Ostraka - Forum di archeologia

Costruzione delle torri sarde

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di esse
icon1  view post Posted on 10/11/2010, 21:17




Le torri sarde, realizzate a secco e comprendenti (di norma) da uno a tre ambienti interni (sovrapposti) con copertura a tholos, una scala elicoidale con accesso al ballatoio e vari altri ambienti accessori minori, possono essere alte fino a circa 22-24 metri.
Ci si è posti il problema del metodo utilizzato per il sollevamento dei conci fino a tali altezze (per le torri più basse da una dozzina ad una quindicina di metri).
E’ stato proposto:
1. una rampa diritta su sui far scorrere i conci;
2. una rampa elicoidale ricavata nelle struttura stessa della torre (Laner e il suo “Nuraghe: macchina di sé stesso”;
3. l’uso di ponteggi esterni;
Personalmente, considerando il volume richiesto per una rampa ed il volume della struttura, sono portata ad escludere la soluzione 1) (tenendo anche conto che spessi le torri sono edificate in posizione dominante, in alcuni casi luoghi in cui la realizzazione di una rampa sarebbe stata impossibile).
La soluzione di Laner è impraticabile per tutta una serie di motivi: a) non c’è spazio a sufficienza; b) non tiene conto della scala e dunque dei “vuoti” presenti nella struttura; c) il trasporto dei conci su una rampa (necessariamente assi stretta) costituita da conci posati a secco sarebbe stata impossibile.
Resta la soluzione 3), che mi pare la più ovvia ed praticabile perché la dimensione dei conci diminuisce con l’altezza. Nei semplici calcoli sviluppati nell’ironico archeoattack dedicato alle torri, ho considerato tempi compatibili con l’uso di sollevamento con oscillazione su cunei delle pietre di maggiore volume fino a circa due metri, e sollevamento degli altri conci con ponteggi.
 
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*Gibo*
view post Posted on 11/11/2010, 09:11




Ciao Di Esse, sto leggendo il tuo lavoro molto interessante e devo dire che mi sono già venute diverse domande in mente :)
Prima però volevo chiederti una cosa: saresti così gentile da riassumere qui le principali caratteristiche di una torre di questo tipo (te usi come modello il nuraghe Sa Pedra di Macomer, credo vada bene tenerlo come esempio).
In particolare diametro interno e esterno, altezza massima all'intradosso e all'estradosso, numero di filari (approssimativamente), numero e peso medio dei conci su ciascun filare (anche se non di tutti almeno di alcuni), pendenze degli aggetti, ecc...

So che sono dati desumibili dal tuo articolo ma citarli per esteso all'inizio credo renda più fruibile la discussione a tutti senza doverli recuperare ogni volta.
 
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di esse
view post Posted on 11/11/2010, 12:15




QUOTE (*Gibo* @ 11/11/2010, 09:11) 
Prima però volevo chiederti una cosa: saresti così gentile da riassumere qui le principali caratteristiche di una torre di questo tipo (te usi come modello il nuraghe Sa Pedra di Macomer, credo vada bene tenerlo come esempio).

Prima di scrivere l'Archeoattack, avevo scritto un testo "serio", con tutti i dettagli salienti: te lo riporto di seguito.
Tuttavia, tieni conto che nelle torri nuragiche, soprattutto ai livelli inferiori, non sempre (=quasi mai) è definito con chiarezza il numero di corsi, perché si adoperano massi di dimensioni assai differenti (nulla a che fare con le tholoi greche).
In ciò che segue, spiego in dettaglio le considerazioni che portano ai risultati dell'Archeoattack.
Alla fine mi era parso che il testo fisse troppo tedioso (e lo credo ancora) quindi avevo optato per un mezzo più "leggero" per comunicare il fatto che la realizzazione della maggior parte delle torri richiese tempi e risorse assai limitati. Quando poi venni a conoscenza del lavoro di Perra (quello citato da PoM) le sue conclusioni mi confortarono parecchio, perché sono congruenti con le mie ipotesi. (NB: il testo riportato di seguito e l'Archeoattack, come noterai, non sono identici, ma equivalenti; attenzione allae altezze finali!)

