Ostraka - Forum di archeologia

Rappresentazione architettonica nella pittura da Cimabue ai Lorenzetti

« Older   Newer »
  Share  
*Gibo*
view post Posted on 12/10/2010, 08:55




Con AI la possibilità di discutere di arte era contemplata nel forum di Storia.
Nonostante il taglio più archeologico di questo forum spero non sia un problema affiancare ai vari periodi storici anche gli aspetti della storia dell'arte.

Fatta questa premessa, come da titolo, mi piacerebbe discutere con voi i processi che portano, verso la fine del duecento, al superamento della tradizione bizantina e alla rappresentazione di elementi architettonici come scenografia della scena raffigurata.
 
Top
IunoMoneta
view post Posted on 12/10/2010, 20:20




Direi che il tema proposto può essere inquadrato anche fra gli interessi archeologici. Ci permette in altro modo di affrontare i cambiamenti culturali che interessano il periodo medievale. Inoltre, possiamo anche osservare nella pittura del Duecento notevoli esempi di riproduzione di particolari architettonici utili per gli archeologi nella ricostruzione delle tecniche e delle tipologie edilizie.
Detto questo, però, faccio fatica a dare un grande contributo alla discussione.... :P
 
Top
*Gibo*
view post Posted on 12/10/2010, 21:40




La mia infatti non voleva essere una critica, mettevo le mani avanti e lanciavo un velato suggerimento ;) .

Comunque come dici anche tu il mio interesse principale è proprio la riproduzione in sè. Però non essendo uno specialista (diciamo le cose come stanno ignorando totalmente l'aspetto storico-artistico) mi incuriosiva il procedimento che portava alla realizzazione di queste rappresentazioni
 
Top
IunoMoneta
view post Posted on 13/10/2010, 13:25




Direi che si tratta di un cambiamento prima di tutto psicologico: gli artisti vivono in un mondo in cui c'è nuovo modo di sentire l'appartenenza alla città. Non dimentichiamoci che il Duecento è un periodo di grande fioritura dei centri urbani e di forte coscienza delle differenze non solo fra città e campagna ma anche fra diverse città. Per cui l'orgoglio di appartenere ad un centro rispetto ad un altro probabilmente porta ad individuare anche le particolarità urbanistiche ed architettoniche e a porle come elemento essenziale anche della rappresentazione artistica.
 
Top
view post Posted on 13/10/2010, 16:05
Avatar

Member

Group:
àrchon
Posts:
277
Location:
Al confine tra Toscana e Umbria

Status:


CITAZIONE (IunoMoneta @ 13/10/2010, 14:25)
Direi che si tratta di un cambiamento prima di tutto psicologico: gli artisti vivono in un mondo in cui c'è nuovo modo di sentire l'appartenenza alla città.

Aggiungerei anche uno sdoganamento delle percezioni liturgiche e spirituali che avevano "imperato" durante tutta l'epoca tardo antica e alto medievale. Le raffigurazioni del periodo bizantino sono prive di materialità, i corpi sembrano eterei e senza peso e sono collocati su uno sfondo neutro, senza caratterizzazione, come se non fosse importante, in contrasto con le pitture e i rilievi romani, che invece avevano sempre un contesto paesaggistico o architettonico, a significare l'appartenenza ad un mondo ben preciso e concreto.
Il fatto che gli uomini a partire del 1200 riprendono coscienza del loro destino politico e sociale, gettando le basi per la nascita dei comuni e delle corporazioni ecc, ricollocano la vita umana sulla terra e quindi nell'autorappresentazione la città e l'architettura diventa di nuovo importante.
Anche quando l'argomento raffigurato è di carattere religioso, il paesaggio è ormai sempre caratterizzato e ricco di elementi architettonici.
^_^
 
Top
pollo mannaro
view post Posted on 13/10/2010, 18:17




CITAZIONE (*Gibo* @ 12/10/2010, 09:55)
.....mi piacerebbe discutere con voi i processi che portano, verso la fine del duecento, al superamento della tradizione bizantina e alla rappresentazione di elementi architettonici come scenografia della scena raffigurata.

