| Allora risponderò alle tue considerazioni partendo dall'ultima. Premetto che facendo l'archeologo ormai da un bel po' di anni, sono abituato a discutere in base a dati oggettivi frutto non solo dei miei studi ma anche di ciò che ho appreso nel tempo stando a contatto con persone ben più preparate ed esperte di me. Sarebbe meraviglioso se anche le nuove leve avessero l'umiltà di ascoltare "gli insegnamenti degli anziani", farne tesoro e poi elaborare tesi proprie più o meno rivoluzionarie:) In effetti, quando ti riporto un dato, non si tratta mai di un mio dato (scusa il gioco di parole), ma di ciò che è stato scritto e studiato, per anni ed anni, da persone ritenute i luminari del campo. Poi è naturale trarne conseguenze personali ed elaborare teorie in merito.
Perseo: P.s.
Sono un po' incerto, infine, sul tuo paragone fra i poemi omerici e l'Eneide: non per altro, ma l'Iliade e l'Odissea sono opere che, con i loro valori, hanno ispirato i vari stadi della società greca; l'Eneide, per contro, non ha ispirato i valori della società augustea, ma (al contrario!) è stata ispirata da essi (Augusto, infatti, chiese a Virgilio di stendere quel particolare poema, per rinforzare il sistema di valori e credenze da lui propugnato). Quindi, condivido il legame fra il singolo poema e la società a cui esso era legato, ma attenzione, perché i rapporti di dipendenza non erano gli stessi...
1) "Equivalenza" poemi omerici-Eneide è postulata, anzi affermata con fermezza, da V. di Benedetto nei suoi lavori su Omero. Per chi non lo sapesse, il Prof. di Benedetto è uno dei più importanti studiosi di Letteratura Greca in Italia. Vogliamo rigettare la sua tesi? Perfetto, certamente si può, ma in base a quale studio, a quale riflessione per lo meno ponderata? L'Eneide è generalmente considerato un poema di regime...vero, ma anche falso; Crescenzo Formicola ha dimostrato come Virgilio avesse anche un intento critico verso Augusto, la sua Gens ed il nuovo status quo creato con il Principato. Quindi attenzione: in archeologia è facile cadere in generalizzazioni ritenute valide ma, in realtà, poco attendibili.
Perseo: Semmai, posso non concordare necessariamente con quanto gli archeologi hanno concluso, riguardo la distribuzione delle ceramiche riportanti queste iconografie. Per come la vedo io, il fatto che una singola iconografia si diffonda (insieme ad altre, di vario tipo) tramite la ceramica, non implica affatto che chi acquistava quelle ceramiche lo facesse perché aderiva al tipo di valore di cui esse si facevano portatrici. Spesso molti archeologi lo danno quasi per scontato, ma, secondo me, non doveva essere sempre così automatico - o almeno, non in tutti i contesti (un conto può essere la velata propaganda individuata nell'arte augustea da Zanker, tutt'altro potrebbe essere il motivo della fortuna di una particolare iconografia nella Grecia d'età classica)... Ma anche questa non è che la mia personale opinione
2)Invece chiaramente si. Se in una tomba femminile di Spina (ad es.) trovi un vaso attico con scena di gineceo vuol dire che la donna sepolta (guarda caso una donna!) aderiva a quel tipo di valore sociale (denotato da forma ed iconografia del vaso). Anzi, quel valore sociale era affermato come comune ed imprescindibile. In archeologia questo fenomeno lo potremmo chiamare ASSOCIAZIONE. Nel senso che determinate forme vascolari e tipologie funerarie si associano in determinati periodi di tempo a determinati popoli (esempio greco “sicuramente banale”: tombe principesche di Cuma- esempio anellenico: tombe principesche di Pontecagnano). Non è un caso se si rinvengono scene di gineceo (come di simposio, agoni atletici, rappresentazioni teatrali) in luoghi greci o fortemente influenzati dalla cultura greca (vedi Etruria, ma anche Campania interna, Apulia, Francia del sud...ecc). Come non si tratta di un caso se, dal VII a. C., inizia a girare in tutto il Mediterraneo una quantità spropositata di ceramica (ma anche di bronzi e manovalanza specialistica ad es.) in zone anche non greche (a tal proposito il cratere di Vix, anche se più tardo, dovrebbe farti venire in mente qualcosa). Negare l'assimilazione culturale dei popoli anallenici ai modelli greci vuol dire azzerare almeno un secolo di studi! Suvvia! se vogliamo discutere seriamente non possiamo dimenticare "le basi", altrimenti anche Giacobbo e Voyager divengono fededegni.
Perseo: Non li ho menzionati perché non sto a discutere su un tipo di dato che mi pare abbastanza oggettivo. Se l'iconografia mostra giovani ragazze che giocano in ambienti chiusi, o donne che si fanno belle nei ginecei domestici, in che modo potrei confutare le realtà che raffigurano?!
