Approfittando di questo periodo di feste, ho deciso di farmi un regalo e ho acquistato un saggio piuttosto noto di Manfredi:
La tomba di Alessandro. L'enigma (ed. Mondadori, 2009). La scelta è stata dettata dal fatto che l'autore dedica una certa attenzione alla storia del periodo tolemaico (dato che fu proprio Tolomeo I a trafugare il corpo di Alessandro, per seppellirlo nel suo nuovo regno).
Sempre in ambito di propaganda tolemaica, mi è sorto però un dubbio su una questione particolare, appena accennata dall'autore (p. 87):
CITAZIONE
L'iconografia divenne fondamentale e molto caratterizzante. Sui monumenti egizi i nuovi sovrani si fecero rappresentare in tutto e per tutto come faraoni, mentre sulle monete destinate alla circolazione "internazionale" si fecero rappresentare come greci con fisionomie realistiche
Senza dimenticare che quell'
internazionale è stato posto dall'autore fra virgolette, l'affermazione di Manfredi mi è rimasta poco chiara, perché in un altro testo, che avevo letto questa estate (A. K. Bowman,
L'Egitto dopo i faraoni, ed. Giunti, 1997), si dice una cosa un po' diversa (p. 105):
CITAZIONE
Dall'inizio del periodo tolemaico alla fine di quello romano (296 d.C.), quello egizio fu un sistema monetario "chiuso". Era vietato esportare moneta locale, ed era obbligatorio cambiare in valuta locale quella importata dall'estero.
Queste due affermazioni sulla politica monetaria dei Tolomei mi sono sembrate un po' in contraddizione fra loro (anche se la profusione di virgolette mi fa pensare che il discorso sia in realtà molto più complesso di quanto non traspaia dai testi). A che cosa era legata, dunque, la scelta dei Tolomei di farsi raffigurare sulle monete con tratti più o meno fisiognomici (e non secondo i canoni del ritratto faraonico)? C'è qualcuno che può darmi qualche delucidazione in proposito?