Non sono certo di aver capito la domanda, però gli elementi architettonici sono funzionali all'espressione compiuta della prospettiva, precedentemente ignorata. Senza un contesto architettonico (e/o paesaggistico) di dettaglio, l'effetto prospettico si perde (o si apprezza con più difficoltà). Il periodo cui ti riferisci, proprio perché vede l'uomo che riprende una posizione di preminenza nel mondo, necessita di una contestualizzazione "terrena", dunque prospettiva ed elementi architettonici. (La prospettiva non venne comunque 'inventata' allora, ma semplicemente 'riscoperta', come dimostrano le pitture parietali del paleolitico superiore).
 
Top
*Gibo*
view post Posted on 13/10/2010, 21:30




CITAZIONE (pollo mannaro @ 13/10/2010, 19:17)
gli elementi architettonici sono funzionali all'espressione compiuta della prospettiva, precedentemente ignorata.

Questo è in parte vero ma non del tutto. Si hanno esempi duecenteschi ancora pienamenti bizantini in cui si rappresentano elementi del paesaggio, anche nello stesso Cimabue che rimane estremamente rigido alle innovazione gotiche. Non si può assolutamente parlare di volontà prospettica per essi.
Duccio che, eccetuato Giotto, è il primo grande artista a rappresentare l'architettura non riesce mai a dare una vera e propria profondità e viste alcune realizazzioni di percezioni spaziali confuse che ricordano Escher la mia impressione è che anche il suo interesse per una prospettiva almeno intuitiva fosse molto scarso.

Giotto è un discorso a parte, ma anche le sue opere non presentano alcun tipo di prospettiva, al limite un certo senso della profondità.
Forse quello che ci si avvicina di più degli artisti citati è proprio il più tardo: Ambrogio Lorenzetti. La sua Annunciazione del 1344 è la prima opera in cui si ha un punto di fuga unico per le linee pavimentali.

Piccolo OT: mi incuriosisce cosa intendi per prospettiva nella pittura paleolitica.

CITAZIONE (Cerebia @ 13/10/2010, 17:05)
Anche quando l'argomento raffigurato è di carattere religioso, il paesaggio è ormai sempre caratterizzato e ricco di elementi architettonici.

Riguardo a questo ho letto che (in particolare con Giotto) l'arte perde la sua necessità liturgico-didattica, ovvero il ruolo di spiegazione delle "storie" sacre, diventando più libera.

Sempre riguardo a Giotto è però anche interessante l'accenno ripreso anche da Dario Fo (almeno nel suo ultimo spettacolo teatrale, non sono ancora riuscito a leggere i suoi libri sull'argomento) al fatto che le sue architetture non sono altro che scenografie, paragonabili a quelle delle rappresentazioni teatrali di carattere sacro messe in scena nel medioevo.

Al contrario la così detta scuola senese si dimostra più interessata alla rappresentazione "realistica" del dettaglio.
 
Top
view post Posted on 14/10/2010, 10:17
Avatar

Member

Group:
àrchon
Posts:
277
Location:
Al confine tra Toscana e Umbria

Status:


CITAZIONE (*Gibo* @ 13/10/2010, 22:30)
Sempre riguardo a Giotto è però anche interessante l'accenno ripreso anche da Dario Fo (almeno nel suo ultimo spettacolo teatrale, non sono ancora riuscito a leggere i suoi libri sull'argomento) al fatto che le sue architetture non sono altro che scenografie, paragonabili a quelle delle rappresentazioni teatrali di carattere sacro messe in scena nel medioevo.

Al contrario la così detta scuola senese si dimostra più interessata alla rappresentazione "realistica" del dettaglio.

