Ostraka - Forum di archeologia

Come veniva lavorata la giadeite?

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view post Posted on 22/10/2010, 17:20
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Alcuni degli interrogativi più interessanti, ai quali è difficile dare una risposta, riguardano le tecniche con cui venivano realizzati gli oggetti in giadeite.

Partiamo da alcune considerazioni di fondo.

Per quanto ne sappiamo, gli artigiani del Mesoamerica non conoscevano il tornio a ruota nè la tecnologia dei metalli, a prescindere dal non trascurabile dettaglio che la giadeite non viene scalfita nemmeno dall'acciaio più temprato.

Di conseguenza, gli strumenti che avevano a disposizione per lavorare la giada dovevano/potevano essere:
- martelli di quarzite e giadeite, per sgrezzare il materiale
- corde seganti, di fibre vegetali o stringhe di pelle, cosparse di grasso cui veniva fatta aderire polvere abrasiva, per tagliare il materiale sgrezzato
- seghe realizzate fissando schegge di selce e/o ossidiana su lunghi 'coltelli' di legno, per l'uso di cui sopra
- scalpelli e bulini in quarzo, ossidiana o selce, per incidere e 'disegnare'
- trapani a pressione e/o ad archetto, per fare i fori
- punte in selce o ossidiana, da immanicare sull'asta del trapano
- canne ricche di silice e ossa cave di animali, soprattutto uccelli, da immanicare sull'asta del trapano per creare protuberanze
- stecche di legni ricchi di silice e raschiatoi in selce o ossidiana, per creare piccoli solchi
- pellami di vario tipo cosparsi di polveri abrasive, per lucidare
- pietre di quarzo e agata, per dare il lustro finale.

Provo a descrivere i primi tre passi del processo di estrazione/lavorazione.

Quasi sicuramente come materia prima venivano utilizzati blocchi di giadeite estratti da cave a cielo aperto, situate nella zona del rio Motagua in Guatemala, oppure ciottoli di giadeite, anche di grandi dimensioni, raccolti nel letto del rio stesso.
I ciottoli fluviali sono in genere abbastanza lisci ed hanno una forma più o meno regolare, molto spesso subsferica o simile a quella di un grosso scalpello manuale (celt).
Per quanto riguarda, invece, i blocchi estratti dalle cave, dobbiamo presumere che il primo passo fosse quello di sgrezzarli e renderne la forma più 'regolare' mediante percussione tra loro o con l'uso di martelli la cui testa era realizzata con quarzite o giadeite.
Il materiale con cui era realizzata la testa dei martelli doveva necessariamente essere molto compatto e di buona qualità per poter resistere a forti e ripetuti colpi (tutte le fonti a me note sono concordi nell'affermare che i martelli in acciaio rimbalzano dopo aver percosso le rocce di giadeite, senz'altro risultato che l'emissione di un suono giudicato 'musicale').

Per quanto riguarda Olmechi e Nicoyani, i blocchi così ridotti venivano ulteriormente lavorati fino a che non acquistavano la forma di uno scalpello a mano, quella forma che in inglese è detta 'celt' e che in italiano è chiamata impropriamente ascia.
Il contorno facciale di questi oggetti richiama quello di un petalo di fiore, per cui spesso vengono chiamate asce petaloidi.
Il fatto che riducessero inizialmente il materiale grezzo a un'ascia si pensa dovuto a credenze magico-religiose.
Non è noto in quale punto del viaggio dal Guatemala al Golfo del Messico o alla Penisola di Nicoya questa operazione avvenisse, se cioè in prossimità delle cave, oppure in un punto intermedio del viaggio o addirittura alla fine, ad opera degli stessi fruitori finali.
Dagli esempi noti di materiale semigrezzo rinvenuti in Costa Rica, sembra che questo passo venisse compiuto alla fine del viaggio, ma tali esempi sono troppo pochi per poterlo affermare con assoluta certezza.

Ottenuta la 'forma base', cioè quella di ascia petaloide, i Nicoyani procedevano a tagliarla in due metà lungo il piano verticale tallone-lama ovvero in tre parti lungo il piano sagittale.

