CITAZIONE
Le conoscenze matematiche egizie potrebbero essere di derivazione sumera, come del resto si ipotizza (in maniera sempre più convincente) anche per la scrittura, sebbene solamente per imitazione (nel senso che gli egizi elaborarono una propria scrittura avendo cognizione del fatto che i sumeri scrivevano).
!!! no no, da buon egittologo io sostengo che sono gli egizi i primi ad aver scritto, e non i sumeri!!!
No a parte gli scherzi, dagli ultimi ritrovamenti (ormai già di qualche anno, le famose placchette d'avorio delle tombe di Abydos) pare che la scrittura sia comparsa nella Valle in contemporanea se non addirittura prima che fra i sumeri, e il sistema presenta già dei tratti peculiari che fanno escludere un'influenza reciproca..
CITAZIONE
Gli Egizi conoscevano almeno già dalla fine del Secondo Periodo Intermedio un Pi greco molto vicino a quello individuato da Archimede nel III secolo a.C. (il loro non era approssimato a 3,14, ma a 3,16). Se ne trova traccia in un papiro dell'età degli Hyksos (XV Dinastia), il cd. Papiro Rhind, che però parrebbe essere copia di un originale più antico (databile al Medio Regno).
della matematica egizia sappiamo poco perché poco ci è pervenuto, però dagli indizi che abbiamo è abbastanza probabile che per i tempi (bisogna sempre contestualizzare cronologicamente) fosse relativamente avanzata. Ovviamente niente integrali o logaritmi, però le basi di geometria, le frazioni, e le operazioni basilari le padroneggiavano senza problemi. Anzi ci sono alcuni indizi (anche proprio nel papiro Rhind) che fanno pensare che gli egizi conoscessero già anche il concetto di zero, il che è decisamente notevole per l'epoca.
CITAZIONE
Poi ti dirò... in effetti il fatto che fosse stato utilizzato il Pi greco e per forza il Pi greco non mi ha mai convinto...
perchè propio il Pi greco e non semplicemente il fatto che l'altezza fosse la metà della diagonale della base??? bah!
in effetti, la "perfezione" della pendenza (e quindi tutte le misure) della grane piramide possono essere spiegate banalmente in base ad un dato pratico.
Vi propongo un giochetto che qualcuno sicuramente conosce (neh perseo?):
prendete una manciata di sabbia in mano, e poi lasciatela cadere poco alla volta in modo che formi un cono, come in una clessidra.
Poi prendete un goniometro e misurate la pendenza della faccia di questo cono.
Rifate l'esperimento un paio di volte, e rifate le misurazioni.
Cosa notate?
Chi sa spiegare il perché?
CITAZIONE
La figura del sovrano-dio non è sempre stata percepita come tale, e nell'arco di 3000 anni è mutata più volte.
questo è un punto estremamente importante, cruciale direi, della questione, che guarda caso i fantaarcheologi spesso (anzi quasi sempre) ignorano.
Come dice bene perseo, la visione religiosa dell'egitto non è mai stata uniforme, ma al contrario è sempre stata in movimento. Questo sembra essere particolarmente vero durante l'antico regno, forse proprio perché si era ancora agli inizi e dunque la religione "di stato" era ancora nel suo periodo di formazione.
Il problema, di nuovo, è che i dati a disposizione sono pochi: di fatto gli unici testi religiosi dell'epoca a nostra disposizione sono i testi delle piramidi, che comunque non sono altro che una scelta di alcune formule per un contesto estremamente preciso e limitato (le credenze funerarie regali). I testi delle piramidi non ci danno una visione completa del panorama religioso dell'epoca, piuttosto sono un minuscolo spiraglio da cui sbirciare per vedere sfocatamente un sistema di credenza che doveva già essere immenso e in piena ebollizione.
I testi delle piramidi ci danno alcune tracce di questa "ebollizione" religiosa, e della velocità con cui le credenze potevano variare non da una dinastia all'altra, ma da un re all'altro: per esempio confrontando le varie versioni dei testi, si scopre che alcune hanno dei segni "censurate", altre no. Per esempio in certe versioni tutti i segni di esseri viventi sono mutilati, in altri solo gli esseri viventi pericolosi (serpenti, coccodrilli,..) in una (non ricordo quale, pepi II forse?) sono i pesci ad essere censurati. Cosa significa questo? significa che passando da un faraone all'altro vi sono stati dei mutamenti nella percezione religiosa dei simboli: ora tutti gli esseri animati erano percepiti come pericolosi per il defunto, ora solo quelli pericolosi, ora si ritenevano impuri i pesci (l'impurità dei pesci è un tema che ritorna spesso nella cultura egizia) e quindi indegni di stare nella tomba del re.
Non c'è costanza e non c'è regolarità, la concezione era in continuo movimento.
Sempre dai testi delle piramidi appare che nell'antico regno doveva esserci una certa frizione fra i diversi culti delle città dominanti. Bisogna ricordare che la religione egizia in origine (ma in realtà durante tutta la sua storia) non era costituita da un panteon unitario e unificato, ma piuttosto come un insieme di vari, differenti panteon propri alle varie città, basati su delel credenze e divinità comuni ma organizzati in maniera diversa a livello locale, e in particolare spesso capitava che le divinità "di base" erano più o meno comuni, ma poi ogni città aveva le sue divinità locali protettrici, che spesso venivano innalzate addirittura a demiurghi capi del panteon stesso. Per esempio a Menfi il demiurgo era Ptah, ad Abydos la divinità principale era Osiride, a Eliopolis era Ra.