Ricetta per una torre nuragica media (ovvero di taglia e forma simili a quella media riscontrabile nei nuraghi censiti. (modello utilizzato: nuraghe Sa Pedra – Macomer (da Moravetti);

Intermezzo n. 1 – Ho scelto questo N. perché non è troppo arcaico, è monotorre, non ha piani superiori, non ha nicchie all’interno della camera; i conci sono di dimensioni confrontabili con la maggior parte dei nuraghi che ho visto e distribuiti in altezza secondo uno schema che si trova nella maggior parte dei nuraghi che ho visitato; è realizzato in trachite (densità 2,5 kg/dm2) quindi con un materiale che sta più o meno nella media (tra basalto, calcare, granito); ho aggiunto la scala per l’accesso al piano superiore, ma solo perché non fosse troppo semplice

Specifica dimensionale (ricavati dai rilievi di Moravetti e dai miei)

Dimensioni Nuraghe:
diametro alla base: 11 m
altezza: 13 m
diametro alla sommità: 8m

Tholos interna (centrale):
diametro alla base: 4,5 m
altezza: 6,3 m

Intermezzo n. 2 – l’altezza l’ho assegnata io aggiungendo 7m all’altezza della tholos; ritengo che fosse inferiore perché il rapporto vuoto/pieno è molto basso, però ho deciso di abbondare per valutare tempi/risorse con larghezza;

Volume apparente del N.: 929 mc
Volume reale del N.: 842 mc (ottenuto sottraendo i volumi della scala (35 mc) della tholos (37 mc) del vano ingresso/strombatura (15 mc)

Intermezzo n. 3 – Tanto per prevenire le eventuali critiche, meglio specificare quanto segue: a) le dimensioni non corrispondono al centimetro al nuraghe Sa Pedra (ovviamente); b) a me interessa una valutazione delle risorse (ore uomo) necessarie per edificare una torre media in funzione del tempo che si vuole impiegare ad edificarla; se poi si vuole usare un materiale diverso, più difficile da portare etc etc si può calcolare con facilità la variazione implicata nel tempo/risorse; c) è bene specificare subito che ha poco senso chiedersi quanto ci abbiano impiegato ad edificare una torre, perché dipende essenzialmente dalle risorse impegnate (fatti salvi, naturalmente i vincoli intrinseci della struttura, perché non si possono aumentare di tanto quanto si vuole gli operai per sveltire le operazioni perché alla fine non c’è spazio per tutti, né ridurre troppo le risorse perché alcuni lavori non possono essere frazionati).

Ingredienti
Sono i conci, i quali sono suddivisi per pezzatura: alla base si dispongono i conci di maggiori dimensioni e, mano a mano che si sale le dimensioni diminuiscono. Per fare un calcolo ragionevole bisogna assegnare delle dimensioni medie ragionevoli ai conci sulla base dei rilievi effettuati sul campo; i miei hanno dato questi risultati, che ora spiego:

y mc mc/y n. conci vol medio conci (mc) peso (t)
1 75 75 75 1 2,5
2 151 75 126 0,6 1,5
3 226 75 150 0,5 1,25
4 299 74 147 0,5 1,25
5 371 72 576 0,125 0,31
6 441 70 558 0,125 0,31
7 508 67 535 0,125 0,31
8 572 64 509 0,125 0,31
9 632 60 482 0,125 0,31
10 689 57 457 0,125 0,31
11 743 54 431 0,125 0,31
12 794 51 406 0,125 0,31
13 842 48 383 0,125 0,31

tot 4836

y= altezza; mc=cubatura relativa all’altezza; mc/y=cubatura che si aggiunge ad ogni altezza; n. conci=media del n. di conci in funzione delle dimensioni medie; vol medio e peso non li spiego;
Il nuraghe ha 4 filari nei primi due metri e sei/sette nei successivi due; nei filari più bassi ci sono massi che hanno un massimo attorno a 1,2 mc (ad esempio l’architrave), ma sono per la maggior parte assai più piccoli; inoltre i massi disposti sul perimetro sono di dimensioni maggiori (lo si può vedere in qualunque nuraghe sventrato) rispetto a quelli che sono contenuti all’interno della struttura, fatto che ha una motivazione funzionale che non sto a spiegare; per stare dalla parte della ragione (cioè per effettuare i calcoli con dimensioni maggiori rispetto a quelle reali, ho assegnato una media di 1 mc ai massi dei primi due filari (non è assolutamente così) per poi calare secondo la progressione della tabella: chi ha voglia di prendere scarpe e metro potrà controllare la bontà della scelta;

Intermezzo n.4 – facendo uso degli odiati calcoli, si può cominciare a vedere di che cosa stiamo parlando; si tratta di 842 mc di massi di dimensione variabile da movimentare come segue: 75 mc facendoli strisciare più o meno per terra o sollevandoli di ½ metro; altri 75 sollevandoli al max 1,5m altri 75 di max 2,5m e così via, solamente che i massi più rognosi stanno in basso e, dopo i primi cinque metri. Si passa a conci del peso di circa 300kg o meno. Infatti i primi due filari sono fatti con 75 conci, i secondi due con 126 e così via. È bene notare (e ripetere spesso) che in realtà i conci sono assai più piccoli, dunque molti di più, ma teniamo queste cifre per largheggiare;

È bene ricordare che non ho fatto ipotesi sui tempi/modi di approvvigionamento dei conci, e spiegherò più tardi per quale motivo. In questo momento mi interessa avere un’idea di come fare per costruire la torre. Ipotizziamo che i massi siano disponibili in un’area adiacente il sito di edificazione (ad esempio ad una decina di metri in media (poi parleremo di logistica)).

