CITAZIONE (IunoMoneta @ 28/3/2011, 11:10)
. . . E ho anche un'altra paura: ipotizziamo che un membro di società commerciale esegua in piena libertà e con la massima etica una valutazione preliminare in cui indica un possibile rischio archeologico, che vengano eseguiti scavi (magari affidati alla sua stessa ditta) che si rivelano in seguito inutili per l'assenza di deposito stratigrafico significativo, a questo punto temo che ci sarà sempre qualcuno pronto a vedere della malafede e a intentare cause legali con richieste di risarcimento danni. E' vero che esiste il "filtro" della responsabilità della Soprintendenza, ma questa si basa su una valutazione esterna compiuta da chi potrebbe avere un conflitto di interessi.
Sì certo.
Però la mia esperienza mi dice che il caso più brutto e socialmente più dannoso non è tanto legato ad una valutazione zelante o persino eccessiva, né alla imbarazzante situazione di chi eccede in buona fede ponendosi in una potenziale situazione di responsabilità professionale, quanto al caso di una valutazione preventiva
maliziosamente sottostimata: non si dichiara abbastanza chiaramente quale sia la vera potenzialità, la Soprintendenza (o perché mangia la foglia o per partito preso) chiede comunque una qualche forma di controllo in corso d'opera, il Committente è contento dell'Archeologo che dice esserci
poco poco poco forse quasi niente e lo nomina anche per i controlli in corso d'opera, poi -chissà come chissà com'è- viene fuori di tutto e di più.
L'Archeologo che fa i controlli (dopo aver sottostimato la Preventiva) ci straguadagna a botte di reincarichi (mentre in un mondo ideale meriterebbe probabilmente di essere sospeso dagli elenchi), l'impresa appaltatrice è contenta perché ha titolo per rivedere i prezzi e per fornire somministrazioni impreviste in economia, i tempi slittano, le penali si annullano per causa di forza maggiore,
la Collettività paga il conto.
CITAZIONE (dizzzi @ 28/3/2011, 15:42)
. . . sebbene la legge non sia esplicita in tal senso- potrebbe, da parte della Soprintendenza o anche del committente, attivarsi la prassi che il soggetto privato che ha eseguito la ViArch non sia poi designata per l'esecuzione delle attività sul terreno (proprio per evitare situazioni strane e rischi di contenziosi)? Secondo voi sarebbe fantascientifico uno scenario in cui si applichi (tra archeologi, intendo) una sorta di 'autoregolamentazione' in tal senso? . . .
Secondo me sarebbe già qualcosa se di questo problema si parlasse.
Anche nelle Soprintendenze intendo dire.
Sarebbe insomma già qualcosa se si mettesse da parte il buonismo e si prendesse coscienza che certi rischi ci sono, anche senza farne regole e controregole né una "caccia alle streghe"; però aprire gli occhi sì.
E magari stimolare una buona rotazione in certi incarichi, cominciando col dissuadere moralmente chi ha altri ruoli nel mondo dell'Archeologia e magari stimolando l'accesso dei più giovani (se non altro perché probabilmente non ancora del tutto "intrallazzati" e per loro natura solitamente più idealisti).
Edited by supergiovane - 28/3/2011, 19:48