ragionamenti solo in apparenza logici (che poi è proprio quello che criticavamo nell'interpretazione delle anatre etrusche).

CITAZIONE (Righel @ 26/5/2021, 17:43) 
Il serpente, come ho sostenuto anche ieri sera, rappresenta nel pensiero antico l'immortalità. Immagine questa legata all'osservazione della muta di pelle del rettile: si vede quest'ultimo uscire dalla vecchia pelle, abbandonarla e "rinascere". Ma che senso potrebbe avere la rappresentazione di un uccello che inghiotte un serpente?

1) inghiotte la vita, quindi impedisce la rinascita. (...).
2) inghiotte le vita nel senso che la incorpora, la fa sua, la preserva. Ne consegue che la donna rivivrà nuovamente (...).

Si gioca di fantasia, l'ho premesso, ma potrebbe essere anche questa una strada da seguire, magari con ipotesi più attendibili.

Il serpente nelle culture del Mediterraneo antico ha goduto di una gran varietà di significati, spesso ambivalenti, che non si possono ricondurre sempre e comunque al solo concetto di immortalità. Nell'antico Egitto, per esempio, il serpente cobra era sacro al sovrano (che ne poneva la protome sulla sua corona come amuleto protettivo) e simboleggiava inoltre il volto della dea Wadjet, signora del Basso Egitto; per contro, Apep, demone primordiale, ritenuto l'incarnazione del caos e temuto nemico di Ra, era raffigurato proprio come un gigantesco serpente. Nella cultura ebraica, ancora, il serpente tenta Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden e li spinge a violare l'alleanza con Yahweh attraverso la consumazione del frutto proibito; tuttavia, quando gli Israeliti si trovano nel deserto e sono attaccati da serpenti velenosi, Yahweh ordina a Mosè di forgiare un serpente di bronzo e di mostrarlo al popolo, così da guarire tutti coloro che fossero stati morsi dai rettili.

Anche nel mondo classico il serpente gode di un'ampia simbologia, che lo vede come animale dal potere oracolare (è simbolo di Apollo ed è presente anche nel culto oniromantico di suo figlio Asclepio), guaritore (i serpenti di Asclepio erano in grado di curare i malati leccando le loro piaghe) e talvolta custode di favolosi tesori (vedi Ladone, il mitico serpente posto a guardia del giardino delle Esperidi). Il serpente funge ancora da emissario di morte di alcuni dèi (Era tenta di usare due serpenti per soffocare Eracle bambino, e ancora due serpenti marini, inviati da Poseidone, stritolano il sacerdote troiano Laocoonte e i suoi figli), ma al tempo stesso può anche avere un carattere protettivo (nella dimore pompeiane, i geni protettori della casa, detti agathodaimones, sono spesso raffigurati come serpenti crestati, che strisciano verso l'altare domestico con le offerte). Infine, il serpente ha anche un importante valore in senso temporale, rappresentando, come anche tu ricordavi, il concetto di eternità (come tale, è infatti spesso attributo del dio Aion/Kronos nei culti misterici, e ancora torna, in questo stesso senso, nelle raffigurazioni del cd. Ouroboros).

La fantasia può quindi andar bene, ma occorre anche partire da basi di realtà e verosimiglianza, cercando nelle fonti scritte (così come nelle iconografie) possibili spunti di interpretazione. Importante, a mio avviso, è anche il non dissociare due elementi concepiti per stare insieme, e provare a interpretarli prima singolarmente, per poi ricombinarli insieme solo in un secondo momento.
Un esempio di quanto questa pratica possa risultare fallace te lo posso portare sulla base di un mio personale errore. All'interno dei mosaici e degli affreschi pompeiani a tema marino, uno dei soggetti più celebri - che forse qualcuno di voi avrà anche già visto - è quello della "lotta fra il polpo e l'aragosta": https://commons.wikimedia.org/wiki/Categor...v120177_n01.jpg.

