| Da tre giorni sono a letto influenzato. Per passare il tempo ho scritto questo saggio sulla giada, che ne illustra aspetti culturali e anche esoterici in genere poco noti agli Europei.
Parte dei concetti di seguito espressi si trova già nel post 'Cosa si intende per giada nel Mesoamerica', qui dettaglio maggiormente.
Per quanto riguarda il cap.3, e cioè gli aspetti esoterici, non è che io sia molto d'accordo, li presento come notizia magari interessante ma niente più.
Spero che qualcuno legga e gradisca.
Sono bene accette tutte le osservazioni e le critiche.
LA GIADA
1. La giada come pietra
1.1. Cosa si intende per giada
Sull'argomento giada c'è un bel po' di confusione, perchè ci sono due diversi minerali comunemente chiamati con questo nome. Hanno un aspetto simile ma diversa origine geologica e composizione chimica.
Per secoli la scienza occidentale li ha considerati come un solo minerale, ma nel 1863 vennero riconosciuti come ben distinti per cui attualmente i geologi li classificano l'uno come un anfìbolo chiamato actinolite (ma i gemmologi lo chiamano nefrite, tanto per rendere le cose più semplici e chiare...) e l'altro come un piròsseno chiamato giadeite.
Entrambi i minerali non sono del tutto stabili: il contatto con l'aria umida e carica di impurità, soprattutto acide, o con gli acidi presenti nel terreno causa un degrado superficiale di entrambi i minerali, che decadono in albite, un altro minerale così chiamato perché presenta un aspetto biancastro, ragion per cui molti oggetti antichi, soprattutto quelli provenienti da scavi archeologici, hanno una superficie bianca, albitica appunto.
Entrambi hanno densità molto elevata, circa 3.3, e sono le pietre naturali più resistenti agli urti che conosciamo (questa qualità è propriamente chiamata resilienza). Per questa qualità la giada, nefrite e giadeite, è stata utilizzata dagli esseri umani fin dal Neolitico: la giada è pietra molto adatta alla fabbricazione di asce, accette, scalpelli, teste di mazza e strumenti da lavoro. Per la grande quantità di tempo necessaria alla loro lavorazine, per la loro durata nel tempo e per la loro bellezza, dovuta al lustro che gli si poteva far acquistare, gli oggetti in giada, nefrite e giadeite, divennero oggetto di culto e tesaurizzazione o furono comunque considerati oggetti di grande pregio. A parte alcuni anelli cinesi e alcuni pendenti, tutti molto antichi, che mostrano segni di usura attorno ai fori di sospensione e qualche leggera scheggiatura sul bordo inferiore, a dimostrazione che sono stati a lungo indossati, gli oggetti in giada, di qualunque epoca siano e a qualunque cultura appartengano, non portano quasi mai segni d'uso, in particolare le lame d'ascia e di accetta, le teste di mazza, gli scalpelli d'ogni epoca e cultura.
Questo ci ha portato a pensare che non fossero oggetti d'uso 'quotidiano', bensì oggetti cerimoniali o simboli di potere.
1.2. A proposito di nefrite (cinese C'hen Yü)
La nefrite è un anfìbolo con 6,5 gradi di durezza nella scala di Mohs. Si tratta di un silicato di calcio e magnesio o ferro, di origine metamorfica, generato dal termalismo vulcanico, quando acque sovrassature di sali sono sottoposte a condizioni medio-basse di pressione (meno di 100 atm) e temperatura (inferiore a 500 ° C). Ha struttura a doppia catena di cristalli e quando la sua superficie viene lucidata assume un aspetto untuoso. In caso di rottura la zona di frattura presenta aspetto concoide.
La nefrite è diffusa pressochè ubiquitariamente sulla superficie terrestre, anche se le zone minerarie storicamente più importanti, quelle che fornivano il materiale agli artigiani cinesi a partire dal neolitico e fino al 1750 circa, si trovano in Turkestan, nelle regioni Yarkand e Khotan. E' presente lungo l'intera cordigliera ovest del Nord America e, sotto forma ciottoli, anche nei fiumi di quasi tutta l'Europa e del nord della Nuova Zelanda. Attualmente, la zona mineraria più sfruttata si trova in Canada, nella British Columbia.