Preparazione
Partiamo dalla fine (come sempre quando si vuole costruire un edificio). Domanda quanto ci vogliamo impiegare?
Facciamo l’ipotesi di volerci impiegare sei mesi, ovvero 180gg: come si può fare?
Proviamo a vedere. Ad esempio così:

y mc mc/y n. conci vol medio conci peso (t) Frequenza di posa conci/h tempo (h) giorni di 8 ore
1 75 75 75 1 2,5 1 75 9
2 151 75 126 0,6 1,5 0,5 251 31
3 226 75 150 0,5 1,25 0,4 375 47
4 299 74 147 0,5 1,25 0,4 369 46
5 371 72 576 0,125 0,31 15 38 5
6 441 70 558 0,125 0,31 15 37 5
7 508 67 535 0,125 0,31 15 36 4
8 572 64 509 0,125 0,31 12 42 5
9 632 60 482 0,125 0,31 12 40 5
10 689 57 457 0,125 0,31 12 38 5
11 743 54 431 0,125 0,31 10 43 5
12 794 51 406 0,125 0,31 10 41 5
13 842 48 383 0,125 0,31 10 38 5

tot 4836 178



Sarà possibile? Partiamo dal primo metro: riusciamo a posare un masso da 1 mc ogni ora? Certamente: si tratta di spostare un masso da 1 mc per venti metri (in media) e posizionarlo ad un’altezza max di 50 cm, basta avere quattro squadre da dieci persone, ciascuna delle quali impiega mezza giornata per il posizionamento; se ognuna di esse ne poggia due al giorno, in nove giorni il primo metro di nuraghe è concluso. Il secondo metro si lavora posando il doppio (circa) dei conci, perché pesano meno, però bisogna sollevarli ad un’altezza da 1 a 1,5m; con le stesse quattro squadre di prima che ne posano una al giorno siamo a posto.
Naturalmente stiamo facendo un calcolo delle risorse, senza grosse ipotesi sul come. La domanda dovrebbe essere:
1) una squadra da dieci ce la fa?
2) c’è spazio a sufficienza nel cantiere?
3) è tecnicamente fattibile?

La risposta è sì: per la prima domanda ci sono bellissimi lavori di archeologia sperimentale che ne mostrano la possibilità (partecipando ad uno stage mi sono stupita anch’io); ed infatti i numeri che ho indicato sono molto larghi (circa quattro volte il necessario);
Per la seconda domanda, di nuovo sì, a patto che ci sia un capomastro che controlla;
Per la terza domanda bisognerebbe scendere più in dettaglio sulla tecnica costruttiva, comunque diciamo che il capomastro deve indicare dove posizionare i conci, quindi avere un’idea della movimentazione; inoltre, soprattutto in epoca più recente, i conci dei paramenti esterni vengono lavorati con maggiore cura e, così facendo, si risparmia tempo e si ottiene un risultato migliore.
Bisogna notare che il capomastro deve impiegare tutta la propria bravura e competenza per il posizionamento dei due paramenti esterno ed interno; gli altri sono assai meno importanti.

I filari critici sono quelli dei metri 3 e 4, che infatti risultano i più lunghi; quando si arriva ai conci da 300 kg, basterebbero tre squadre da sei che ne tirano su sette/otto conci l’ora per i filari più bassi (parliamo di quattro cinque metri), e due squadre da sei che fanno lo stesso per i filari più alti. Faccio notare che i conci da 300 kg sono pochi e in alto ce ne sono moltissimi più piccoli.

Per l’approvvigionamento dei massi e l’eventuale sbozzatura (quando c’è), si può ricorrere a due ipotesi: che venisse fatto a forza di braccia o con animali; nel secondo caso, non si tratta di effettuare un calcolo del tempo: con due coppie di buoi, si movimenta un mc (circa 2,5 t) molto velocemente (su slitte o su rulli fatti correre su pali), e dipende dalle condizioni del terreno e dalla posizione del sito. Fortunatamente, la maggior parte delle torri (sebbene appaia svettare sui colli) sono costruite su scarpate che hanno un vasto pianoro alle spalle, e la materia prima non è mai troppo lontana.
Facciamo due conti:
Con quattro buoi e quattro persone che predispongono le imbragature la velocità (stando sul sicuro): è 200m/(h mc); ipotizzando una distanza media di 300m si ottengono circa 1265 h; sono circa 160 gg, che va benissimo con i sei mesi dell’edificazione; oppure si raddoppia (ancora una volta sto facendo ipotesi molto caute).
Per riassumere:
40 persone per la costruzione per i primi quattro mesi;
Trenta per i successivi due;
Buoi e quattro persone per la materia prima