La prima volta che lo vidi mi fu presentato all'interno del corso di Archeologia romana, dove la professoressa lo interpretò come un possibile riferimento a un'antica e ignota favola andata perduta. Anni dopo, leggendo Il libro dei sogni di Artemidoro Daldiano (II secolo d.C.), mi imbattei nelle interpretazioni che questi dava dell'aragosta e del polpo, che avrebbero rappresentato l'uno l'abilità di fuggire dalle situazioni pericolose tramite l'abbandono del carapace, e l'altro il pericolo che si mimetizza sui fondali e contro i cui tentacoli è inutile tentare di combattere. Poteva l'immagine di questa lotta rappresentare, in un senso anche apotropaico-benaugurale, la possibilità per chi frequentava l'ambiente decorato di sfuggire ai pericoli annidati lungo il cammino della vita, proprio come nella mentalità antica poteva fare l'aragosta? Così provai a darmi una spiegazione. E me ne ero pure tutto sommato convinto, finché non mi sono imbattuto in una citazione aristotelica tratta dall'Historia Animalium (e ripresa poi anche da Plinio il Vecchio), secondo cui, insieme con la murena (che talvolta è presente accanto alla coppia, talvolta no), aragosta e polpo creavano una sorta di "circolo chiuso" di prede e predatori, all'interno del quale il polpo catturava l'aragosta, la murena divorava il polpo, ma l'aragosta aveva la capacità di mettere in fuga la murena (cosa che nella realtà zoologica non ha alcun fondamento, ma così pensavano gli antichi...). Dunque il trio aragosta-polpo-murena (così come anche le varianti costituite dalle sole coppie aragosta-polpo e murena-aragosta) nell'arte pompeiana deve essere molto più probabilmente identificato come un riferimento dotto all'insegnamento aristotelico (tanto più che queste lotte sono di solito inserite al centro di gradi gruppi di pesci, dal "sapore didascalico", tipico di una certa arte alessandrina d'età ellenistica). Per tutti gli interessati, qualcosa su questo tema si può trovare anche in un contributo di R. Westgate, Pavimenta atque emblemata vermiculata: Regional Styles in Hellenistic Mosaic and the First Mosaics in Pompeii", edito in American Journal of Archaeology", 104, 2, 2000 (pp. 255-275).

Ed ecco che, in questo caso, come vedi, la mia fantasia (seppur "supportata" dalle fonti scritte) mi aveva portato totalmente fuori strada, mentre la spiegazione per quella particolare iconografia si poteva tranquillamente rintracciare nella letteratura antica (a spulciarla per bene...). Per questo il mio invito è a proseguire la ricerca prima di tutto nel campo delle fonti letterarie, perché un riferimento inatteso potrebbe nascondersi in uno dei molti testi antichi dedicati al mondo animale (e non sono pochi) che ci sono giunti per tradizione manoscritta.
Al momento, tutto quello che mi sento di poter dire è che questo supposto riferimento del trampoliere che mangia il serpente al mito di Apollo che uccide Python (che avrebbe oltretutto la conseguenza di identificare la defunta di Kozani con una sacerdotessa del culto di Apollo) mi sembra alquanto inverosimile, dal momento che il trampoliere non sembra avere un particolare legame con il giovane dio delfico.
view post Posted: 26/5/2021, 10:16 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (dceg @ 25/5/2021, 19:29) 
(...) ho cercato usando il lemma Kranich (gru). Ci sono alcune gru in ambito funerario, ma nulla che si riferisca ad Apollo.

Ma è proprio questo che mi fa pensare, e cioè che la gru (o comunque l'uccello tipo trampoliere in generale) ha una valenza di per sé anche a livello funerario, seppure non sia certo il volatile più rappresentato in questo ambito (dove credo che a farla da padrone - non solo in Attica - sia la famiglia dei Columbidi).

Inoltre, quella di Kozani è una tomba di una donna appartenuta senza grossi dubbi a una famiglia molto ricca, e ancora una volta la presenza del trampoliere sembra poter essere ritenuta, sulla scorta di Woysch-Méautis, come simbolo di nobiltà e ricchezza:

CITAZIONE (Perseo87 @ 23/5/2021, 17:47) 
(...) mentre Woysch-Méautis (a mio avviso, più verosimilmente) ricerca altre possibili valenze dei trampolieri, e li trova peraltro rappresentati, nella ceramica attica a figure rosse, in scene di gineceo (quindi ancora in contesti spiccatamente femminili), arrivando a identificarli in questo caso come simboli di nobiltà e ricchezza.