3) Infatti qui non si tratta di confutare o meno qualcosa ma di accettare alcuni dati incontrovertibili! Se porto qualche esempio iconografico su ragazzine che giocano è solo per farti notare che per la donna greca non esisteva solo la casa ed il marito! Al contrario donne che si fanno belle nei ginecei domestici (uso le tue parole) sono indice di una condizione subalterna della figura femminile nella società greca (magno greca e perfino italica del IV sec. a. C.). Insomma, sto solo dicendoti che dalle raffigurazioni vascolari si possono trarre un bel po' di indizi per le tue, e non solo tue, riflessioni. Poi libero di ignorarle o sminuirle perché non ti convincono. Solo volevo farti notare (scusa se mi permetto) che per affrontare con serietà una riflessione su una tematica così importante bisogna porre attenzione a vari aspetti (così si fa da sempre!).
Perseo: Ma certo: e, se rileggi bene tutta la discussione, comunque, noterai che lo scopo del mio intervento non era quello di scardinare questa idea, ma solo di ridimensionare la concezione della donna (che fu sempre, in generale, di inferiorità), distinguendo fra poleis di cultura dorica e poleis di cultura ionica (un'intuizione di cui, anche qui, non mi attribuisco il merito, in quanto era riportata in alcuni degli studi indicati da Usèkar.
4) E se tu rileggessi bene il mio secondo post noteresti che mi pongo in maniera equidistante sulla questione. I dati in nostro possesso tendono a sottolineare un ruolo marginale della donna nella Grecia classica; nonostante ciò porto alcuni esempi in cui la donna non è per nulla fuori dal concetto di polis. Quindi, mi sorge spontaneo chiedere se figure come Atena o Nausicaa si colleghino anche ad una realtà storica...Se fossero solo mero sostrato miceneo perché sarebbero ancora importanti nella Grecia classica? Che significato si può dare ad una persistenza così tenace degli ideali e degli scritti omerici anche a distanza di secoli? La risposta più ovvia è che certi valori sono ritenuti ancora validi e vincolanti (SOPRATTUTTO ATTUALI) per la civiltà e la società greca del V a. C.!
Perseo: Mmm. Comprendo, ma non condivido del tutto alcune tue affermazioni. Come altri utenti ben sanno, personalmente, sono un po' più diffidente, talvolta, dall'affidarmi completamente al mito, come a una fonte di risposte a quesiti di carattere sociologico e culturale. Il discorso è lungo (e necessiterebbe di molti distinguo...).
Per esempio, sappiamo che Atena era conosciuta anche come Πρόμαχος ('che combatte in prima linea'), mentre Artemide era detta Ἑκάτη ('saettatrice', in riferimento alla sua abilità con l'arco). Ma nell'antica Grecia, al di fuori di personaggi mitici e immaginari, non dovrebbero essere noti casi di donne-guerriere o donne-cacciatrici (entrambe occupazioni esclusivamente maschili). Esempio banale, questo, per rimarcare il fatto che il mito non può essere sempre addotto per giustificare una realtà storica e sociale (perché, in questi casi, non hai alcun tipo di corrispondenza fra la condizione della donna e il ruolo della dea). Questo non significa, ovviamente, che nessuna dea potesse essere ritenuta rappresentativa della condizione della donna (penso, in particolare, a Era, che incarna la tipica sposa greca, sottomessa al marito e, spesso, umiliata dai suoi amori adulterini). Dal canto loro, i casi di Penelope e Nausicaa, forse, sono più pertinenti alla sfera dell'epica (che, sì, potrebbe contenere tracce di antiche realtà sociali, più o meno sopravvissute nell'età classica). Questa, va da sé, è una mia personalissima opinione (liberi tutti di non concordare).
5)Mai scritto di affidarmi solo al mito ma: di usarlo come valida base di partenza. Ed anche questa non è una mia invenzione ma di un certo Boardman. In un tuo post, non ricordo in quale discussione, dicevi di aver sfogliato Archeologia della Nostalgia . Ecco, io ti invito a leggerlo anche. Troverai nelle parole dell'esimio studioso il perchè mitologia e mito siano così importanti e, per certi versi, fondamentali per la comprensione della società greca. Con questo non voglio affermare di accettare supinamente i miti greci! Sarebbe sciocco. Solo ti chiedo di non sottovalutarli. Mito e ceramica sono creazioni umane (e raccontano cose umane). Non so se riesco a rendere l’idea. Detto ciò mi fermo. Aspetto una tua risposta, ma stavolta documentata su basi e non teorie personali (vengono dopo!) Le tue opinioni personali mi interessano molto(ed alcune sono buone davvero), si vede che hai ben studiato e che non sei…dalle mie parti si dice uno scafesso! Ma non bastano per poter discutere in modo proficuo e sensato. Capisci bene quel che dico. Non sto sminuendoti, non mi permetterei mai…solo sono convinto che ogni ipotesi e riflessione seria debba partire da alcuni presupposti noti. Spero vivamente di non esserti sembrato inopportuno con questa chiosa finale. Comunque sono a tua disposizione per qualunque chiarimento in merito. Buonanotte
Edited by Greco 78 - 4/2/2012, 04:05
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