Esattamente quello che intendevo dire io... nell'arte bizantina l'assenza di "scenografia" colloca l'uomo in un non-luogo, lontano dal contingente e rivolto verso la spiritualità. Se penso ad un'immagine dell'epoca, mi vengono in mente i mosaici con gli sfondi dorati... come se la raffigurazione si svolgesse lontano dalla terra.
L'introduzione, anzi la reintroduzione, del paesaggio o di elementi architettonici invece dice dove accade la scena, ponendola nel mondo terreno dove compaiono città, chiese, castelli e paesaggi antropizzati.
In Giotto, però, direi che la componente didattico-religiosa è ancora forte, perché se vedi i suoi dipinti, i personaggi (angeli, Madonne, Santi ecc) sono sempre molto grandi rispetto allo sfondo. Questo potrebbe essere dovuto, come dici tu, ad una non ben acquisita spazialità e prospettiva, ma forse anche al fatto che ancora la parte più importante dell'opera è ancora il racconto religioso, che però è narrato in un borgo medievale abbastanza realistico. Ne "La cacciata dei Diavoli da Arezzo" la città è raffigurata nella sua interezza, però la cosa che colpisce di più, perché di dimensioni sproporzionate rispetto al paesaggio, è San Francesco che è grande quanto il Duomo.
www.christusrex.org/www1/francis/SSF-arezzo-m.jpg
 
Top
*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 10:42




CITAZIONE (Cerebia @ 14/10/2010, 11:17)
In Giotto, però, direi che la componente didattico-religiosa è ancora forte, perché se vedi i suoi dipinti, i personaggi (angeli, Madonne, Santi ecc) sono sempre molto grandi rispetto allo sfondo.

Sono daccordissimo con tutto quello che dici.
Rispetto al punto quotato io non ne farei tanto un discorso di prospettiva e percezione spaziale che ovviamente non c'erano (o non ci volevano essere) ancora, quanto appunto un discorso di priorità. Mi accorgo rileggendo che mi sono espresso male prima e non è che la componente didattica scompare quanto che a questa si affiancano anche nuovi interessi, come hai già detto anche te, frutto pure di nuove riflessioni artistiche, penso a Nicola Pisano e alla riscoperta proprio dell'arte romana a cui facevi riferimento. In questo modo la pittura si avvia a superare il livello di pura tecnè.
Inoltre, se possibile, il ruolo didattico ne esce anche rinforzato dalla nuova collocazione cittadina, proprio stamani leggevo un vecchio articolo di Carlo Bertelli sulla Maestà del Duomo di Siena di Duccio; molto suggestivo è il suo accenno a una delle scene raffiguranti la tentazione di Cristo nel tempio dove, dalla porta aperta, si intravede l'interno che ricorda proprio quello del duomo di Siena
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...insegna_042.jpg
L'effetto che ne doveva seguire doveva essere molto più significativo.
 
Top
view post Posted on 14/10/2010, 10:50
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


QUOTE (Cerebia @ 14/10/2010, 11:17)
la parte più importante dell'opera è ancora il racconto religioso

Quersto mi pre essere un'osservazione, ed un concetto, fondamentale. A mio avviso si passa col tempo dal racconto alla rappresentazione per giungere poi all'impressione ed all'espressione finendo con la dissoluzione di tutto quanto, tanto per fare un nome, Fontana. Questo è il percorso dell'arte occidentale, che l'arte bizantina non ha fatto.
 
Top
view post Posted on 14/10/2010, 13:51
Avatar

Member

Group:
àrchon
Posts:
277
Location:
Al confine tra Toscana e Umbria

Status:


CITAZIONE (dceg @ 14/10/2010, 11:50)
Questo è il percorso dell'arte occidentale, che l'arte bizantina non ha fatto.

Effettivamente il mondo bizantino e in seguito ortodosso non ha mai sviluppato l'arte come noi la concepiamo, che io sappia. Ad esempio, le icone ortodosse sembrano una diretta filiazione dei mosaici bizantini, in cui l'innovazione è stata solo quella di cambiare il materiale, però dal punto di vista formale non è cambiato poi molto.
Probabilmente anche a causa dell'Iconoclastia della II metà del 700 d.C.. Leggevo su Wikipedia, che dopo questo periodo ci fu una netta distinzione tra il racconto biblico narrato negli affreschi occidentali e le icone che invece venivano considerate una manifestazione pittorica di una riflessione puramente teologica. Quindi, probabilmente l'arte bizantina/ortodossa non ha avuto la necessità di narrare in modo figurato una storia, ma solamente di contemplarla ed immaginarla.
^_^
 
Top
view post Posted on 14/10/2010, 14:37
Avatar

Senior Member

Group:
oikistés
Posts:
19,439
Location:
Germania

Status:


QUOTE (Cerebia @ 14/10/2010, 14:51)
le icone ortodosse sembrano una diretta filiazione dei mosaici bizantini, in cui l'innovazione è stata solo quella di cambiare il materiale

Ho visto di recente a Berlino icone bizantine su tavola fatte di mosaico con tessere di uno o due millimetri di lato.