L'unica cosa che resta da chiarire (e non si può certo ignorarla) è la presenza di quel serpente nel becco, perché questo trampoliere di cui ci stiamo occupando non è raffigurato stante, non impegnato in una azione particolare, ma sta mangiando (e sta quindi uccidendo) un serpente, ragion per cui è su questo punto che dovremmo insistere. Stavo provando a dare una scorsa online anche al volume della Jashemski sulla storia naturale di Pompei, dove si possono trovare alcune raffigurazioni di trampolieri che ingaggiano una lotta con piccoli rettili - in particolare, nella Casa dei Vettii, con una lucertola (p. 334) e con un serpentello (p. 337). Purtroppo da One Search (l'OPAC di UniFi) mi dice che il volume è in prestito, quindi non posso consultarlo dal vivo, ma qualcosa (al netto delle pagine protette da copyright) si può intravedere anche da Google Books: https://books.google.it/books?redir_esc=y&...20snake&f=false.
view post Posted: 26/5/2021, 09:01 La rotta di Enea - Archeologia - Sezione generica
Avevo letto del progetto "Rotta di Enea", e ritengo che sia una iniziativa di per sé senza dubbio lodevole per la valorizzazione di un gran numero di siti culturali dell'area mediterranea. Peraltro, la storia di Enea - profugo troiano, giunto esule con i suoi compagni superstiti sulle coste di una terra straniera, dove poter ricominciare una nuova vita - è terribilmente attuale e, al di là del fascino che essa esercita sulla nostra fantasia, dovrebbe farci riflettere su quanti "Enea" ancora oggi si affidano ogni giorno al mare, per abbandonare la propria patria in cerca di un futuro migliore... Va anche detto che in questo quadro generale legato all'identità culturale "europea" si inserisce di diritto (e come non potrebbe?) la Turchia, culla della civiltà troiana, che tuttavia proprio in materia di identità europea (nel senso più ampio dei diritti umani) ha ancora molta strada da fare, a partire da un presidente che non è certo un brillante esempio di apertura, integrazione e tolleranza...
view post Posted: 25/5/2021, 16:40 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Perseo87 @ 24/5/2021, 12:27) 
CITAZIONE (Usékar @ 23/5/2021, 20:22) 
Nel contesto archeologico mesoamericano, ci sono infiniti esempi di classificazione di un soggetto del tipo "anatra etrusca = capacità di vivere in tre ambienti differenti = capacità di portare messaggi degli umani alle varie divinità".

[...] mentre a rane e rospi viene associata anche la capacità di indurre fertilità nelle donne e nell'intera natura.

Ci fosse un documento, uno, che attesta tutte queste "deduzioni"...

Ci tenevo a non perdere questo commento di Usékar, perché è pieno di spunti di riflessione molto utili e interessanti.

In primo luogo, io credo che dovremmo fare sempre una distinzione fra quello che le fonti scritte (così come quelle iconografiche, e ancora i contesti archeologici) ci lasciano intendere, in modo più o meno diretto, e quello che noi saremmo invece portati a immaginare, sulla base delle nostre personali concezioni, nonché di generali nozioni iconologiche ed esegetiche. Questo perché l'interpretazione personale o la concezione generale potrebbe non calzare affatto con la mentalità antica, né tantomeno con il contesto che si sta analizzando.

L'esempio delle anatre etrusche per me è illuminante, poiché non ho mai creduto che le reali ragioni per cui gli Etruschi mostrarono tanto apprezzamento per il motivo dell'anatrella fin dall'età villanoviana (quando questo compare già, in associazione con il tema della "barca solare") risiedessero banalmente nel fatto che questo uccello può muoversi attraverso un triplice livello spaziale (terra-acqua-cielo). Un motivo che mi ha sempre fatto riflettere, per esempio, è il fatto che certe razze di uccelli (e in particolare proprio alcune di quelle acquatiche, come le oche o i cormorani) quando migrano si muovono "in formazione", sistemandosi a formare una sorta di "V" in cielo... e sappiamo che gli Etruschi furono sempre molto apprezzati dai Romani per la loro grande abilità nella decodificazione dei segni celesti - e in particolare della caduta dei fulmini e del volo degli uccelli - attraverso i precetti dell'arte augurale. Questo potrebbe esser stato un altro motivo valido per giustificare la preferenza accordata a certi uccelli acquatici nell'arte? Purtroppo non saprei dirvelo (e temo anzi che questa resterà una mia idea e che probabilmente non lo sapremo mai con certezza...).

