Premettendo che l'epoca tolemaica ed in particolare il discorso della monetazione non è proprio la mia specialità, e non ne sono di certo un esperto
CITAZIONE (Perseo87 @ 28/12/2010, 20:56)
Senza dimenticare che quell'internazionale è stato posto dall'autore fra virgolette, l'affermazione di Manfredi mi è rimasta poco chiara, perché in un altro testo, che avevo letto questa estate (A. K. Bowman, L'Egitto dopo i faraoni, ed. Giunti, 1997), si dice una cosa un po' diversa (p. 105):
in realtà, hanno entrambi ragione.
In epoca faraonica "classica" in egitto non esisteva la moneta, gli scambi erano basati su un sistema di pesi (deben) e misure (sacchi,..) standardizzati ed unificati per tutta la valle che determinavano il valore di ogni merce e dunque il suo valore di scambio. A deir-el medina un sacco di grano equivaleva ad un deben, un litro di olio equivaleva ad un deben, e quindi un sacco di grano equivaleva ad un litro di olio. Questi valori erano registrati in liste che fungevano da riferimento.
I deben di per sé erano delle unità di misura per i metalli, però in realtà i metalli non circolavano mai, il valore teorico veniva stabilito grazie all'intermediario deben, ma lo scambio reale avveniva direttamente fra merci senza il passo intermedio del metallo (quindi si scambiava direttamente grano -> olio e non grano -> deben -> olio).
Di fatto, in un certo senso era un sistema di "monetazione virtuale" (definizione mia), nel senso che i prezzi erano fissati in base al deben, quindi un riferimento fisso (una "moneta" se vogliamo) che tuttavia probabilmente in genere non fungeva da materia di scambio reale.
La moneta coniata arriva in egitto verso il V secolo, in epoca persiana, però all'inizio in realtà viene usata principalmente come un'unità standard per i metalli, in pratica la moneta diviene una nuova unità per la gestione dei metalli, ma non un vero strumento di pagamento.
Credo (qui l'incertezza dovuta al fatto che non ho mai approfondito il problema) che sia solo in epoca tolemaica che la moneta diviene un vero e proprio strumento di pagamento. Però anche in questo caso con delle limitazioni da tenere in conto.
In particolare, è tolomeo I che mette le basi del sistema monetario tolemaico, e lo fa in risposta a due problemi principali: da un lato i tolomei si trovano ad aver bisogno di una grande quantità di metallo coniato per pagare i soldati impegnati nelle campagne militari (soprattutto nelle guerre di siria), dall'altro si trovano ad aver bisogno di un sistema stabile e controllabile per gestire il commercio di materie prime (soprattutto grano) interno all'impero, ma tuttavia "internazionale" (qui la spiegazione della definizione di Manfredi) fra le diverse regioni del regno: Valle del Nilo, Cirenaica, Cipro e Siria-Palestina.
La soluzione è appunto quella di introdurre un sistema di monetazione in senso greco per pagare i soldati, ma chiuso verso le monete esterne, per poter avere un controllo sul commercio "internazionale" fra le province all'interno dell'impero.Una buona soluzione a cui si aggiungeva il vantaggio economico che sicuramente traevano obbligando i commercianti esterni all'impero a convertire le loro monete in valuta tolemaica.
Ora, considerando che la situazione era questa, e che di fatto la moneta era uno strumento concepito per due classi ben precise, i soldati e i grandi mercanti (a cui possiamo aggiungere i grandi produttori, cioè i latifondisti che fornivano il grano ai mercanti), a me sembra che diventi chiaro perché l'iconografia, cioè la propaganda, sulle monete era "ideologicamente" greca e non egizia: perché queste classi erano formate principalmente da persone di origine greca, non egizia.
Sui soldati non ho dati precisi, penso però che al di fuori di coscritti e truppe di basso rango, le unità veramente importanti (fanteria pesante, cavalleria) erano formate principalmente dall'aristocrazia membri dell'élite greco-macedone e da mercenari, anch'essi o greco-macedoni o più in generale ellenizzati, oppure comunque provenienti da contesti esterni alla Valle del Nilo (per esempio mercenari indiani per gli elefanti).
Dall'altro lato, i commercianti erano chiaramente greco-macedoni o cmq ellenizzati, e lo stesso probabilmente si può dire dei gradi proprietari terrieri fornitori di materie prime: anche in questo caso non ho informazioni "globali", ma conosco bene la situazione del Fayyum in egitto, dove il terreno era stato lottizzato e assegnato ai generali e membri dell'aristocrazia tolemaica (ovviamente di origine greco-macedone, che spesso non risiedevano neppure in loco ma ad alessandria) e seppur era lavorato da manodopera nativa, era gestito e amministrato da greci (vedi il caso di zenone, su cui ho messo un po' di riferimenti nella sezione di bibliografia). Quindi anche in questo caso, a vedere e ad avere a che fare con le monete erano dei greci, non dei nativi egizi. Nei loro scambi quotidiani, molto probabilmente, i nativi egizi avranno continuato ad usare il sistema tradizionale del baratto basato su valori fissi.
Quindi, visto che la propaganda si costruisce in funzione del gruppo a cui è indirizzata, mi sembra che emerga facilmente la motivazione alla base della scelta dell'iconografia greca per le monete: se in un tempio frequentato principalmente da nativi egizi il re è propagandisticamente raffigurato in un'iconografia strettamente egizia (quindi comprensibile e recepibile a chi la vede), allo stesso modo su delle monete che circolavano principalmente fra le mani di persone greche o culturalmente ellenizzate è logico che il re sia propagandisticamente raffigurato alla greca.
Questa è la spiegazione che mi viene da dare, come detto non è la mia specialità quindi va presa con le dovute cautele, però mi sembra una spiegazione abbastanza logica.
Ultima nota bibliografica:
Un ottimo testo di riferimento per l'epoca tolemaica è "Geschichte des Ptolemäerreiches" di Günther Hölbl. Il testo si trova anche tradotto in inglese con il titolo "A History of the Ptolemaic Empire" (io ce l'ho in inglese). È decisamente un ottimo testo di base per il periodo tolemaico