Il suo normale colore è bianco ma è nota in molti altri colori come giallo, verde, marrone e rosso, a seconda delle impurità presenti nei cristalli sotto forma di ossidi metallici. Il colore più apprezzato è sempre stato il verde smeraldo, chiamato anche verde imperiale.
1.3. A proposito di giadeite (Fei-ts'ui nel cinese moderno, antico Yunnan Yü)
La giadeite è un piròsseno con 7 gradi di durezza nella scala di Mohs, alcuni autori dicono addirittura 7.5 per la varietà denominata chloromelanite, un termine oggi quasi abbandonato, utilizzato per la gadeite "nera", in realtà una varietà di colore verde talmente scuro da sembrare nera, come dice il nome (dal greco antico "Chloròs" = verde e "melanòs"= nero). Si tratta di un silicato di sodio e alluminio o ferro, anch'esso di origine metamorfica, generato da termalismo vulcanico, quando acque sovrassature di sali sono sottoposte a condizioni molto elevate di pressione (più di 100 atm) e temperatura (oltre 500 ° C). Ha una struttura cristallina e, quando la superficie di un oggetto in giadeite viene ben levigata, è più luminosa e brillante di quella della nefrite, senza il tipico aspetto untuoso di questa. E' anche molto più traslucida, a volte trasparente e può assumere la qualità di gemma, così trasparente che può essere scambiata per smeraldo (ma questo tipo di giadeite, essenzialmente monocristallina, è estremamente raro e molto, molto pregiato, normalmente la giadeite si presenta in aggregati microcristallini che includono altri cristalli metamorfici, spesso albite e serpentino). La sua superficie è molto difficile da lucidare perfettamente, a causa della sua struttura: se esaminata con lente d'ingrandimento, anche la superficie più brillante e ben levigata presenta mancanze e piccoli fori (vacuoli). L'aspetto lucidato 'a specchio' è un effetto ottico, a parte i moderni oggetti in giadeite i quali sono molto spesso sottoposti ad un processo di assorbimento superficiale di paraffina, in modo da poter dare loro uno splendido lustro.
In caso di rottura presenta il suo tipico aspetto micricristallino.
A causa delle particolari condizioni geologiche che permettono la sua deposizione, la giadeite è concentrata in "isole": le zone minerarie più importanti sono in Myanmar (l'antica Birmania) in prossimità delle sorgenti del fiume Irawaddy, in Siberia lungo il fiume Ussuri, e in Guatemala nella valle del Rio Motagua. Ci sono alcune vene anche in Italia, vicino al Monviso e nelle Alpi Liguri, poi in Russia nella regione degli Urali Polari, in California nella valle di Sacramento e in Giappone, nel distretto di Omi Kotaki e nell'isola di Okkaido.
Le colorazioni nelle quali si presenta sono quasi le stesse della nefrite, ma è molto rara e apprezzata anche nei colori lavanda, lilla, azzurro e giallo-oro.
E' importante notare che solo la rarissima e trasparente pietra classificata come gemma è giadeite quasi totalmente pura (più del 98%, la parte restante è Cr ridotto, che dà alla pietra il suo colore verde smeraldo). Normalmente il contenuto in giadeite del minerale è inferiore al 95% in quanto la giadeite si presenta aggregata ad altri silicati come serpentino, acmite, augite, albite e altri. Quando la giadeite è presente per oltre il 75% la pietra viene appunto classificata come "giadeite", se inferiore al 75% e più del 50%, come giadeitite, se inferiore al 50% come (serpentinite, albite, augite, acmite) jadeitica.
2. L'origine della parola giada
L'origine della parola giada è incerta. Anche se conosciuta e utilizzata in Europa sin dal periodo neolitico per la fabbricazione di strumenti di offesa e di culto (molti campioni sono presenti nelle collezioni di musei in Italia, Svizzera, Francia e Germania), come tutta l'industria litica anche questa pietra è stata abbandonata, dimenticata e sostituita dalla produzione di metallo. Come pietra preziosa, non è stata apprezzata dalla cultura latina, forse perché i Romani pensavano che fosse pietra infausta, che portava sfortuna. I pochi esemplari conosciuti nella glittica e sfragistica dell'Europa Occidentale, anteriori al 16° secolo, sono di origine alessandrina. Sono noti, anche, un solo esemplare di arte assira ed uno proveniente dalla tomba di Tut-ankh-Amon. Per questi motivi, fino alla fine del 16° secolo, nelle lingue europee influenzate dalla cultura latina non vi era alcuna parola specifica per indicare la giada e la pietra stessa non veniva utilizzata.