Il tema della rana come simbolo di fertilità nel mondo mesoamericano, invece, mi interessa molto, ma mi fa anche pensare al problema del contesto. Senza voler eccedere troppo nell'OT, mi chiedo (e chiedo) se una reale connessione non possa essere attestata fra la rana e il mondo della fertilità nelle società precolombiane (ho letto qualcosa su una dea Ceneotl, ma non vorrei scrivere stupidaggini). Qualcosa di questo genere è senza dubbio rintracciabile, invece, in Egitto, dove la dea Heqet, raffigurata con la testa di rana, era di norma associata ai concetti di fertilità e rigenerazione. La diffusa simbologia positiva della rana non deve comunque necessariamente esser stata la medesima per tutti i popoli antichi (basti pensare che nella Bibbia una delle celebri "piaghe" che Yahweh infligge al faraone è rappresentata proprio da una invasione di rane venute dal Nilo). Inoltre, il contesto ha una sua importanza: per esempio, all'età romana risalgono diverse raffigurazioni di rane e rospi, scolpite a tuttotondo, normalmente in marmi colorati, e usate per decorare giardini o come bocche di fontana. In questo caso, probabilmente, la scelta di questi anfibi poteva non essere tanto dettata da una simbologia insita in loro stessi, quanto piuttosto nella loro associazione con certe ambientazioni naturalistiche (legate in particolar modo alla presenza dell'acqua), che i Romani spesso cercavano di replicare nei loro giardini privati. Generalizzazioni nella simbologia animale, dunque, non dovrebbero essere mai ammesse, mentre occorre considerare di volta in volta il contesto d'origine e di impiego di questo o quell'altro animale.

Per tornare alle anatre etrusche, da cui l'OT principale è iniziato, sarebbe forse utile, al di là delle innumerevoli attestazioni iconografiche, conoscere qualcosa in più sui significati attribuiti dagli Etruschi a questa particolare tipologia di volatile. Credo che la grande presenza di questi uccelli acquatici, registrabile nel repertorio figurativo etrusco fin dagli albori di questa civiltà, sia indice di un indubbio apprezzamento per tali animali; tuttavia, la perdita del patrimonio letterario etrusco (in cui rientrava anche una vasta gamma di libri sacri a uso dei sacerdoti, di cui ci resta appena un misero elenco di titoli), non faciliti la comprensione profonda delle ragioni soggiacenti alla scelta di questo simbolo, né renda lecito, a mio avviso, il costruirsi certe interpretazioni "fai-da-te", che potrebbero non aver nulla a che fare con i ragionamenti, le credenze e i simbolismi effettivamente adottati dagli Etruschi.
view post Posted: 25/5/2021, 09:27 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Usékar @ 25/5/2021, 08:46) 
Uno dei miti relativi all'oracolo di Delfi narra che il serpente Python disturbò e perseguitò Latona quando era incinta dei due gemelli Apollo e Demetra.
A quel tempo, Python era il custode di quella zona di Delfi che era già sede dell'oracolo. Anni dopo Apollo, forse per vendicare i patimenti subiti da sua madre mentre era appunto incinta dei due gemelli, uccise Python e ne prese il posto, diventando il nume tutelare e oracolare di Delfi.

Questa è anche la spiegazione che si sono dati gli archeologi greci per tentare di collegare il trampoliere con il serpentello nel becco con il mondo apollineo (ma che, personalmente, come detto, mi lascia un po' dubbioso).

CITAZIONE (Usékar @ 25/5/2021, 08:46) 
Secondo l'autrice dell'articolo, Mara Sternini (Dipartimento di Scienze Storiche e dei Beni Culturali, Università di Siena), il nome del serpente, Python, deriva dall'antico verbo greco pithoo, che significa "emanare miasmi", come pare succedesse all'interno del sacello oracolare, nel quale la Pizia sedeva su un tripode collocato sopra una fenditura del terreno dalla quale usciva gas stordente/inebriante, che consentiva alla sacerdotessa di entrare in trance e proferire i responsi oracolari.

Io conoscevo un'altra versione, che interpretava il termine python nel significato di "marcescente", poiché Apollo avrebbe abbandonato il cadavere del mostro a putrefarsi all'aria aperta; confesso tuttavia che questa lettura mi sembra molto più intrigante, dal momento che a Delfi (ma non solo qui) il culto oracolare di Apollo sembra esser stato legato, appunto, a esalazioni gassose che fuoriuscivano dal sottosuolo. Qualcosa di simile, se non ricordo male, dovrebbe essere documentato anche per Hierapolis, in Asia Minore (ce ne parlò nell'ambito di un seminario dottorale una docente di Lecce, che si occupa ancora della direzione della Missione Archeologica Italiana in Turchia).