In realtà, una stima molto più credibile si può fare considerando che le torri sono costruite ‘a sacco’ oltre che ‘a secco’, cioè sono costituite da due paramenti murari ext/int riempiti da conci molto meno regolari, poggiati con minore cura e di pezzatura assai inferiore; inoltre la giornata lavorativa non era di otto ore ma andava dall’alba al tramonto, quindi circa dieci ore; con le stesse risorse, solo tenendo conto della variazione della distribuzione delle frequenza della pezzatura dei conci, si può ipotizzare ragionevolmente che la torre venisse fatta in tre mesi;

y mc mc/y n. conci vol medio conci peso (t) fr/h tempo (h) giorni di 10 ore
1 75 75 75 1 0 1 75 8
2 151 75 151 0,5 0 0,8 189 19
3 226 75 214 0,35 0 1 214 21
4 299 74 295 0,25 0 3 98 10
5 371 72 576 0,125 0 20 29 3
6 441 70 558 0,125 0 18 31 3
7 508 67 535 0,125 0 18 30 3
8 572 64 509 0,125 0 18 28 3
9 632 60 482 0,125 0 15 32 3
10 689 57 457 0,125 0 15 30 3
11 743 54 431 0,125 0 15 29 3
12 794 51 406 0,125 0 15 27 3
13 842 48 383 0,125 0 15 26 3

tot 5073 84

Per i meno scettici, con le risorse ipotizzate, gli 84 gg erano in realtà meno di sessanta.
 
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*Gibo*
view post Posted on 11/11/2010, 15:23




Provo a riassumere per semplicità, se ho fatto qualche errore correggimi:

materiale: blocchi di trachite (densità 2,5 kg/dm2)

diametro esterno alla base: 11 m

diametro interno alla base: 4,5 m

diametro esterno alla sommità: 8m

altezza estradosso: 13 m

altezza intradosso: 6,3 m

pendenza iniziale: un palmo ogni due filari

pendenza finale (da 4 metri d'altezza): un palmo ogni filare

CARATTERISTICHE CONCI

y mc mc/y n.conci vol medio(mc) peso (t)
1 75 75 75 1 2,5
2 151 75 126 0,6 1,5
3 226 75 150 0,5 1,25
4 299 74 147 0,5 1,25
5 371 72 576 0,125 0,31
6 441 70 558 0,125 0,31
7 508 67 535 0,125 0,31
8 572 64 509 0,125 0,31
9 632 60 482 0,125 0,31
10 689 57 457 0,125 0,31
11 743 54 431 0,125 0,31
12 794 51 406 0,125 0,31
13 842 48 383 0,125 0,31


y= altezza; mc=cubatura relativa all’altezza; mc/y=cubatura che si aggiunge ad ogni altezza; n. conci=media del n. di conci in funzione delle dimensioni medie.
Il nuraghe ha 4 filari nei primi due metri e sei/sette nei successivi due; nei filari più bassi ci sono massi che hanno un massimo attorno a 1,2 mc (ad esempio l’architrave).
I primi due filari sono fatti con 75 conci, i secondi due con 126 e così via.
 
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di esse
view post Posted on 11/11/2010, 15:32




QUOTE (*Gibo* @ 11/11/2010, 15:23) 
Provo a riassumere per semplicità, se ho fatto qualche errore correggimi:

Sì. Non dimenticare di sottrarre i volumi interni. ;)
Apprezzo il tuo sforzo di sintesi (si vede che sei o molto gentile o molto appassionato o entrambe le cose :lol: )
 
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*Gibo*
view post Posted on 11/11/2010, 15:48




A questo punto che abbiamo il nostro "progetto" ideale, vediamo se riusciamo a sviscerare i problemi connessi alla costruzione.

Parto dai materiali:
nei tuoi esempi fai riferimento a una certa disponibilità di materiale (nel nostro caso trachite, ma mi pare di capire che esistano nuraghe realizzati anche con altri materiali). Questa è un'ipotesi compatibile con la realtà?
Cosa si sa della lavorazione e della cavazione delle pietre da costruzione in quest'epoca in Sardegna?
 
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di esse
view post Posted on 11/11/2010, 16:48




QUOTE (*Gibo* @ 11/11/2010, 15:48) 
A questo punto che abbiamo il nostro "progetto" ideale, vediamo se riusciamo a sviscerare i problemi connessi alla costruzione.
Parto dai materiali:
nei tuoi esempi fai riferimento a una certa disponibilità di materiale (nel nostro caso trachite, ma mi pare di capire che esistano nuraghe realizzati anche con altri materiali). Questa è un'ipotesi compatibile con la realtà?
Cosa si sa della lavorazione e della cavazione delle pietre da costruzione in quest'epoca in Sardegna?