Le tracce di lavorazione visibili sul materiale grezzo e sul retro degli oggetti finiti ci portano a scartare l'ipotesi che venissero utilizzate seghe con lame in selce, mentre ci fanno pensare che l'operazione venisse condotta mediante l'uso di seghe ad arco, la cui parte 'attiva' si pensa fosse costituita da una corda realizzata interecciando fibre vegetali o stringhe di pelle animale.
La corda doveva essere spalmata di grasso sul quale veniva fatta aderire polvere abrasiva (sabbia quarzifera o giadeite macinata).

E qui si pone il primo problema.

L'archeologia sperimentale condotta sinora negli USA è giunta a questo risultato:

'16 ore di lavoro con corde seganti furono necessarie per produrre, in una nefrite dell'Alaska, un solco lungo 4.3 cm, profondo .6 cm e largo .4 cm. Inoltre venne consumata una grande quantità di corde, perchè queste si rompevano più o meno dopo 12 strappi. Venne evidenziata, inoltre, una grande difficoltà nel far aderire grasso e polvere abrasiva alle corde'
(Marc Chenault: Jadeite, Greenstone and the Precolumbian Costa Rican Lapidary in F.W.Lange ed., Costa Rican Art and Archaeology, The Univ.of Colorado, Boulder, 1988, traduzione mia).
In questo caso, il grasso aveva la doppia funzione di 'collante' per la polvere abrasiva e di lubrificante.

Prima osservazione: la nefrite è meno dura della giadeite, anche se non di molto.
Seconda osservazione: a giudicare dagli oggetti che conosciamo, i tagli realizzati sono in genere lunghi 10-18 cm, profondi 6-10 cm e larghi 1 cm (anche se non mancano esempi di tagli di lunghezza ben maggiore, tipo per es. 33 cm per l'oggetto di Talamanca de Tibàs già citato).
Questo vuol dire dover moltiplicare almeno per 30/50 volte il numero delle ore necessarie per realizzarli, ottenendo 480/800 ore di lavoro solo per staccare un pezzo di giadeite dalla matrice.
Inoltre, il consumo di materiale d'uso, in particolare di corde, durante l'esperimento è risultato eccessivo, anche a causa della difficoltà a mantenere in sede il grasso e la polvere abrasiva.

Domanda: dato che tecnica analoga sembra sia stata utilizzata in Cina a partire dal 3000 a.C. fino al V sec.a.C. e dai Maori neozelandesi dal 1200 d.C. fino alla fine del 1800, ci sono studi di archeologia sperimentale che chiariscano questo aspetto? Oppure che riguardino altre culture e altri materiali, ma si possano applicare per 'analogia'?

In pratica
- quale materiale si può utilizzare per realizzare corde molto resistenti all'usura?
- come si può far aderire il materiale abrasivo alle corde?
- cosa si può utilizzare come lubrificante?
Ovviamente, si parla di materiale non metallico e facilmente disponibile all'epoca e nella zona.

Per quanto ne so, le antiche cronache cinesi ci parlano di un unguento la cui formula veniva tenuta segreta da ciascun artigiano: qualcuno ha maggiori notizie in merito?

Provo ad allegare qualche mio disegno esplicativo: non sono un granchè come grafico.
http://yfrog.com/0kfasidilavorazione001j
Spero che l'immagine sia disponibile e che si leggano i numeri di riferimento, qui trascrivo la legenda

1) Taglio di un blocco con corda segante
2) a) vista frontale di 'celt' finito
b) vista laterale prima del dimezzamento
3) Vista laterale post dimezzamento
a) recto
b) obverso di un ‘celt’ dimezzato
4) ‘Celt’ dimezzato lavorata come ‘dios hacha’ (o ‘axe god’ in inglese)
5) Taglio sagittale di un ‘celt’ in 3 parti
6b) Terzo centrale
7) Pendente ricavato dal terzo centrale
6a) e 6c) Terzi laterali
8) Il terzo laterale viene ‘ribaltato’ (a– visione frontale b– visione laterale)
9) Pendente ricavato da terzo laterale

Edited by Usèkar - 25/10/2010, 11:40
 
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IunoMoneta
view post Posted on 22/10/2010, 20:03




CITAZIONE (Usèkar @ 22/10/2010, 18:20)
Per quanto ne so, le antiche cronache cinesi ci parlano di un unguento la cui formula veniva tenuta segreta da ciascun artigiano: qualcuno ha maggiori notizie in merito?

