Ostraka - Forum di archeologia

Il mistero dei cani precolombiani con rotelle

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view post Posted on 16/2/2024, 20:32
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Legate a questa presentazione sono le 3 che si possono leggere in questo stesso forum e che portano i seguenti titoli:

I popoli dell'America precolombiana conoscevano la ruota?
Il misterioso Xólotl divinità canina Azteca
Il mito azteco del cane psicopompo Xoloitzcuintle

La prima dell’elenco riguarda la presunta non conoscenza della ruota da parte delle popolazioni precolombiane delle Americhe.
In realtà, almeno per quanto riguarda il Messico questo non è vero, come si può leggere scorrendo la presentazione elencata per prima sopra, nel post in cui si vedono le immagini di alcuni di questi vasi o fischietti a forma di cane con rotelle

#entry670003657

La seconda riguarda Xólotl, la divinità tolteca e azteca con testa di cane e corpo raffigurante uno scheletro umano.
Come la presente, la stessa seconda e la terza riguardano il perché nelle tombe precolombiane del Messico si trovino vasi che raffigurano cani, in particolare con rotelle.

La terza costituisce anche il racconto del mito che vede il cane come psicopompo, cioè accompagnatore e aiutante delle anime che devono raggiungere Mictlan, il regno dei morti. E questo spiega anche perché Xólotl sia rappresentato spesso con la testa di cane.

Gli Aztechi e le popolazioni della costa del Pacifico che li precedettero, in particolare i Nayarit e i Colima (nello stato messicano di Colima esiste un museo dedicato a questo cane), posero nel corredo funebre dei morti e in depositi votivi vasi dalla forma di cane e dotati di rotelle.
Come si vede dagli esempi illustrati nella prima presentazione elencata, invariabilmente questi vasi rappresentano il cosiddetto perro nudo, il cane senza peli, da loro chiamato Xoloitzcuintle, vale a dire il cane (cuintle) del nobile (itz) Xólotl (ci sono altre teorie relative all’origine di questa denominazione, a me quella che ho indicata sembra la più coerente con gli attributi di questo cane).

A giudicare dai resti fossili ritrovati, questa specie risale a circa 6000 anni fa ed è probabile che a quel tempo sia stato oggetto di caccia al fine di utilizzarne la carne come cibo.
Tuttavia, come accadde in Cina e in Europa, divenne il compagno degli esseri umani e chi se lo poteva permettere, in particolare i guerrieri, aveva il proprio, ma rimase il costume, nel corso di particolari cerimonie religiose, di sacrificare alcuni cani appositamente scelti e di mangiare le carni.

Il mito azteco che lo riguarda è illustrato in dettaglio nella terza presentazione elencata, ne trascrivo un breve riassunto.
Racconta il mito che allo Xoloitzcuintle compagno era affidato il compito di aiutare l’anima del defunto a superare la più ardua delle prove che avrebbero incontrato prima di raggiungere Mictlan. Come molti popoli antichi, gli Aztechi credevano che per raggiungere il mondo dei più fosse necessario attraversare il possente fiume dell’oltretomba: ogni anima che non riusciva in questo intento sarebbe stata condannata a vagare senza una meta per l’eternità.
Il compito di un particolare tipo di cane nudo era proprio quello di aiutare le anime nell’attraversamento di questo fiume.

L’anima arrivava sulla riva del fiume Chicunahaupan 4 anni dopo la morte corporea e l’unico modo per attraversarlo era trovare sull’altra riva il proprio cane che, riconoscendola, si tuffasse nell’acqua per farla salire sulla sua groppa e aiutarla a guadare il pericoloso fiume.

Lo Xoloitzcuintle era considerato anche animale magico e curativo, in particolare per alcune forme di asma e per i dolori di stomaco: in questo caso, il cane compagno veniva abbracciato al suo amico umano che dal suo contatto traeva beneficio (nelle culture sciamaniche molto spesso queste pratiche funzionano, come dico sempre “basta credere per vedere”, in questo caso basta credere perché la cura sia efficace).