Prima di tutto due PDF (se non li conosci) che puoi sfogliare (Moravetti); rilievo dei Nuraghi del Marghine Planargia, gentilmente messi a disposizione dalla Regione Sardegna;
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index...c=4463&id=37686
http://www.sardegnadigitallibrary.it/index...c=4463&id=37685
Ci sono nuraghi in trachite, basalto, granito, calcare (pochi, il materiale ha generalmente poca resistenza a compressione e tende ad idratarsi con la pioggia). Non ricordo altro ma forse Trambuccone potrà aiutare.
Per quanto a mia conoscenza, non sono note con precisione cave (*) sfruttate nel bronzo medio (o, se vuoi, nel nuragico corrispondente al periodo di costruzione delle torri) o non ricordo lavori su rivista che ne parlino, ma potrei sbagliarmi (comunque non stratigrafie). A mio avviso, considerato i volumi interessati (bassi) e l’ampia disponibilità di pietrame di tutte le dimensioni in gran parte dell’isola, il materiale venne reso disponibile come massi sciolti senza bisogno di attività di cava; inoltre, a parte i paramenti esterno/interno, spesso il riempitivo è costituito da materiale eterogeneo di pezzatura/qualità assai varia.
Suggerisco, a tale proposito, di osservare la cartina con la densità di nuraghi:
www.sardegnacultura.it/documenti/7_87_20070312123352.pdf
Puoi vedere che la maggiore densità corrisponde alle zone più ricche di materiale grezzo sciolto.
Inoltre, sfogliando i due PDF di Moravetti, potrai notare che nella gran parte dei casi, i conci sono malamente (o per nulla) sbozzati con dimensioni e forme le più svariate. Ciò indica che essi non vennero “estratti” da una cava nel senso tecnico del termine (cavati) ma al massimo riadattati con una sbozzatura sommaria (spesso senza). Gli splendidi paramenti esterni di alcuni nuraghi famosi sono l’eccezione. La regola (nel senso statistico del termine) parla di monotorre di piccole dimensioni (come quello di cui parliamo) realizzati con conci reperiti sul luogo o poco lontano, spesso senza alcun intervento sulla morfologia.
Per la lavorazione della pietra, sono noti splendidi esempi di edifici tombali (ad esempio la tomba di giganti 3di Tamuli o quelle di Sedilo) o paramenti murari assai accurati (Trambuccone potrebbe sommergerti con le citazioni).

(*) intendendo con “cava” un luogo d’estrazione (taglio) di “blocchi”, come ad esempio quelle di calcare delle piramidi.

 
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view post Posted on 11/11/2010, 17:16
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CITAZIONE (*Gibo* @ 11/11/2010, 15:48) 
A questo punto che abbiamo il nostro "progetto" ideale, vediamo se riusciamo a sviscerare i problemi connessi alla costruzione.

Parto dai materiali:
nei tuoi esempi fai riferimento a una certa disponibilità di materiale (nel nostro caso trachite, ma mi pare di capire che esistano nuraghe realizzati anche con altri materiali). Questa è un'ipotesi compatibile con la realtà?
Cosa si sa della lavorazione e della cavazione delle pietre da costruzione in quest'epoca in Sardegna?

leggi anche questo se ti va..Nuraghe Arrubiu , in cui trovaerai varie particolarità della sua edifiicazione....anche se per adeso di semplici monotorri non mi pare o.t.

www.sardegnacultura.it/documenti/7_4_20060402100713.pdf

CITAZIONE
La pianta della camera è irregolarmente circolare. Tre nicchie coperte ad ogiva si aprono ai due lati e di fronte all’ingresso; la nicchia di sinistra ha una struttura “a gomito” addentrata nella muratura stessa della torre. Lo scavo ha mostrato con evidenza molti particolari della tecnica di costruzione: la roccia naturale è stata messa a nudo ed i tagli artificiali
lavorati a martellina sono le tracce dei blocchi che sono stati cavati sul posto. La superficie è stata poi regolarizzata, colmando di dislivelli con un vespaio di pietre e stendendovi sopra uno strato di terra argillosa ben battuta.

In genere si costruiva sugli affioramenti rocciosi estraendo e sbozzando la pietra in loco per risparmiare i terreni a destionazione agropastorale. Però esistono anche, casi di nuraghi policromi, che io ricordi, nei quali la roccia veniva importata anche da una certa distamza (proprio per raggiungere la policromia desiderata)

per materiali, esiste anche un nuraghe in selce...