CITAZIONE (Usékar @ 25/5/2021, 08:46) 
Assieme alla statua bronzea, nel Museo di Cleveland, priva di braccia, è conservata la mano desta che reggeva un rettile serpentiforme, con zampe palmate e ali, vedi terza foto in questa presentazione

Ecco, io qui, più che un serpente con zampe palmate e ali, sarei più propenso a leggere una classica lucertola, forse fatta non benissimo (il collo è innaturalmente allungato e le linee di decorazione sul capo presentano uno schematismo quasi geometrico, che cozza con le forme del dio), ma si dovrebbe trattare pur sempre di una lucertola comune. La coppia di arti superiori è resa apparentemente senza articolazioni (ben visibili, invece, negli arti inferiori), ma colpisce la tripartizione dei due elementi "alari", che è affine alla conformazione delle zampe posteriori, dotate appunto di tre dita ciascuna (né mi sono note, per l'arte greca, creature mitologiche dal corpo di serpente dotate di zampe posteriori e ali).
Inoltre, dal momento che il tipo statuario è stato (giustamente) riconosciuto come un Apollo Sauroctono (dal greco sauroktonos, lett. "uccisore della lucertola"), ne consegue che l'immagine sia da interpretare come una lucertola, e non come un serpente (che in greco può essere drakon, di solito nel suo aspetto mostruoso, oppure ancora ophis). Che poi questa lucertola possa essersi costituita come un rimando a Python può essere, ma potrebbe anche essere molto più semplicemente che in antico il piccolo rettile abbia simboleggiato di per sé le forze negative, e in particolare le malattie e le epidemie (ragion per cui da alcuni era già stato ipotizzato di interpretare questo soggetto statuario come l'Apollo Alexikakos - e cioè "che scaccia il male" - descritto dalle fonti letterarie).

Un'utile scheda di base sull'Apollo Sauroctono può essere anche quella offerta da Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo_sauroctono.

In effetti, sulla base di alcune letture in cui mi sono imbattuto anni addietro, posso confermare che, se non la classica "lucertola comune" nello specifico, quantomeno alcuni piccoli rettili della stessa famiglia - come ad esempio il geco - godevano di una pessima reputazione in antico (nonostante il loro carattere innocuo e il valido aiuto che potevano rappresentare per l'uomo contro molti tipi di insetti). Ancora in età cristiana (e ancora in tempi moderni!), in alcune località della Grecia il geco è stato infatti a lungo considerato un'incarnazione del male e, se non vado errato, nella tradizione popolare ucciderlo equivaleva a compiere un'opera meritoria, tanto quanto ricevere la Santa Comunione o prender parte a un gran numero di funzioni religiose (sic!).
view post Posted: 24/5/2021, 13:06 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Righel @ 24/5/2021, 13:30) 
CITAZIONE (Perseo87 @ 20/5/2021, 12:21) 
Apollo sembra essere l'unico dio per cui sussista un qualche legame (anche se scarsamente documentato) con gli uccelli acquatici, in particolare nei suoi santuari di Delfi, Ptoion (Beozia) e ancora Delo, anche se soprattutto in ambito delio tale legame viene suggerito più per le divinità femminili dell'isola, che non per il dio in prima persona.

Scusa il ritardo e scusa anche la mia ignoranza in merito.
Ma a quale "legame" con Apollo ti riferisci parlando di Delfi, Ptoion e Delo?

Non ricordo ora come ora a cosa si riferisse Bevan, perché non mi pareva lo spiegasse meglio... Credo registrasse più che altro presenze iconografiche di questo tipo di animali acquatici nei santuari sopra indicati.

CITAZIONE (Righel @ 24/5/2021, 13:30) 
PS: Ehi, giovanotto, questa sera tocca a me. Non vieni a vedere (e sentire) che cosa ho da dire?

Non è domani sera, l'incontro su Cuma?
Se riesco volentieri, dipende come posso incastrare gli orari, stasera torno a Firenze.
view post Posted: 24/5/2021, 11:27 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (Usékar @ 23/5/2021, 20:22) 
Nel contesto archeologico mesoamericano, ci sono infiniti esempi di classificazione di un soggetto del tipo "anatra etrusca = capacità di vivere in tre ambienti differenti = capacità di portare messaggi degli umani alle varie divinità".

[...] mentre a rane e rospi viene associata anche la capacità di indurre fertilità nelle donne e nell'intera natura.

Ci fosse un documento, uno, che attesta tutte queste "deduzioni"...

