Probabilmente non sarò stato bravo a spiegarmi finora, un po' per la fretta un po' per i ripensamenti nel corso della discussione, non credo che parliamo due lingue diverse perchè io capisco le tue obbiezioni e da queste deduco che non sono stato sufficientemente chiaro: cercherò con calma di rimediare.
CITAZIONE (pollo mannaro @ 2/11/2010, 11:40)
Riguardo la citazione di Tampone, non si riferisce agli architravi in generale ma ai triliti (cioè un portale), che sono un caso particolare. Nello specifico, l’osservazione sulla porta di Micene è del tutto fuori luogo, perché la sezione variabile dell’architrave (molto ispessita al centro) minimizza l’azione (eventuale) di contrappeso della parte sporgente.
Intanto rispondo a questo.
Sistema trilitico è qualunque sistema composto da due piedritti verticali e un elemento orizzontale, detto architrave, posto sopra, spero che questo sia condiviso da entrambi.
La porta di Micene lo è. Considerare quegli sbalzi funzionali a una riduzione del momento flettente in mezzeria è anche secondo me eccessivo come ho già avuto modo di dire ma non l'ho citato io come esempio, mi è sembrato doveroso dire che l'autore di un articolo che citavo lo considera un esempio, per dei motivi non spiegati dall'articolo stesso.
Provo a impostare nuovamente la discussione.
Si può dimostrare che il ricorso a prolungamenti oltre gli appoggi di un architrave riduce il momento flettente in mezzeria.
Questo, a mio avviso, in virtù di due possibili interpretazioni:
1) Schema di trave su due appoggi con una campata più due sbalzi. Questo schema secondo me è ben esemplificato da un dolmen.
2) schema di doppio incastro, questo schema secondo me si ha quando un architrave si inserisce in un paramento murario per una lunghezza non trascurabile. Se il muro non si deforma impedisce al tratto infinitesimo di architrave che si inserisce nel muro sia di ruotare sia di traslare nelle due direzioni ortogonali. questo vuol dire che la trave per me è lunga quanto la sua luce e presenta vincoli di incastro con il muro (ovvero no considero le lunghezze all'interno di esse, dico solo che la parte fuori dal muro presenta due incastri). Questo è l'incastro che intende la scienza delle costruzioni.
Oro provo a analizzare passo passo i due casi seguendo le tue correzioni.
Primo caso: Ipotizziamo di avere un sistema trilitico tipo dolmen, o di non considerare incastro il vincolo dell'architrave delle porte rappresentate nelle immagini postate. La trave su due appoggi ha due sbalzi di 1/4 (per lato, come mi pare di aver già detto chiaramente) della propria luce.
Ho fatto più sopra l'esempio di un quarto e di un quinto perchè mi sembrano compatibili con le lunghezze rappresentate nei portali etruschi.
L'analisi della sollecitazione si conduce sulla linea elastica, quindisi parla di momenti flettenti indipendentemente dalla sezione adottata (se non per il contributo che questa dà al carico considerato a causa del peso proprio).
Tampone dice che si riduce il momento flettente in mezzeria, dimostriamolo con l'esempio fatto: per via della simmetria grava su ciascun appoggio metà del carico distribuito ovvero la metà di q (carico) * (l (luce)+l/2 (somma dellelunghezze dei due sbalzi)) ==> la reazione vincolare di ogni appoggio è 3/4 ql.
Il momento valutato in mezzeria all'architrave è (considerando positivo quello dato dalla reazione vincolare e negativo quello dato dal carico) 3/4ql * l/2 (braccio della reazione vincolare) - 3/4 ql (carico agente) * 3/8 l (braccio del carico considerando esso concentrato nel baricentro dell'asta lunga metà della luce+lo sbalzo lungo un quarto della luce).
Risultato ho un momento in mezzeria di 3/32 ql².
Se avessi avuto semplicemente la stella luce ma senza sbalzi avrei un momento in mezzeria di 1/8 ql².
Di conseguenza con uno sbalzo di un quarto ho ridotto il momento in mezzeria del 25 % di quello che avrei senza sbalzi.
Se non ti piace come l'ho fatta io ho trovato anche l'esempio su un prontuario:
http://dsg.uniroma1.it/sylos/Trave%201%20c...20parte%202.pdfNon penso di essermi sbagliato.
Secondo caso: diciamo che l'architrave è incastrato. Cosa significa? che nel piano della parete gli ho vincolato tutti i possibili spostamenti (traslazioni e rotazioni).
Nella scienza delle costruzioni l'ipotesi che esista un vincolo cedevole in modo non elastico è contemplata. Il principio dei lavori virtuali si applica anche al caso di vincolo cedevole e la rottura non è istantanea al cedimento, lo sarebbe solo se la trave fosse totalmente fragile ma questo è assurdo perchè altrimenti non potresti caricarla dovendosi spezzare alla minima deformazione.
Vorrei anche dire che non dobbiamo fare confusione tra la schematizzazione teorica e la realizzazione pratica, nella realtà per quanto ben fatti non sia possono avere incastri perfetti, cerniere perfette, eccetera, il livello di "aderenza" della realtà alla teoria dipende dalla capacità tecnica e dal tipo di materiali impiegati.
Altra cosa che vorrei dire è che se proviamo a visualizzare la deformata di una architrave di questo tipo credo che sia più compatibile con il caso di incastro che con quello di appoggio.
Infine provo a risponderti sulla progettazione a freccia. Ciò che intendevo dire io non è che la progettazione a freccia non fosse applicata inconsapevolmente. Io intendevo dire che pensare che limitassero le deformazioni come facciamo oggi è assolutamente sbagliato.
Te parli di deformazioni al limite dell'incompatibile con la resistenza stessa dei materiali, quando oggi ci sono casi in cui non accettiamo deformazioni di qualche millimetro. Ci sono cose che non andrebbero neanche precisate è per me totalmente ovvio che eccessive deformazioni per quanto non portassero a una immediata rottura non siano accettate, ma questo anche perchè, a mio avviso, proprio a livello psicologico sono incompatibili con la percezione istintiva di stabilità (spero di essermi spiegato
).