CITAZIONE (IunoMoneta @ 14/11/2010, 14:44)
Sto considerando alcune tecniche edilizie romane ......
Ho letto con molto interesse la discussione. Vorrei intervenire segnalando un aspetto che forse non avete considerato (o almeno non mi è sembrato). Il problema della stabilizzazione del terreno imbibito d’acqua, non è quello della deformazione plastica propriamente detta. Questa, infatti, può essere calcolata, in linea di principio, da un diagramma sforzo/deformazione a partire del peso della struttura, anche oltre il limite di snervamento.
Pertanto, se si trattasse di risolvere un problema di deformazione plastica, sarebbe sufficiente prevedere un affondamento dipendente dal solo peso della struttura, e poi rialzare il livello del piano terra in modo da farlo corrispondere al livello del terreno una volta conclusa l’edificazione (naturalmente non è possibile effettuare un calcolo preciso, si tratterebbe di costruire un edificio sopraelevato).
Così non è, poiché la deformazione si incrementa con il passare del tempo, ed è per questo che le fondazioni si spostano facendo collassare gli edifici (o facendoli inclinare come la torre di Pisa).
Questo è un classico problema di creep (scorrimento),
http://en.wikipedia.org/wiki/Creep_(deformation)
Per ovviare all’inconveniente, la soluzione migliore è quella di incrementare la resistenza al creep del terreno, e ciò può essere ottenuto in differenti modi, tra cui i pali. Questi hanno la caratteristica di interessare una notevole profondità senza rendere necessario un intervento diretto, come accadrebbe ad esempio, scavando una fossa e “sostituendo” un terreno a bassa resistenza con uno a più alta resistenza, ad esempio sassi e malta. (ovviamente i pali sono indispensabili in quei casi in cui sarebbe impossibile o troppo disagevole, intervenire diversamente). In realtà il palo non ha un comportamento differente da gli altri metodi, soprattutto in riferimento alle deformazioni laterali, che anzi sono meno contrastate rispetto al caso di un vespaio (basta considerare che la soluzione di continuità terreno/palo è perpendicolare alla direzione di contenimento, quindi fornisce il minimo della resa).
L’altra soluzione, ovvia, è quella di ampliare la base di applicazione dei carichi con plinti di ampia sezione, cosa che lascerebbe invariate la caratteristiche del terreno ma ridurrebbe il carico specifico il più possibile al di sotto della soglia di creep.
L’esempio della sabbia e dell’acqua, invece (camminare sul bagnasciuga), andrebbe visto alla luce delle caratteristiche tissotropiche delle miscele acqua/sabbia, il cui scorrimento plastico è fondamentalmente legato alla velocità di deformazione (come anche il creep, del resto, sebbene con modalità differenti).