Mi sa che hanno dimenticato la formula perchè attualmente usano delle frese meccaniche... :D
Le immagini non si vedono. Puoi usare ImageShack e inserire qui il link per i fora che ti fornisce il sistema di archiviazione on-line?
 
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view post Posted on 22/10/2010, 20:56
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Sarebbe pensabile (ipotesi da incompetente) che facessero gocciolare sul taglio una poltiglia di acqua e polvere abrasiva?

Al Landesmuseum di Karlsruhe ho visto la ricostruzione di uno strumento per tagliare la pietra fatto a forma di pendolo con all'estremità una pietra a forma di lama che viene spinta avanti ed indietro unitamente a polvere abrasiva. Non cerco di fare un disegno: data la mia abilità in materia ne capireste ancora meno!
 
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IunoMoneta
view post Posted on 23/10/2010, 12:35




L'uso di acqua e polvere abrasiva è più che attestato in diverse culture materiali. E per la lavorazione di materiali differenti. Alle volte basta della semplice sabbia silicea per agevolare enormemente il taglio di pietre dure.
 
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zilc
view post Posted on 23/10/2010, 12:50




Come facessero a tagliare la giadeite non lo so, ma qualcosa si può provare ad immaginare.
Se dovessi farlo io userei una fune continua, piuttosto sottile e molto ritorta. L'abrasivo andrebbe versato continuamente sul taglio. C'è sicurezza sull'impiego del grasso? Perché io non lo userei, mi sembrerebbe controproducente lubrificare un abrasivo se non a scopi di lucidatura o raffreddamento.
Farei un tronco girevole al quale avvolgere uno o due giri di corda e lo farei girare con una manovella. La fune scorrerebbe nel solco della pietra da tagliare insieme all'abrasivo (che sarebbe raccolto da una pelle al di sotto per essere riusato), poi si avvolgerebbe al tronco e tornerebbe nel solco. Servono due persone, una che gira, l'altra che versa. Il tempo speso nella costruzione della macchina sarebbe vantaggioso perché mi farebbe risparmiare, oltre a molta pelle delle mani, anche tempo e funi.
L'usura della fune è molto maggiore se scorre con movimento alternativo. Un movimento unidirezionale continuo permette alle fibre di orientarsi senza spezzarsi e consumarsi nel senso della lunghezza.
Il miglior materiale ed il più resistente da usare per fabbricare la corda sono i capelli.
Naturalmente non ho nessuna conoscenza sul procedimento usato in realtà, ma questo sarebbe sicuramente molto più veloce e meno dispendioso del sistema ad arco. Ed anche più preciso.
Ciao
zilc
 
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view post Posted on 23/10/2010, 12:59
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Anch'io ritengo l'uso di grasso controproducente, anche perché, oltre a lubrificare, e quindi diminuire la capacità abrasiva della sabbia, ammorbidisce la cordicella di pelle rendendola sicuramente meno resistente all'abrasione. Meglio l'acqua!
 
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view post Posted on 25/10/2010, 08:02
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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[QUOTE=IunoMoneta,22/10/2010, 21:03]
CITAZIONE (Usèkar @ 22/10/2010, 18:20)
Per quanto ne so, le antiche cronache cinesi ci parlano di un unguento la cui formula veniva tenuta segreta da ciascun artigiano: qualcuno ha maggiori notizie in merito?

Mi sa che hanno dimenticato la formula perchè attualmente usano delle frese meccaniche... :D




:D Non solo, almeno dal V sec.a.C. i Cinesi hanno imparato ad usare il diamante, montato su strumenti di acciaio... :D
Appunto, loro già conoscevano da tempo il tornio rotante e la tecnologia dei metalli, che permetteva di immanicare pietre molto dure e taglienti su strumenti piccoli e molto resistenti.
Mi sa che non solo avevano dimenticato le formule per il grasso magico ma addirittura erano stati visitati da qualche alieno... (siderurgia) :P

Ma in America Centrale? Almeno gli Incas hanno prodotto, a partire dal XII sec. d.C., qualche oggetto in bronzo, seppur di qualità scadente, ma gli altri Amerindi? un po' di rame, molto oro, ma che pietra ci lavori, quali strumenti puoi produrre con questi metalli?

