| Già.
Ma il problema che tu hai posto, in realtà, non è del tutto infondato. Noi abbiamo una serie di indizi e tracce (soprattutto a livello letterario) che sembrerebbero spingerci a ipotizzare che i Micenei utilizzassero anche altri tipi di supporti per i loro testi scritti. A questo punto, visto che siamo partiti in questa direzione, comincio a fornirvi le prove a favore di questo tipo di ricostruzione:
1) Come molti di voi sapranno, nelle acque di Ulu-Burun è stato rinvenuto un relitto dell'età del Bronzo, che alcuni studiosi identificano con un mercantile miceneo (anche se, su questo punto, non c'è unanimità). Fra i resti dell'imbarcazione è stato rinvenuto un dittico in legno (eccezionalmente conservatosi), che doveva forse contenere le registrazioni delle merci o le indicazioni sulla rotta da seguire. Non conosciamo la natura dei documenti che conteneva al momento del naufragio (forse tavolette di cera?), ma è logico pensare a un tipo di supporto che non ci è pervenuto.
2) Secondo Plutarco, il re spartano Agesilao avrebbe rinvenuto, in territorio beotico, l'antica tomba di Alcmena, e, violatala, l'avrebbe depredata del suo prezioso corredo in bronzo. Un particolare è interessante per la nostra discussione: fra i tesori presenti nella tomba, Agesilao si sarebbe imbattuto in una lamina di bronzo, iscritta con caratteri a lui ignoti. Il re, allora, ritenendo che si trattasse di geroglifico, avrebbe inviato una copia dell'iscrizione al faraone d'Egitto, perché la facesse analizzare dai suoi sacerdoti. Solitamente, le tholoi micenee erano interpretate, dai Greci d'età storica, come tombe di eroi e personaggi del mito: la menzione di un'epigrafe incomprensibile per Agesilao, quindi, potrebbe far pensare a un'iscrizione in lineare B (di natura non amministrativa e su un supporto diverso dall'argilla).
3) Nel Libro VI dell'Iliade si narra la storia di Bellerofonte. Secondo il mito, il giovane eroe fu inviato da Preto presso il re della Licia, Iobate, con la scusa di consegnargli una lettera sigillata (che conteneva, in realtà, la richiesta di eliminare il messaggero che gliel'avrebbe consegnata). Per indicare il messaggio, Omero parla di pinakes: si trattava, quindi, di una lettera in legno, argilla o bronzo, interessante ai fini della nostra discussione, in quanto (se anche d'argilla si fosse trattato) non sono noti casi di corrispondenze epistolari in lineare B, fra sovrani di stati diversi.
4) Dagli scavi dei palazzi micenei sono emersi alcuni singolari documenti, chiamati dagli studiosi nodules (per distinguerli dai "noduli" - plurare di nodulus - che avevano una funzione differente). E' interessante notare che i nodules del tipo flat based (a base piatta) recano particolari tracce in negativo sulla superficie di base, tali che alcuni studiosi hanno immaginato per loro una funzione di sigillature per documenti deperibili (analoghe, quindi, alla più moderna ceralacca).
Questi sono alcuni degli indizi che sembrerebbero spingere verso l'esistenza, presso i Micenei, di più tipi di supporto scrittorio (e quindi, forse, anche di più generi letterari). Prima di passare alle "prove contro", però, mi piacerebbe conosce il vostro parere riguardo ai punti che vi ho segnalato (e, magari, anche altri dati che si muovano in questa direzione, da me non elencati).
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