CITAZIONE (*Gibo* @ 8/11/2010, 09:57)
CITAZIONE (pollo mannaro @ 6/11/2010, 12:08)
È una domanda interessante. Personalmente ritengo che non sia una scelta “ragionata” (nel senso attuale del termine, cioè dettata da considerazioni analitiche).
Scelta frutto di un ragionamento analitico-matematico ovviamente no, ma te ritieni che non sia neanche frutto di un approccio analitico-empirico (se mi passi questa definizione)?
Bisogna intendersi: ritengo che i costruttori sapessero bene ciò che facevano, nel senso che avevano la sensibilità sufficiente per sapere che esiste un intervallo di curvature al di sopra del quale si sale troppo in altezza, ed al disotto del quale non si riesce a chiudere perché crolla tutto. Così come sapevano che il diametro massimo della cupola dipende dalle dimensioni massime dei conci che adoperi.
Vedi tu se corrisponde alla tua definizione.
Per farti un esempio, qualche anno addietro, ho assistito con molto interessa alla posa di un muretto a secco da parte di un artigiano, che aveva “imparato l’arte” da un altro artigiano. Ho visto che impostava alcuni parametri (ad esempio la scarpa e la dimensione dei sassi) con molta competenza, però non era in grado di spiegare il perché. Alle mie domande, rispondeva invariabilmente: perché se non faccio così, crolla. (Poi ridacchiava perché capiva benissimo che non avrei avuto la sua manualità: un’esperienza molto interessante).
CITAZIONE
Se ho capito bene tu dici che la variazione di pendenza è frutto di un errore nella scelta iniziale della curvatura, con l'incapacità di chiudere la cupola. Da questo deriverebbe indirettamente il vantaggio di cui parla l'autrice dell'articolo?
Osserva l’estremità superiore della tholos: vedi che presenta una sorta di “punta”? Secondo me, arrivati là, ebbero timore di non riuscire a chiudere la volta (oppure non ci riuscirono per davvero!), così “salirono” verticalmente causando il flesso. Secondo me il “vantaggio” suggerito da Como è una vera e propria necessità (ma ovviamente è una mia opinione).
CITAZIONE
Altre due cose che ti volevo chiedere sono: dici che la struttura non caricata è instabile per piccoli spostamenti a cosa ti riferisci di preciso?
Considera uno dei corsi, diciamo a metà circa dell’altezza della cupola. Dal punto di vista statico è di certo in equilibrio (vedi fig 9) perché la componente dei carichi rivolta verso il centro è compensata dalle reazioni vincolari dei conci l’uno rispetto all’altro. Considera adesso il fatto, che l’equilibrio dipende dall’ipotesi che i carichi siano ripartiti uniformemente lungo il perimetro, cosa che non è (nessuna struttura è perfetta). Quindi esisterà un punto (o più d’uno) in cui il carico (verso il centro) sarà leggermente maggiore. In una sezione di una costruzione fatta di conci legati, il carico in eccesso viene ridistribuito attraverso l’azione del legante (malta o cemento) mentre nel caso di una struttura a secco è molto più probabile che il concio più sollecitato tenda a muoversi spostando quelli adiacenti, causando un collasso. Stesso ragionamento per una sollecitazione indotta da uno spostamento dell’intera struttura, dovuto ad esempio ad assestamento o cedimento del terreno. Per ovviare a questo inconveniente, si può caricare tutto il perimetro con una struttura esterna (in questo caso la terra) che “comprime i conci l’uno contro l’altro e fa le veci del legante ridistribuendo le eventuali punte di carico. Prova a pensare che il Cupolne di Roma, sebbene no costruito a secco, presenta lo spesso problema di instabilità, infatti è “tenuto” da poderose catene (ovviamente parliamo di diametri ben diversi, sia chiaro!)
CITAZIONE
Volevo anche aggiungere che tra cupola e falsa-cupola una differenza importante dovrebbe essere legata al fatto che la cupola si comporta come un sistema spingente, mentre la falsa cupola non è spingente...
Non credo di aver capito bene. Se intendi che la falsa cupola si regge con una statica basata su sole forze verticali, il lavoro di Como (ma qualunque altro, ovviamente, si tratta di fare due conti) dimostra l’esatto contrario. Come ho già detto all’inizio, non capisco bene che differenza ci sia tra i due casi, perché lo schema delle forze e delle reazioni che tiene su il Cupolone è la stessa della tholos greca (e di quella sarda).
Colgo l’occasione per darti un altro spunto. Nel caso delle cupole sarde, esse vennero spesso rifasciate dopo un certo periodo di utilizzo. I motivi del rifascio non vengono mai spiegati in termini analitici da coloro che se ne sono occupati (sebbene si citi il fatto che si trattasse, probabilmente, di un consolidamento). Credo che il motivo sia da addebitarsi, essenzialmente) al fatto che i conci adoperati nelle torri sarde fossero sbozzati con cura assai minore rispetto alle cupole greche, e che il carico di sassi adoperato per la stabilizzazione fosse meno efficace. Forse ci furono manifeste instabilità che richiesero l’aggiunta di uno strato esterno “stabilizzante”. Per prevenire ovvie (e giustificate) obiezioni, devo anche dire che in certi casi si trattò di ampliamenti e costruzioni di altre torri, ma nella casistica delle torri studiate, ci sono esempi di nuraghi monotorre che vennero rifasciati senza aggiunte di altre strutture. Personalmente credo proprio per motivi di stabilità.