Per i miei disegni, ho usato TinyPic Plugin, che appare in calce alla finestra di composizione del messaggio, mi ha caricato l'immagine, me l'ha anche fatta vedere, sembrava OK ma non l'ha pubblicata.
Ho utilizzato Imageshack, ho controllato, adesso l'immagine è consultabile.
Ripeto qui l'URL
http://yfrog.com/0kfasidilavorazione001j
1) Taglio di un blocco con corda segante
2) a) vista frontale di 'celt' finito
b) vista laterale prima del dimezzamento
3) Vista laterale post dimezzamento
a) recto
b) obverso di un ‘celt’ dimezzato
4) ‘Celt’ dimezzato lavorata come ‘dios hacha’ (o ‘axe god’ in inglese)
5) Taglio sagittale di un ‘celt’ in 3 parti
6b) Terzo centrale
7) Pendente ricavato dal terzo centrale
6a) e 6c) Terzi laterali
8) Il terzo laterale viene ‘ribaltato’ (a– visione frontale b– visione laterale)
9) Pendente ricavato da terzo laterale

Edited by Usèkar - 25/10/2010, 11:39
 
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view post Posted on 25/10/2010, 09:12
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Zilc,
non c'è certezza di nulla, uso del grasso, tipo di corde, trapani e altri strumenti.
Per quanto ne so, le cose stanno così.

Quando sono arrivati gli Spagnoli di Cortès, l'arte della lavorazione della giadeite era già finita da tempo.

Questo sembra contrastare con una notizia di 'prima mano' e cioè con quanto scrive Cortès stesso in una lettera nella quale, riassumendo, dice che 'Montezuma (nota: in realtà si chiamava Mohtecuzoma = Sole rannuvolato) mi diede cinque pietre del colore simile allo smeraldo, pietre che loro chiamano chalchiuits, dicendomi di consegnarle direttamente al mio Re perchè ciascuna di esse valeva più di un intero carico d'oro'.

Il termine 'chalchiuits' deriva dalla corruzione spagnola del nahuatl 'xalxihuitl' composto da xalil=gioiello + xihuitl= erba, verde (Foshag, W.F., 1957, Mineralogical Studies on Guatemalan Jade, Smithsonian Miscellaneous Collections, vol. 135, no. 5, 64 p.).
(nota: la 'x' con cui vengono trascritte le parole delle lingue mesoamericane ha un suono molto simile al nostro 'sh', la 'tl' è una 't' molto palatalizzata).

In realtà, da quello che sappiamo gli Aztechi collezionavano giadeiti lavorate in tempi molto più antichi, da Olmeca e Teotihuacani.
L'unico oggetto noto sicuramente in giadeite prodotto in epoca Azteca è una statuetta del dio Xolotl, che probabilmente è di produzione Mixteca.

I vari documentaristi dell'epoca della conquista, o meglio immediatamente successivi (Bernardino di Sahagùn p.es.), ci hanno lasciato documentazioni molto precise sulla lavorazione dell'oro e delle piume e penne di uccelli coloratissimi, sulla tessitura, sul trattamento del cacao e su altre attività artigianali, ma nulla sulla lavorazione delle pietre dure.
Abbiamo solo elenchi di tributi in fili di perle (probabilmente non di giadeite ma di turchese, che in America Centrale è di colore azzurro molto verdastro) imposti alle popolazioni assigettate.

Per quanto riguarda Olmechi, Maya e Nicoyani, gli Olmechi non esistevano più (come cultura) almeno da 1500 anni e di loro ci sono giunte solo poche brevi iscrizioni di tipo calendrico e/o dinastico, dei Maya abbiamo solo 4 codici superstiti che parlano per lo più di astronomia/astrologia mentre per le iscrizioni nei templi vale quanto detto per gli Olmechi, e la lavorazione della giada nella Gran Nicoya era cessata almeno nel IX sec. d.C. e nulla abbiamo di scritto o comunque documentato in proposito.