Spesso le icone venivano ricoperte di decorazioni di lamina di argento che lasciavano fuori solo i visi e le mani. In questo è chiara la funzione dell'immagine come oggetto di venerazione, non di racconto. La pittura bizantina, e quella ortodossanon è molto diversa, è statica, non rappresenta il movimento, che al massimo in qualche rappresentazione (S. Giorgio e il drago) è congelato in forma simbolica.
 
Top
pollo mannaro
view post Posted on 14/10/2010, 16:17




CITAZIONE (*Gibo* @ 13/10/2010, 22:30)
CITAZIONE (pollo mannaro @ 13/10/2010, 19:17)
gli elementi architettonici sono funzionali all'espressione compiuta della prospettiva, precedentemente ignorata.

Questo è in parte vero ma non del tutto. Si hanno esempi duecenteschi ancora pienamenti bizantini in cui si rappresentano elementi del paesaggio,

Certo, perché fu un processo lento e disuniforme. Esistono rappresentazioni di elementi architettonici anche nell'alto medioevo, ma nel momento in cui ci fu la necessità di porre l'uomo sulla terra, essa venne definita attraverso la geometria della prospettiva, e quindi attraverso l'architettura.

CITAZIONE
Piccolo OT: mi incuriosisce cosa intendi per prospettiva nella pittura paleolitica.

Le pitture parietali aurignaziane mostrano lo sviluppo della prospettiva (ad esempio grotta Chauvet, il gruppo dei cavalli e/o dei rinoceronti). La datazione delle pitture di questa grotta diede il colpo finale alla teoria di Leroi-Gourhan

www.culture.gouv.fr/fr/arcnat/chauvet/fr/

Buona visita
:)
 
Top
*Gibo*
view post Posted on 14/10/2010, 18:21




CITAZIONE (pollo mannaro @ 14/10/2010, 17:17)
nel momento in cui ci fu la necessità di porre l'uomo sulla terra, essa venne definita attraverso la geometria della prospettiva, e quindi attraverso l'architettura.

Il punto su cui non concordavo era la causalità che introduci e in particolare il nesso prospettiva-architettura. Non mi pare che la volontà prima fosse dare una profondità alla rappresentazione quanto dargli uno scenario (per vari motivi socio-culturali di cui abbiamo parlato). Solo in seguito questo scenario viene reso realistico e quindi con accenni di prospettiva. Questo me lo fa pensare il fatto che nell'arte occidentale ancora chiaramente bizantina erano già usati elementi architettonici e nella stessa arte gotica d'oltralpe la prospettiva non era assolutamente ricercata o comunque non ottenuta. Torno anche a fare il nome di Duccio, contemporaneo di Giotto e più preciso di lui nel rappresentare l'architettura ma incapace di rendere la profondità.
Poi è chiaro che questa è una mia idea, probabilmente condizionata dalla conoscenza limitata delle opere e della pittura dell'epoca.

CITAZIONE (pollo mannaro @ 14/10/2010, 17:17)
Buona visita
:)

Grazie :)
Ora guardo poi ti dico :)
 
Top
pollo mannaro
view post Posted on 15/10/2010, 12:41




CITAZIONE (*Gibo* @ 14/10/2010, 19:21)
.......
Poi è chiaro che questa è una mia idea, probabilmente condizionata dalla conoscenza limitata delle opere e della pittura dell'epoca.

Forse non sono capace (togli il 'forse') di esprimermi decentemente (o forse davvero non ho capito l'argomento, c'è l'imbarazzo della scelta), però ho come l'impressione che stiamo dicendo la stessa cosa... :blink:
 
Top
22 replies since 12/10/2010, 08:55   1274 views
  Share