Il primo contatto avuto dagli europei, in epoca moderna, con manufatti in giadeite è stato agli inizi del 16° secolo, in Messico, quando Cortès ricevette da Mohtecuzoma Xocoyotzin, il capo degli Aztechi che noi comunemente chiamiamo Montezuma, alcuni manufatti in pietra verde da consegnare a Carlo V (v.nota 1).
Gli Spagnoli non riconobbero di che pietra si trattasse e Cortès la definì 'esmeralda' nella lettera di accompagnamento (v.nota 2). Manufatti in nefrite, di produzione cinese, pervennero poi nelle mani di mercanti portoghesi, a Canton alla fine del 16° secolo. Da qui nascono le due più diffuse correnti interpretative circa la nascita della parola giada. Sembra che Spagnoli/Portoghesi abbiano imparato da Aztechi/Cinesi che la giada aveva benefici influssi nel trattamento delle malattie renali. Per questo motivo la maggior parte degli autori sostiene che gli Spagnoli chiamarono il minerale "piedra de la ijada", cioè pietra del fianco, perché avrebbe dovuto curare le infermità renali se applicata sulla pelle, a lato del corpo. Da ijada, il moderno vocabolo spagnolo jade. Altri sostengono che i Portoghesi chiamarono il minerale "pedra de la mijada", cioè pietra per mingere, in quanto avrebbero appreso dai Cinesi che, usata nello stesso modo, favorisce l'espulsione dei calcoli renali attraverso la minzione. Quindi, da mijada il vocabolo jada e poi il moderno portoghese jade (v.nota 3). Incidentalmente, è da notare che il nome di nefrite, utilizzato per designare la pietra anticamente lavorata in Cina, deriva dal greco antico "nephros" = rene, ma è un termine, come ho già detto, coniato solo nel 1863 (v.nota 4). Ci sono altre ipotesi circa l'origine di questa parola, ma sembrano essere meno plausibili (p.es. l'origine sostenuta da alcuni autori Francesi: dal cinese yü pronunciato, non si sa perché, ya poi yad poi jad. Gli studiosi Francesi sono spesso così nazionalisti e revanscisti).
3. La giada in terapia e esoterismo
Nel capitolo precedente abbiamo visto che si crede che gli Europei abbiano avuto notizia che nella Cina antica o nel Messico precolombiano la giada venisse utilizzata per il trattamento delle malattie renali. Non abbiamo alcuna prova concreta di questo uso della nefrite in Cina (origine portoghese della parola giada) e nemmeno di una utilizzazione analoga della giadeite da parte dei nativi del Mesoamerica, come Maya, Aztechi, Olmechi (origine spagnola della parola). Queste ipotesi non sono supportate da testimonianze archeologiche né storiche, tanto che alcuni studiosi pensano che questa ipotesi circa l'uso antico di pietre di giada si fondi solo su leggende moderne.
E' però un fatto che nella cultura cinese (e secondo quanto sostengono alcuni autori, particolarmente nella cultura taoista) la giada rappresenta il coraggio, la giustizia, la modestia e l'altruismo, vale a dire le qualità più positive degli esseri umani. I Cinesi ritiengono inoltre che la giada sia una pietra assorbente, nel senso che assorbe un po' della personalità e dello spirito di chi chi la indossa. Per questo si era soliti dare un oggetto di giada, a lungo portato sulla propria persona, a chi doveva allontanarsi dalla propria famiglia o dall'amato/a, in modo che lui/lei potesse portare via con sé parte dello spirito della famiglia o dell'amato/a.