Da anni cerco e raccolgo tutte le pubblicazioni che riesco a rintracciare riguardanti la lavorazione della giadeite e delle pietre dure in area mesoamericana.
L'unica notizia riguardante un esperimento di archeologia sperimentale che sono riuscito a trovare è quella citata da Chenault.
Tutti i testi da me consultati insistono sull'uso di grasso, di corde realizzate intrecciando fibre vegetali o stringhe in pelle animale, sempre e solo sulla base di supposizioni, senza prove nè documentali nè sperimentali e questo mi ha fatto sorgere gli interrogativi che ho proposto (delle mie perplessità circa l'uso del trapano a pompa, su cui tanto insistono gli stessi testi, parlerò magari quando proporrò un altro quesito).

Dato che, come ho detto, ho raccolto testi e articoli di tutti i tipi, senza voler andare OT nè parlare di 'fantaarcheologia', l'unica volta in cui ho letto un accenno all'uso di capelli umani nella lavorazione delle pietre dure riguarda un articolo che formulava ipotesi sucome sia stato realizzato il più famoso e controverso dei teschi di cristallo.
Nessun archeologo Nord o Centroamericano, per quanto mi risulta, ne fa la più piccola menzione (dell'uso dei capelli, intendo ;) ).

Tutto questo per dire che si lavora 'al buio'.

Io sono nato in una zona in cui 'da sempre' si lavora il marmo, o meglio quel calcare molto compatto che comunemente è noto come 'marmo rosso di Sant'Ambrogio'.
Attualmente, per tagliare marmo e granito si utilizzano seghe circolari diamantate.
Fino a non molti anni fa, si utilizzava la tecnica di taglio con il filo continuo elicoidale lubrificato ad acqua: questa tecnica, però, è stata introdotta in tempi relativamente recenti (fine XIX/inizio XX sec.).
Prima si tagliava tutto con grandi seghe all'occorrenza anche a mano, più spesso effettivamente 'a pendolo' mosso da una ruota idraulica, oppure si producevano profonde fenditure con lunghi scalpelli, fenditure nelle quali venivano forzati cunei per staccare piccole lastre.
Però l'uso della ruota idraulica (o a vento) non ci risulta noto nell'America precolombiana, di più, sembra che conoscessero la ruota ma non la utilizzavano.

Nemmeno voglio dire che la tecnica del filo continuo non potesse essere a loro nota in tempi 'precolombiani'.
Però non ci sono documenti che ci attestino, p.es., la conoscenza della manovella da parte delle popolazioni Mesoamericane ante conquista.

Tenete presente che io non sono un archeologo.

Edited by Usèkar - 25/10/2010, 11:11
 
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view post Posted on 16/11/2010, 15:56
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Cerco di riprendere l'argomento dopo un bel po' di giorni di silenzio.

Mi sembra che la discussione non abbia fatto progressi per due motivi.
Primo, perchè l'argomento è assolutamente di nicchia, anche negli USA (e forse proprio per questo mi intestardisco a volerlo approfondire).
Secondo, perchè forse ho dato l'impressione di voler chiudere la discussione, con le mie ultime obiezioni ad alcune osservazioni.
Niente di più lungi da me, anzi.

Una precisazione necessaria.
L'ipotesi della 'segagione' per mezzo di corde (di qualunque materiale fossero fatte) nasce dalla constatazione che molti oggetti che conservano il contorno di 'ascia petaloide' presentano al verso un setto a forma di sezione sagittale di mandorla (si parla infatti di setto amigdaloide, vedi mio disegno al link sotto), lungo un po' meno del celt (le due punte della 'mandorla' distano, in genere, circa 1 cm dalle reciproche estremità dell'oggetto, come si vede appunto nel disegno all'estrema destra).
Questo setto in generale è largo al centro circa 5 mm e 'alto' altrettanto, è superficialmente molto scabro e presenta, sulle pareti verticali, chiari segni di incisioni parallele all'andatura lama-tallone del 'celt' originale.
Inoltre, molto spesso da un lato è più 'alto' che dall'altro, o meglio, la superficie piana del verso del mezzo celt da una parte è più bassa che dall'altra (disegno, sezione in basso).
http://yfrog.com/6cfasidilavorazione002j
Tutto questo sembra indicare che il celt originale veniva segato a partire da entrambi i lati (questo spiega il fatto che le due mezze superfici non giacciono sullo stesso piano) con uno strumento che produceva un solco a forma leggermente falcata (il che spiega la forma a sezione di mandorla del setto).
Quando i due solchi arrivavano ad essere sufficientemente profondi da lasciare al centro del celt uno spessore abbastanza sottile, dell'ordine al centro di circa 5 mm, le due metà venivano separate con l'uso di cunei inseriti a forza (il che spiega la superficie scabra del setto).
La stessa tecnica veniva usata per ripartire in tre un celt lungo l'asse sagittale (anche pendenti realizzati in questo modo presentano chiari segni del setto).

