@ pollo mannaro
gli archeologi non liquidano al tuo modo qusti problemi. serve una breve premessa chiarificatrice: la questione della marineria sarda investe il rapporto tra i sardi e il mare e quindi il problema dell'identità sarda. è un problema delicattisimo che si affronta, evitando entrate a gamba tesa sotto forma di "brevi considerazioni". la premessa è necessaria perchè così si finisce col litigare più che discutere. Senz'altro anche tu non vuoi esser fraintenso così da passare per fautore di una certa tendenza negazionista che nega il rapporto tra il mare e i sardi; quindi meglio chiarire...
tu dici:
CITAZIONE
Un breve commento. Allo stato non esistono evidentze archeologiche di una marineria sarda nel II millennio (per la verità non c'è un relitto di nave sarda neppure nel primo
pertanto?
Nulla sappiamo delle imbarcazioni neolitiche che hanno portato l’ossidiana sarda in regioni centro - settentrionali della penisola italiana, in Corsica e nel Midì francese e, nell’eneolitico avanzato, i frammenti di vasi tripodi Abealzu che approdarono in piazza della Signoria di Firenze.
Nulla sappiamo sulle imbarcazioni che, fra l’eneolitico finale e il Bronzo Antico (fine del III / inizi del II mill. a.C.) hanno introdotto in Sardegna le idee e le sollecitazioni di cultura campaniforme, perchè poi venissero rielaborate nel segno e nel timbro isolano e ritrasmesse nel Bronzo Antico; nulla sappiamo delle imbarcazioni che resero possibile la trasmissione di quegli inputs culturali (magari sotto forma di migrazione, aggiungo) del megalitismo dei nuraghi a corridoio, in direzione del versante centro occidentale della Sicilia, come stimoli per la realizzazione dei sesi di Pantelleria e per l’attivazione del campaniforme siciliano, secondo le attendibili ipotesi di lettura proposte di recente da S.Tusa.
se applico a ritroso il tuo ragionamento tutte queste imbarcazioni non sarebbero esistite:
perchè in verità, di esse non esiste alcun relitto.
Ma in archelogia ciò che non si trova non costituisce prova del fatto che quel qualcosa non sia mai esistito.
tu sembri capovolgere questo asserto girandotelo in positivo: ciò che non si trova dimostra che quel qualcosa probabilmente non è esistito: in controluce il tuo modo di ragionare è questo.
CITAZIONE
Il gruppo del progetto NUR parla non a caso di marineria a partire dal XII sec, e il relitto di riferimento (la prova archeologica) è una nave assai tarda, per di più etrusca.
questo che significa? non avendo un vero e proprio relitto nuragico si sono rifatti alle imbarcazioni più vicine:
tra l'altro alcuni modellini villanoviani sono confrntabili con alcuni nuragici...le imbarcazioni raffigurate nei bronzetti...dovettero essere utilizzate per i collegamenti trasmarini con l’ambito Ausonio II di Lipari, forse proprio a partire dal golfo di Cagliari e/o da Oristano, e più in generale dalla Sardegna e per i collegamenti con le restanti aree del Mediterraneo, in aree villanoviane di Etruria, in Campania e Calabria, a Kaniale Tekkè di Creta, a Cartagine, e nella penisola iberica, a El Carambolo, a Huelva e a Gadir. Non è escluso che tali imbarcazioni o affatto simili siano state utilizzate per i collegamenti trasmarini con l’Ausonio I di Lipari, con Cannatello di Sicilia, e con Kommos a Creta,
nel quadro del Bronzo Recente di XIII - XII sec. a.C.. E’ in questo periodo che i contesti micenei del XIII/XII sec. a. C. arrivano all’Antigori di Sarroch, nel cuore pulsante del golfo di Cagliari, insieme con la ricca produzione della ceramica grigia dell’entroterra del Campidano, assimilabile a quella prodotta in aree meridionali della penisola italiana, a Broglio di Trebisacce (Cosenza).
dunque se nel I millennio abbiamo le raffigurazioni delle barche nelgli ultimi 3 secoli del II millennio (ed ancor prima..) abbiamo chiari indizi di marineria. la qualcosa rovescia(o dovrebbe rovesciare) la propensione negazionista del tuo intervento: insomma testimonia l'esistenza di una attività marinara sarda nel II millennio.
vorrei ricordare che i cocci nuragici ritrovati in giro per il mediterraneo non sono quasi mai da trasporto, ne sono beni di pregio commeciabili; si tratta in gran parte di scodelle, tegami iquali potevao avere un unica funzione:
essere utilizzati da una ciurma di nuragici...: questo è il caso di Cannatello, Kommos Tirinto.
CITAZIONE
Per correttezza d'informazione, dovrebbe dunque essere sottoileanto come il termine "nuragico", sebbene corretto, non si riferisca al periodo aureo delle torri, che nel XII sec era in via di
conclusione:
visto che sembri particolarmene interessato all'argomento sarebbe bello se motivassi queste tue affermazioni. da cosa ricavi la crisi del XII? a quali strutture ti riferisci?
CITAZIONE
sarebbe utile precisare la cronologia ed evitare di parlare genericamente di "nuragico", orizzonte talmente ampio da includere espressioni architettoniche, religiose culturali assai differenti
..va bene allora parliamo di
ultimo nuragico come fa il bernardini, o di
sardi come fa il Tronchetti: la situazione etnica non cambia per niente; la situazione culturale ha un evoluzione ideologica...ma questa evoluzione si ha all'interno di una realtà ancora nuragica...perchè i Sardi,gli stessi nuragici dell'ultimo periodo
si identificano ancora nel nuraghe, e ne abbiamo un esempio esemplare nell'heroon di Monte Prama. ; ancora sfruttano i nuraghi in vario modo e li restaurano per il ferro inoltrato.