Questo discorso è giusto, ma meriterebbe forse una riflessione più ampia, che stamattina non ho tempo per scrivere. Ma provo a documentarmi un minimo e più avanti magari ne riparliamo volentieri.

CITAZIONE (dceg @ 23/5/2021, 22:29) 
Perseo, contravvenendo per una volta alle regole del forum, mi sai dire se questo è davvero un oggetto rituale etrusco? Io ho qualche perplessità, ma non me ne intendo molto.

Questo è assolutamente un oggetto rituale: gli Etruschi gli attribuivano grande valore poiché poteva stare appoggiato per terra, poteva galleggiare se messo nella vasca da bagno e ancora poteva essere lanciato in aria, portando simbolicamente il suo messaggio agli dèi... Inoltre, per la sua capacità di assorbire acqua e poi risputarla, si configurava come un ottimo sostituto del più classico aspersorio, con cui i fedeli venivano purificati prima dei riti. Una rarità, se ne sono conservati pochissimi di questi esemplari (e con questa policromia così vivida, poi...).

(: XD ;)
view post Posted: 23/5/2021, 19:02 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (dceg @ 23/5/2021, 18:25) 
Sarà mica che "potenza ctonia" sia un modo presunto elegante e d'apparenza scientifica per dire "non so che cosa sia, che significhi", un po' come gli "oggetti cultuali", cioè tutti quelli di cui non si conosce l'uso? ;).
A me un uccello acquatico sembra proprio poco ctonio, ma io non sono del mestiere.

Mettiamola così: per quello che ho potuto leggere fino a oggi, l'idea che mi sono fatto è che, in molti casi (soprattutto fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo), la simbologia degli animali sia stata spesso definita sulla base di congetture che poco avevano di "scientifico". Si è spesso cercato un simbolismo tutto centrato su una presupposta e (spropositamente) onnipresente valenza religiosa, mitica, rituale e/o cultuale, senza pensare a tutte le altre implicazioni semantiche che certi animali potrebbero aver avuto in svariati tipi di contesti.

Un esempio per tutti mi è rimasto in mente dal corso triennale di base di Etruscologia: durante quelle lezioni ci fu spiegato il "successo" del motivo decorativo dell'anatra nell'arte etrusca più antica in relazione al fatto che l'anatra è un volatile che cammina sulla terra, nuota in acqua e vola in cielo, e quindi unisce simbolicamente in sé tutti questi ambienti, avendo inoltre la capacità di passare dall'uno all'altro regno. Una spiegazione che, in assenza di riferimenti più sicuri nelle fonti scritte, mi ha sempre convinto fino a un certo punto...
view post Posted: 23/5/2021, 16:47 Novità da Kozani (Grecia Settentrionale) - Archeologia della Grecia Classica
CITAZIONE (dceg @ 23/5/2021, 16:58) 
Ho guardato un po' sul sito con il tuo nome ;), ma non ho trovato nulla.

XD XD XD

Poteva valer la pena tentare, Dceg!

Io mi sono ricordato invece solo ora che della parte introduttiva di Woysch-Méautis 1982 (= La représentation des animaux et des êtres fabuleux sur les monuments funéraires grecs: de l'époque archaïque à la fin du IVe siècle av. J.-C.) mi ero fatto tempo fa un po' di fotocopie... e sono andato a cercare nella sezione degli uccelli. Anche in questo caso, aironi (o gru) sembrano essere segnalati in modo un po' sporadico - purtroppo non ho le tavole iconografiche, anche se l'autrice fa almeno un riferimento in nota al celebre corpus di A. Conze, Die attischen Grabreliefs (edito a Berlino, in più tomi, fra il 1893 e il 1922). Per chi se lo volesse sfogliare, fra l'altro, i singoli volumi sono scaricabili gratuitamente in pdf da questo sito: https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/conze1893ga.

Sembra che proprio il Conze avesse sostenuto, sulla scia di altri autori, la possibilità di intravedere nelle raffigurazioni di questi uccelli in ambito funerario la rappresentazione di una sorta di "potenza ctonia" (cosa che, di volta in volta, è stata detta un po' per tutti gli animali, a partire dal cane e dal cavallo...), mentre Woysch-Méautis (a mio avviso, più verosimilmente) ricerca altre possibili valenze dei trampolieri, e li trova peraltro rappresentati, nella ceramica attica a figure rosse, in scene di gineceo (quindi ancora in contesti spiccatamente femminili), arrivando a identificarli in questo caso come simboli di nobiltà e ricchezza.
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