P.S.
in realtà i nuraghi come per es. l'Arrubiu potevano sfiorare l'altezza di 30 metri; meglio precisare; va poi naturalmente detto che l'arrubiu è per adesso, l'unico pentalobato ed il maggiore dei nuraghi sardi. ^_^

Il calcolo dell'altezza dell'arrubiu è stato effetuato in base all'inclinazione dell'aggetto delle strutture non crollate.
ciao!
:cheers.gif:
 
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*Gibo*
view post Posted on 11/11/2010, 21:24




Mi pare quindi di capire che l'ipotesi di disponibilità in loco di materiale adatto alla costruzione sia accettabile nella maggior parte se non in tutti i nuraghe (salvo i casi citati da Dedalo in cui il trasporto di materiale da lontano risponde a una volontà e non a una necessità).
Ho sfogliato rapidamente il testo sul Nuraghe Arrubiu e mi ha colpito il riferimento a una frana che ha lasciato blocchi di distacco nell'area della necropoli di "su Motti". La presenza del materiale litico è compatibile con eventi di questo tipo, o si è spiegata in altro modo?

Si sono fatte ipotesi sulle tecniche o si conoscono strumenti per la lavorazione,per quanto approssimativa, delle pietre?

Mi rendo conto che ancora non stiamo parlndo della costruzione in sè, ma mi piace "approfittare" della vostra preparazione sull'argomento per completare il più possibile la conoscenza di tutto il contesto costruttivo :P .
 
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LessàAlessandro
view post Posted on 11/11/2010, 22:32




Vorrei aggiungere che la tipologia del materiale da costruzione dipende dal tipo di materiale litico che c'è in loco o nelle vicinanze.

Genna maria è stato costruito con materiale del luogo, pessima marna.
Per Barumini hanno utilizzato il basalto della non troppo lontana giara manna...(ma il nuraghe è in una zona con sedimenti del terziario se non sbaglio)
I nuraghi del marghine-altopiano di abbasanta sono quasi tutti in basalto.
I nuraghi del Sarrabus e dell'iglesiente, della gallura e dell'Ogliastra (dipende dai posti ovviamente) son per lo più in granito.
Moltissimi nuraghi sono stati costruiti in calcare, alcuni addirittura in selce, come ha scritto Dedalo.

Ciò nonostante per alcuni nuraghi c'è anche una volontà "estetica" legata a questo bicromismo a cui si è accennato prima.
Il nuraghe Corvos a Florinas è bianco inferiormente e nero superiormente(per quel poco che resta).

Il nuraghe biancu (controsenso) di Quartu è fatto in aplite rosa (il nome proviene dai licheni che lo ricoprono). Che non è stata cavata in loco, ma nelle vicinanze (pure, questo non sembrerà uno scherzo, visto che se ci si sposta di dieci metri da un lato o dall'altro si precipita in un burrone).

e via dicendo...


Quindi si, spesso e volentieri cavavano la pietra in loco, o usavano il materiale che offriva il posto che avevano scelto per l'edificazione.
Ma quando le circostanze lo richiedevano, andavano a prendersi il materiale litico anche lontanuccio.


Salludi.
 
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pollo mannaro
view post Posted on 12/11/2010, 10:35




CITAZIONE (*Gibo* @ 11/11/2010, 21:24) 
Mi pare quindi di capire che l'ipotesi di disponibilità in loco di materiale adatto alla costruzione sia accettabile nella maggior parte se non in tutti i nuraghe (salvo i casi citati da Dedalo in cui il trasporto di materiale da lontano risponde a una volontà e non a una necessità).
Ho sfogliato rapidamente il testo sul Nuraghe Arrubiu e mi ha colpito il riferimento a una frana che ha lasciato blocchi di distacco nell'area della necropoli di "su Motti". La presenza del materiale litico è compatibile con eventi di questo tipo, o si è spiegata in altro modo?
Si sono fatte ipotesi sulle tecniche o si conoscono strumenti per la lavorazione,per quanto approssimativa, delle pietre?
Mi rendo conto che ancora non stiamo parlando della costruzione in sè, ma mi piace "approfittare" della vostra preparazione sull'argomento per completare il più possibile la conoscenza di tutto il contesto costruttivo :P .

