supergiovane |
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| Secondo me varrebbe la pena altroché (paghe decenti, contratti seri, livello tecnico-scientifico solitamente piuttosto elevato), però temo che sia alquanto difficile spuntarla per quei "posti" che sono stati pubblicati.
Difficile perché in questo momento nel Regno Unito credo che siano messi peggio di noi quanto a sproporzione fra opportunità di lavoro e giovani alle prime esperienze. Senza contare la situazione ancora peggiore -se mi è stato riferito il vero- nella vicina Repubblica di Irlanda. Inoltre da loro il lavoro in Archeologia ha caratteri di stagionalità particolarmente marcati (e tradizionalmente questo invernale è esattamente il periodo dell'anno in cui molti, anche con un buon curriculum lavorativo, si trovano più o meno tutti insieme alla ricerca di un nuovo contratto), problema quello della stagionalità che da noi ormai è quasi completamente superato, direi da diversi anni.
Aggiungo che non so come verrebbe valutato un titolo di studio italiano: non solo le nostre Università non hanno mai brillato per capacità di formare competenze immediatamente spendibili nel mondo del lavoro, ma da una decina di anni a questa parte il livello dei nostri percorsi accademici umanistici ha subito un tracollo molto vistoso che è stato percepito anche all'estero. Insomma, non vorrei che presentarsi con una laurea conseguita recentemente in Italia in materie di tipo archeologico fosse emarginante.
Nondimeno, riuscirci sarebbe un bel colpo. Anche se dovesse trattarsi semplicemente di un contratto di un paio di mesi per partecipare ad un singolo progetto.
In caso contrario non demorderei dal tentare di inserirmi in Italia, soprattutto se abiti in una delle Regioni archeologicamente più progredite, dove la tutela archeologica fa parte integrante delle norme urbanistiche e dove le opportunità, per scalcagnate e precarie che siano, comunque ci sono con una certa continuità.
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