Per i Cinesi è anche simbolo di lunga vita e apportatrice di serenità e saggezza. E' curioso notare che la parola actinolite, il nome 'scientifico' della nefrite, deriva dal greco antico "actinòs = raggio" e "lithòs = pietra", perché questa pietra, osservata al microscopio, ha una struttura tipica raggiata. I Cinesi usavano la parola "li" per indicare questa struttura, perchè l'deogramma "li" in origine indicava la struttura a fibre raggiate dei muscoli. Fritjof Capra, nel suo 'Il Tao della Fisica', afferma che i taoisti usavano la parola "li" per indicare la perfezione: questo porterebbe a pensare che i grandi saggi taoisti considerassero la giada la pietra perfetta, per essere la pietra "li" per antonomasia (tessitura raggiata e perfezione insieme).
In cristalloterapia la giada è associata al 4° chakra, quello del cuore, e ai segni di Cancro, Pesci, Bilancia e Vergine. Essendo associata con il chakra del cuore, la cristalloterapia afferma che la giada verde è utile per curare stress, ansia e disturbi della circolazione del sangue e come un aiuto per la memoria. Essendo associata al chakra del cuore e al segno Vergine, è anche la pietra dell'amore per eccellenza.
La giada nefrite era anche una pietra importante nella cultura Maori della Nuova Zelanda. Gli oggetti di nefrite erano considerati carichi del "mana", lo spirito e il potere del clan, quindi erano di proprietà dello stesso clan e venivano solo affidati in possesso. I Maori con la nefrite realizzarono piccoli idoli, chiamati hei-tiki, utilizzati come pendenti da collo, orecchini, ciondoli nonchè strumenti da offesa e da guerra quali clave mazze e asce. Solo i più grandi capi e guerrieri potevano indossare gli hei-tiki e/o utilizzare le clave e asce di giada. Alla morte di colui che aveva il possesso questi oggetti, essi dovevano essere restituiti al clan e depositati per un certo lasso di tempo nella casa comune, in modo che il mana del clan li potesse ricaricare con il suo spirito e la sua potenza. Notevole è il fatto che la forma generale e il soggetto rappresentato nella figura dell'hei-tiki sono la miniaturizzazione di una delle colonne laterali portanti dell'intelaiatura del tetto della casa clanica.
nota 1- In realtà, gli Aztechi produssero pochissimi oggetti in giadeite, la quasi totalità degli oggetti in questo materiale in loro possesso era probabilmente frutto di predazione in tombe di popolazioni appartenenti alla cultura Maya o alla Olmeca, oggetti ottenuti per interscambio. Gli oggetti in pietra dura prodotti dagli Aztechi, compresi quelli in giadeite, hanno un aspetto più primitivo di quelli prodotti dalle popolazioni precedenti, i quali espressero anche una maggiore qualità "estetica" nelle rappresentazioni, o almeno così pare a noi moderni.
nota 2- scrive Cortès che Mohtecuzoma gli consegnò 5 oggetti realizzati con una pietra che gli Aztechi chiamavano 'chalchihuitl' e gli disse che erano oggetti preziosissimi in quanto ciascuno di essi valeva più di un intero carico d'oro. Il fatto che Cortès si riferisca a questa pietra chiamandola 'esmeralda' ha fatto concludere che si trattasse di giadeite. Però la parola 'chalchihuitl', che letteralmente significa 'terra della terra', sembra designasse il turchese, più che la giada, che pare venisse chiamata 'quetzalitzli' ossia 'pietra del quetzal', uccello il cui maschio ha penne caudali lunghissime e color smeraldo.
nota 3- Le due parole si scrivono con gli stessi caratteri, ma si pronunciano in maniera leggermente diversa. In spagnolo, 'j' davanti a vocale reppresenta una 'c' toscana, per così dire, o la 'h' inglese aspirata (ma è meno corretto) di 'home'. In portoghese rappresenta lo stesso suono che nella grafia francese.
nota 4- Questo fa un po' sorridere, se si accetta l'ipotesi della derivazione spagnola, cioè dall'uso che si riporta gli Aztechi facessero della giada: il nome moderno di nefrite è attribuito alla giada cinese per eccellenza, mentre deriverebbe dall'uso che si faceva in Mesoamerica della giadeite.
Edited by Usèkar - 4/1/2011, 17:08
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