Per quello che ne ho capito, l’approccio di Desi è di tipo statistico (e mi trova d’accordo). Siccome parliamo di edifici che furono edificati per almeno mezzo millennio (per un numero totale di almeno 8000, includendo i nuraghi a corridoio) è necessario prima di tutto trovare (se ve ne sono) elementi di comunanza, per poi occuparsi, eventualmente, dei casi particolari.
In questo senso (statistico) l’approvvigionamento della materia prima avvenne in loco e non sono note attività di cava. Per la lavorazione dei conci vale lo stesso discorso: conci appena (o per nulla) sbozzati nei paramenti esterni ed interni, materiale vario nei riempimenti (e infatti bisognerebbe spiegare bene cosa si intende per una torre “fatta di” un particolare materiale). Se dovessi dare un giudizio in merito al principio generale che guidò l’edificazione (nel senso statistico prima menzionato) direi che fu essenzialmente “utilitaristico”, volto prima di tutto al pragmatismo (ne puoi avere un’idea scorrendo le foto ed i rilievi di Moravetti). I costruttori usarono materiale generalmente omogeneo per i paramenti esteri ed interni (con eccezioni) ma usarono tutto ciò che capitò loro sotto le mani nelle immediate vicinanze (inserimenti di blocchi “spuri” sono più frequenti all’interno, nella tholos)
Nel senso che per trovare attività di trasporto (ma bisognerebbe definire con precisione cosa si intenda per “lontano”, Desi infatti fornisce un numero di riferimento per “vicino”) o di particolare preparazione del sito di edificazione, o di ricerca estetica, si finisce nella coda statistica della distribuzione degli edifici, cioè nella parte statisticamente meno rilevante (che però è anche la più famosa). Da questo punto di vista, quando si parla di nuraghi, si finisce invariabilmente per parlare di Barumini (Su Nuraxi), Torralba (S. Antine), Orroli (Orrubiu), che però sono una minoranza di poca rilevanza statistica e vanno trattati con un metodo differente da quello usato da Desi (che considera solo l’edificazione della tipologia di torre maggiormente diffusa).
Considerando invece casi specifici, ogni edificio è un caso a sé e così deve essere trattato, sia dal punto di vista architettonico sia da quello costruttivo, inquadrandolo nel periodo di realizzazione, nel luogo, riferendolo alle stratigrafie (se ve ne sono) etc. Tieni conto che a parte un caso (peraltro assai dibattuto) i nuraghi complessi (cosiddetti polilobati) sono il risultato di aggiunte successive, perciò il calcolo delle risorse e dei tempi di edificazione può essere ottenuto utilizzando lo stesso procedimento indicato da Desi opportunamente replicato.
 
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di esse
view post Posted on 12/11/2010, 15:07




QUOTE (*Gibo* @ 11/11/2010, 21:24) 
Mi pare quindi di capire che l'ipotesi di disponibilità in loco di materiale adatto alla costruzione sia accettabile nella maggior parte se non in tutti i nuraghe (salvo i casi citati da Dedalo in cui il trasporto di materiale da lontano risponde a una volontà e non a una necessità).
Ho sfogliato rapidamente il testo sul Nuraghe Arrubiu e mi ha colpito il riferimento a una frana che ha lasciato blocchi di distacco nell'area della necropoli di "su Motti". La presenza del materiale litico è compatibile con eventi di questo tipo, o si è spiegata in altro modo?

Si sono fatte ipotesi sulle tecniche o si conoscono strumenti per la lavorazione,per quanto approssimativa, delle pietre?

Mi rendo conto che ancora non stiamo parlndo della costruzione in sè, ma mi piace "approfittare" della vostra preparazione sull'argomento per completare il più possibile la conoscenza di tutto il contesto costruttivo :P .

Allora: bisogna capire bene la domanda. Se parliamo della tipologia che racchiude la maggior parte delle torri (monotorre etc etc) vale ciò che ti ho scritto: materiale locale, conci non sbozzati, forme come capitano. Attività di cava nel senso tecnico del termine non se ne segnalano (per quanto ne so). Sul lontano/vicino, sono termini relativi. Nel mio archeoattack segnalo una media di 300m, quindi valuta tu (ovviamente tenendo conto di cosa vuol dire media). Direi però che il punto non è questo, perché non voglio riflettere su ciò che avvenne (dato archeologico) ma su ciò che occorre per costruire una torre in un tempo prederminato. Se aumenti il range di raccolta dei massi, ottieni risultati diversi, e puoi fare delle considerazioni sulle risorse necessarie. Ad esempio ho fatto una simulazione raddoppiando la distanza media, quindi si parla di chilometri, e il risultato concettualmente non cambia. Vedi tu.
Un'osservazione. I miei calcoletti, prescindono ovviamente dal dettaglio delle torri. Non ce ne sono fatte solo di granito o di basalto (salvo quando sono state fatte in una pietraia dove c'era solo un tipo di roccia). Ciò è vero (forse) per il paramento esterno (ma neppure questo è il caso), ma di certo non per la massa di pietrame utilizzato per colmare i due paramenti. Ripeto, ovviamente, che parlo delle miriadi di nuraghi monotorre, non delle costruzioni più ampie e famose, che sono un piccolo numero e si differenziano dalle altre. Esse andrebbero trattate diversamente, però tieni conto che pariamo di grossi ediofici risultato di stratificazioni successive. Il nuraghe di Barumini, ad esempio, appare oggi come una costruzione immensa, però andrebbe considerata nel suo sviluppo cronologico. Così facendo diventa molto più "addomesticabile". Come al solito, si tratta di riferirsi prima di tutto al dato archeologico, poi di riflettere di come/perché/quando.
Siccome sono spocchiosa, raccomanderei di non perdere di vista i termini del mio intervento, che sono limitati ad una valutazione di metodi/tempi/risorse e prescindono dal singolo dettaglio di una torre specifica (o di un nuraghe complesso).
Per questi, (i polilobati o le torri pluripiano) non ho mai riflettuto veramente perché sono pochi (statisticamente) e tutti diversi.
Non è detto che non si possa fare in questa sede, se non mi bannano prima. :lol:
 