Ne è stato dedotto quanto ho detto in precedenza e cioè che lo strumento utilizzato per produrre i solchi era una corda e che questa corda veniva utilizzata con l'ausilio di polveri abrasive.
Sulla base di quali elementi si sia ipotizzato l'uso di grasso per far aderire la polvere alla corda, non sono riuscito ad appurarlo, nè ho trovato indicazioni su quale materiale venisse utilizzato per fabbricare le corde di cui si parla.

Per quanto riguarda il 'lubrificante', è chiaro che se l'uso dell'acqua è più vantaggioso, come mi dite, mi sembra ovvio che, siccome stiamo parlando di paesi tropicali nei quali le precipitazioni sono molto abbondanti e l'acqua non scarseggia mai, anzi c'è il problema di drenarla, l'ipotesi del suo uso come lubrificante e raffreddante sarebbe più che giustificata.
Mi resta da capire perchè non sia stata quantomeno verificata (per lo meno, a quanto mi risulta).

Per giustificare l'uso di una corda a scorrimento continuo è necessario ipotizzare la possibilità di costruire corde lunghe: con i capelli è possibile? e come? anche tenendo presente che gli amerindi avevano ed hanno capelli molto lunghi e forti, non credo che la lunghezza della chioma sia sufficiente, suppongo si debbano fare dei trefoli o dei fili attorcigliati come per la lana e il cotone.
Sappiamo che erano abilissimi nella lavorazione del cotone, ad esempio, come tutt'ora dimostrano i tessuti realizzati in casa dalle donne guatemalteche (è celebre, a questo proposito, il mercato di Chichicastenango).

Per quanto riguarda, invece, l'avvolgimento di corde su supporti girevoli, non mi sembra un'ipotesi percorribile, per i motivi che ho elencato in precedenza.
Cioè, no, non mi sento di escludere che avvolgessero la corda su di un legno, canna o bastone che fosse, ma credo sia assolutamente da escludere l'uso di una manovella o di un qualsiasi rotismo ausiliario.

Edited by Usèkar - 16/11/2010, 17:01
 
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view post Posted on 21/1/2011, 10:43
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Zilc,
attualmente io faccio il casalingo.
Quando mi parlano di casalinghe frustrate, mi vien da sghignazzare, perchè non ho mai avuto così tanto tempo libero da dedicare ai miei interessi e alle mie bagattelle come da due anni a questa parte.
Il risultato è che sono in ottima forma fisica, non ostante l'età ormai non più verde, e ho ripreso con intensità i miei studi sulla giadeite mesoamericana.

Quello che mi piacerebbe fare, è un lavoro di archeologia sperimentale per avanzare delle ipotesi, basate su un lavoro concreto, circa la metodologia con cui la giadeite veniva lavorata costaggiù prima dell'arrivo degli europei.
Come già detto, le fonti disponibili in merito sono molto scarse, per non dire inesistenti.
Tu hai accennato all'uso di capelli: puoi in qualche modo rispondere alle domande che ho posto nel mio precedente intervento?
Ho cercato sul web, non ho trovato niente, puoi darmi indicazioni (bibliografia o altro)?
 
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zilc
view post Posted on 21/1/2011, 13:15




Archeologia sperimentale, sarebbe un gran bel lavoro...