Quando gli spagnoli arrivarono i Messico, per motivi pseudoreligiosi sterminarono i cani di questa specie, in quanto appunto “magici”, Solo in tempi recenti alcuni allevamenti sono riusciti a “ricreare” questa specie. Tuttavia, pur essendo questi odierni cani privi totalmente di pelo, hanno una spetto molto simile a quello di uno snello levriero, mentre dalle raffigurazioni che ci restano il vero xoloitzcuintle azteco era tracagnotto e grassottello.
Ecco l’aspetto dell’odierno xoloitzcuintle

https://it.wikipedia.org/wiki/Xoloitzcuint...zcuintle.01.jpg

A questo punto non resta che spiegare la funzione delle rotelle, che è questa: non si sa perché questi vasi ne siano muniti e a cosa esse servissero.
La prima e più semplice spiegazione che è venuta in mente agli archeologi è che siano dei giocattoli per bambini, tanto che da quelli USA vengono chiamati wheeled toys, cioè giocattoli con ruote.
Questo tuttavia contrasta con il fatto che per quanto ne so nessun esemplare è stato trovato in una tomba infantile, mentre numerosi sono gli esemplari trovati in depositi votivi e quindi sacri.
 
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view post Posted on 17/2/2024, 11:52
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Le rotelle hanno un significato se l'oggetto cui sono applicate viene mosso, direi di preferenza trainato o fatto scendere su di un piano inclinato, simulandone quindi i movimenti della realtà. Il piano su cui si muove deve essere inoltre abbastanza liscio. È pensabile che qualcosa del genere succedesse con i "cani a rotelle", magari nel corso di una cerimonia?

"Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni" *), quindi non cito la frase "Se mia nona la gavesi le riodele, la saria un tram".

*) Umberto Eco

Edited by dceg - 17/2/2024, 12:24
 
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view post Posted on 17/2/2024, 14:09
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Ti perdono la paralessi... a casa mia suona se me nona la gavesse avù na ruela la saria sta na cariola.

A un utilizzo cerimoniale ho pensato anch'io, il problema è che nessuno dei testi che ho letto ne fa cenno, credo perché non c'è documentazione in merito, né archeologica né figurativa, tantomeno traccia annalistica.

Non mi perplime (...) che siano state realizzte riproduzioni ruotate di giaguaro, ma mi dà da pensare il fatto che ne siano stati trovati esemplari in ossidiana, pietra difficilissima da lavorare: mi chiedo dunque come si sia potuto pensare di utilizzarla per produrre un giocattolo

www.mexicolore.co.uk/images-1/122_02_2.jpg

mentre questo è la replica di un giaguaro ruotato realizzata in terracotta dall'INAH, Instituto Nacional de Arqueologia e Historia di Città del Messico

www.mexicolore.co.uk/images-1/122_01_2.jpg

Qualcuno ha pensato che quelle riposte nelle tombe a pozzo di persone importanti, in questo, caso aggiungo io, sacerdoti o ancor meglio shamani, siano riproduzioni del nagual della persona, nel qual caso le ruote potrebbero rappresentare movimento, in pratica, aggiungo sempre io, la vita stessa ultraterrena del personaggio che hanno accompagnato nella dimora port mortem.
In pratica, Ushabti mesoamericani.

A questo punto sorge l'interrogativo: cos'è il nagual?
La traduzione quasi sempre proposta è "alter ego", ma necessita di ulteriore precisazione.
Secondo le credenze di tutti i popoli mesoamericani ciascun essere umano nasce accompagnato da almeno uno spirito di animale, a volte fantastico, come è per es. l'unicorno nella nostra mitologia.
Tra l'altro, il nagual di ciascuna persona è veramente noto solo allo shamano che assiste alla nascita e trae l'oroscopo del nuovo nato, attribuendo a quest'ultimo il nome sacro, che mai deve essere pronunciato.

In caso di pericolo questo animale poteva/può essere chiamato in soccorso come essere fisico, materiale e la sua forza e le sue qualità magiche, vere o presunte, potevano/possono portare aiuto concreto a chi riusciva a evocarlo.

Gli shamani potevano/possono avere più di un nagual ed erano/sono certamente in grado di evocarli e usarli sia in maniera positiva, per fare opere di bene, sia negativa, per acquistare potere e/o uccidere loro nemici.

Tutto questo è stato dedotto dai racconti mitici narrati ai conquistatori e trascritti da qualche poco conosciuto annalista, personalmente non ne ho mai letto uno, ma si dice esistano. Sta di fatto che si tratta di credenze tutt'ora vive tra i Maya guatemaltechi e tra le popolazioni degli altipiani del Messico centrale.
Ne parla diffusamente Carlos Castaneda nel suo "L'Isola del Tonal", riferendo di aver appreso le pratiche da un vero shamano ed essere stato da lui educato all'uso del suo nagual personale.
 
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