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*Gibo*
view post Posted on 12/11/2010, 19:19




Forse non mi sono spiegato :)

Ho capito benissimo che stiamo facendo un discorso di carattere generale e mi va bene e ho capito che, almeno fra di noi, non sono note cave nel senso "antico" del termine.

Ora io non conosco assolutamente l'edilizia nuragica, quindi mi affido a voi.
La mia domanda era: fermo restando che il materiale, qualunque esso fosse, era reperibilein loco (diciamo i tuoi 300 m, mi va benissimo), come veniva lavorato?

Abbiamo detto che i conci venivano minimamente sbozzati, e i rilievi e le foto delle pubblicazioni postate lo confermano per un campione direi considerevole.
Però queste pietre disponibili in loco non credo fossero prese e tirate su da un campo nel raggio di 300 m esattamente di quella forma e di quella dimensione, o sì?

Non riuscivo a immaginarmi il processo, definiamolo geologico se volete, che porta alla presenza di conci già belli e pronti da mettere in posa per quanto irregolari.
Con questo non voglio dire che non sia possibile, solo che non riuscivo a capire se era così. Questo è il motivo della domanda.

Converrete con me che quando parliamo di costruzioni civili la conoscenza degli strumenti e quella delle modalità di reperimento del materiale non sono problemi secondari.

Per quanto mantenendo un discorso generale e applicabile a più casi possibili qui stiamo parlando di "costruzione delle torri sarde" quindi, tenendo il lavoro di Di Esse come base di partenza credo sia lecito spaziare anche oltre cercando di analizzare tutti quelli che sono gli aspetti della costruzione delle torri, in modo da rende la discussione più esaustiva, più stimolante e più completa possibile.
 
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granitu sardu
view post Posted on 12/11/2010, 19:54




D. S. dice :
le torri sono costruite a " Sacco " oltre che a " Secco ".

E ripetutamente in vari passaggi parli ( se ho capito bene ) di un abbondante riempimento , con materiale di risulta nell'intercapedine che si crea tra il paramento di camera e quello esterno.

Potresti indicarmi questa condizione in un particolare nuraghe che consci ( sicuramente parzialmente distrutto ) dove si può visionare questa situazione ??

Grazie !!

Ahoooooo!!!
 
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granitu sardu
view post Posted on 12/11/2010, 21:04




CITAZIONE (di esse @ 11/11/2010, 16:48) 
Inoltre, sfogliando i due PDF di Moravetti, potrai notare che nella gran parte dei casi, i conci sono malamente (o per nulla) sbozzati con dimensioni e forme le più svariate. Ciò indica che essi non vennero “estratti” da una cava nel senso tecnico del termine (cavati) ma al massimo riadattati con una sbozzatura sommaria (spesso senza). Gli splendidi paramenti esterni di alcuni nuraghi famosi sono l’eccezione.

Non sono d'accordo !! I nuraghi che presentano nella stessa struttura , una grande quantità di conci elaborati nella forma , sono moltissimi . Non solo nei conci trapezzoidali costituenti i paramenti , ma anche di architravi ( d'ingresso , di nicchia , di corridoi ). Negli stessi profili delle nicchie di camera o dei corridoi a carena chiusi in sommità con massi contigui. Scalini di scala, conci costituenti nicchie parietali ecc, Senza poi parlare di alcune chiusure di alcune volte di camere , che presentano negli ultimi sei, otto filari conci altamente rifiniti nella forma.
Oltretutto gli stessi nuraghi che nel paramento esterno presentano nella visione globale , la facciata dei conci in forma poligonale ( con sbozzatura sommaria ). In realta quello che gravita nello spessore murario è altamente lavorato nella forma trapezzoidale. e tutto questo con qualsiasi tipo di materiale.... calcare, trachite , basalto e persino granito.
Non credo dunque all'eccezione.

Ahoooooo!!

 
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22 replies since 10/11/2010, 21:17   396 views
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