Ora soprattutto nell'antico regno, quando queste città, e quindi queste divinità, erano ancora piuttosto distinte ed indipendenti, vi era probabilmente una certa competizione e un certo antagonismo per il primato sul controllo del paese. Ciò appare evidente soprattutto fra Abydos (antica capitale e origine del culto di Osiride) e Eliopolis (città santa vicina alla nuova cappitale e sede del culto di Ra).
Evidente ok, ma evidente in base a cosa?
Prima di tutto, di nuovo, dai testi delle piramidi: nei testi delle piramidi si trovano formule provenienti sia dai culti di osiride sia dai culti di Ra, però è chiaro che sono formule tratte da contesti più antichi e messe assieme in un secondo tempo. Così capita di trovare frasi piuttosto ostili verso l'una o l'altra divinità, probabilmente relitti di questo antagonismo religioso.
A parte i testi delle piramidi, un altra fonte di informazioni estremamente importante sono i nomi dei faraoni stessi. Analizzando i nomi dei re a volte si possono dedurre informazioni sull'orientamento religioso del periodo.
L'esempio per eccellenza è Peribsen, che sostituisce il suo "nome di Horus" con un "nome di Seth": probbailmente tentò una "rivoluzione religiosa in favore di Seth, ma non ebbe molto successo.
Ora, se andiamo a vedere i nomi dei faraoni della IV dinastia, rispetto a quelli dei successori, notiamo una cosa estremamente interessante, anzi due:
-prima di tutto, notiamo che è proprio con l'inizio della IV dinastia che nella titolatura reale compare il titolo di "figlio di Ra" (sa-Ra). Questo è già un indizio che fa pensare che all'inizio di questa dinastia che il culto di Ra (e quindi Eliopolis) cresce in importanza (il titolo di Ra poi rimarrà durante tutta la storia egizia, anche se la divinità perderà importanza a favore di altri Dei).
- la seconda cosa, estremamente interessante, e che va in parallelo con la prima, è che se si guarda i nomi dei faraoni di questa dinastia, si nota che ben quattro di essi, in successione, cioè Djedef
Ra, Nebka
Ra, Khaf
Ra e Menkau
Ra portano il Dio Ra all'interno di uno dei loro nomi di incoronazione.
L'impressione è che durante il regno di questi faraoni il culto di Ra, che ha iniziato a fare capolino all'inizio della dinastia, abbia aumentato la propria importanza fino ad impregnare la monarchia e i nomi stessi dei re. Sembra quasi l'escalation verso un "fanatismo" religioso.
Ora la cosa interessante è che Menkaura è l'ultimo faraone a costruire una piramide "monumentale", e in effetti è anche l'ultimo faraone ad avere Ra nel proprio nome.
Il suo successore si chiamerà Shepseskaf, e sarà sepolto in una mastaba.
Quindi, cosa succede?
Non è da escludere che la costruzione delle piramidi "monumentali" sia da associare ad un periodo di egemonia del culto di Ra, mentre con il regno di Shepseskaf succede qualcosa (una rivoluzione religiosa dovuta alla sua singola personalità? Una rivoluzione dovuta a pressioni poltiche, magari dal clero di Abydos? semplicemente il collasso di un sistema religioso arrivato al culmine del proprio fanatismo?), succede qualcosa, dicevo, che ridimensiona di colpo la centralità del culto di Ra, e di riflesso fa cadere la necessità di costruire piramidi monumentali.
La ricomparsa di piramidi più piccole nelle dinastie successive potrebbe indicare un ritorno ad una certa stabilità, però da un lato la presenza dei testi delle piramidi, dall'altro la presenza in questi stessi testi di varie parti derivate dai culti di Osiride mostrano che qualcosa deve essere mutato a livello del simbolo stesso della piramide.
Forse che le piramidi della IV dinastia, monumentali e senza testi sono il simbolo di un periodo di incontrastato dominio del culto di Ra, mentre le piramidi successive, più piccole e piene di testi, sono il simbolo di una svolta nel panorama religioso, in cui il culto di Ra non è più l'unico egemone ma si trova a spartire il regno con il crescente culto di Osiride?
Da notare che in questo caso l'assenza di testi delle piramidi nelle piramidi monumentali, non sarebbe affatto sorprendente: semplificando un po', i testi delle piramidi, di per sé, servono ad aiutare il re nel suo cammino con particolare attenzione alla Duat, ma la Duat è un concetto strettamente legato ai culti di Osiride.. ora se durante le piramidi monumentali il culto dominante era quello di Ra, è probabile che dopo la morte il re non passasse dalla Duat ma salisse direttamente fra le stelle. E allora, niente Duat, e niente necessità di avere i testi delle piramidi..
Insomma, per riassumere, secondo me c'è una cosa che bisogna sempre avere in mente: per capire un fenomeno del passato non si può analizzare solo ed esclusivamente il fenomeno in questione, ma bisogna tenere conto di
tutto il contesto in cui tale fenomeno si presenta.
In questo caso, non si possono capire le piramidi studiando solo le piramidi (misurandole, pesandole, smontandole), ed ignorando completamente il contesto sociale e culturale in cui le piramidi si manifestano.
E questa, secondo me, è spesso la più grande mancanza dei fantaarcheologi, una mancanza che spesso può essere ricondotta alla semplice assenza di una preparazione di base nel campo a cui si dedicano.