Ho pensato ai capelli umani per diverse ragioni
-l'area extraeuropea
infatti in Europa non sono, che sappia, mai stati usati. Con i capelli sono stati fatti talismani, ma non sono mai stati usati per esempio per incordature di archi o balestre e neppure per strumenti musicali. Le ragioni di questo non-uso ritengo che siano prevalentemente magiche. In Estremo Oriente invece i capelli ebbero usi pratici, nonostante la disponibilità della seta.
-le ragioni tecniche
I capelli sono una fibra molto lunga e molto resistente che permette la costruzione di corde robuste, leggere e sottili. Inoltre sono particolarmente resistenti all'usura, specialmente quelli orientali che se non ricordo male hanno una sezione ovale.
In quest'uso dopo pochi passaggi sulla pietra, la corda diventa pelosa, per quanto ritorta ed intrecciata possa essere, ma le fibre disposte in una sola direzione si usurano per il verso della lunghezza, senza spezzarsi ed offrendo la massima superficie possibile all'abrasione. Ecco perché una corda continua e perché proprio di capelli.
Una sola chioma femminile completa può essere sufficiente per una fune di questo tipo. D'altronde il materiale prezioso giustificherebbe quest'uso, qualunque fosse il senso culturale o religioso della chioma.

ciao
zilc
 
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zilc
view post Posted on 21/1/2011, 13:37




Quanto ai lubrificanti, questi non hanno senso nell'uso di un abrasivo tranne che nella lucidatura, per attenuare l'azione abrasiva.


Perché ogni ruotismo dev'essere escluso?
 
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view post Posted on 21/1/2011, 13:45
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Usékar - Usékol: lo shamano Talamanca

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Allora, vediamo un po':
- gli amerindiani sono, pare, di origine asiatica
- è molto difficile vedere un indio maschio calvo, una femmina credo pressochè impossibile
- io sono biondo e i miei capelli sottili e relativamente fragili
- quelli delle indie (gli unici che ho toccato...) mi sono sembrati più grossi e robusti e molto lisci
- circa la loro sezione, non so proprio cosa dire, al tatto è impossibile percepirla
- ho visto chiome femminili foltissime e lunghissime, è normale fra le indie avere i capelli che arrivano fin sotto le natiche
- non ho notizia di tabù religiosi o magici al riguardo, anche se non ne posso escludere l'esistenza.

Come si intreccia una corda di capelli? cosa significa una 'corda continua'? ti riferisci solo alla lunghezza oppure al fatto che sia un lungo nastro chiuso (come le corde elicoidali usate nel taglio del marmo e del granito, per intenderci)? e comunque, quanto lungo, come minimo, per essere efficace e non richiedere troppa perdita di tempo nel recupero?

Che il materiale fosse talmente 'prezioso' da giustificare anche l'eventuale superamento di tabù magico-religiosi per poterlo lavorare con perizia, mi sembra assodato (vedi la discussione che ho appena iniziato).

La tua domanda sui rotismi è arrivata mentre stavo scrivendo quanto sopra.
Non c'è un solo straccio di documentazione, figura, oggetto che ci dica che gli amerindi, tutti ma proprio tutti, conoscessero una applicazione pratica di ruota e rotismi.
Non è vero, come comunemente si trova scritto nelle pubblicazioni divulgative, che non conoscessero la ruota, solo che l'unica applicazione pratica che ne hanno fatto, per quanto ne sappiamo, è nella costruzione di quelli che a noi sembrano dei giocattoli, delle miniature in terracotta di animali con ruote tra le zampe.
Non è certo, ma probabilmente facevano scorrere grossi blocchi di pietra su rulli: è comunque non accertato, non ho mai visto raffigurazioni in merito, è argomento speculativo.
 
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zilc
view post Posted on 21/1/2011, 14:09




Grazie.
Però pensavo: sapevano accendere il fuoco con l'archetto? Quello è un ruotismo non diverso dal trapano e non diverso da quello che prevede la mia ipotesi...

I capelli dei centroamericani dovrebbero essere di tipo asiatico e si intrecciano come ogni altra fibra e anzi anche più facilmente. I capelli dei biondi sono i più sottili, i più numerosi (quasi il doppio rispetto ad un moro) e dovrebbero essere di sezione tonda. Con corda continua intendevo un cordone ad anello da farsi scorrere in una sola direzione, come una cinghia di trasmissione.
ciao
zilc

Edited by zilc - 21/1/2011, 14:17
 
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view post Posted on 21/1/2011, 14:14
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Se non erro neppure la ceramica amerinda veniva prodotta al tornio.
 
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